"Siamo in piazza contro l’assurda guerra alle persone più fragili e ai giovani messa in campo dal governo Meloni ed esasperata con il decreto precarietà. Una manifestazione larga ed eterogenea, migliaia di donne e uomini esclusi da ogni misura di contrasto alla povertà che hanno reclamato l’urgenza di una forma di reddito minimo e di un mercato del lavoro dignitoso. Salario minimo, lotta al lavoro povero, lotta alla violenza di genere, lotta per il diritto all’abitare. Lo reclama l'Italia, il governo fa il contrario. Con la restrizione del reddito, la liberalizzazione dei contratti a termine e il potenziamento dei voucher aumenteranno solo le diseguaglianze e lo sfruttamento. Vogliono far passare il messaggio che è colpa delle persone se sono povere, se sono disoccupate, se sono precarie e non del sistema diseguale e della mancanza di diritti e opportunità per tutte e tutti. E’ vergognoso. Da oggi parte un percorso per fermarli e con il Partito Democratico, in piazza e in Parlamento, daremo il nostro contributo. Vogliamo un Paese civile e avere come nel resto d'Europa un reddito minimo garantito, cioè uno strumento universale contro la povertà". Così Marco Furfaro deputato e componente della segreteria nazionale del Partito democratico a margine del corteo a Roma organizzato da movimenti e associazioni dal titolo "Ci vuole un reddito".
Il numero di lavoratrici e lavoratori con contratti a tempo determinato è tra i più alti d’Europa mentre sono circa 4 milioni quelli guadagnano meno di 12mila euro l’anno. Situazioni che investono soprattutto le donne e i giovani e il Mezzogiorno. Combattere la precarietà, contrastare i contratti pirata, dire basta agli stage gratuiti, estirpare il part time involontario, introdurre un salario minimo legale: questo serve e questo intendiamo fare. Mentre la destra dopo le roboanti promesse della campagna elettorale su pensioni e occupazione ha tagliato le prime e favorito il lavoro precario.
Così Debora Serracchiani, deputata, responsabile Giustizia del Pd a margine di una iniziativa elettorale a Brescia
Dichiarazione DI Arturo Scotto, deputato gruppo Pd-Idp
“Nonostante siano molti anni che milioni di lavoratori di diverse categorie attendono il rinnovo del loro contratto di lavoro, il governo , tramite il ministro Calderone, si presenta in aula per dare delle risposte totalmente inadeguate e notarili”. Così il deputato del Pd-Idp, Arturo Scotto, nel corso del Question time odierno, dopo aver sollecitato il ministro Calderone a pronunciarsi sulle iniziative governative “per favorire il rinnovo dei contratti collettivi scaduti”. “Ci sono sette milioni di lavoratori che aspettano da anni il rinnovo del contratto di lavoro a partire dal pubblico impiego per il quale nel Def il governo non ha messo un euro, mentre dovrebbe spettare a loro. La formazione professionale attende da 10 anni , la vigilanza sette” ha aggiunto Scotto che rivolgendosi direttamente al ministro del Lavoro, ha osservato: “avete detto no al salario minimo perché deve essere lasciato alla libera contrattazione, però il governo dovrebbe dirci cosa intende fare in quella direzione e invece le politiche che state attuando si limitano semplicemente a registrare il problema”. Per il parlamentare Dem, “il governo ha approvato il cuneo fiscale che però non è strutturale ma è solo per sei mesi . E da attenti manipolatori, ha aggiunto- l’esecutivo ha varato un provvedimento che abusivamente porta il nome del primo maggio ma non si è mai visto un primo maggio dove si tagliano i soldi per i poveri, si liberalizzano i contratti precari, si aumentano i voucher.” Concludendo, Scotto ha evidenziato che “non serve mettere tutto nelle mani di un uomo o di una donna sola al comando. E noi saremo a fianco di quei lavoratori che chiedono diritti, salario e retribuzioni adeguate”.
L’intervento del governo su Opzione donna mostra un vero e proprio accanimento. Ed esiste un accanimento contro tutti i pensionati a quali era stato promesso in campagna elettorale di tutto, dalle pensioni minime a 1000 euro all’aumento delle possibilità di pensionamento anticipato. L’unica cosa che hanno ottenuto, invece, è stato il taglio delle pensioni. Pensavamo che il governo avrebbe convocato il tavolo con le opposizioni su questioni come il salario minimo o la situazione della sanità pubblica o della scuola o della natalità oppure delle infrastrutture e invece il solo tavolo di confronto con le opposizioni è quello sulle riforme. Sia chiaro, le riforme costituzionali sono straordinariamente importanti, ma ci domandiamo se il tavolo non venga fatto per nascondere le priorità più importanti e urgenti che riguardano la vita concreta delle persone e su cui il governo è assente. Noi oggi interveniamo su Opzione donna e non ci stancheremo di tornare su questa questione fino a quando non vedremo ristabiliti i diritti di chi ha lavorato per una vita intera.
