“Con il ddl Nordio il governo da una parte abolisce l’abuso d’ufficio che tutela i cittadini contro gli abusi di potere della pubblica amministrazione e dall’altra introduce nel decreto ‘svuota carceri’ il nuovo reato di peculato per distrazione, rendendosi conto, in zona Cesarini, che con l’abolizione dell’abuso d’ufficio vengono violati gli obblighi internazionali sottoscritti dall’Italia. L’infinita creatività del ministro Nordio, sembra violare alcuni principi sostanziali riassunti in queste domande: può essere promulgata la legge che abolisce l’abuso d’ufficio oggi approvata alla Camera dopo che la stessa è stata emendata da un decreto legge entrato in vigore il 4 luglio scorso? Una azione legislativa così confusa non creerà incertezza applicativa, oltre che grande confusione, addirittura rischiando di aggravare la posizione di chi oggi a suo dire dovrebbe festeggiare?
La verità è che l’abolizione dell’abuso d’ufficio apre una voragine nella tutela della P.A. che il governo ha dovuto in fretta e furia arginare per non incorrere in una procedura di infrazione. Altra bandierina che costerà cara agli italiani, come le quote latte di salviniana memoria o le concessioni balneari care alla ministra Santanchè”. Così la deputata dem Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Democratico.
"Proposte concrete, che meritano grande attenzione ed un seguito parlamentare. Lo faremo nei prossimi giorni con i colleghi dell'Intergruppo per trasformare le proposte in iniziativa legislativa".
Lo dichiara il deputato PD, Stefano Vaccari, Segretario di Presidenza della Camera e Presidente dell'Intergruppo parlamentare per la sensibilizzazione sui rischi del gioco d'azzardo che ha partecipato questa mattina al Convegno promosso dalla Campagna Mettiamoci in gioco e dalla Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II. Convegno che è stato chiuso dall'intervento del Cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei.
"Dal 2004 al 2023 - sottolinea Vaccari - il volume di denari veicolati per giochi e scommesse è stato di 1617 miliardi di euro. Un crescendo inquietante visto che si parte dai 25 miliardi e 600 milioni del 2004 per arrivare ai 147 miliardi del 2023. La cifra complessiva vale un 40,1% del debito pubblico che è di 2895 miliardi ed è praticamente identico al valore del Pil del 2021 che è stato di 1782 miliardi. Al volume di denari, aumentato progressivamente, non corrisponde per lo Stato un gettito erariale proporzionale visto che nelle casse del nostro Paese rimasero 7,3 miliardi nel 2004 su 25 miliardi e 11 miliardi nel 2022 a fronte di 136 miliardi veicolati. Le esigenze economiche del Paese, visti i numeri e le gravi ripercussioni sociali, quali infiltrazioni criminali e ludopatia, possono essere soddisfatte in ben altri modi dato che si registrano 100 miliardi di evasione fiscale, 200 miliardi annui di economia non osservata, risibili entrate da concessioni balneari e da extra profitti su rincari energia, 12 miliardi spesi dalla Pubblica Amministrazione per affitto immobili senza utilizzare invece quelli di proprietà. È ormai dimostrato che l'espansione del gioco legale non debella quello d'azzardo organizzato dalle organizzazioni malavitose. Legalità e illegalità spesso si confondono e cresce a dismisura la povertà indotta con il sistema dei giochi. Per questo è urgente un riordino complessivo della normativa di riferimento. Non sono bastate le novità introdotte nel passato dal Parlamento che ha recepito alcune mie proposte finalizzate a contrastare le ingerenze malavitose, serve un ulteriore scatto in avanti. Il gioco legale non può essere incoraggiato dallo Stato ma deve rappresentare solo un momento occasionale, di divertimento ludico estemporaneo. Per fare la riforma serve una volontà trasversale dei Gruppi Parlamentari e la decisione del Governo di non utilizzo prioritario dei giochi per fare cassa. Riuscirci - conclude Vaccari - significa fare una scelta di civiltà e di progresso nell'interesse più generale delle nostre comunità".
