“Il ministro Giorgetti sostiene che la manovra tutela deboli e vulnerabili. Ma quando toglie a chi prende 1.500 euro netti di pensione sta togliendo ai più forti? Quando allarga l’uso del contante a 5mila euro serve per chi guadagna mille euro al mese? Quando toglie il reddito di cittadinanza da settembre lo fa per riequilibrare le disuguaglianze o a favore dei vulnerabili? Quando elimina il credito d’imposta al Sud lo fa per aiutare la crescita della parte più debole del Paese? Quando taglia i fondi per la sanità pubblica lo fa per chi dovrà attendere mesi per una visita specialistica non potendo permettersene una privata? Ministro Giorgetti, parlano i fatti e con questa manovra di bilancio si colpiscono ancor di più deboli e vulnerabili e anche quelle fasce medie che avevate annunciato di voler aiutare”.
Così il deputato del Pd della commissione Bilancio della Camera, Silvio Lai.
“Occorre reintrodurre il credito d’imposta per le imprese del Mezzogiorno. Parliamo di una misura che ha avuto fino ad oggi un effetto moltiplicatore altissimo degli investimenti. Per ogni euro speso dallo Stato, infatti, si producono investimenti che valgono circa tre euro. Un intervento che non serve solo a dare una mano alle imprese del Sud, ma consente una ricaduta virtuosa anche per il tessuto economico del Nord che realizza macchinari per il Mezzogiorno. Non inserirlo in Legge di bilancio è stata una scelta sbagliata e miope. Il governo riconosca subito questo errore e lo corregga in fase di approvazione della manovra. Il Partito Democratico presenterà emendamenti ad hoc per sanare questa grave stortura”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano.
“Le audizioni dei sindacati e di Confindustria confermano le nostre preoccupazioni e critiche. Questa Legge di bilancio è senza visione, è iniqua e non affronta la crisi economica con misure anticicliche. Il taglio del cuneo fiscale previsto è di una dimensione assolutamente impercettibile. In parallelo ci sono misure che aumentano le diseguaglianze sociali e che hanno chiari effetti elusivi sul fronte della contribuzione. Il colpo di spugna in alcune tipologie delle cartelle esattoriali, dal costo di un miliardo e cento milioni di euro per l’erario, e l’aumento della aliquota della ftat tax da 65mila a 80mila euro, che ne sottrae ulteriori 900 milioni di euro, toglie dalle casse dello Stato ben due miliardi che invece avrebbero potuto abbassare di un punto percentuale il costo del lavoro, permettendo cioè buste paga più pesanti per le lavoratrici e i lavoratori. Una miopia che non è frutto di un destino cinico e baro, ma che disvela a tutto tondo la matrice di destra di questa maggioranza e del suo governo”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano.
“Nel giorno in cui il Censis lancia l'allarme sull'aumento del tasso di povertà tra i lavoratori dipendenti, le audizioni svolte alla Camera dai sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl e dal presidente di Confindustria Bonomi, confermano come nella manovra sia contenuto un attacco di fatto al lavoro subordinato. Tutte le sigle sindacali ritengono inadeguato il taglio del cuneo fiscale previsto, il quale resta di fatto uguale alla misura prevista dal precedente governo, mentre vi è uno sproporzionato aiuto al lavoro autonomo e non per quella fascia di partite Iva che più ne avrebbe bisogno. Come infatti afferma il presidente di Confindustria i beneficiari dell'estensione della Flat tax sono una pletora di circa il 13% dei contribuenti autonomi, che rappresentano lo 0,1% dei contribuenti Irpef totali, e riceveranno un abbattimento della tassazione di circa il 50% con un costo per le casse dello Stato di 900 milioni di euro. In un Paese in cui, ricorda sempre Bonomi, già adesso un autonomo con circa 50mila euro di reddito già paga un terzo di tasse in meno di un dipendente con lo stesso reddito. Si capisce quindi come questa legge di bilancio non faccia nulla a favore del lavoro subordinato, ma apra un divario inaccettabile che va contro i dettati costituzionali di una tassazione che deve esser giusta e progressiva”.
Così il deputato dem della commissione Bilancio della Camera, Claudio Mancini.
