“Oggi discutiamo in Aula la prima legge di Bilancio di questa legislatura, in un momento straordinario sia per il tempo ristretto in cui avviene, sia per la fase storica che stiamo attraversando; con l’inflazione che torna in doppia cifra, con una guerra che si svolge nel cuore dell’Europa e con gli innalzamenti del costo dell’energia e delle materie prime. Il tutto all’indomani di una pandemia globale. Ma se i tempi che ci è dato di vivere sono unici, la manovra proposta da questo governo è tutto fuorché unica, anzi ripropone una storia antica: si chiede a tanti, per dare a pochi. A fronte di domande nuove che emergono dalla società e che richiedono alla politica e allo Stato una capacità di innovare, si ripropongono vecchie ricette che scaricano sul lavoro dipendente, i pensionati, i tagli su sanità, scuola e servizi pubblici erogati dagli enti locali i costi della crisi economica internazionale”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato dem Claudio Mancini, della commissione Bilancio di Montecitorio, intervenendo durante la discussione generale sulla legge di Bilancio.
“Ma i nodi – ha aggiunto l’esponente Pd - verranno presto al pettine, perché a fronte di un’inflazione all’11 per cento non adeguate le pensioni sopra la soglia di sussistenza e scaricate il costo dell’inflazione sui servizi ai cittadini. C’è un’ingiustizia evidente nel fatto che con la mancata indicizzazione delle pensioni si finanziano in parte le misure contro il caro energia e che la flat tax, che adesso Fratelli d’Italia chiama tassa piatta per vergogna, si finanzia con nuovo debito, il taglio del reddito di cittadinanza e la riduzione di opzione donna. L’unico vero risultato è dunque ampliare il divario tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, i quali continuano a portare sulle proprie spalle la larghissima parte del peso fiscale e contributivo del Paese”.
“Quando il Pd in commissione – ha concluso Mancini - ha detto ‘se calate la porcata fiscale salta tutto’ vi siete fermati e non avete depositato l'emendamento già predisposto per il condono fiscale. Questa manovra non affronta i problemi più di fondo del Paese e in questa scelta c'è un errore che segnerà la legislatura. Il governo Meloni ha scelto di assecondare una politica di austerity sul piano europeo e sceglie di fare una manovra di bilancio che penalizza i ceti più deboli, che penalizza i pensionati e i lavoratori. Le prossime elezioni amministrative e tra un anno le elezioni europee daranno la risposta degli italiani a queste scelte. Noi del Partito Democratico le spiegheremo con dovizia di argomenti le prossime settimane”.
Dichiarazione di Maria Cecilia Guerra, deputata Pd-Idp
“Se la legge di bilancio rappresenta l'orientamento di questo Governo e di questa maggioranza su assi fondamentali come lavoro, welfare e fisco noi siamo profondamente insoddisfatti e delusi”. Così Maria Cecilia Guerra, relatrice di minoranza per il Pd-Idp , nel suo intervento in Aula.
“Segnalo il disprezzo – ha osservato Guerra- con cui si guarda alla povertà, considerata responsabilità degli individui che ne soffrono e un mercato del lavoro che discrimina giovani, donne e immigrati, con i tagli alla sanità e all'istruzione pubbliche, a fronte di un'inflazione che ha ripreso a mordere dopo decenni, con l'utilizzo delle pensioni per fare cassa.” Per Guerra “uno degli aspetti più sintomatici della filosofia di questa manovra è sicuramente il tema della iniquità in campo fiscale, dove il fisco è considerato non come strumento necessario per permettere il finanziamento di beni e servizi necessari a tutta la collettività, ma come uno strumento con cui si possono distribuire privilegi a questa o a quella categoria di contribuenti, con agevolazioni, esenzioni e regimi privilegiati.” “Un'ulteriore fonte di iniquità – ha proseguito Guerra- è il premio molto grande che si riconosce a chi non paga le tasse. L'evasione fiscale non è considerata una piaga nel nostro Paese, ma una difesa legittima e giustificata verso un fisco considerato aggressivo, a cui, infatti, si vuole imporre una tregua. Ecco, allora, la saga dei condoni, che sono dieci e sono chiamati, tutti con nomi fantasiosi. “Infine – ha evidenziato l’esponente Dem- a questi condoni se ne è aggiunto un altro: lo spalma debiti delle società di calcio. Ci provoca una riduzione di cassa per più di 800 milioni e solo grazie all'intervento del Pd abbiamo evitato un nuovo emendamento che permette anche uno scudo per i reati tributari penali.”
