“Il ddl Casellati è una vera e propria violenza alle istituzioni che scardina gli assetti costituzionali e elimina tutto il sistema di pesi e contrappesi necessario al funzionamento delle istituzioni e a garanzia dei diritti dei cittadini” così i deputati democratico compienti della commissione Affari costituzionali della Camera. “Le parole della ministra non sono chiare: da un lato ha detto di essere aperta a modifiche, dall’altro ha detto di volere ‘celerità’ e ha alzato molti paletti sul numero degli emendamenti, sui tempi e sugli ambiti di eventuali modiche della camera. Non partiamo con il piede giusto, non accetteremo strappi e forzature come accaduto con la riforma dell’autonomia differenziata. Peraltro è del tutto anomalo che il parlamento discuta il provvedimento prima che sia stato indicato dal governo il modello elettorale associato alla riforma visto che, per la prima volta nella storia repubblicana, il governo ha, di fatto, costituzionalizzato la legge elettorale”.
“Insieme contro autonomia per difendere Paese da chi strumentalizza patriottismo
«In Francia la ricerca dell’unità è positiva, ma nasce più sull’onda di una contingenza — fermare l’estrema destra — che su una convergenza programmatica reale. Noi siamo più avanti perché finalmente tutti convinti, moderati e progressisti, che l’unità vada ricercata su un progetto condiviso per l’Italia e per l’Europa. Mettersi insieme “per” qualcosa qualifica il nostro percorso, fa la differenza e rende anche più forte la battaglia contro i sovranisti perché parla ai bisogni delle persone. Tutti insieme raccoglieremo le firme contro la legge folle dell’autonomia differenziata, che crea una frattura nel Paese destinata a indebolire molto anche il Nord. Nel mondo, con grandi economie come quella cinese, può competere l’Europa e un grande Stato come l’Italia, non una singola Regione. E con il sì all’autonomia Fdi ha dimostrato che la patria la “usa” come elemento identitario, ma non la difende. Come non lo fecero i fascisti alleati dei nazisti contro i partigiani. Il referendum sarà una battaglia che andrà oltre i confini dei progressisti a tutela del tricolore e dell’Italia».
Così Nicola Zingaretti intervistato oggi per “La Repubblica” da Giovanna Vitale.
“Per il governo siccità e approvvigionamento dell’acqua non sono un problema. A Salvini, Lollobrigida e Fitto interessa nulla se, quale conseguenza di questa grave situazione, in Puglia e in Sicilia sono ormai dimezzate le produzioni di olive e di grano, se i contadini della Basilicata nemmeno provano a trebbiare per non sostenere inutili costi aggiuntivi, se in Abruzzo non ci sarà il necessario raccolto di mais per l’alimentazione degli animali. Così come non importa al governo se anche su questi temi, dopo la legge sull’autonomia differenziata, il Paese si spaccherà in due aumentando le diseguaglianze territoriali come certificato in questi giorni dall’Ispra e dall’Associazione nazionale delle Bonifiche Italiane che ha lanciato l’allarme rosso in molte regioni d’Italia”.
Lo ha dichiarato in Aula Stefano Vaccari, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura della Camera, stigmatizzando il parere contrario del governo su un ordine del giorno sottoscritto da tutto il gruppo dei democratici e da diversi esponenti del M5S.
“E’ da irresponsabili non prendersi un impegno più concreto per sostenere con adeguati investimenti, che l’emergenza richiede, interventi strutturali delle reti e sui sistemi irrigui. Giusto ieri il ministro Salvini in un videomessaggio all’Anbi ha certificato che il numero di interventi concreti saranno 73 per 1 miliardo di euro. Nel frattempo si prosegue con tagli ingiustificati che rappresentano di fatto un vero e proprio tradimento verso le regioni del Sud ed anche quelle del Nord che si trovano in analoghe situazioni” ha concluso Stefano Vaccari.
