Serracchiani, Dem presenteranno emendamento soppressivo a norma Costa su accessi banche dati
“L’emendamento Costa che è stato approvato con il parere positivo del governo è un grimaldello per controllare dal buco della serratura le indagini delle procure” così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani, ai microfoni di Radio radicale commenta la norma approvata nell’ambito della discussione in commissione giustizia alla Camera del ddl cybersicurezza. “La necessità di un provvedimento sulla cyber sicurezza – aggiunge la democratica - non giustifica interventi di controllo degli ispettori del ministero sugli accessi alle banche dati presso gli uffici giudiziari. Siamo di fronte all’ennesimo intervento teso a minare l’indipendenza della magistratura. Il controllo degli ispettori del ministero così previsto sugli accessi alle banche dati da parte degli organi giudiziari, va oltre il limite del rispetto e della leale collaborazione tra le istituzioni ”.
“Il Partito Democratico vuole contribuire a rafforzare la cybersicurezza nazionale ma il ddl presentato dal governo è una scatola vuota, senza fondi e senza finanziamenti, che richiede alle amministrazioni e alle aziende di fare tutto da sole. Il risultato finale è che nessuno farà nulla”. Lo dichiara Matteo Mauri vicepresidente della commissione Affari Costituzionali alla Camera intervistato da CyberSicurityItalia.
“Se il ddl cybersicurezza deve essere approvato senza coperture – ha aggiunto Mauri - il governo deve spiegare anche come si possano pagare le figure professionali dei referenti di CyberSicurity senza poterle prendere fuori l'Amministrazione attingendo al mercato. Il ddl non finanzia la necessaria formazione continua del personale addetto alla cybersicurezza”.
“Oggi è il giorno in cui questo Parlamento si dividerà tra chi come noi vuole difendere l’unità e la coesione del nostro Paese e chi non vuole farlo. Oggi approda in quest'Aula il peggior disegno di legge di questa legislatura che aumenta le diseguaglianze che nel nostro Paese hanno raggiunto livelli non più accettabili. Questo ddl non conviene al Nord e non conviene al Sud. Finora nessuno ci ha spiegato come si possa solo pensare di far competere il nostro Paese nel mondo con venti politiche energetiche differenti mettendo a rischio la sicurezza energetica del Paese, per non parlare di quello che accadrà al nostro sistema sanitario nazionale”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato dem Marco Sarracino, responsabile nazionale Pd per il Sud e la coesione territoriale, durante la discussione generale sul ddl per l’attuazione dell’autonomia differenziata.
“È gravissimo - ha concluso Sarracino - quello che state per fare alla scuola pubblica, da domani noi rischieremmo di avere programmi differenziati, concorsi differenziati tra Regione e Regione, ma soprattutto avremo gli insegnanti del Sud pagati meno del loro colleghi del Nord o delle città metropolitane. Il tema non è determinare i livelli essenziali delle prestazioni, il tema è garantirli. Oggi i patrioti distruggono la Patria, dove sono i parlamentari del Sud eletti dalla destra, non sentono la responsabilità di votare un provvedimento che condanna il Mezzogiorno ad una condizione di irreversibilità economica e sociale? Qui qualcuno non vuole l'autonomia, qui qualcuno ha voglia di secessione. Noi del Pd vi ricorderemo per sempre che l’Italia è una e indivisibile e resterà tale nonostante voi, fatevene una ragione”.
“Ieri con tutta fretta il Ministro Ciriani ha convocato una capigruppo per calendarizzare il passaggio in Aula del ddl sulla cybersicurezza facendoci pensare a ragioni di sicurezza nazionale. Oggi ci viene comunicato che il Governo rinuncia alla procedura d’urgenza. A questo punto ci chiediamo se il Governo ha un’idea chiara su questo argomento, cosa che chiedo da cittadina prima ancora che da presidente del mio gruppo parlamentare. Non stiamo parlando di una delle tante leggi di dubbia utilità che la maggioranza chiede di esaminare in Aula: riguarda una questione d’interesse nazionale. E’ preoccupante la confusione con cui il Governo si sta rapportando a un tema cosi delicato”.