“La legge di bilancio predisposta dal Governo è ingiusta e inadeguata. Confermiamo questa nostra valutazione come Partito Democratico. I miglioramenti che siamo riusciti a ottenere su aspetti specifici non riescono tuttavia a cambiare l’insieme del bilancio proposto dalla destra al Governo: uno schiaffo ai lavoratori e ai cittadini che pagano con lealtà le tasse o che sono in difficoltà per la loro condizione di povertà”. Lo ha detto il deputato del Pd, Virginio Merola, intervenendo in Aula sulla Legge di Bilancio.
“La Flat tax - ha spiegato Merola elencando una serie di misure previste dal Governo - aumenta le diseguaglianze perché nega la progressività fiscale, e crea un divario di trattamento a scapito dei lavoratori dipendenti che pagano molto di più dei lavoratori autonomi. Così come la detassazione delle mance.
La destra ha provato a togliere l’obbligo dei pagamenti elettronici e relative sanzioni fino a 60 euro. Ma è andata male con l’Europa e e ora sono costretti a riprendere la nostra proposta di intervenire sul costo delle transazioni bancarie”.
“Dieci diversi condoni - ha proseguito Merola -; negato il finanziamento al fondo per l’affitto e a quello per la morosità incolpevole; insomma, aiuti e soldi a chi sta già meglio prendendoli a chi sta già peggio. O sta lontano, come gli italiani all’estero a cui avete negato l’esenzione del pagamento dall’Imu prima casa. In sostanza mancava solo un finale, dopo i tagli alla sanità e alla scuola: quello di negare i fondi necessari ai Comuni e agli enti locali, perché abbiano la possibilità di fare fronte ai costi dell’energia e dei servizi necessari per i cittadini. Servono 1600 milioni ai Comuni per la vita quotidiana delle comunità. Grazie al Pd sono sul piatto 400 milioni. Per tirare le fila queste misure sono contro gli italiani e noi non possiamo e non dobbiamo accettarlo, ci siamo opposti e ci opporremo con forza”, ha concluso il deputato dem.
“Legge di Bilancio in Spagna con un Governo socialista: “Ingreso minimo vital”, l’equivalente del nostro reddito di cittadinanza, viene aumentato per adeguarlo all’inflazione da noi la destra lo cancella.
Bonus cultura per i giovani confermato a cui viene aggiunto anche un sostegno per gli affitti dei giovani, da noi cancellato per molti. In Spagna aumentano del 6,5% le risorse per scuola e università, da noi aumentano le possibilità per evasori e corrotti di usare il contante.
Riduzione di contratti a tempo con la sinistra in Spagna e invece ritorno dei voucher con la destra in Italia che aumenta il precariato.
C’è un altro modo di governare per ridurre le disuguaglianze. La destra non vuole l’Italia del merito ma dei furbi e dei corrotti”. Lo scrive il deputato del Pd, Nicola Zingaretti, nella sua pagina Instagram.
“Legge di bilancio, una mezza debacle del governo Meloni. Nessuna promessa elettorale, dall’aumento delle pensioni minime a 1000 euro alla flat tax per tutti, è stata mantenuta e i continui litigi tra i partiti di maggioranza hanno bloccato per giorni i lavori di Commissione, rendendo possibile il rischio di esercizio provvisorio. E’ stato dato spazio soltanto ai Pos ed ai condoni, mentre i temi decisivi per famiglie ed imprese come lavoro, sanità e scuola sono stati penalizzati. Il Pd ha mantenuto un atteggiamento serio e di forte pressione, ma questa destra ha dimostrato, arrancando, di avere grandi difficoltà nell'esercizio di governo.