“Il governo, dopo che per l’ennesima volta il Consiglio di Stato chiede che si facciano le gare per i balneari, si assuma le proprie responsabilità e smetta la farsa portata avanti fino a qui. Prima hanno provato a far credere che si potesse uscire dall’applicazione della Bolkestein. Poi hanno allungato le coste italiane di migliaia e migliaia di chilometri per far credere (a chi?) che le coste e le spiagge non fossero una risorsa limitata e che quindi non fossero necessarie gare, al limite mettendo a bando coste e spiagge senza concessione, ovvero parchi naturali, scogli, zone protette, aree fluviali. Le coste e le spiagge italiane sono un patrimonio del Paese, sociale, ambientale ed economico, perno del turismo italiano. Ora il governo non perda altro tempo e convochi Regioni, Comuni, mondo imprenditoriale e sindacale e faccia la legge quadro per le gare, individuando criteri trasparenti e chiari”. Lo afferma in una nota il deputato dem Andrea Gnassi, della commissione Attività produttive.
“Chiamarsi Italia – conclude Gnassi - essere una penisola nel cuore del Mediterraneo e vedere un governo lasciare allo sbando tutte le coste con la stagione estiva iniziata, è un altro merito di chi non affronta le questioni, cerca qualche consenso corporativo, che per altro, per le bugie raccontate non c’è neanche più. Con il suo immobilismo il governo sta creando e creerà danni consistenti a comuni, imprese e lavoratori. Le nostre proposte le abbiamo fatte e sono sul tavolo, adesso il governo agisca“.
“Chiediamo al governo Meloni quali iniziative urgenti intenda assumere per emanare subito i necessari decreti legislativi per consentire di procedere all'emanazione dei bandi di assegnazione delle concessioni demaniali marittime, sulla base di criteri di ragionevolezza e trasparenza che tengano conto in particolare della storicità delle attività, dei livelli occupazionali assicurati, degli impegni ambientali assunti, riconoscendo un equo ed adeguato indennizzo per gli investimenti realizzati dai concessionari uscenti. Chiediamo inoltre al governo quali iniziative urgenti intenda adottare per scongiurare una procedura di infrazione con eventuali sanzioni all'Italia”. Così i deputati del Pd De Luca, Gnassi, Pagano Ubaldo, Simiani, Bakkali, Stefanazzi in un’interrogazione alla presidente Meloni e ai ministri Salvini e Fitto.
“Secondo la Commissione europea, infatti, anche i risultati del Tavolo tecnico istituito dal governo italiano per la mappatura delle spiagge non risultano idonei a dimostrare l’insussistenza della scarsità delle risorse naturali oggetto di concessioni e di conseguenza l'assenza dell'obbligo di procedure selettive. Da mesi il Partito democratico incalza il governo ad affrontare con chiarezza la questione perché finora le azioni messe in campo non hanno fornito nessuna soluzione ed hanno creato solo una situazione di grave incertezza normativa, che ricade sulle amministrazioni e penalizza fortemente gli operatori del settore, mettendo il nostro Paese al rischio di incorrere in una gravosa sanzione da parte dell’Unione europea”.
“Le sentenze del Consiglio di Stato vanno rispettate, soprattutto se certificano il completo fallimento di un governo incapace ed arrogante. Il problema è che sui balneari questa destra ha soltanto perso tempo per opportunismo elettorale finendo per penalizzare tutti. Da un lato gli imprenditori del settore non hanno certezze per programmare investimenti, dall’altro gli enti locali sono rimasti con il cerino in mano costretti a convivere con la mancanza di un quadro normativo fondato sulla certezza giuridica. A pagarne le conseguenze anche le casse dello Stato che hanno perso introiti per i ritardi sulle gare”. Lo ha dichiarato il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani.
“In questo quadro desolante e proprio mentre la stagione estiva è alle porte, gli esponenti di destra continuano ad accusare Europa e Giustizia Amministrativa, impedendo di fatto qualsiasi rilancio di un comparto fondamentale per l’economia nazionale. Come Pd, ribadiamo l’urgenza e la necessità di bandi di evidenza pubblica che tengano conto del reale valore d'impresa”, ha concluso Simiani.