Lo ha detto Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera, intervenendo in aula a fine seduta.
“Le dichiarazioni dei ministri Nordio e Crosetto sull’istituzione di una commissione d’inchiesta con poteri inquirenti sul caso dossieraggio sono la conferma che il governo non sta facendo nulla davanti a questo enorme scandalo” così la responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, che sottolinea la necessità di “impegnare risorse e competenze qualificate per superare le fragilità dei sistemi informatici della giustizia, audire immediatamente i capi della dna, della guardia di finanza e dell’agenzia della cybersecurity per avere suggerimenti su azioni concrete, chiedere al parlamento di approvare in fretta il ddl sulla sicurezza cibernetica, mettere a disposizione della procura di Perugia uomini e risorse per affrontare il carico di lavoro. È molto grave che il governo stia solo a guardare e che ancora non abbia mosso un dito”.
Non affrontano vero tema che riguarda uso distorto e dittatura delle automobili nella rete stradale
“Noi abbiamo affrontato la discussione sul codice della strada con la speranza e l’obiettivo di arrivare ad un risultato che affrontasse il tema del governo e dell’uso delle reti stradali con una filosofia di fondo, ossia la possibilità di incidere su cambiamenti sostanziali che sono avvenuti nel tempo
sul modo di utilizzare le reti stradali.
Invece purtroppo ci siamo trovati di fronte ad una proposta del Governo minimale, banale, con qualche pennellata e modifica normativa, qualche inasprimento neanche troppo centrato delle norme punitive amministrative o penali, in particolare come ricordavano i relatori del provvedimento sull’uso dell’alcol e della droga alla guida dell’auto, giuste ma parziali e minimali, non sufficienti per colpire e reprimere il distorto uso delle automobili. Noi abbiamo cercato di introdurre una filosofia, un punto di vista nuovo: il fatto che le strade e il codice della strada non sono delle automobili, e che occorre contrastare la dittatura dell’automobile, il suo uso eccessivo, il suo uso distorto e arrogante nei confronti di altri utenti della rete stradale, che sono fragili, indifesi alla mercè di mezzi che se usati male sono delle armi. Non a caso si parla di omicidio stradale. Le statistiche ci dicono che la maggior parte delle morti sulla strada avvengono per eccesso di velocità, anche per casi legati ad un uso distorto dei cellulari alla guida delle auto. Oggi dobbiamo tornare a rimettere al centro l’essere umano, la persona, l’individuo e dobbiamo rimettere in discussione l’assioma che correre in auto è uguale ad efficienza. E qui mi ricollego al progetto di città 30 ossia riportare la velocità all’interno dei centri urbani a 30 km/h orari, che non significa andare in tutte le strade a 30 km/h, ma significa andare a 30 km/h nei centri abitati, nelle zone residenziali, nei centri urbani più popolati, per tutelare proprio l’individuo, le persone più fragili, i cittadini, i pedoni, gli anziani e i ragazzi giovani, chi rinuncia all’auto per andare con i mezzi pubblici e quindi dobbiamo potenziare sicuramente l’uso dei mezzi pubblici e tutta la parte di un uso più ecologico e sostenibile delle strade. Con quel limite di velocità a 30 km/h significa rispettare la vita che si svolge nei centri urbani. In Europa già succede questo. Vogliamo che questa filosofia di vita urbana sia introdotta anche in Italia”. Lo ha detto in Aula Roberto Morassut, deputato Pd e vicepresidente della commissione Trasporti di Montecitorio, in discussione generale del ddl in materia di sicurezza stradale e revisione del codice della strada.