Così Debora Serracchiani, deputata, responsabile Giustizia del Pd intervenendo alla Camera.
“Quello del governo è un decreto propagandistico che getta fumo negli occhi del Paese e prende in giro gli italiani, aumentando la precarietà e la povertà. Il taglio del cuneo fiscale - per esempio- pur essendo una misura condivisibile sulla carta, di fatto è, nell’ammontare previsto, assolutamente insufficiente per recuperare la perdita del potere d’acquisto degli italiani generato dall’inflazione. Tra l’altro siamo di fronte ad una misura spot, limitata nel tempo, quando ci vorrebbe un taglio strutturale come da più parti richiesto. Non ci sono inoltre in questo decreto risorse per l’aumento dei contratti pubblici nè per il sostegno a quelli privati. E sopratutto non si affronta il vero nodo, che resta irrisolto, dei circa 4 milioni di lavoratori poveri per i quali sarebbero necessari una legge sulla rappresentanza che consenta di mettere al bando contratti pirata e l’introduzione del salario minimo che intervenga laddove la contrattazione collettiva non arriva. Se a questo si aggiungono la liberalizzazione dei contratti a termine, l’aumento dei voucher e lo smantellamento del reddito di cittadinanza si capisce quanti siano i rischi per la tenuta economica e per la coesione sociale del Paese che questo provvedimento determina”, così Piero De Luca, deputato dem, intervenendo a Start su SkyTg24.
Il Governo aggiunge alla propaganda di un decreto varato nella giornata della Festa dei lavoratori e delle lavoratrici la decisione scellerata di allargare ancora di più le maglie della precarietà. Quando invece la priorità dovrebbe essere la lotta al lavoro povero e insicuro che condanna allo sfruttamento intere generazioni, continua a tenere fuori le donne, aumenta morti e incidenti con la liberalizzazione del subappalto selvaggio. Le poche risorse destinate a un taglio temporaneo e insufficiente del cuneo fiscale non servono certo a nascondere la gravità di un decreto che cancella ogni strumento di protezione dalla povertà e che allarga anziché ridurre le disuguaglianze sociali.
Lavoreremo per costruire in Parlamento e nel Paese le alleanze necessarie a cancellare i contratti pirata, approvare una legge sulla rappresentanza e definire un salario minimo sotto il quale sia impossibile scendere. Continueremo a batterci, oggi e ogni giorno, per un un lavoro dignitoso, sicuro e giustamente retribuito per tutte e tutti.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
"Questo Def 2023 è debole e deludente e d'altronde siete delusi anche voi stessi della maggioranza. Non si può nascondere la vostra piena responsabilità delle previsioni, degli indirizzi presenti, delle scelte da voi effettuate all’interno del documento.
Nel documento non ci sono direzioni di marcia; il taglio del cuneo previsto per 3-4 miliardi è totalmente insufficiente.
Le toppe non bastano, serve una strategia: un taglio del cuneo più grande e strutturale, una legge sul salario minimo, il rinnovo dei contratti di lavoro scaduti. Per il fondo sanitario nel Def non è previsto un euro in più, mentre per arrivare al 7 per cento del PIL servirebbero 15 miliardi. Il sistema è in fase involutiva e rischia di crollare, con il commissariamento di molte regioni e, di conseguenza, il taglio dei servizi e l’aumento delle tasse locali. E la contrazione economica rischia di accelerare la sua involuzione organizzativa con la fuga di tanti medici dal sistema sanitario pubblico fragile e rigido. Su tutto questo il governo non sta dando risposte nel DEF.
Per noi la priorità è tagliare le tasse sul lavoro sui redditi medi e bassi. Il resto viene dopo. Non è accettabile dare priorità a misure inique e regressive come la “flat tax”, sacrificando a questo obiettivo ideologico la tutela dei redditi della larga maggioranza dei contribuenti.
Ci sarebbe la possibilità di fare molto meglio, accelerando il Pnrr , ma anche qui le scelte sono andate in direzione ostinata e contraria all’interesse del Paese". Lo ha detto il deputato del Pd, Silvio Lai, intervenendo in Aula sul Def 2023.