Certo, il lavoro che abbiamo fatto e faremo qua in Parlamento è importante ma ci vuole anche altro. Ci vuole che torniamo protagonisti nel dibattito politico, nel paese e che definiamo che risposte dare a chi soffre e rischia di vedere peggiorare pesantemente la propria condizione sotto i colpi di una inflazione al 12% , dell'aumento del costo della vita e della precarizzazione. Se vogliamo dare un futuro alla Sinistra e al Paese non possiamo prescindere da questo. Il momento è ora”.
Lo scrive su Facebook Emiliano Fossi, deputato Pd e membro della Commissione Lavoro, commentando la Legge di Bilancio.
“La Legge di Bilancio è la debacle del governo Meloni. Nessuna promessa elettorale, dall’aumento delle pensioni minime a 1000 euro alla flat tax per tutti, è stata mantenuta e i continui litigi tra i partiti di maggioranza stanno bloccando da giorni i lavori di Commissione, rendendo sempre più reale il rischio di esercizio provvisorio. E’ stato dato spazio soltanto ai Pos e ai condoni, mentre temi decisivi per famiglie e imprese come lavoro, sanità e scuola sono stati penalizzati. Il Pd fino ad ora ha mantenuto un atteggiamento serio e responsabile ma questa destra si sta dimostrando palesemente incapace di governare il paese”: è quanto dichiara Emiliano Fossi, deputato Pd in Commissione Lavoro sulla discussione della Legge di Bilancio a Montecitorio.
Sotto gli occhi di tutti si scaricano tensioni di maggioranza sui lavori della Camera, emendamenti del governo riscrivono la manovra quasi completamente, cosa mai successa. Non hanno un accordo politico sui temi di fondo e colpiscono il ruolo delle opposizioni senza rispetto. Siamo di nuovo al punto di partenza, dopo giorni. Nella sostanza la manovra è piena di tagli su sanità, scuola, pensioni e si aggiunge l’ipotesi di estinzione del reato di evasione pagando, uno scudo penale fiscale. Alla faccia della giustizia civile e sociale! Si configura, con altri provvedimenti come i condoni, la Flat tax, il tetto di esenzione al Pos, il tetto alzato ai pagamenti in contanti, una manovra di bilancio per il reddito da evasione.
Così Virginio Merola, capogruppo PD in commissione Finanze della Camera.
“Destra allo sbando. La legge di bilancio è ancora al palo e nessun emendamento è stato votato in commissione. Per di più il governo annuncia nuove proposte assolutamente irricevibili come lo scudo penale. Di contro mancano nella manovra misure importanti per il Paese come più fondi per la sanità pubblica, la perequazione delle pensioni, risorse per la scuola e un vero taglio del cuneo fiscale a tutela di lavoratori e imprese. L'incapacità del governo è chiara. Noi abbiamo a cuore gli interessi delle persone”.
Così Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Ambiente alla Camera.
Non ci sentiamo per nulla rassicurati dall'illustrazione delle linee guida da parte della ministra Calderone: sulle politiche sociali non c'è quasi nulla e sul resto abbiamo ascoltato parole vuote. Il governo parla bene e razzola male, non mettendo in pratica gli slogan che usa dalla campagna elettorale. Il governo parla molto di dignità e di etica del lavoro, ma i primi passi indicano un'altra direzione. Quando pensiamo ai voucher, al congedo parentale, alla lotta al precariato, ai salari, al lavoro povero, all'indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo, alla continuità dei contratti dei ricercatori, ai lavoratori fragili, ai caregiver vediamo in modo lampante tutti i limiti di questo governo.
Sul grande tema della povertà, del contrasto delle disuguaglianze, della fragilità sociali siamo molto preoccupati dalle scelte dell'esecutivo che le parole della ministra non hanno fugato in alcun modo. Con queste linee guida temiamo che aumenteranno disuguaglianze e precariato e che non si metterà in campo nessun sostegno al reddito in un momento in cui la povertà assoluta e quella relativa, come rilevato dall'Istat, crescono in modo significativo. Oggi rinunciare al reddito di cittadinanza senza, contestualmente, intervenire sul lavoro povero con il salario minimo e mettere in campo subito un'altra misura rischia di lasciare in condizioni di assoluta fragilità importanti fasce di popolazione. A ciò si aggiunga che la ministra Calderone non ha pronunciato una sola parola sul lavoro giovanile e quello femminile che rappresentano una grande fragilità del Paese e ha illustrato elementi che ci preoccupano sulla riforma degli ammortizzatori sociali e del rapporto tra scuola e lavoro che, ricordo, prima di ogni altra cosa- non deve formare dei lavoratori ma dei cittadini. Siamo molto delusi e preoccupati.