“I fatti non si sono svolti come ha raccontato il ministro Piantedosi. A Pisa non era in atto la presa della Bastiglia. Lì c’erano un centinaio di ragazzi, esattamente uguali a quelli che fino a pochi minuti fa erano su queste tribune a seguire i lavori della Camera. C'erano i nostri figli, le nostre figlie, che dovremmo ringraziare perché dimostravano di avere una coscienza politica e civica. A Pisa sono successe cose gravi e il tema che si pone è quello del controllo democratico su come viene gestito l'ordine pubblico. Questo rappresenta un pezzo di democrazia, utile ai cittadini e alle stesse forze dell'ordine. Allora non accettiamo l’accusa che sta avanzando sui mezzi di informazione, tramite le dichiarazioni anche della presidente del Consiglio e oggi del ministro Piantedosi, di strumentalizzazione. Noi esprimiamo solidarietà agli agenti aggrediti ieri a Torino e se c'è qualcuno che sta provando a strumentalizzare quanto accaduto, siete esattamente voi e l'avete messo nero su bianco in queste ore attaccando la sinistra come se fosse quella che fomenta. La libertà d'espressione è uno dei diritti che non deve essere comprimibile in una democrazia liberale. Vi chiedo: vi sentite di operare all’interno di una democrazia liberale o No? Perché altrimenti c'è un problema”.
Così Matteo Mauri, responsabile Sicurezza del Pd ed ex vice ministro dell’Interno, dopo le comunicazioni del ministro Piantedosi sui fatti di Pisa.
“Ma lo sapete - ha aggiunto - che sono 800 giorni che le forze dell’ordine aspettano il rinnovo del contratto? Conoscete i problemi di organico che hanno? Sapete che sono venti mesi che non ricevono il pagamento degli straordinari? Alla Camera è incardinato un Ddl sulla Sicurezza a prima firma Piantedosi, nell’articolo 11 si prevede una reclusione a due anni in caso di blocco stradale. Vuol dire che se tre ragazzini si mettono a protestare davanti a scuola e fermano il traffico si beccano due anni di galera. E voi dite che in questo momento in Italia non c'è un clima che vuole limitare il dissenso? E’ questa l'idea di Paese che avete in testa? Noi - ha concluso - abbiamo in testa tutta un'altra idea d'Italia”.
Madri incinte e bambini sbattuti in carcere è atto gravissimo
“Da parte del Governo assistiamo all’ennesima istituzione di nuovi reati e a discutibili provvedimenti riguardanti il carcere che non risolvono ma anzi peggiorano le condizioni di vita e di lavoro negli istituti penitenziari e nei cpr, già critiche.
Fa orrore inoltre l’articolo che riguarda il tema delle detenute madri. La maggioranza modifica addirittura il codice Rocco dell’epoca fascista prevedendo per la prima volta che le madri incinte e i bambini fino ad 1 anno possano finire in carcere. Neppure riteniamo condivisibile la decisione di aumentare il numero delle armi in circolazione, anche alla luce dei recenti fatti che dovrebbero suggerire sul punto maggiore cautela”. Lo dichiara Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd.
Art.11 gravissimo, trasforma blocco circolazione fisico da illecito amministrativo a reato penale
“Per l’ennesima volta il governo e la maggioranza pensano di risolvere i problemi inventandosi nuovi reati o aggravando le pene senza dotarsi di nuovi strumenti per aggredire alla radice i fenomeni criminali.
La sicurezza non la puoi garantire solo con le forze dell’ordine ma allo stesso tempo non si può garantire nemmeno senza di esse. E quindi cosa significa questo? Significa che dobbiamo trovare un equilibrio tra interventi di sicurezza urbana e partecipata da un lato e quelli di repressione tradizionali.
Un altro punto molto grave è la repressione del dissenso; l’art. 11 del ddl sicurezza non garantisce il diritto a manifestare in modo democratico e cosa gravissima trasforma il blocco della circolazione con la sola presenza fisica da un illecito amministrativo in un reato penale”. Lo dichiara Matteo Mauri, deputato e responsabile Sicurezza del Pd, che dopo gli scontri di Pisa ha rilanciato la proposta del Pd di introdurre i codici numerici sui caschi degli agenti e l’utilizzo delle body-cam.
