Da manovra nessun investimento in cybersicurezza
"Nordio scopre l’acqua calda. Dicendo che servono interventi per proteggere i dati dei cittadini, conferma solo ciò che sappiamo già e cioè che il governo non ha fatto e non sta facendo nulla per tutelare i dati sensibili delle istituzioni e delle persone”. Così dichiara Federico Gianassi, capogruppo democratico in Commissione Giustizia della Camera, che evidenzia: "la manovra di bilancio, arrivata alla Camera, parla chiaro: non ci sono investimenti aggiuntivi per la cybersicurezza. Ma quanto accaduto al Viminale non può passare sotto silenzio. Nordio non è un passante, spieghi se ha delle ricette concrete, nel caso dica chiaramente in cosa consistono e soprattutto spieghi perché non ci sono investimenti da parte del governo di cui fa parte”.
“Mentre il ministro Urso ancora una volta si avventura in intemerate contro ‘paraocchi e ideologia’ dell’opposizione, come ha fatto oggi al forum Automotive, sotto i suoi occhi Giorgetti azzera di fatto il fondo automotive previsto dal governo Draghi ed ereditato da Urso” Così in una nota il capogruppo democratico nella commissione attività produttive della Camera, Vinicio Peluffo, che sottolinea come con la legge di bilancio il fondo automotive passi da uno stanziamento iniziale di 5,8 miliardi di euro, tra il 2025 e il 2030, a 1,2 miliardi di euro complessivi: “un taglio dell’80% che colpisce duramente il settore, che per affrontare le sfide estremamente impegnative della transizione ecologica e digitale e della crescente competizione globale ha invece bisogno di rilevanti politiche di sostegno”. “L’unico ad avere i paraocchi – attacca Peluffo - è il ministro Urso che neanche si è accorto di essere stato commissariato nei fatti da Giorgetti. Urso dimostra ancora una volta di non essere all'altezza: non ha più agibilità politica e dovrebbe dimettersi”.
"Il crollo del muro alla ex Sitoco di Orbetello non ha avuto per fortuna conseguenze gravi ma rilancia l'urgente necessità di risolvere l'impasse legato alla bonifica dell'area, bloccata per mancanza di finanziamenti”. Lo dichiara il deputato dem Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente, in merito alle conseguenze delle piogge torrenziali che si sono abbattute in provincia di Grosseto.
“Occorrono subito - ha concluso Simiani - 30 milioni di euro per completare i lavori previsti da un accordo di programma stipulato tra ministero dell’Ambiente, Regione Toscana ed enti locali. Nella prossima Legge di Bilancio presenterò nuovamente l'emendamento per ripristinare queste risorse, spero che dopo due anni questa sia la volta buona. La riqualificazione dell'area è fondamentale non solo per la sicurezza pubblica ma per valorizzare pienamente una zona di pregio e valenza ambientale che può avere significative ricadute anche dal punto di vista economico ed occupazionale.
"La decisione del Governo Meloni di scaricare sulle spalle degli enti locali il peso preponderante del piano di rientro dal debito è scellerata. Le scelte operate con la legge di bilancio, con i forti contenimenti alla spesa, metteranno in primo luogo in ginocchio i servizi dei comuni italiani". Lo afferma la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase.
"Parliamo di tagli della spesa corrente pari a quasi cinque miliardi in quattro anni per le Regioni e a quasi 1,5 miliardi per gli enti locali" evidenzia Di Biase.
"Tradotto significa riduzione di servizi alle famiglie e all'infanzia, del trasporto locale, di scuole. I comuni rischiano una paralisi amministrativa senza precedenti, bisogna fermarsi per non compromettere la situazione" conclude la deputata Pd.
“È preoccupante che il Ministro Giuli non si sia presentato alla riunione di oggi con le organizzazioni sindacali, che chiedevano chiarimenti sulle linee del Ministero e sugli effetti dei tagli di bilancio. Questo incontro avrebbe potuto portare risposte concrete su decisioni che incideranno direttamente su lavoratori e servizi pubblici. L’assenza del Ministro, che ha disertato incontro, aumenta incertezza e disorientamento, e il commissariamento politico imposto dal suo partito sembra limitarne l’autonomia e la possibilità di azione. Chiediamo quindi al Ministro Giuli di chiarire con urgenza la sua posizione, venire in parlamento e stabilire un incontro a breve con le organizzazioni sindacali“ così i componenti democratici della commissione Cultura della Camera.