“La montagna che partorisce il topolino. L’analisi della Legge di bilancio, giorno dopo giorno, consolida sempre più questa sensazione. Un esempio tra molti, il Fondo per i Piccoli Comuni ‘a vocazione turistica’ con meno di 5mila abitanti (art. 105): una dotazione di 10 milioni di euro per il 2023 (12 M€ sia per il 2023 che per il 2024). Secondo la Classificazione Istat, la platea di potenziali beneficiari del sostegno somma ben 4mila comuni. Pertanto, il contributo medio teorico spettante a ciascuno, ammonterebbe ad appena 2.500 euro. Con questa cifra gli Enti dovrebbero attuare ‘interventi innovativi di accessibilità, mobilità, rigenerazione urbana e sostenibilità ambientale’. E' chiaro che, attraverso la tagliola dei bandi, il Ministero sarà costretto a discriminare un numero enorme di progetti, nel vano tentativo di rendere minimamente credibile la misura. I Piccoli Comuni rappresentano un patrimonio formidabile, dal punto di vista dello sviluppo turistico. Per poterlo capitalizzare, tuttavia, c'è bisogno di risorse e non di proclami”.
“Per aumentare il personale di diretta collaborazione del Ministro Valditara, la maggioranza taglia le risorse del fondo buona scuola: tolgono risorse all’attività didattica e l’offerta formativa. Davvero una scelta inaudita. Già nella legge di bilancio non sono previsti investimenti aggiuntivi ma è stabilito un taglio di 700 scuole in due anni; adesso con questa operazione gravissima tolgono ulteriori fondi per aumentare gli staff. Il Ministro Valditara dovrebbe chiarire, dichiarare meno e fare di più per la scuola. Quello che si chiede ad un Ministro dell’Istruzione”. Lo scrive in una nota Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Scuola di Montecitorio.
“In violazione delle norme di contabilità pubblica, che impediscono di inserire nella Legge di bilancio norme che non hanno effetti finanziari e in particolare norme che definiscono procedure o hanno carattere organizzativo, il presidente della commissione Bilancio della Camera non ha accolto la nostra proposta di stralcio dell'articolo 143 della Legge di bilancio. Una norma che stabilisce una procedura per arrivare alla determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni, che esclude totalmente il Parlamento. Un argomento di grande rilevanza che deve essere trattato adeguatamente, non inserito in violazione alle norme, in una Legge di bilancio che dovrà essere votata in tempi estremamente ridotti, senza possibilità di alcun confronto di merito. Una prova di forza inutile per un tema di estrema delicatezza per il nostro Paese”.
Così il capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano.
“Accelerare la messa in sicurezza del territorio, procedere con una legge contro il consumo di suolo e approvare al più presto il piano nazionale di adattamento climatico. Ma soprattutto utilizzare la prossima Legge di bilancio per destinare tutte le risorse a disposizione del Parlamento a rafforzare la prevenzione del dissesto idrogeologico, ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici e dedicare cura al territorio, evitando di disperderle in opere inutili e dannose. Incalzeremo il governo perché il tema del clima, della difesa del territorio, della manutenzione diventi una priorità per evitare altre tragedie come quella di Casamicciola. Ma soprattutto metteremo in campo ogni azione per scongiurare nuovi condoni edilizi. Preoccupano infatti le parole e le ambiguità del ministro perché non esiste un ‘abusivismo leggero’. Preoccupa perché le forze politiche che sostengono l’attuale governo sono state protagoniste in passato di condoni gravissimi, che precedono quello del 2018 che estese proprio a Ischia le norme del condono più permissivo di sempre. Chiediamo di garantire ai sindaci e ai prefetti strumenti e risorse per attuare i piani di salvaguardia e abbattere ciò che non poteva e non doveva essere costruito, per sbloccare le procedure di esproprio e per mettere davvero in sicurezza un territorio fragile come il nostro”.
Cosi la deputata del Pd, Chiara Braga, intervenendo a nome del Gruppo durante l’informativa del ministro Musumeci sulla tragedia di Ischia.
