Dichiarazione di Simona Bonafe’ , vicepresidente deputati Pd
"Meno risorse per la povertà, poche decine di euro per i redditi medio-bassi e ritorno al precariato: se queste sono le ricette della destra per promuovere lavoro e salari eviterei di convocare un consiglio dei ministri il primo maggio": è quanto dichiara Simona Bonafé, vicepresidente dei Deputati Pd, sui contenuti del Decreto Lavoro che dovrebbe essere approvato dal governo. "Dopo le mirabolanti promesse di tagli fiscali per i figli a carico il governo Meloni, non riuscendo a trovare le coperture, ripiega su misure spot che ridurranno però le risorse per le famiglie indigenti e promuoveranno i contratti a termine. Le continue false promesse della maggioranza sono state ormai smascherate": conclude Simona Bonafè.
Tweet di Nicola Zingaretti, deputato Pd
Il decreto del Primo Maggio taglia di nuovo risorse contro la povertà. Ennesima conferma: la destra è la persecuzione della povera gente.
#Opposizione.
“Ho depositato una proposta di legge su riforma dello sport universitario e sul riconoscimento dello status di ‘studente&atleta’. Un modello innovativo che prevede tre tipologie di atleti, allenatori e arbitri (regionali, nazionali, élite) con benefit crescenti riconosciuti e supportati in base al rendimento sportivo e a quello accademico. Il grande obiettivo non è solo promuovere lo sport nelle università, ma offrire agli atleti di élite una possibilità aggiuntiva al grande lavoro dei gruppi sportivi militari e avviare progetti di eccellenza negli sport di squadra presso gli atenei. Ho passato mesi a studiare modelli virtuosi, in Italia e all’estero. Sarebbe una bella rivoluzione. Grazie a chi mi ha aiutato, adesso ai blocchi di partenza!”.
Lo dichiara il deputato del Partito Democratico e responsabile del dipartimento Politiche dello Sport, Mauro Berruto.
Mettiamo fine a ingiustizia per quasi 100mila persone
“La calendarizzazione in commissione Affari Sociali alla Camera della mia proposta di legge per riconoscere il diritto al medico di base alle persone senzatetto è una buona notizia. Il testo verrà dunque discusso e come Partito Democratico ci impegneremo con tutte le nostre forze affinché possa essere approvato. Sono molto soddisfatto, come per il reddito alimentare, di questo primo passo parlamentare. E lo sono perché per me la politica è proprio questo: tentare di migliorare la vita delle persone, in modo particolare di chi è più fragile. Oggi, quando una persona finisce in strada, in macchina, su un marciapiede, perché non può più permettersi di pagare la casa, perde la residenza, viene cancellata dall’anagrafe del comune e perdere una serie di diritti, tra cui quello al medico di base. Parliamo di padri separati, di chi ha perso lavoro o attività, di chi ha la pensione al minimo, dei cittadini di origine straniera, per un totale di 96mila persone, 60mila delle quali cittadini italiani. Senza casa, senza residenza, senza diritto alla salute. Un'ingiustizia atroce a cui porre fine. Non solo per senso di solidarietà, non solo perché garantire un medico di base sarebbe persino un risparmio, ma per tornare a far sentire le persone senzatetto dei cittadini. Cittadini di cui lo Stato si prende cura”.
Così il capogruppo del Partito Democratico in commissione Affari sociali alla Camera, Marco Furfaro, in un post su Facebook.
"Le periferie, che comprendono aree della città più o meno densamente popolate, rappresentano sicuramente la situazione urbanistica e sociale più complessa e talvolta di maggiore criticità. Storicamente le periferie erano luoghi abitati da ceti bassi, ma negli ultimi anni abbiamo assistito allo sviluppo delle periferie con attività produttive, centri commerciali e industriali e grazie a politiche di urbanizzazione residenziale le periferie si sono sempre più popolate di residenti appartenenti al ceto medio.
Sicuramente sono delle realtà articolate e complesse, spesso caratterizzate da situazioni di degrado e criminalità e per questo è necessaria una riqualificazione di queste aree per migliorare la qualità di vita dei residenti offrendo loro servizi, un efficace controllo da parte delle Forze dell'ordine, scuole, aree verdi e palazzi condominiali. Inoltre è spesso rilevabile un degrado ambientale: discariche a cielo aperto, roghi di materiali e smaltimento illegale di rifiuti.