“Leggo che il sottosegretario Claudio Durigon sostiene che nei fatti sulle pensioni in legge di bilancio non c’è la mano della Lega. E che si augura di poterla migliorare in Parlamento soprattutto sulla flessibilità in uscita. Non ho dubbi sulla sua buona fede, ma mi domando allora chi l’abbia scritta davvero la manovra, visto che il ministro dell’Economia è Giorgetti, esponente di primissimo piano della Lega. Siccome non credo sia un gioco delle parti, auspichiamo che la Lega dia un segnale positivo agli emendamenti che il Pd presenterà per intervenire in senso migliorativo sull’ape sociale, su opzione donna, sull’indicizzazione delle pensioni, sull’allungamento su base volontaria dell’età pensionabile nel pubblico impiego, sullo scandalo dell’aumento di 3 centesimi al giorno delle pensioni minime. Le nostre proposte sono aperte al confronto con tutti, Lega compresa. Basta che si faccia sul serio”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Dispiace dover smentire il presidente dell’ANCI Pella, ma quando si continua a fare propaganda politica, anche rivestendo una carica istituzionale, poi è facile essere smentiti dai numeri. La verità, infatti, è che il governo Meloni in questa manovra taglia pesantemente le risorse agli enti locali. Dovevano chiedere sacrifici alle banche, e invece colpiscono ancora una volta sindaci, città metropolitane e presidenti di Regione. Il presidente Pella può dire quello che vuole, ma la realtà è che la stangata per gli enti locali vale oltre 4 miliardi di euro nel triennio, con 570 milioni già nel prossimo anno, di cui 140 a carico di Comuni e province. Se per il presidente dell’ANCI questo è un risultato positivo, noi crediamo che sia solo l’ennesima dimostrazione di un governo che non sa tutelare i territori e i loro cittadini, scegliendo di tagliare servizi e senza garantire le giuste risorse alla sanità e ai trasporti, penalizzando in questo modo le persone più fragili”.
Così Silvia Roggiani, deputata pd in Commissione Bilancio.
“Questo governo si dimostra nemico del Mezzogiorno d’Italia. Tagli per 3 miliardi di euro quest’anno e 4 miliardi il prossimo anno a cui si aggiungono i tagli per tutti gli enti territoriali nazionali. Insomma una tragedia che rischia di mettere la pietra tombale sul riscatto del Sud d’Italia”. Lo dichiara Ubaldo Pagano capogruppo Pd in commissione Bilancio di Montecitorio.
“Le risorse per la Zes Unica, già ridicole nel 2024, si riducono di 200 milioni per l’anno prossimo e del finanziamento dei Livelli essenziali delle prestazioni, dopo tutte le rassicurazioni di Calderoli, non c’è nemmeno una minima traccia”, aggiunge il dem.
“Con questa manovra il governo Meloni sacrifica il sud d’Italia e le aree interne. Dopo l’autonomia differenziata, la distruzione delle Zes e la cancellazione della decontribuzione Sud, con questa legge di bilancio dà il colpo di grazia al Mezzogiorno. Le risorse per la ZES unica si dimezzano, passando da 3,2 miliardi del 2024 agli 1,6 previsti per il 2025. I bonus per l’occupazione e il fondo che viene istituito per sostituire la decontribuzione e il credito di imposta in beni strumentali valgono meno della metà rispetto alle misure in vigore gli anni precedenti. In sostanza, si continuano a drenare risorse pubbliche destinate alle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno, togliendo 3 miliardi l’anno prossimo e 4 nel 2026. Un taglio che pesa ancor di più se si pensa agli oltre 13 miliardi di euro che il Governo sta chiedendo a Regioni ed enti locali di tutta Italia per mettere a posto i conti. Insomma, un disastro su tutta la linea che cancella ogni speranza di coesione e convergenza delle aree in ritardo di sviluppo.”
Lo dichiara Claudio Stefanazzi deputato Pd componente della commissione finanze di Montecitorio.
"I comuni hanno già subìto un ingente taglio di spesa con l'ultima legge di bilancio che ha sottratto ai loro bilanci ben 250 milioni annui dal 2024-2028, con criteri di ripartizione che hanno penalizzato le amministrazioni che hanno progettato le opere e speso le risorse del PNRR. Ma con questa manovra il massacro prodotto ai loro danni dal governo Meloni tocca vette inimmaginabili: la legge di bilancio di cui si avvia l’esame in Parlamento è, infatti, costruita soprattutto sui sacrifici chiesti agli enti locali che si scaricheranno inevitabilmente sui cittadini.
Il concorso degli enti territoriali al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, cioè il contributo richiesto alle regioni, alle province e ai comuni vale 4 miliardi in tre anni, con 570 milioni per il 2025, di cui 140 milioni saranno a carico di Comuni Province e Città Metropolitane, che aumenteranno a 290 milioni dal 2026 al 2028 e a 490 milioni nel 2029. A questo salasso si aggiunge il blocco sul turnover al 75% delle assunzioni che si trasformerà in un pesante indebolimento delle pubbliche amministrazioni sul fronte dell’efficienza e dell’innovazione. Un’enormità. Il rischio è dover tagliare ulteriormente i servizi pubblici essenziali ai cittadini e non possiamo permetterlo”. Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione bicamerale questioni regionali.