“Dopo l'audizione del ministro Valditara siamo ancora più preoccupati di quanto già non lo fossimo. Lo show degli ultimi giorni non è servito solo a illustrare l'idea di una scuola in cui il merito è una parola vuota e dove si deve mortificare e umiliare lo studente che sbaglia, ma anche a coprire il vuoto di idee che abbiamo registrato oggi nel corso dell'intervento del ministro. La verità è che non è stata data nessuna risposta concreta sul tema del precariato dei docenti, sul potenziamento del sistema integrato 0/6, sugli strumenti di prevenzione del disagio e del bullismo, sull'edilizia e la dispersione scolastica. Del resto, non sono previsti investimenti significativi nella legge di bilancio, non ci sono ulteriori risorse rispetto a quelle previste dal Pnrr, le risorse per il nuovo contratto sono insufficienti e, soprattutto, non è stata pronunciata una parola sulla volontà, contenuta nella legge di bilancio, di ridurre nel corso dei prossimi dieci del 10% il numero delle scuole italiane. E’ del tutto evidente, infatti, che la norma prevista dalla manovra porterà a un accorpamento degli istituti. Il rigore, la disciplina e il classismo della scuola descritta da Valditara a mezzo stampa servono solo a nascondere il tentativo di ridimensionare gli investimenti sull'istruzione che si farà nei prossimi anni, già a partire dalla prossima Legge di bilancio”.
Così la capogruppo dem in VII commissione e responsabile Scuola del Pd, Irene Manzi.
“Nell’ultima versione della legge di bilancio licenziata dal Governo apprendiamo che ben 400 milioni di euro sono stati stanziati per il dibattito parlamentare. Oggi, davanti ai grandi disastri che con una frequenza ormai preoccupante mettono in ginocchio intere comunità, è doveroso chiedersi se non sia più giusto investire queste risorse nella prevenzione del rischio idrogeologico. Ciò che è avvenuto a Ischia è solo l’ultimo degli eventi calamitosi per cui piangiamo vittime e danni gravissimi al territorio. Nel nostro Paese in quasi il 95% dei comuni c’è il rischio reale di dissesto idrogeologico. Ben 21,8 milioni di persone, cioè un italiano su tre, vivono in zone ad alto rischio. Negli ultimi 40 i disastri naturali in Italia sono aumentati in maniera spropositata. Lo sanno bene le popolazioni terremotate dell’Abruzzo e del Centro Italia, delle Marche e del Sud.”
Lo dichiara Ubaldo Pagano, Capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio a Montecitorio.
“Allora il Partito Democratico vuole fare una proposta al Governo Meloni. Vista anche la necessità di accorciare i tempi dell’esame della manovra, togliamo tutti i 400 milioni dalla disponibilità del Parlamento per devolverli interamente alla cura dei territori più a rischio, alla prevenzione e alla ricostruzione delle aree colpite. È una proposta di buon senso che speriamo tutti possa essere accolta senza tentennamenti”.
Dichiarazione di Virginio Merola, capogruppo Pd in Commissione Finanze della Camera
“Il Partito democratico darà parere contrario al decreto n.173 in materia di riordino delle attribuzioni dei ministeri”. Lo dichiara Virginio Merola, capogruppo del Pd in Commissione Finanze della Camera, che aggiunge: “siamo contrari perchè le nuove denominazioni corrispondono a una visione d’insieme che riteniamo infondata e preoccupante. Noi pensiamo che lo sviluppo debba essere sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Togliere quindi le parole “sostenibile” e “transizione ecologica” e togliere la parola “istruzione” ma aggiungere “merito” a una scuola che dovrebbe essere fattore principale di eguaglianza e inclusione, è conseguenza di una visione che, con la legge di bilancio a breve in discussione, si tradurrà in azioni concrete con tagli alla sanità, mancati investimenti nella scuola, al reddito di poveri e pensionati. Resta il ministero del Mare almeno a farci sorridere: senza Guardia costiera, ma con le concessioni balneari e un pedalò per la vastità delle onde.”
“La miope stretta del governo che colpisce le donne è resa facilmente evidente dai numeri provocati dalle modifiche contenute nella legge bilancio a Opzione Donna. Si riduce in modo drammatico lo stanziamento delle risorse destinate a questa riforma: da 110 milioni a poco più di 20; si restringe quindi il numero delle possibili beneficiarie: solo 2.900 a fronte di 17mila potenziali richiedenti. Questo il frutto della drastica riduzione dei profili riservati a questa opzione: non si andrà più in pensione con opzione donna a 58 anni, ma a 60 anni di età, abbassata di due anni solo se si hanno 2 figli e si è contemporaneamente caregiver o invalidi al 75 per cento o se si è stati licenziati! Un passo indietro a cui ci opporremo con forza sia in Parlamento che nella società a fianco delle donne e delle forze sociali e sindacali con le quali condividiamo questa battaglia”. Lo dichiara la capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani.