Mauri: subito codici numerici su caschi agenti e body cam
“Dobbiamo garantire l’ordine pubblico e al contempo il diritto di manifestare liberamente e in sicurezza. L’espressione democratica del dissenso è fondamentale tanto quanto lo è per le forze dell’ordine lavorare in sicurezza garantendo l’ordine. Per questo il Partito democratico presenterà emendamenti al ddl sicurezza per introduzione dei codici alfanumerici sui caschi degli agenti impegnati nei servizi di Ordine Pubblico e con l’estensione dell'uso delle body-cam”. Lo dichiara Matteo Mauri, deputato e responsabile Sicurezza del Pd, già vice Ministro dell’interno con delega alla Pubblica sicurezza, a proposito del ddl sicurezza che verrà incardinato oggi nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera.
“Presenteremo anche emendamenti per l’abolizione della cosiddetta norma anti dissenso, prevista dall’art. 11 del ddl a prima firma Piantedosi, una norma profondamente intimidatoria che potrebbe portare alla reclusione fino a due anni anche semplicemente per chi fa un presidio per strada. Dobbiamo garantire l’ordine ma soprattutto la libertà di espressione e la democrazia che sono principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione”, aggiunge Mauri.
“Nel ddl sicurezza norma per farlo pagare con prelievo dal lavoro dei detenuti”
“È aberrante la proposta contenuta nel ddl sicurezza, presentato dal governo, secondo cui i fondi negati in legge di bilancio per il fondo per le vittime dell’usura e delle vittime di mafia dovrebbero essere trovati con un prelievo forzato del 5 per cento sugli stipendi dei detenuti che lavorano dentro e fuori dal carcere. In pratica il governo si disimpegna in modo vergognoso sul finanziamento di un fondo che ha un valore sociale ed etico lasciando che sia finanziato dal lavoro dei detenuti”. Lo dichiarano la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani e il capogruppo in commissione Giustizia Federico Gianassi.
“Si cerca di affrontare un tema molto importante, ancora una volta – aggiungono - , penalizzando gli ultimi e negando uno dei principi fondanti della nostra Costituzione e cioè che la pena ha principalmente il fine rieducativo e del reinserimento sociale. Auspichiamo che il Ministro Nordio finanzi adeguatamente il fondo delle vittime, senza ricorrere però a questa previsione, peraltro contraria a quanto egli stesso affermato sin qui”.
Dichiarazione di Antonella Forattini, deputata Pd e componente la commissione Agricoltura della Camera
“Il provvedimento sulla cosiddetta carne coltivata è l’ennesima, pomposa bandierina da sventolare per distrarre gli elettori a cui è stato promesso cose che non stavano in piedi prima e continuano a non stare in piedi oggi. Un provvedimento che nasceva già falsato nella sua terminologia e infatti, anche grazie al lavoro del Pd , oggi parliamo di carne coltivata e non di carne sintetica.” Così Antonella Forattini, deputata del Pd e componente la commissione Agricoltura nel motivare il voto di astensione del suo gruppo al Ddl sulla carne coltivata. “E’ bene infatti specificare e chiarire – ha aggiunto Forattini- che in Europa la carne coltivata, come tutti i novel food, è soggetta a una valutazione del rischio di condotta dall’Agenzia per la sicurezza alimentare (l’EFSA). Tale Agenzia dà il proprio nulla osta solo se e quando accerta che il profilo nutrizionale e quello di rischio sono analoghi rispetto ai prodotti che vanno ad affiancare. In caso sia riconosciuto, la Commissione può autorizzarne sia il commercio che il consumo.” Rivolgendosi poi al governo e alla maggioranza, l’esponente Pd ha dichiarato: “sapete benissimo che questo provvedimento verrà bocciato dall’Unione Europea. Ma prima che ciò avvenga ci vorrà del tempo, e allora meglio passare all’incasso con un po’ di fumo negli occhi agli italiani. Ecco perché, per noi, si tratta solo di populismo legislativo. Pur convinti della sua inconsistenza, siamo altrettanto consapevoli che il percorso di innovazione che la scienza ha avviato deve essere calato opportunamente nella nostra società, deve tener conto delle esigenze e anche delle preoccupazioni di chi, tutti i giorni, porta avanti le produzioni del nostro made in Italy. E siccome non è pensabile di fermare i progressi della scienza, - ha concluso Forattini- superato questo provvedimento faccio un appello affinché si inizi da subito, con serietà e responsabilità, a costruire le condizioni perché l’Italia possa farsi trovare pronta di fronte ai progressi che la scienza può fare in questi settori e in questa materia. E lo faccia insieme a quelle filiere e a quei soggetti che subiranno in prima persona gli effetti del progresso scientifico.”