Così i deputati dem Ilenia Malavasi della commissione Affari Sociali, e Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione.
Tra gli emendamenti segnalati dal Pd alla legge di Bilancio c’è un importante pacchetto scuola, cultura, università e sport. Abbiamo presentato un emendamento sul dimensionamento scolastico che introduce nuovi criteri per la definizione del contingente dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e prevede che la distribuzione tra le Regioni sia definita sulla base di un coefficiente non inferiore a 700 e non superiore a 800 alunni; per il rinnovo del contratto dei docenti abbiamo chiesto un incremento di 150 ml per arrivare a 300 mln a regime, come promesso - e non mantenuto - dal governo; abbiamo trovato le risorse per recuperare i tagli alla carta docente; abbiamo previsto un incremento di 200 ml del fondo per 0/6 anni; il recupero dei tagli al Fondo buona scuola e Scuole innovative.
In materia di cultura abbiamo previsto 150 milioni per l’anno 2023 per l’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo così da dare piena attuazione a quanto approvato nel Codice dello Spettacolo dal vivo approvato nei mesi scorsi. Per quanto riguarda l'università abbiamo proposto di stanziare 20 milioni a sostegno delle spese di locazione degli studenti fuori sede iscritti alle università statali. Infine - in materia di sport - al fine di garantire la sostenibilità della riforma del lavoro sportivo - abbiamo chiesto uno stanziamento di 80 milioni di euro per il prossimo triennio e abbiamo esteso la detrazione per l'attività sportiva, da 210 euro a 400 euro senza prevedere un limite di età, attualmente indicato (dai 5 ai 18 anni).
Mi auguro che il governo dimostri buon senso e altrettanta volontà, accogliendo alcune delle nostre proposte. Sarebbe molto grave se ripetessero lo stesso copione del 2011 usando scuola, università e cultura come un bancomat e non come la leva di crescita più importante per il Paese. La conoscenza è un diritto; il governo non sia sordo alle nostre richieste. Le premesse, purtroppo, non sono buone.
Così Irene Manzi, capogruppo del Pd in commissione Cultura della Camera.
“Questo decreto è il primo atto legislativo del nuovo governo di destra. E’ il biglietto da visita che ci dice quali sono le sue priorità. E’ legittimo cancellare dal ministero delle Infrastrutture e i trasporti, proprio la mobilità sostenibile. Certo sorge il dubbio che della mobilità sostenibile interessi poco. Dubbio fondato visto l’azzeramento delle risorse per il fondo per le piste ciclabili in Legge di bilancio. E’ legittimo cancellare il nome di transizione ecologica dal ministero dell’Ambiente, ma si abbia il coraggio di dire chiaramente che si leva il nome transizione ecologica perché non ci si vuole occupare di transizione ecologica. Quello che ci preoccupa è che possa essere la porta per smontare il Pnrr che prevede il 40% di risorse per progetti sulla rivoluzione verde. Non vi permetteremo di sabotare un piano di investimenti straordinario. Il Pnrr non va rinegoziato, va attuato”.
Così Simona Bonafè, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo in Aula per esprimere il voto contrario sul Dl Ministeri.
“Avete voluto chiamare il ministero dello Sviluppo economico - ha aggiunto - ministero delle Imprese e del Made in Italy senza però prevedere in Legge di bilancio il rifinanziamento dei fondi come Industria 4.0 e Sabatini, che potrebbero davvero sostenere la competitività delle nostre imprese all’estero. E potrei continuare con Agricoltura e sovranità. E arriviamo al ministero dell’Istruzione e del merito. Il Pd non è contrario al merito. Parlare del merito nella scuola dell’obbligo non può però essere disgiunto dal riaffermare il tema delle uguaglianze di opportunità. Ma Il merito si calcola dopo che si è adempiuto alla responsabilità repubblicana di rimuovere gli ostacoli, con soldi per le borse di studio, sostegno ai costi universitari per i meritevoli, libri gratuiti, alloggi, compensazione del gap informatico delle famiglie più povere. Quando avrete fatto tutte queste cose potrete premiare e valorizzare il merito. Ma tutto questo nella Legge di bilancio non c’è. Avete vinto le elezioni, avete una maggioranza chiara per governare. Noi voteremo contro - ha concluso - e sappiate che continueremo ad essere vigili perché nessuna maggioranza può far tornare indietro il nostro Paese”.