“Questa manovra sacrifica soprattutto la parte più fragile dell’Italia, il sud e le aree interne. Sindaci chiamati a sacrifici inenarrabili. Le risorse per la Zes Unica, già ridicole nel 2024, si riducono di 200 milioni per l’anno prossimo. Con la legge Calderoli sull’autonomia e ora con questa legge di bilancio il governo MELONI mette in ginocchio il paese. Nessuna misura convincente a sostegno delle politiche per il mezzogiorno, nessuna misura reale di contrasto alla poverta' e nessuna misura nonostante la direttiva europea casa green che consenta l’ammodernamento del patrimonio edilizio che al sud, ed in particolare in Sicilia, è fatiscente e lontano da ogni minimo requisito sulle moderne normative antisismiche.
Dopo la cancellazione delle zes, la figuraccia sul credito d'imposta alle imprese, il mancato finanziamento del fondo insularità, i tagli al fondo di perequazione, il governo continua in una azione politica contro il mezzogiorno di tutta evidenza”.
Lo dichiara Anthony Barbagallo, deputato e segretario regionale del PD Siciliano.
“La legge di bilancio che il governo ha presentato non prevede alcuna politica per gli investimenti e per la salvaguardia della manifattura ma si continua con mancette e bonus. Oggi il centro dell'iniziativa politica del Pd è quello di un investimento serio sull'occupazione di qualità e sulla protezione dell'industria nazionale. Chiediamo a Meloni di abbandonare il finto patriottismo e di occuparsi di questioni serie”. Lo dice il capogruppo Pd in Commissione Lavoro, Arturo Scotto da Piazza SS. Apostoli a Roma dove è in corso la manifestazione nazionale dei lavoratori della filiera non metalmeccanica dell'automotive.
"Da qualche giorno la presidente Meloni sta dando i numeri sulla sanità". Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein ospite del programma "Dritto e rovescio" su Rete 4 a proposito della legge di Bilancio. "Proprio usando il suo metro - ha proseguito - noi abbiamo messo in fila i numeri e messi in questa tabella (che ha mostrato al pubblico ndr). Meloni dice abbiamo aumentato i fondi ed è vero in termini assoluti; ma lo potrebbe dire qualsiasi presidente del Consiglio italiano, perché in termini assoluti è normale che aumentino sempre: c'è l'inflazione, c'è la crescita del Pil. Il problema è che è normale che si calcoli la spesa sanitaria sul Pil: si fa così in tutto il mondo, e quelli che piangono sono gli italiani. Se guarda la spesa sul Pil è scesa e con Giorgia Meloni è scesa ai minimi storici degli ultimi 15 anni". "Sa chi se ne rende conto? - ha aggiunto Schlein - I 4 milioni di italiani che hanno rinunciato a curarsi e quegli altri italiani che per curarsi, non trovando le risposte nel pubblico devono andare dal privato, perché devi aspettare un anno e mezzo per una gastroscopia o una mammografia". "Ma non è una sciatteria; è un disegno. La destra abbia il coraggio di dire agli italiani che chi ha i soldi da solo salta la fila e va a curarsi dal privato; ma chi i soldi non li ha sta rinunciando a curarsi. Ieri c'è stata la proclamazione dello sciopero dei medici e noi saremo con loro, perché nel pubblico è diventato impossibile lavorare, con turni massacranti".
“La manovra di bilancio è finalmente bollinata e tutte le bugie raccontate da esponenti del Governo sono emerse, dalla sanità alle pensioni” dichiara Chiara Gribaudo, vicepresidente del PD.
“L’aumento di tre euro al mese alle pensioni annunciato tra le righe piccole della manovra è uno schiaffo a quei milioni di cittadini che vivono con pensioni misere come documentato oggi dall’Osservatorio pensionistico dell’INPS. Il quadro oggi è molto grave soprattutto per le donne la cui pensione da sempre è la fotografia di una carriera lavorativa frastagliata, povera e precaria” continua la deputata democratica.
“I dati presentati oggi, in continuità con i precedenti - ragiona ancora Gribaudo - ci interrogano anche sulle pensioni future perché una carriera di precarietà strutturale come quella che è stata riservata a milioni di giovani non potrà che portare a risultati anche peggiori.”
“Occorre agire e occorre farlo presto su pensioni basse senza ricorrere a vere e proprie elemosine. Ma soprattutto, essendo le pensioni strettamente collegate alla attività lavorativa delle donne e degli uomini dobbiamo creare le condizioni per lavoro e salari giusti, con il salario minimo, con la creazione di posti lavoro e infine abolendo i contratti più precari anziché peggiorare la situazione come ha fatto il Governo in questi anni, da ultimo con il collegato lavoro” conclude l’onorevole Gribaudo.
“Da Mollicone a Fazzolari, Fratelli d’Italia tenta di nascondere la verità, ma i fatti parlano chiaro: il neo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, è stato commissariato dal partito” così in una nota la capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi. “Stiamo assistendo a goffi tentativi di dipingere la situazione come un normale passaggio politico – aggiunge Manzi – ma è evidente la mancanza di fiducia e la volontà di scaricare il ministro. Ma il vero dramma sono i tagli feroci contenuti nella manovra di bilancio che colpiscono duramente tutti i settori culturali nel silenzio assordante del neo ministro che non ha alcuna agibilità politica e che continua a scappare dal parlamento”.