Per il Pd la giusta retribuzione per i lavoratori è un principio sacrosanto. E’ questo il motivo per cui, come puntiamo all’introduzione del salario minimo, così ci siamo battuti anche per l’approvazione dell’equo compenso per i liberi professionisti. Ma un governo ed una maggioranza sordi alle nostre proposte ed evidentemente interessati solo a piantare l’ennesima bandierina hanno impedito che questa giusta misura fosse estesa ad una platea molto più ampia di liberi professionisti determinando così la nostra astensione.
Così Debora Serracchiani, deputata, responsabile Giustizia del Pd
Dichiarazione di Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera
“Il Pd è impegnato da tempo nell’approvazione di leggi che tutelano il diritto alla retribuzione equa per i lavoratori, come sancito dall’art. 36 della Costituzione. Per questo che siamo impegnati nella battaglia per l’approvazione del salario minimo legale ed è per questo che abbiamo lavorato per l’affermazione dell’equo compenso per i liberi professionisti. In quest’ottica abbiamo dato un contributo affinchè la norma, oggi approvata, fosse la più ampia ed estesa possibile. Con rammarico, invece, dobbiamo prendere atto che le nostre proposte migliorative sono state respinte dalla maggioranza. Avevamo chiesto, ad esempio, di estendere la platea delle imprese obbligate a riconoscere l’equo compenso, abbassando i limiti dimensionali ed estendo l’obbligo anche alle società di riscossione, così come avevamo chiesto di cancellare le sanzioni al professionista che è parte debole del rapporto e non può essere pure sanzionato se non gli viene riconosciuto un equo compenso. Avevamo inoltre suggerito di prevedere una norma transitoria che intervenisse su tutti quei rapporti in essere che non rispettano l’equo compenso.
Abbiamo ricevuto, da governo e maggioranza, solo un muro invalicabile.
Per tale ragione, pur apprezzando che la norma di oggi afferma il principio dell’equo compenso ed estende l’ambito di applicazione rispetto a quella del 2017, non possiamo non registrare con rammarico che si tratta di una occasione persa perché lascerà fuori dalla tutela ancora centinaia di migliaia di liberi professionisti. Ed è per queste ragioni che il gruppo Pd si è astenuto “.
“Istituzioni devono combattere sfruttamento, non incentivarlo”
AAA Cercasi esperti ad elevata specializzazione per lavoro-full time a titolo gratuito. Mentre in Parlamento discutiamo per istituire l'equo compenso, il Ministero dell'Università pubblica "per errore" un bando per cercare 15 esperti che lavorino gratis per 18 mesi. Le istituzioni devono combattere lo sfruttamento, le paghe da fame, il precariato: non incentivare pratiche ingiuste e disumane. Anche se il bando è ora stato ritirato, questa vergogna sottolinea quanto dobbiamo e dovremo combattere per l'equo compenso e il salario minimo perché anche nelle istituzioni, nei ministeri e in Parlamento c'è chi non è d'accordo.
Così il deputato del Pd Nicola Zingaretti.
“Viviamo in una fase storica delicata, dopo una pandemia devastante, una guerra drammatica e un’emergenza energetica con l’impennata del costo della vita. In questa situazione, il nostro Paese avrebbe potuto pagare un prezzo altissimo. Se siamo riusciti a reggere è perché l’Italia era ed è fortemente ancorata all'Euro ed all'Ue, e questo grazie al Pd e alle forze progressiste che hanno tenuto la barra dritta anche quando qualcuno di voi, con i suoi amici di Visegrad, provava ad allontanarci dai nostri Partner. Oggi che siete al governo vi rendete conto di quanto fossero sbagliate le vostre posizioni. Siamo commossi e piacevolmente colpiti. Ora, anche per le crisi delle banche Svb e Credit Suisse, bisogna ratificare subito la riforma del Mes. Basta con bugie e fake news. Se fosse stato per voi, inoltre, il Pnrr non sarebbe neppure esistito, oggi è patrimonio dell’intero Paese. Avete poi il dovere di rendere permanente un meccanismo come Sure per difendere l’occupazione in caso di crisi. E come ha già fatto la nostra segretaria Schlein, vi ribadiamo che è giunto il tempo di attuare nel nostro Paese le previsioni sul salario minimo, quelle che peraltro avete votato anche voi, entusiasti, in Europa”.
Così il vice presidente del Gruppo Pd, Piero De Luca, intervenendo in Aula alla Camera sulle comunicazioni del presidente del Consiglio in vista della riunione del Consiglio Ue.