"Non dimenticate l'Afghanistan: è questo il monito che da molte piazze si alzò dopo il ritiro dei contingenti occidentali dal Paese e l'avvento del governo dei Talebani. In 20 anni di presenza militare internazionale su quel territorio, la più lunga della storia, l'Italia ha speso 8,7 miliardi di dollari e gli Usa 1 trilione, ma l'Afghanistan è rimasto senza alcuna autonomia economica e con standard di vita peggiori di prima. Il Paese è in mano a un governo che viola i diritti umani, vieta alle donne perfino di studiare, opprime una popolazione già stremata da una situazione sociale ed economica al collasso". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Oggi il Comitato diritti umani nel mondo della Camera ha audito alcune ong che lavorano in Afghanistan, come Emergency, Intersos, Afgana e United Against Inhumanity le cui denunce non possono lasciarci indifferenti. Solo per citare alcuni dati, 23,7 milioni di persone - più della metà della popolazione - non può vivere senza aiuti umanitari, l'80% delle afgane e degli afgani vive con 1 dollaro al giorno e il 20% ha visto morire una persona cara perché non ha avuto accesso alle cure sanitarie - riferisce Boldrini secondo quanto riportato dalle ong -. "Un paese con più kalashnikov che libri di scuola" è stato descritto dove a subire le conseguenze peggiori sono le donne che vivono quella che l'Onu ha definito "apartheid di genere"."
"In più, i risparmi degli afgani sono stati congelati dagli Usa: si tratta dei soldi delle persone e delle imprese, non del regime. Una situazione aggravata dall'espulsione della Banca centrale afghana dai circuiti internazionali - prosegue la presidente -: nessuna transizione da e per l'estero è possibile: una vera "rappresaglia economica", sottolineano le ong".
"In questa situazione, secondo le associazioni, non si può condizionare il ripristino degli aiuti allo sviluppo alla caduta del regime talebano, a meno di immaginare un'altra guerra per destituirlo - aggiunge Boldrini -. Bisogna aprire dei canali diplomatici perché "parlare non vuol dire legittimare" e per sostenere la parte più dialogante dei talebani: la chiusura attuata finora non ha fatto che rafforzare il regime che, intanto, attira le attenzioni di Cina e Russia, fanno notare le Ong".
"Un quadro drammatico da cui tentavano di scappare molte delle vittime del naufragio di Cutro e i loro familiari. Le testimonianze di Zahra Barati e Gulaqa Jamshidi, due sopravvissuti assistiti dalla "Rete 26 febbraio", sono state un vero e proprio atto di denuncia sulle promesse non mantenute dall'Italia verso il popolo afgano - aggiunge -: dalla garanzia che tutti coloro che avevano collaborato con i nostri contingenti in Afghanistan sarebbero stati portati in Italia, all'apertura di corridoi umanitari fino all'impegno preso da Meloni a Palazzo Chigi di concedere il ricongiungimento ai familiari delle vittime di Cutro rimaste in Afghanistan".
"Niente di tutto questo è accaduto. Così le persone, per mettersi in salvo, sono costrette ad affidarsi ai trafficanti rischiando la vita in mare, com'è successo a Cutro lo scorso anno e a Roccella Jonica, appena 15 giorni fa. Per queste ragioni presenteremo un'interrogazione al governo per chiarire qual è la posizione dell'Italia nei confronti dell'Afghanistan, quali misure intenda intraprendere per sostenere la popolazione stremata e tutelarne i diritti, anche ripristinando aiuti allo sviluppo del Paese, come intende dare seguito alle promesse fatte ai superstiti di Cutro, alle loro famiglie e alle famiglie delle vittime e come intenda garantire la protezione internazionale alle afgane e agli afgani in fuga dai talebani" è l'impegno di Boldrini.
“Siamo davanti ad un altro voto di fiducia, l'ennesimo, su un decreto che ha solo sfiorato la Camera: 3 ore in Commissione e una giornata in Aula. Quindi ci troviamo ad un'approvazione al buio e a un testo sconosciuto a 2/3 dei parlamentari. Oggi si vedono gli errori e le marce indietro: se non si fanno i conti con se stessi, la verità emerge sempre prima o poi e lo dimostrano le indagini di Fanpage, gli spari, i saluti romani, le dichiarazioni violente e volgari di consiglieri comunali e regionali”. Lo dichiara in Aula di Montecitorio il deputato dem Silvio Lai esprimendo il voto contrario del Pd alla fiducia posta dal governo sul Decreto Coesione.
“Le elezioni europee – ha continuato Lai - hanno visto il governo perdere 2 milioni di voti rispetto alle politiche e la decantata vittoria non esiste. L'unico successo che otterrà Meloni è che il ministro Fitto fuggirà dalle sue responsabilità per diventare commissario europeo dopo aver pasticciato sul destino del Sud e aver realizzato il più completo caos. È iniziata la fase in cui il governo comincia a lasciare la barca che affonda e dove ognuno pensa per sé: Fi e Lega su posizioni diametralmente opposte sulla Commissione europea e la premier che si rifugia in un gattopardesco voto di astensione in attesa di sapere se riceverà qualcosa da utilizzare per la sua propaganda in Italia. Questo decreto poteva essere davvero importante e invece si manifesta come 'tanto rumore per nulla' con l'ennesima cabina di regia, nuove assunzioni di dirigenti e funzionari nel ministero. Un solo grande costo burocratico che si aggiunge alla riduzione delle risorse per il Mezzogiorno. Con questo decreto e con l'autonomia differenziata si acuisce la differenza tra i territori a favore di quelli che, già avanti, diventano più attrattivi per imprese e per le persone che migrano da luoghi dove i servizi sono carenti”.