“Il Governo sta giocando col fuoco sul tema delle concessioni balneari. Non può più decidere di non decidere. Alla luce dell'ennesima sentenza del Consiglio di Stato che va in direzione differente rispetto alla propaganda della destra, con una procedura d’infrazione europea in atto, Meloni la smetta con la farsa messa in piedi finora. Ci rendiamo conto che non sanno come evitare la figuraccia rispetto ad anni demagogia. Ma è ora di smetterla con la confusione perché siamo ad un punto di non ritorno. Il Governo provveda con urgenza, anche esercitando la delega legislativa disposta dalla legge per la concorrenza 2021, ad emanare norme e criteri di indirizzo chiari per consentire l’avvio delle procedure di evidenza pubblica finalizzate al rilascio dei nuovi provvedimenti concessori, rimuovendo l’incertezza giuridica e la confusione che penalizza i cittadini italiani, i tantissimi operatori di questo settore così importante da un punto di vista economico ed occupazionale, e grava oggi pericolosamente sulle amministrazioni concedenti” così il capogruppo democratico nella commissione affari europei della camera, Piero De Luca.
Su questione balneari profonda anomalia che il ministro del Turismo sia gestore del più importante lido italiano
"Condivido la preoccupazione di trovare il punto di equilibrio delle licenze nuove che vengono aperte; tuttavia è giunto il momento anche di fare un po' di programmazione: quadro delle licenze e delle macchine che ci sono, coloro che vanno in pensione, che fittano la licenza una volta in pensione e chi ancora è in servizio. E' giunto il momento che le amministrazioni territoriali, il governo e le cooperative dei taxi ed ncc si siedano intorno ad un tavolo e facciano una programmazione da qui ai prossimi dieci anni. Quante licenze servono? Come le andiamo a spalmare sugli anni? Però occorre anche fare un pò di chiarezza, cosa che non sembra faccia il ministro Salvini: se tu obblighi gli Ncc ogni corsa a dover rientrare in sede diventa molto complesso per loro. Il ministro dei Trasporti Salvini fa confusione fra chi ha le licenze che sono molto pochi e chi non le ha, oppure dobbiamo pensare che Salvini non abbia mai preso un Ncc in vita sua. In questo Paese siamo avviluppati su discussioni surreali". Lo ha detto Toni Ricciardi, vicepresidente del gruppo PD alla Camera dei Deputati, ospite di ReStart su Rai 3.
Sulla questione dei balneari Ricciardi ha detto: "Il Governo Draghi aveva avviato la mappatura della questione, ma ora il governo è in alto mare. Ci sono famiglie che hanno investito in imprese balneari e vanno tutelate. Dall'altro lato c'è un patrimonio a cui si fa fatica a metter mano, perché se vediamo chi è il gestore di uno dei lidi più importanti d'Italia, ossia il ministro del Turismo, ma chi e cosa deve disciplinare? Pippo, Pluto e Paperino! E' chiaro che c'è una enorme anomalia. Per i balneari vale lo stesso discorso del catasto: se un Paese non riesce a mappare a conoscere la proprietà fino all'ultimo centimetro che possiede è un problema".
"Tra poche settimane inizia la stagione estiva ma dal governo Meloni, sui balneari, tutto tace. Dopo 15 mesi e dopo le promesse elettorali, la destra è immobile, mentre le imprese chiedono certezze". Così il deputato dem Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente, intervenendo a margine della 25esima edizione della fiera Balnearia, in programma a Carrara.
"Gli operatori - ha concluso Simiani - hanno urgente bisogno di chiarezza per pianificare i loro investimenti, con le responsabilità scaricate oggi esclusivamente sui comuni. Ora è essenziale passare dalle parole ai fatti. Le proposte del Partito Democratico sono note da tempo: le procedure di evidenza pubblica devono riconoscere il valore aziendale delle imprese; preservare i livelli occupazionali; valorizzare le specificità acquisite; promuovere forme di gestione integrata dei beni e delle attività aziendali, nonché le competenze professionali. Noi siamo disponibili al dialogo ma la destra perde ancora tempo. Senza nuove gare si penalizzano tutti, enti locali, imprese e la finanza pubblica".