Per questi motivi all'inizio di questa legislatura ho ripresentato la proposta di legge per istituire una commissione parlamentare d'Inchiesta sulle periferie insieme al collega Morassut e con il sostegno del gruppo del Pd e questa volta registro, con grande soddisfazione, l’unità di intenti di tutto il Parlamento nella volontà di istituire tale commissione di inchiesta, seppure come Commissione Monocamerale.
Questa volta con il consenso di tutti i gruppi parlamentari potremo avviare un importante lavoro di riqualificazione delle periferie con rinnovi edilizi, interventi sociali e per la sicurezza dei cittadini". Lo ha detto il deputato del Pd, Andrea De Maria, dichiarando in Aula il voto favorevole del Pd, alla proposta di legge che istituisce la commissione di Inchiesta per le periferie.
“Questa legge nasce da una proposta approvata dal governo Draghi e con l'apporto fondamentale dei ministri Speranza e Orlando a cui va il nostro ringraziamento. La riteniamo una legge di civiltà e di maturità a cui ha dato un contributo fondamentale la forza politica a cui appartengo che ha sempre difeso la cultura del Welfare pubblico, della cura, dell'assistenza e del diritto a una vita dignitosa in ogni età della vita, una cultura del rispetto che trae origine e nutrimento dalla nostra Costituzione. Papa Francesco ha detto che un Paese si giudica da come gli anziani vengono trattati e da quale posto riserviamo loro nella nostra società”. Lo ha detto in Aula alla Camera la deputata dem Ilenia Malavasi, della commissione Affari Sociali, nel suo intervento in dichiarazione di voto finale sul ddl Anziani ("Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane"), annunciando il voto di astensione del Gruppo del Pd.
“E’ importante garantire – ha aggiunto l’esponente Pd - la presa in carico della condizione di fragilità delle persone anziane in una cornice più generale di norme a tutela di tutti coloro che si trovano in una condizione di non autosufficienza che riguarda milioni di persone. Una riforma così importante deve mettere a sistema una vera integrazione tra il Servizio Sanitario Nazionale, il sistema sociale e socio assistenziale per rimettere al centro il diritto alla cura per tutti e garantire le stesse prestazioni in tutto il territorio nazionale, superando divari e ingiustizie. Purtroppo in questo disegno di legge manca la definizione della platea delle persone a cui ci rivolgiamo, mancano le risorse (una riforma di questo tipo non si può fare a risorse invariate), manca il riconoscimento della figura del caregiver, manca il riconoscimento del lavoro di cura e del valore della cura, mancano criteri chiari per l'accreditamento di soggetti publici e privati, terzo settore compreso, che erogano servizi domiciliari di cura e assistenza, manca una definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Di tutto questo non c'è traccia. Avremo certamente preferito un confronto tra maggioranza e opposizione anche per apportare qualche miglioria che riteniamo necessaria, ma non c’è stata alcuna apertura. Non è un buon modo di lavorare”.
“Una riforma così importante – ha concluso Malavasi – ha bisogno di più risorse per attuare le misure previste dalla legge e garantire continuità di cure e di assistenza. Nessuna delega in bianco dunque ma una vigilanza ferrea. Ci saremo per dare il nostro contributo per una buona attuazione ai principi della delega e per verificare che ci siano le risorse necessarie e garantire l'uniformità e l'universalità dei diritti e l'unità del Paese”.
“Tante sue posizioni trovano piena cittadinanza nel testo”
Ho seguito con attenzione le dichiarazioni della premier Meloni sulla contrattazione collettiva. Mi piacerebbe che la presidente del Consiglio leggesse la mia proposta di legge 216 per scoprire così che tante delle sue affermazioni trovano piena cittadinanza nel testo a mia prima firma. Mi auguro lo faccia anche il presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto e i colleghi di maggioranza della stessa commissione, che martedì inizierà la discussione sul salario minimo e legge sulla rappresentanza.