Dichiarazione di Claudio Michele Stefanazzi, deputato Pd
“Il Governo dovrebbe procedere, senza ulteriori indugi, alla ratifica della riforma del Trattato istitutivo del MES, presentando il relativo disegno di legge in tempi brevi, anche in modo da consentire l’avvio delle nuove funzioni e contribuire al rafforzamento del sistema finanziario dell’Eurozona.” E’ quanto ha dichiarato in aula il deputato del Pd Claudio Michele Stefanazzi, intervenendo sulle mozioni concernenti la ratifica della riforma del Trattato del Mef. Per Stefanazzi, “il progetto di riforma del MES ampliando i compiti del MES stesso, trasformandolo nel backstop del fondo unico di risoluzione bancaria, contribuisce al raggiungimento del secondo pilastro dell’Unione Bancaria, consentendo un intervento nell’ambito delle crisi bancarie, sulla scia di quanto il nostro paese chiede da tempo.” “Si tratta dunque, ha proseguito Stefanazzi- di una vera e propria mutualizzazione dei rischi che, sotto il profilo della solidarietà europea, è un ottimo segnale, ed è un ulteriore viatico verso il progetto dell’Unione bancaria, fino all’obiettivo di creare anche dei meccanismi di mutualizzazione delle perdite.” Per il parlamentare Dem infine, “e’ opportuno completare l’attuale negoziato di modifica del MES, inteso quale passo indispensabile per l’ulteriore trasformazione di tale organismo in un vero e proprio Fondo Monetario Europeo, all’interno del quadro giuridico di diritto dell’Unione, coordinato con le politiche di bilancio europee” . In conclusione, Stefanazzi osserva che “ esiste un enorme spazio di intermediazione del debito in capo all’Unione. Porre in un unico contenitore quota parte delle entrate fiscali nazionali e quota parte dei debiti dei paesi membri, protetti dalla potenza di fuoco dell’Ue, può aumentare il potenziale di finanziamento dell’intera Unione europea. Questo consentirebbe – per Stefanazzi- di ridurre il costo di finanziamento per l’intera Unione europea, sostenendo al contempo la Bce nelle operazioni nei mercati del debito, ponendo le basi per una programmazione e uno sviluppo in settori strategici”.
Tweet on. Andrea Casu, segretario del Pd romano e dell’ufficio di presidenza del gruppo alla Camera
Grazie alla battaglia del Sindaco Gualtieri il Governo corregge il tiro e inserisce nella legge di Bilancio le risorse necessarie per il completamento della #MetroC opera strategica fondamentale per #Roma e per l'Italia. Una buona notizia per la Capitale e per tutto il Paese.
“È necessario valorizzare e difendere il pluralismo dell'informazione, a partire dal lavoro dei giornalisti che sono costantemente sotto attacco nell'esercizio di un diritto sacrosanto che è quello della libertà di stampa. Un diritto che non può essere messo a tacere o in discussione, perché rappresenta un indice importante della qualità democratica del Paese. Nel frattempo, va tutelato con maggiore forza il lavoro giornalistico con ulteriori misure per la stabilizzazione e le garanzie del lavoro, in linea con le risorse stanziate dal governo Draghi e, in particolare, dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Serve promuovere una legge quadro relativa al settore editoriale che tenga conto anche delle esigenze di un comparto profondamente trasformato dopo i due anni post Covid; pensiamo, ad esempio, all’informazione digitale. Ed è necessario tutelare e valorizzare le edicole come presidi di comunità, attraverso la stabilizzazione di misure già adottate in questi ultimi anni. Infine, dobbiamo ulteriormente promuovere la lettura dei quotidiani a scuola, ci sono già misure che vanno in questa direzione e che sono state introdotte dalla Legge di bilancio 2020, ma vanno adottati ulteriori interventi per stimolare la lettura critica e formata dei quotidiani da parte degli studenti”.
Così la capogruppo del Pd in VII Commissione, Irene Manzi, nel corso delle audizioni del sottosegretario all'editoria, Alberto Barachini.