“Occorre - ha aggiunto - rafforzare il ruolo dell’Ue quale attore internazionale, a partire dalla drammatica emergenza in Ucraina dovuta alla grave, ingiustificata e illegittima, aggressione decisa da Putin. Noi siamo stati da subito dalla parte dell’Ucraina, delle libertà, dei diritti fondamentali, essenza stessa della nostra integrazione europea. Siamo in presenza di vere e proprie azioni criminali e non è un caso che la Corte dell’Aia abbia emesso un mandato di arresto contro Putin. Questo sostegno è,la premessa per ottenere il cessate il fuoco e una soluzione diplomatica per una pace giusta. Rafforzare l’Ue vuol dire, infine, porre rimedio anche alle incapacità sul fenomeno immigrazione. Non è certo una soluzione la soppressione della protezione speciale o dichiarare guerra alle Ong. Le immagini di Cutro hanno segnato un punto di non ritorno. Ancor più devastante è stata la vostra reazione: colpevolizzare chi parte e fugge da guerre, violenze o persecuzioni. Servono politiche di vicinato, canali umanitari, una Mare nostrum europea. Così come è giunto il tempo di superare il Regolamento di Dublino. Una modifica bloccata voi a Bruxelles insieme ai vostri colleghi sovranisti. Speriamo - ha concluso - che anche su questo abbiate cambiato idea”.
“Tante sue posizioni trovano piena cittadinanza nel testo”
Ho seguito con attenzione le dichiarazioni della premier Meloni sulla contrattazione collettiva. Mi piacerebbe che la presidente del Consiglio leggesse la mia proposta di legge 216 per scoprire così che tante delle sue affermazioni trovano piena cittadinanza nel testo a mia prima firma. Mi auguro lo faccia anche il presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto e i colleghi di maggioranza della stessa commissione, che martedì inizierà la discussione sul salario minimo e legge sulla rappresentanza.
Così Mauro Laus, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Ca
“La fotografia che abbiamo visto al congresso della Cgil a Rimini è molto interessante: i leader del centrosinistra sono tornati a confrontarsi, in un luogo significativo e su un tema vitale come il lavoro. Sappiamo che la strada non sarà in discesa, ma sono convinto che su contenuti comuni, come il salario minimo, possiamo fare insieme una bella battaglia parlamentare”.
Così Emiliano Fossi, deputato Pd e membro della commissione Lavoro della Camera, ha commentato il confronto a Rimini tra i leader di Pd, M5S, Azione e Sinistra italiana, intervenendo ieri sera alla trasmissione 'Metropolis' su Repubblica Tv.
“Proprio sul salario minimo - ha detto Fossi - ciò che conta è arrivare al risultato e non mettere la bandierina su chi ha avuto per primo l'idea. Tutto, all'interno del centrosinistra, abbiamo chiaro che va introdotto il salario minimo. Per questo dico: troviamo una sintesi e portiamo a casa il risultato”.
<Dalla presidente del Consiglio ci si aspettano risposte serie, concrete, efficaci soprattutto quando il tema è così urgente e drammatico come la lotta alla precarietà ed il contrasto agli stipendi da fame. Invece l’on. Meloni, evidentemente incapace di dare queste risposte, sceglie di buttare la palla in tribuna, di fuggire alle proprie responsabilità, di chiamare in causa i governi precedenti. Ha ragione la segretaria del Pd, sul piano sociale l’azione di questa destra al governo si definisce con le parole incapacità, approssimazione e insensibilità che hanno ispirato le scelte compiute fino ad ora, a partire da una legge di bilancio pensata per colpire i poveri e i più fragili. Sull’introduzione del salario minimo andremo avanti perchè la dignità del lavoro non può essere calpestata>.
Così Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera
“È inutile girarci intorno: come ha detto oggi la segretaria Schlein, il Pd ritiene prioritaria l'approvazione della legge sul salario minimo per dare una risposta ad oltre tre milioni di lavoratori poveri. Lavoratori che la presidente Meloni e la destra non vogliono vedere, perché credono possano migliorare la loro condizione di sfruttamento con un taglio delle tasse sul lavoro che, su stipendi così bassi, non incide quasi nulla. Il Pd proseguirà nella sua battaglia per il salario minimo con una legge presentata a inizio legislatura alla Camera e che tiene conto del dialogo sociale con i sindacati avviato la scorsa legislatura. Vogliamo ridurre la precarietà andando a sfoltire la giungla dei contratti pirata e precari, per un lavoro dignitoso e di qualità. La destra, come sempre e come ci ha confermato oggi la presidente Meloni alla Camera, sarà dall'altra parte, come dimostra anche l’annunciata deregulation dei contratti di lavoro a tempo determinato”.
Così il deputato del Pd della commissione Lavoro, Marco Sarracino.