Così Mauro Laus, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Ca
Una nuova legge che abbia l’obiettivo di superare la Bossi-Fini e permettere al nostro Paese di avere nuove norme in grado di dotarsi di un sistema di ingressi legali per motivi di lavoro e, a determinate condizioni, regolarizzare gli stranieri già presenti non è più rinviabile. Per questo come componenti della commissione Affari costituzionali del Partito democratico insieme alla segretaria Elly Schlein e alla capogruppo Debora Serracchiani abbiamo sottoscritto la proposta depositata dall’on. Riccardo Magi che ha ripresentato la legge di iniziativa popolare della campagna Ero straniero. All’esame della commissione di domani sarà esaminata anche la proposta della Lega che mira a reintrodurre i decreti sicurezza voluti da Salvini che consideriamo un pericoloso passo indietro dopo le modifiche introdotte nella scorsa legislatura.
Lo dichiara la vice capogruppo del Pd alla Camera Simona Bonafè
"Sono ampiamente scaduti i termini previsti dal decreto carburanti, 30 giorni dalla sua approvazione, e il governo non ha ancora emanato il decreto attuativo per dare attuazione alla proroga, seppur con condizioni peggiorative rispetto alla norma in vigore nel 2022, del Bonus Trasporti. Si tratta di un grave caso di sciatteria che colpisce in particolare i più giovani, i lavoratori, i pendolari, i pensionati che dallo scorso settembre avevano usufruito di oltre tre milioni di bonus fino a 60 euro per il trasporto pubblico. Non si perda altro tempo perché a fronte dell'inflazione, dell'aumento dei costi di trasporto e del caro vita questa misura, che chiedevamo fosse prorogata senza modifiche, non può rimanere ferma per distrazioni del governo. A causa di questo incomprensibile ritardo gli utenti del Tpl sono stati privati della possibilità di utilizzare il bonus già per i mesi di gennaio, febbraio e marzo". Così il deputato del Pd Emiliano Fossi, membro della commissione Lavoro della Camera dei Deputati.
Chiediamo al governo un confronto su politiche industriali per il Paese, da costruire con forze sociali.
"Noi, signori del governo, chiediamo un confronto e magari anche un patto per le politiche industriali necessarie al paese, da costruire prima di tutto con le forze sociali. Un lavoro da fare con metodo e sostanza diametralmente opposti a quelli che connotano questo provvedimento. Avevate le risorse per far cambiare strada ad Ilva, o almeno per condizionare e correggere le disfunzioni più macroscopiche, anche mettendo in conto un cambio di governance. Le avete usate per pagare le bollette e così comprare un po’ di tempo. Ma il tempo non utilizzato per costruire strategie è tempo sprecato. Noi crediamo, come voi qualche mese fa, che questo sia il tempo di mettere in campo nuove politiche industriali e per questo diciamo no ad un provvedimento che suona come una capitolazione della politica, oltre che come una occasione sprecata". Lo ha detto il deputato Pd ed ex ministro del Lavoro Andrea Orlando nella dichiarazione di voto sul Dl Ex Ilva alla Camera dei Deputati.
"In un contesto obiettivamente difficile, come notato diversi osservatori, Arcelor Mittal ha dato più volte l’impressione - ha aggiunto Orlando - di fare tutto ciò che poteva per peggiorare la situazione. La multinazionale franco indiana vuole e, forse, ha mai voluto davvero il rilancio di Ilva? Non è un processo all’intenzioni, perché mentre è perdurata l’agonia di Taranto e Acciaierie d’Italia, la multinazionale ha raggiunto un livello di profitti record per la sua storia imprenditoriale, conquistando spazi di mercato proprio da dove Acciaierie d’Italia si è dovuta giocoforza ritirare".