“Le dichiarazioni della Lega sono surreali, la riforma dell’autonomia divide l’Italia e la rende più debole in ambito internazionale”. Così la Capogruppo democratica nella commissione Affari costituzionali della Camera, Simona Bonafè che sottolinea come “tra le materie chieste ieri da Zaia sono ricomprese il commercio estero, i Rapporti internazionali e quelli con l'Ue. Nel contesto globale - aggiunge Bonafè - la dimensione europea è quella minima per poter dare risposte alle sfide della contemporaneità e avere forza contrattuale davanti alle grandi multinazionali e ai giganti della rete. Il Governo e Lega hanno la grave responsabilità di aver approvato una legge che trasforma l’Italia in 20 piccoli staterelli e che la indebolisce sul piano internazionale”.
“È successo di nuovo: il Governo ha inviato a Bruxelles il nuovo testo di uno dei piani strategici più importanti per il nostro futuro (il PNIEC), senza nessuna condivisione con il Parlamento e con i portatori di interesse, che pure avevano segnalato chiaramente tutte le lacune della prima versione e la volontà di contribuire ad un progetto così importante per il Paese.
Da quanto si apprende al momento non c’è stato un reale accoglimento delle osservazioni e delle proposte emerse nel corso del recente esame alla Camera, nè sono state colmate le più gravi lacune (a partire dagli obiettivi e dalla coerenza con gli altri strumenti normativi).
Ancora una volta, il governo svilisce il ruolo del parlamento a mero passacarte e, in questo caso, lo fa perché l’unico interesse era quello di usare questo strumento per la propaganda nucleare, utilizzata come arma di distrazione di massa, mentre si rischia di vanificare il grande lavoro che, tra mille difficoltà, era stato fatto negli ultimi anni a favore delle energie rinnovabili e dell’efficientamento energetico”.
Così in una nota congiunta i democratici Annalisa Corrado, Vinicio Peluffo e Marco Simiani nel giorno in cui i Ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e delle Infrastrutture e dei Trasporti hanno inviato alla Commissione europea il testo definitivo del Piano Nazionale integrato Energia e Clima. “Si pavoneggiano di aver finalmente introdotto un approccio coordinato – concludono i democratici - quando con la recente approvazione della riforma sull’autonomia hanno spacchettato e parcellizzato la politica energetica nazionale, e quando hanno perso l’occasione di importanti normative, tra agricoltura e aree idonee, per aiutare i territori a fare emergere le migliori progettualità in ambito di pianificazione degli interventi e conciliazione positiva delle diverse istanze, alimentando le conflittualità e avvilendo gli investimenti ”.
“Il Paese già oggi presenta profondi differenze e diseguaglianze tra Nord e Sud nei servizi essenziali alle persone. Questa situazione dipende in particolare dal criterio storico utilizzato negli anni per la distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, che ha penalizzato il Mezzogiorno. I dati evidenziano la presenza di meno personale e minori infrastrutture nel welfare, nelle reti assistenziali, nella scuola, nel trasporto pubblico locale e soprattutto in sanità al Sud. Nella tutela della salute, la carenza di medici, infermieri e operatori, il minor numero di posti letto in ospedali e pronto soccorso, portano a disfunzioni nei servizi e soprattutto ad una emigrazione sanitaria drammatica per centinaia di migliaia di famiglie ogni anno. Bisogna invertire la rotta. Anzitutto investire più risorse in sanità come chiediamo con la proposta di legge a prima firma Schlein, per mettersi in linea con i parametri europei. Poi ricucire le diseguaglianze rafforzando gli investimenti nel Mezzogiorno, come avevamo stabilito nel Pnrr. L'autonomia differenziata fa l'esatto opposto, spaccando l'Italia. Per un patto di potere, la destra cristallizza e crea le condizioni per aumentare in futuro le fratture sociali e sanitarie del Paese, consentendo a Regioni più ricche di spendere di più nei loro territori tagliando fondi da destinare in modo solidaristico a Regioni meno ricche, che avranno sempre meno risorse. Senza considerare il rischio di un'emorragia di medici che con contratti regionali abbandoneranno il mezzogiorno. Al Sud sarà praticamente impossibile curarsi nei prossimi anni per colpa del Governo. Noi continueremo a batterci per evitare che questa riforma produca effetti disastrosi irreparabili, difendendo il tricolore e l'unità nazionale. Altro che i finti patrioti”, così il capogruppo democratico nella commissione affari europei di Montecitorio, Piero De Luca, intervenendo ad Agorà.