Alla Camera riunione per il riconoscimento dello status di comunità Marina
Il Gruppo parlamentare del Pd della Camera ha incontrato oggi una delegazione di sindaci di alcune importanti località balneari italiane. All'incontro erano presenti: Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in commissione Attività produttive; Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente; Andrea Gnassi, ex sindaco di Rimini e componente della commissione Attività produttive, insieme ai deputati dem Maria Stefania Marino, Andrea Rossi e Augusto Curti. Al centro del confronto, la proposta di legge per la valorizzazione delle città balneari e comunità marine promossa dai sindaci della rete ‘G20 Spiagge’. Scopo dell’iniziativa è istituire lo “status di città balneare” per quelle località turistiche che durante il periodo estivo vedono aumentare esponenzialmente il numero dei residenti con ricadute sui servizi, dalla sanità, alla viabilità, alla sicurezza e ai trasporti e individuare come ovviare a tali criticità. Il Partito Democratico ha ribadito come il turismo sia un’industria strategica del Paese e il turismo balneare un perno fondamentale. Le problematiche poste dalle città balneari vanno affrontate nel merito anche nel segno di riconoscimento di specificità e tematiche precise le quali devono essere affrontate nell’ottica delle città a vocazione turistica. Per questo motivo, il Pd verificherà norme, strumenti e risorse per dare risposte ai comuni che fanno della propria vocazione tradizione e investimento nel turismo l'asset principale del loro sviluppo, come appunto i comuni balneari. E ciò anche al fine di migliorare servizi e infrastrutture per lo sviluppo dell'attività turistiche.
Così una nota del Gruppo Pd alla Camera.
"Anche sui balneari Giorgia Meloni si comporta come se fosse sempre all'opposizione e non al governo del paese da 15 mesi. Dopo le promesse in campagna elettorale, da quasi un'anno e mezzo siamo sempre nell'incertezza e con le responsabilità scaricate tutte sui comuni. Occorre ora ripartire da proposte concrete, come ha da sempre fatto il Pd ormai da anni: le procedure di evidenza pubblica dovranno riconoscere il valore aziendale dell’impresa, salvaguardare i livelli occupazionali, valorizzare le peculiarità acquisite, promuovere le forme di gestione integrata dei beni e delle attività aziendali e le professionalità presenti sia dai concessionari sia dai gestori, oltre al ruolo sociale sul territorio. Se ancora oggi il settore ha perso competitività la colpa è soltanto di Giorgia Meloni". Così Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Bilancio della Camera.
Dichiarazione di Piero De Luca, capogruppo Pd commissione Politiche Ue
Continuando a decidere di non decidere sul tema delle concessioni balneari, il Governo conferma un atteggiamento irresponsabile che porta avanti da tempo, le cui conseguenze ricadono sull'intero Paese. Come si può pensare che i Comuni debbano assumersi la responsabilità di effettuare proroghe automatiche delle attuali concessioni balneari, in assenza di una norma di legge chiara ed in presenza di una sentenza del Consiglio di Stato che va in direzione opposta, con una procedura d’infrazione europea in atto sostenuta dalla giurisprudenza della Corte di giustizia UE? Per questo, abbiamo presentato un ordine del giorno alla legge di bilancio che invitava il Governo a provvedere con urgenza per consentire l’avvio delle procedure di evidenza pubblica finalizzate al rilascio dei nuovi provvedimenti concessori. Rigettando questa richiesta, la destra preferisce prendere in giro e danneggiare tutti, lasciando nel caos, senza alcuna certezza giuridica, gli operatori di questo settore così importante da un punto di vista economico ed occupazionale, ma anche gli amministratori locali degli enti concedenti. Un disastro totale.