"Questo decreto fallisce l’obiettivo. I difensori di Arcelor Mittal giustificano il progressivo disimpegno con l’abolizione del cosiddetto scudo penale. Ci sarebbe molto da discutere se questa sia una ragione o un alibi. Fatto sta che voi mettete sul tavolo - ha ricordato l'esponente Pd - sia i soldi sia lo scudo, in cambio avete la garanzia che la realizzazione dei piani, sia quello ambientale sia quello industriale, riprenderà? E con che tempi? Non ha niente da dire, la ministra Calderone, rispetto al fatto che lo scudo rischia di essere un esimente anche per responsabilità legate alla sicurezza sul lavoro? Avete ottenuto garanzie su un cambio di atteggiamento verso i fornitori? E soprattutto, al di là delle buone intenzioni del ministro competente che ha accennato recentemente a un nuovo accordo di programma, ci sono garanzie riguardo al ripristino di rapporti con la città più ferita, Taranto, e con le istituzioni locali in generale? La risposta a tutte queste domane è un sonoro no!".
"Sull’acciaio, e non solo sull’acciaio, alla luce dell’aumento del costo strutturale dell’energia, di quello dei noli marittimi - ha spiegato l'ex ministro dem - di fronte ad una guerra commerciale che non accenna a placarsi o ai piani protezionistici di alcuni paesi concorrenti come gli Stati Uniti e la Germania e in conseguenza dei ritardi nell’attuazione del PNRR, che fa l’Italia? Su quale piattaforma porta avanti una battaglia per nuovi strumenti in Europa, per difendere e potenziare le filiere strategiche, per garantire gli approvvigionamenti, per conquistare produzioni mentre si riorganizzano le catene a livello globale? Questa sarebbe la discussione da fare. E per la verità il Ministro Urso ne è parso consapevole. Lo ha detto in alcune interviste, nelle audizioni in commissione. E qual è la conseguenza? Qualche dichiarazione propagandistica contro il passaggio all’elettrico, ininfluente nei rapporti con Bruxelles, qualche lamentela contro i piani nazionali che alterano le regole della concorrenza, nessuna misura nella legge di bilancio e poi la fuga dal confronto di oggi".
Dichiarazione di Valentina Ghio, deputata Pd
Un’altra occasione sprecata. Ancora una volta abbiamo sperato che un decreto portasse miglioramenti per la vita dei cittadini e sostenesse i bisogni delle famiglie e delle imprese. Invece nessun passo avanti sostanziale è stato fatto, solo qualche debole rinvio.” Così la deputata del Pd Valentina Ghio sul voto finale al decreto milleproroghe. “Il giudizio su questo provvedimento –ha proseguito Ghio intervenendo in aula per conto del suo gruppo- è molto deludente: nessun segnale che accompagni una strategia di sviluppo economico ed industriale del nostro Paese, nessun provvedimento che dimostri l’obiettivo di farsi carico dei bisogni sociali e delle povertà crescenti che vengono puntualmente ignorati, nessun segnale di avvio di riforme attese e vincolanti per non rischiare di mancare le opportunità del Pnrr. Anzi – ha sottolineato la parlamentare Dem- si è anche evitato di correggere un errore clamoroso dato dalle modifiche su Opzione donna inserite nella legge di bilancio. E scegliendo di non decidere, vengono lasciate 30.000 donne intrappolate in requisiti molto più restrittivi, bloccando la quasi totalità della platea delle lavoratrici che, con la misura attiva fino al 2022, potevano uscire dal mondo del lavoro.” Per Ghio ci sono poi “altri temi che rendono evidente la ritrosia di questo Governo ad occuparsi delle dinamiche sociali, quelli che incidono nella carne viva delle persone e che vengono ignorate, mentre si concentrano azioni e possibilità su interessi particolari. Penso al mancato ripristino del Fondo affitti e del fondo morosità incolpevole, che incide fortemente e spesso drammaticamente nella vita delle famiglie. Cosi come non è stato affrontato in modo più strutturale il tema energetico per andare oltre il 31 marzo con i sostegni alle spese energetiche o le proroghe, anche parziali, al taglio delle accise su benzina e gasolio. E l’elenco potrebbe continuare. In definitiva – ha concluso Ghio- una occasione persa per dimostrare di essere connessi con i bisogni reali dei cittadini e per dimostrare di avere una rotta salda, una visione chiara delle priorità sociali, economiche e ambientali necessarie a far crescere il Paese”.