Un’altra bella giornata per il centrosinistra e per il Pd. I risultati dei ballottaggi confermano che c’è un paese che chiede di occuparsi dei problemi reali delle persone e crede nell’alternativa. I cittadini hanno punito l’arroganza della destra e nel sud bocciano inequivocabilmente l’autonomia che spacca il paese. Viva l’Italia delle migliaia di campanili, ma uniti e solidali!
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
“La legge sull’Autonomia attua nel modo peggiore l’articolo 116 della Costituzione sui rapporti tra Stato e Regioni. Inutile il richiamo alla riforma del titolo V, le sfide del 2024 non sono più le stesse del 2001 e comunque questa riforma le affronta nel modo peggiore”.
Lo ha detto Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati, intervenendo oggi a Skytg24.
“Come anche esponenti di Forza Italia hanno sottolineato, non si definiscono preventivamente i LeP e non c’è nessuna garanzia che i servizi fondamentali siano garantiti. Non ci sono le risorse per finanziarli e nel frattempo su alcune materie in cui non sono previsti livelli minimi, si può procedere al trasferimento alle regioni con immediate conseguenze negative. C’è ora un solo modo per intervenire: i presidenti del centrodestra contrari sostengano i ricorsi presentati dai governatori del centrosinistra e il referendum. Altrimenti saremmo di fronte a un tentativo di allontanare le responsabilità quando invece senza i voti di Forza Italia questa legge non sarebbe stata approvata” ha aggiunto Braga.
“Varata tra mille forzature in commissione e in Aula, senza mai l’intervento della maggioranza, fino all’aggressione fisica nei confronti di un deputato dell’opposizione, siamo preoccupati dell’impatto immediato di questa legge su temi fondamentali della vita dei cittadini: sanità, trasporti, scuola, energia. È frutto di uno scambio – con premierato e riforma della giustizia – che fa male al paese e spezza l’unità nazionale” ha infine concluso l’on. Chiara Braga.
"Oggi era necessario essere a Piazza Vittorio, a Roma, accanto a quelle ragazze e a quei ragazzi che hanno lanciato un appello dopo la brutale aggressione neofascista contro quattro di loro della Rete degli studenti medi e di Sinistra universitaria che tornavano dalla manifestazione delle opposizioni contro l'autonomia differenziata e il premierato.
Non un fatto isolato, che sarebbe già grave di per sé, ma l'ennesimo episodio in pochi giorni dopo un'aggressione in Parlamento contro un deputato di opposizione, dopo l'inchiesta di Fanpage sui giovani di Fdi che inneggiano a Mussolini e a Hitler, dopo i candidati e gli eletti del partito della premier che evocano i forni crematori.
È un clima generale. Un clima che deve destare preoccupazione e spingerci all'unità contro i rigurgiti neofascisti e i tentativi di reprimere il dissenso. "Chi tace è complice", recitava uno striscione esposto oggi in piazza. E noi non staremo zitti né nelle strade né nelle aule parlamentari'. Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Solidarietà alle studentesse e studenti di Rete degli studenti medi Lazio e Sinistra Universitaria Sapienza, aggrediti vergognosamente ieri nel rione Monti di Roma mentre facevano ritorno dalla manifestazione a Santi Apostoli contro l’autonomia differenziata. Un’aggressione fascista da manuale. Nei pressi di Via Merulana, sono stati fermati da delle persone che hanno cominciato a prendere a calci e pugni due dei ragazzi. Uno degli studenti è stato trascinato a terra dai due aggressori, gli è stata strappata a forza una bandiera del sindacato studentesco ed è stato preso, infine, a calci mentre era ancora a terra col tentativo di sfilargli la maglietta di Spin Time Labs”. Lo afferma in una nota la deputata dem Rachele Scarpa.