“Nonostante tutti - dalla Commissione Europea alla Corte di Giustizia Europea, dal Consiglio di Stato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella - sollecitino una norma che disciplini i bandi di gara per le concessioni balneari, il governo non solo decide di non decidere. Ma l’ultima trovata, a questo punto una follia, è produrre un comunicato stampa con il consiglio dei ministri di ieri! Un comunicato stampa , non un atto normativo; una nota di 20 righe con cui Fratelli d’Italia invita i Comuni a proseguire, di fatto, tranquillamente con le proroghe. Ma credono che qualcuna creda che una nota stampa faccia giurisprudenza ? Si tratta di una lucida follia e di una cinica volontà. Lucida follia, perché senza una norma nazionale sui bandi per le concessioni e sui criteri per l’assegnazione dal primo gennaio 2024 sulle coste italiane sarà il caos. Senza una norma nazionale l’occupazione degli attuali concessionari potrebbe configurarsi come abusiva ed essere sottoposta a ricorsi e denunce, con conseguenze di ordine sia penale che economiche sia per i comuni sia per le imprese. Cinica volontà, quella del governo che, dato che le bugie e le promesse di uscire dalla Bolkestein non tengono, decide di non decidere e scaricare tutte le conseguenze su Comuni, imprese e lavoratori”. Lo dichiara il deputato del Pd, Andrea Gnassi, che ha presentato in aula un ordine del giorno per l’avvio dei bandi per le concessioni.
“Oggi con le dichiarazioni di alcuni esponenti Fdi sulle concessioni balneari, la destra conferma ancora una volta la sua totale inadeguatezza. Affidare ai Comuni la responsabilità di effettuare proroghe automatiche delle attuali concessioni, in assenza di una norma di legge chiara ed in presenza di una sentenza del Consiglio di Stato che va in direzione differente, con una procedura d’infrazione europea in atto, è folle. Il Governo la smetta con questa farsa e proceda con urgenza per consentire l’avvio delle procedure di evidenza pubblica finalizzate al rilascio dei nuovi provvedimenti concessori, rimuovendo l’incertezza giuridica e la confusione che penalizza i cittadini italiani ma soprattutto i tantissimi operatori di questo settore così importante da un punto di vista economico ed occupazionale. Oltre che gravare in modo pericoloso sulle varie amministrazioni concedenti”. Lo dichiara il depu
“Quella delle concessioni balneari sta diventando una pantomima che non trova precedenti nemmeno in un Paese con una illustre tradizione teatrale come il nostro. Dopo un anno di rinvii, tentennamenti e numeri truccati sui chilometri di costa libera, e soprattutto dopo aver esposto il Paese all'avvio della procedura d’infrazione dall’UE, questo Governo conferma la sua posizione: decidere di non decidere. La novità di oggi, annunciata da illustri esponenti di FdI, è scaricare tutta la responsabilità sui Comuni, invitati a estendere le concessioni fino alla fine del 2024 in assenza di una normativa nazionale e in aperto contrasto con quella europea. Anche sorvolando sull’assurdo paradosso per cui il legislatore possa chiedere agli enti territoriali di seguire una legge che lui stesso non si è ancora deciso a scrivere, ciò che fa più impressione è la leggerezza con cui la maggioranza riesce a ribaltare la verità. Un esempio è la ‘lettura meloniana’ della recente sentenza della Cassazione, che secondo loro ‘sconfessa il Consiglio di Stato’ e ‘riconosce l’operato di Parlamento e Governo’. Ovviamente, niente di più falso. La Cassazione è solo intervenuta su questioni formali non entrando minimamente nel merito della vicenda, rispetto alla quale rimane pienamente valida la motivazione posta dal Consiglio di Stato alla base delle sue decisioni. La domanda ora è - conclude Stefanazzi - per quanto tempo ancora continueranno a prendere in giro imprese e cittadini prima di decidere?”
Così Claudio Stefanazzi, parlamentare pugliese del Partito Democratico, componente della Commissione Finanze a Montecitorio e Vicepresidente della Commissione bicamerale per le questioni regionali.
“Un invito agli imprenditori - conclude Stefanazzi - pretendete chiarezza. Lo stile con cui questo Governo sta gestendo praticamente tutti i dossier è tirare a campare. Nel caso delle concessioni balneari il rischio è che il Governo tiri talmente a campare da aprire le porte a chi, magari la criminalità organizzata, potrà mettere sul tavolo talmente tante risorse da scippare agli imprenditori onesti le concessioni messe a gara"
“Dicono no al salario minimo, ma poi chiedono la proroga per l’intero 2024 per le concessioni ai balneari. Difendono la rendita e umiliano il lavoro. Fratelli d’Italia è diventato il partito di quelli che ce l’hanno fatta”.
Lo scrive sui social il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.