I problemi legati alle decisioni del governo sul superbonus sono stati al centro di un incontro tenutosi oggi presso la Sala Berlinguer del Gruppo del Partito Democratico alla Camera tra la presidente Debora Serracchiani, Piero De Luca, vicepresidente del Gruppo Pd, Federico Fornaro, della Presidenza del Gruppo Pd, Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti, Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia, Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze, Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente, i deputati dem Rachele Scarpa, Roberto Speranza, Bruno Tabacci, Nicola Zingaretti e i rappresentati dei sindacali confederali dell’edilizia Alessandro Genovesi, Segretario generale della Fillea-Cgil, Vito Panzarella, Segretario generale della Feneal-Uil e Enzo Pelle, Segretario generale della Filca-Cisl. E’ stata espressa preoccupazione sulle ricadute negative per le imprese, i lavoratori e molti condomini, soprattutto per le famiglie con reddito medio basso che grazie alla cessione del credito potevano accedere alla misura. Per il Pd il dl licenziato dal governo non tiene conto della situazione, occorre fare un lavoro diverso e distinguere le diverse situazioni per evitare le pesanti ricadute su lavoro e economia. Il tema vero, ha sottolineato la presidente Serracchiani, riguarda in particolare i crediti incagliati e la cessione del credito. A ciò si aggiunge la gestione presente e futura di misure che hanno avuto ed hanno comunque un impatto importante. A tal proposito si è parlato della possibilità di creare una misura strutturale che sostenga gli investimenti per l’efficientamento energetico per gli immobili tenendo in considerazione le fasce di popolazione con i redditi più bassi e gli immobili più energivori. La presidente Serracchiani ha annunciato una azione determinata in commissione e in Aula per rimediare agli effetti negativi del decreto.
Così una nota del Gruppo Pd alla Camera.
“Facciamo un’operazione di verità. Questo non è un ‘decreto per la gestione dei flussi migratori’, ma un ‘decreto contro le Ong’ o, meglio, un ‘decreto contro i salvataggi in mare’. Punto. Con un decreto di poche righe, un decretino, producete un danno immenso per migliaia di donne, uomini e bambini così disperati da mettere le proprie vite nelle mani di trafficanti senza scrupoli. E, inoltre, raccontate la storiella che qualche nave delle Ong, puntini isolati nel Mediterraneo, rappresenterebbe un Pull Factor? Cioè un elemento che favorirebbe le partenze? Ma avete capito che il punto non è quello che attira, l’ipotetico Pull Factor appunto, ma quello che spinge, cioè il Push Factor: la disperazione data dal voler cercare un futuro accettabile. Siete partiti dal blocco navale contro gli scafisti e siete arrivati a cercare di bloccare le navi che salvano le vite in mare”.
Così il vicepresidente della commissione Affari costituzionali, Matteo Mauri, intervenendo in Aula alla Camera per esprimere il voto contrario del Gruppo Pd al decreto Ong.
“Inoltre - ha aggiunto - ciò che sostenete non sta nemmeno in piedi. Le Ong salvano circa l’11% delle persone. Ne salvano molte più le motovedette della guardia costiera italiana, che ringraziamo per il lavoro straordinario. Mentre circa la metà arriva con i cosiddetti ‘barchini’. Ma la cosa che dimostra la malafede di questo decreto è la differenza tra quello che avete scritto con una mano e quello che state facendo con l’altra. Da un lato, fingete di preoccuparvi delle condizioni delle persone per giustificare l'immediatezza del raggiungimento del porto; poi mandate le stesse navi nei porti italiani più lontani possibile. Una contraddizione insuperabile - ha concluso - che chiarisce la grandissima ipocrisia scritta nera su bianco in questo decreto”.