“Non è – aggiunge la deputata Pd - il primo episodio di questo genere che si verifica a danno dei sindacati studenteschi. Il quartiere in cui c'è stata l'aggressione è lo stesso del circolo di estrema destra di ispirazione neofascista di “Colle Oppio” che si riunisce e organizza abitualmente attività nella sede sita nell’omonimo parco, storico spazio del Movimento Sociale Italiano e passato alle cronache anche per i legami con Gioventù Nazionale emersi nella recente inchiesta di Fanpage”.
“C’è un clima di violenza squadrista – conclude Scarpa - che si respira su tutti i livelli, dalle strade al Parlamento, che non va in alcun modo legittimato, nemmeno col silenzio. Non è normale che chi manifesta pacificamente e democraticamente debba temere per la propria sicurezza. Questi gruppi neofascisti andrebbero sciolti. Cosa dice e cosa intende fare il governo rispetto a tutto questo? Presenterò un’interrogazione parlamentare”.
“La destra sta mettendo a segno quelle riforme che la caratterizzano: uno sbilanciamento dei poteri costituzionali a svantaggio di Parlamento e Presidente della Repubblica attraverso il premierato e l’affermazione delle disparità territoriali con l’autonomia differenziata. Come Partito Democratico ci batteremo in tutte le sedi contro queste riforme, dalla piazza di ieri alle istituzioni. Contro l’autonomia differenziata, la Toscana si è già mossa a poche ora dall’approvazione della legge. Bene ha fatto Giani a proporre una iniziativa congiunta delle Regioni, così come sosterremo lo strumento del referendum, che può partire dall’iniziativa dei Consigli regionali lanciata dal Presidente dell’assemblea toscana Mazzeo. Facciamo appello a tutte le forze del centrosinistra affinché sostengano queste azioni insieme a noi”. Così il deputato dem Emiliano Fossi, segretario del Pd toscano.
“L'Italia non è in buone mani. La destra per rispondere a interessi di partito ha voluto votare di corsa due leggi dannose per l'Italia. Il premierato colpisce il ruolo del Presidente della Repubblica, l'arbitro del gioco. Lo colpisce perché con l'elezione diretta conferisce molto potere al Premier, cioè a una parte, a un giocatore, che diventa così più forte dell'arbitro. Un'anomalia assoluta. E poi l'autonomia differenziata che divide l'Italia. Siamo 60 milioni, per farcela in competizione con paesi di 1 miliardo e mezzo di persone dovremmo essere ancora più coesi. L'Italia unita, più semplice e più giusta può garantirci, nella cornice europea, un futuro migliore e permetterci di giocare un ruolo nel mondo. Venti Regioni divise no. Creeranno al contrario debolezza e ingiustizia. Questo processo di riforme è il prodotto di ricatti reciproci tra i tre partiti di maggioranza: a Forza Italia la giustizia, alla Lega lo spacca Italia e al partito di Giorgia Meloni la legge sul premierato. Nessuna visione per il futuro ma costi enormi per il Paese. La verità è che la destra vuole il superamento della Repubblica fondata nel 1948”.
Così sull’Huffington post il deputato democratico, Nicola Zingaretti.
“Alle prime ore di questa mattina, con l’approvazione dell’autonomia differenziata, si è consumato l’ennesimo scempio nei confronti del Meridione, da parte di una destra che ci ha costretti ad una ‘seduta fiume’ infliggendo uno sfregio alla democrazia e alle opposizioni. Il concetto stesso di autonomia differenziata viola innumerevoli articoli della nostra Costituzione, oltre che gli irrinunciabili principi di sussidiarietà, perequazione, solidarietà tra regioni e unità nazionale. In verità, anche se non siamo d’accordo su nessuno dei postulati che secondo la maggioranza giustificherebbero la riforma, avrebbero potuto celare meglio il loro anti-meridionalismo e tentare un approccio più corretto, anche se la riforma è praticamente da scartare per intero e, formulata in questo modo, non fa che distruggere le regioni più deboli, principalmente al Sud”. Lo dichiara in una nota la deputata dem Maria Stefania Marino.
“Il Meridione – ha concluso Marino - ha già subito abbastanza a causa delle politiche scellerate del governo Meloni. Più volte si è parlato di secessione dei ricchi, di abbandono del Mezzogiorno, di disomogeneità nei servizi già esistenti e aggravati da questa riforma. Ma questa maggioranza è sorda e non dice cosa succederà alle aree interne del Centro e del Nord, che non saranno di certo agevolate. Tuttavia, quanto da noi anticipato è evidente: questo governo ha la chiara intenzione di fregarsene delle differenze tra le regioni e del fatto che molte di esse rischiano di rimanere irrimediabilmente indietro a favore di pochissime altre”.