“Per il ministro Salvini, chi paga con la carta di credito ‘è un rompipalle’. Non oso immaginare cosa pensi il ministro di chi usa Satispay. D'altra parte, con 5mila euro in contanti nel portafoglio, ci stanno circa 4.500 caffè. Comunque, per favorire i ‘furbetti’, hanno tagliato su sanità, scuola e pensioni e ora le parole di Salvini ci offrono l’esatta cifra della pochezza di questo governo”.
Così la deputata del Pd, Ilenia Malavasi.
“Per aumentare il personale di diretta collaborazione del Ministro Valditara, la maggioranza taglia le risorse del fondo buona scuola: tolgono risorse all’attività didattica e l’offerta formativa. Davvero una scelta inaudita. Già nella legge di bilancio non sono previsti investimenti aggiuntivi ma è stabilito un taglio di 700 scuole in due anni; adesso con questa operazione gravissima tolgono ulteriori fondi per aumentare gli staff. Il Ministro Valditara dovrebbe chiarire, dichiarare meno e fare di più per la scuola. Quello che si chiede ad un Ministro dell’Istruzione”. Lo scrive in una nota Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Scuola di Montecitorio.
“Dopo l'audizione del ministro Valditara siamo ancora più preoccupati di quanto già non lo fossimo. Lo show degli ultimi giorni non è servito solo a illustrare l'idea di una scuola in cui il merito è una parola vuota e dove si deve mortificare e umiliare lo studente che sbaglia, ma anche a coprire il vuoto di idee che abbiamo registrato oggi nel corso dell'intervento del ministro. La verità è che non è stata data nessuna risposta concreta sul tema del precariato dei docenti, sul potenziamento del sistema integrato 0/6, sugli strumenti di prevenzione del disagio e del bullismo, sull'edilizia e la dispersione scolastica. Del resto, non sono previsti investimenti significativi nella legge di bilancio, non ci sono ulteriori risorse rispetto a quelle previste dal Pnrr, le risorse per il nuovo contratto sono insufficienti e, soprattutto, non è stata pronunciata una parola sulla volontà, contenuta nella legge di bilancio, di ridurre nel corso dei prossimi dieci del 10% il numero delle scuole italiane. E’ del tutto evidente, infatti, che la norma prevista dalla manovra porterà a un accorpamento degli istituti. Il rigore, la disciplina e il classismo della scuola descritta da Valditara a mezzo stampa servono solo a nascondere il tentativo di ridimensionare gli investimenti sull'istruzione che si farà nei prossimi anni, già a partire dalla prossima Legge di bilancio”.
Così la capogruppo dem in VII commissione e responsabile Scuola del Pd, Irene Manzi.
Dichiarazione di Virginio Merola, capogruppo Pd in Commissione Finanze della Camera
“Il Partito democratico darà parere contrario al decreto n.173 in materia di riordino delle attribuzioni dei ministeri”. Lo dichiara Virginio Merola, capogruppo del Pd in Commissione Finanze della Camera, che aggiunge: “siamo contrari perchè le nuove denominazioni corrispondono a una visione d’insieme che riteniamo infondata e preoccupante. Noi pensiamo che lo sviluppo debba essere sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Togliere quindi le parole “sostenibile” e “transizione ecologica” e togliere la parola “istruzione” ma aggiungere “merito” a una scuola che dovrebbe essere fattore principale di eguaglianza e inclusione, è conseguenza di una visione che, con la legge di bilancio a breve in discussione, si tradurrà in azioni concrete con tagli alla sanità, mancati investimenti nella scuola, al reddito di poveri e pensionati. Resta il ministero del Mare almeno a farci sorridere: senza Guardia costiera, ma con le concessioni balneari e un pedalò per la vastità delle onde.”