Nuovi ispettori in servizio grazie a concorso del luglio scorso
"Purtroppo di fronte ad incidenti gravi che si stanno verificando nei luoghi di lavoro il Governo continua a non fare nulla se non attribuirsi meriti del precedente esecutivo. Dal tavolo convocato con le parti sociali lo scorso 12 gennaio non è emersa alcuna proposta normativa, nonostante annunci roboanti, e il ministero del Lavoro ha annunciato di "aver dato mandato" per l'assunzione di circa 1000 ispettori, sebbene il concorso sia stato bandito in base al d.l. 146 del 2021, fortemente voluto dall'ex Ministro Orlando, ed espletato dall'Ispettorato Nazionale del Lavoro nel luglio 2022 sotto la direzione di Bruno Giordano, il quale aveva completato l'assunzione del 65% del personale in meno di un anno, specificamente facendo passare gli ispettori tecnici da poco più di 200 a 1400. L'incremento delle ispezioni, delle sanzioni applicate, delle imprese sospese per lavoro nero nel 2022 è quindi dovuto alla programmazione ispettiva e alla politica di contrasto adottate dallo scorso esecutivo. Più volte, invece, sarebbe stato anticipato da rappresentanti del Governo Meloni, a partire dai nuovi vertici dell'Ispettorato, alle organizzazioni sindacali un ddl che dovrebbe assorbire l'Ispettorato Nazionale del Lavoro nel Ministero del Lavoro, senza spiegare quali siano le ragioni e le utilità. Un accorpamento, viene da sospettare, che potrebbe generare invece un controllo politico delle ispezioni, in pratica dei settori da controllare e di quelli lasciati tranquilli per non disturbare. La prossima normativa annunciata sui contratti a termine, insieme alla reintroduzione dei voucher decisa in Manovra, rischiano invece di aumentare la precarietà, il lavoro nero e quindi il rischio di infortuni sul lavoro. Nei prossimi giorni presenteremo una interrogazione parlamentare al Ministro Calderone per avere informazioni, a questo punto non più rinviabili, su cosa intenda fare il Governo per contrastare l'aumento degli incidenti sul lavoro e se corrisponda al vero che intendono smantellare l'Ispettorato Nazionale del Lavoro". Lo scrive in una nota il deputato Pd Marco Sarracino, componente della commissione Lavoro della Camera
"Sussistono posizioni contraddittorie del Governo sulla Giustizia. Avete richiamato l'importanza di fare investimenti sul carcere e avete fatto con la manovra di bilancio tagli sull'amministrazione penitenziaria. Avete detto che avreste limitato le intercettazioni e impedito l’estensione del diritto penale ma avete creato un nuovo reato, il cosiddetto Dl anti-rave, con più carcere e più intercettazioni e ora si parla di un nuovo reato per imbrattamenti.
Troppe incoerenze anche sulla riforma Cartabia tra esponenti del governo che dicono di difenderla senza se e senza ma e altri che la ritengono inutile e dannosa. Le contraddizioni sono anche all'interno del Governo, la Presidente Meloni ha detto che la sicurezza dei cittadini si consegue con più carcere, ma il ministro Nordio ha espresso posizione opposta e cioè meno carcere e più misure alternative. Nonostante gli annunci, idee e azioni sono discordanti. Viene poi completamente dimenticato il lavoro già fatto dal Parlamento. La nostra posizione è invece che le riforme approvate devono essere attuate con un impegno forte da parte del governo anche attraverso il monitoraggio sul successo di quelle riforme rispetto ad obiettivi importanti. Non c’è quindi bisogno di agitare temi divisivi portando indietro di anni le lancette dell’orologio. Su intercettazioni, prescrizione, separazione delle carriere, obbligatorietà c’è da attuare le riforme fatte.
Guardiamo al futuro e a una giustizia giusta al fianco dei cittadini, senza sollevare inutili scontri che non B servono a niente e che noi respingiamo.
Nella nostra agenda restano prioritari gli investimenti sul Pnrr e noi saremo sentinelle vigili perché siano spesi presto e bene; gli investimenti sull'ufficio del processo; occorre contrastare lo scandalo dei suicidi, delle cattive condizioni delle carcerie e valorizzare la giustizia riparativa.
Infine, tutela vera dei sindaci partendo dalle nostre proposte su chiarezza di separazione dei poteri politici e tecnici degli amministratori locali, le modifiche del testo unico degli enti locali che aiutano gli amministratori locali a lavorare in sicurezza. Il governo non li strumentalizzi, noi siamo al loro fianco". Lo ha detto in Aula il deputato del Pd, Federico Gianassi, intervenendo in dichiarazione di voto sulla giustizia in Aula.