“E’ un provvedimento nato per dare fiato alla propaganda piuttosto che per intervenire su un tema complesso che avrebbe richiesto equilibrio, responsabilità e assonanza con le indicazioni dell’Unione Europea. Una legge che si discosta anche dalle motivazioni che hanno spinto molte organizzazioni, da quelle agricole a quelle dei consumatori, dalle Acli a Slow Food, da Fedeperparchi a Kyoto Club, alla Cna tanto per citarne alcune, a sottoscrivere un manifesto in favore della cultura del cibo di qualità e contro il cibo artificiale e di laboratorio. In quel manifesto non si chiedeva di alzare una bandiera ideologica, ma di sostenere le aziende agricole che intendono restare fedeli ad un’idea di rispetto e rigenerazione delle risorse naturali. Con questo obiettivo, ci dicono quelle organizzazioni, dobbiamo accompagnare le aziende attente alla propria impronta ecologica, affinché sia garantito il diritto ad un cibo di qualità per tutti e perché siano protagoniste di un percorso verso una produzione sempre più sostenibile e una contestuale riduzione dei consumi della carne sempre nel segno di quella salute che la recente pandemia ha dimostrato non essere più rimandabile. Non dunque una crociata, ma un’alleanza con la natura per qualificare la transizione ecologica e costruire un nuovo modello di sviluppo improntato a qualità, sostenibilità e giustizia sociale. Temi urticanti per la destra che continua a tergiversare di fronte ai mutamenti climatici con un atteggiamento negazionista e si riempie la bocca di parole roboanti senza conseguenze negli atti normativi. Parlano di Made in italy e poi si girano dall'altra parte quando chiediamo di intervenire strutturalmente sulle criticità del comparto agricolo”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Agricoltura alla Camera, Stefano Vaccari, intervenendo in Aula nella discussione generale sul Ddl Alimenti coltivati.
“Per tutti gli auditi in Commissione - ha aggiunto - occorreva dare concretezza normativa alla transizione proteica riducendo il consumo di carne. Intervenire sugli allevamenti intensivi per rafforzare lo stato brado e semibrado, perché questa possibilità consente di avere carni di qualità e sostenibili. Così si può rispondere positivamente a chi vorrebbe promuovere la carne coltivata puntando sulla grande industria. Per evitare il conflitto tra allevamenti intensivi e produzioni in laboratorio, di cui ancora non si conosce qualità, salubrità e sostenibilità, occorreva puntare alla modifica del modello di produzione attuale o quantomeno avviare un processo per una soluzione di maggiore equilibrio. Non lo avete voluto fare perché c'era la famosa bandierina da alzare e state per approvare una legge che avete nascosto all'Unione Europa perché conoscete benissimo le forzature ideologiche che avete imposto. A cominciare dall'inosservanza del principio di precauzione. Avevamo proposto di istituire presso i ministeri della Salute e dell’Agricoltura un tavolo tecnico scientifico, composto da ricercatori e tecnici dei vari settori, delle associazioni di categoria e del terzo settore, per tutelare gli interessi del Paese e degli agricoltori italiani. In Commissione abbiamo presentato emendamenti volti a rispettare le autorità europee, a partire dall’Efsa, che svolgono già un lavoro attento sulla sicurezza alimentare. Il rischio infatti è quello di favorire, anche in questo settore, l’importazione e dunque sfavorire il tanto decantato Made in Italy, anche e solo nella ricerca e nello studio su cui da sempre siamo avanguardia. Insomma - ha concluso - abbiamo provato in ogni modo a evitare al governo la figuraccia che sta per fare agli occhi del mondo. Ma il ministro Lollobrigida ha preferito solo mettere una medaglia di cartone ai nostri cuochi per scimmiottare ben altri premi e riconoscimenti. Si è persa l’ennesima occasione”.
“Accogliendo il nostro emendamento è stato fatto un importante passo avanti contro la violenza di genere, un fenomeno non emergenziale ma strutturale, profondamente radicato nella nostra società e che per essere contrastato ha bisogno di interventi multiformi. Per questo abbiamo apportato il nostro contributo correggendo e modificando il testo del governo per garantire alle donne maggiore tutela e sicurezza. Con questo emendamento abbiamo chiesto che venisse escluso dall’applicazione dell’ammonimento un reato grave come la violenza sessuale. Un passo importante che accoglie una richiesta arrivata da chi ogni giorno sul territorio si occupa di sostenere e supportare le donne vittime di violenza. La violenza sessuale è uno fra i reati più gravi contro le donne e quindi pensiamo che siano reati che debbano essere ascritti da subito alla sfera penale escludendo un semplice ammonimento che li derubrica e magari pregiudica anche la tutela delle donne. Con questo emendamento e con altri correttivi che abbiamo contribuito ad inserire nel testo, a partire dalla formazione degli operatori, ne esce un testo, ancora incompleto, ma migliorato per quanto riguarda la tutela delle donne". Lo ha detto in Aula alla Camera la deputata Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd, durante l’esame del ddl per il contrasto della violenza sulle donne.
“E’ un dovere costituzionale e per il Legislatore un impegno intrinseco alle sue funzioni quello di promuovere attività lavorative e regolamentare – nel perimetro di riferimento – nuove figure a tutela del mercato, delle imprese e dei lavoratori.
Così vorrei che fosse per il recepimento, in Italia, di quella figura che già gli standard certificativi individuano sotto il nome di HSE (Health, Safety and Environment) manager, autoregolamentata con la UNI 11720:2018.
Il Manager HSE è quella figura professionale in grado di intercettare la domanda di quelle organizzazioni che vedono sempre più l’integrazione tra i temi della sicurezza sui luoghi di lavoro, della salute e dell’ambiente come la modalità più efficiente ed efficace per perseguire la conformità legislativa e le strategie aziendali, in una prospettiva di miglioramento continuo.
Dunque, una nuova professionalità all’interno del mondo aziendale deputata alla gestione complessiva e integrata dei processi e sotto processi in ambito sicurezza, privacy, salute e prevenzione del rischio.
Secondo la norma UNI 11720, il Manager HSE ha due “anime”: supporta l’organizzazione nella gestione operativa e nell’attuazione delle misure di prevenzione e protezione dai rischi per i lavoratori, per l’ambiente e per il patrimonio aziendale, coerentemente con la legislazione vigente; definisce la strategia aziendale e imprenditoriale, analizzando anticipatamente i rischi per i lavoratori e per l’ambiente derivanti da scelte decisionali alternative.
Da qui un DDL scritto col supporto giuridico di Alessandro Parrotta ed ingegneristico di Rossella Parrotta per presentare un progetto legislativo completo, fattibile e fruibile per le imprese, facendo diventare la figura HSE volano per la crescita aziendale”. Lo ha detto il deputato del Pd, Nicola Carè, aprendo la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge a sua prima firma sul ruolo del manager Hse.