“Oggi in commissione Finanze abbiamo votato contro il decreto fiscale. Il messaggio del governo è sempre più chiaro e sempre più preoccupante: ‘per favore pagate qualcosa’. Hanno di nuovo fatto slittare i termini per il concordato preventivo a cui si aggiungono ulteriori proroghe, dilazioni, ravvedimenti operosi e imposte sostitutive che annullano tutte le altre tasse. Così facendo il governo sta compromettendo il gettito fiscale generale del nostro Paese a favore di alcune corporazioni e soprattutto sta aumentando le ingiustizie verso i lavoratori dipendenti e pensionati”. Così il deputato dem Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze.
“Questo – ha concluso Merola - non è accettabile, si sta frantumando il nostro sistema fiscale. Il nostro è un voto contrario a un decreto che non farà altro che aumentare le ingiustizie, ma soprattutto non coprirà le entrate necessarie per la riforma dell'Irpef che il governo aveva messo in cantiere. Le adesioni al concordato sono molto basse e noi non riteniamo che dicendo ai contribuenti ‘per favore versate qualcosa’ si possa rimediare all’ingiustizia fiscale. Questa destra invece di aumentare i controlli aumenta le mance agli evasori e a chi elude il fisco”.
“Negli istituti penali minorili è fondamentale la formazione del personale. Ma dalle dichiarazioni in audizione del capo dipartimento Sangermano e di quelle del sottosegretario alla Cultura Mazzi, che stranamente e con mio rammarico viene a rispondere alla mia interrogazione, la divisa all'interno dei DPM viene impartita per questioni di autorevolezza percepita creando distanza tra personale e i ragazzi. Così invece di formare il personale, il governo preferisce eludere il problema e dare risposte burocratiche che nulla hanno a che fare con la funzione rieducativa”. Così la deputata dem Michela Di Biase in replica all'interrogazione al ministro di Giustizia sulla circolare delle divise nei carceri minorili.
“In due anni di legislatura, questo governo ha reso gli istituti penali minorili sempre più simili ai carceri degli adulti, smantellando e sminuendo il sistema della messa alla prova e creando un sovraffollamento che prima del decreto Caivano era inesistente”, conclude Di Biase.
“Il drammatico racconto del testimone “Delta”, ascoltato nel processo contro i quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni, getta una luce ancora più inquietante su un caso che resta una ferita aperta per l’Italia e per chiunque abbia a cuore i diritti umani. Regeni in commissariato chiedeva disperatamente un avvocato e di contattare l’ambasciata italiana. Nessuno gli ha dato ascolto ed è stato brutalmente torturato e ucciso. Di fronte a questa ulteriore testimonianza agghiacciante, una domanda sorge spontanea: come è possibile che il nostro governo si ostini a considerare l’Egitto un Paese sicuro? Si tratta di una posizione insostenibile, soprattutto considerando che le autorità egiziane non solo non hanno collaborato nelle indagini, ma si sono rifiutate persino di fornire gli indirizzi dei principali indagati, ostacolando la ricerca della verità e della giustizia”.
“Domani, 29 novembre, parteciperò allo sciopero generale indetto da CGIL e UIL, scendendo in piazza a Venezia per ribadire il nostro dissenso verso un governo che sta attaccando i pilastri della giustizia sociale e della democrazia. La legge di bilancio proposta è l’ennesima dimostrazione di una visione miope e classista, che taglia il welfare universale, abbandona i più fragili e penalizza chi lavora. La precarietà è ormai sistemica, i salari stagnano, la sanità è ad un passo dal collasso, eppure il governo non solo ignora queste emergenze, ma tenta di zittire il dissenso. È inaccettabile che il ministro Salvini attacchi il diritto di sciopero, un diritto costituzionale e democratico, tentando di limitarlo con interventi autoritari che mirano a silenziare lavoratori e sindacati.
Il Partito Democratico è al fianco di chi lotta per un futuro più giusto, opponendosi a un governo che aggrava le disuguaglianze e disprezza il dialogo sociale. Saremo in piazza per difendere un modello di sviluppo che metta al centro il lavoro stabile, la sicurezza, il welfare, una sanità universale e di qualità, e la partecipazione democratica. Domani sarà un momento importante per dimostrare che c’è un’Italia che non si arrende, che crede nella giustizia sociale e nella dignità del lavoro. Il governo faccia un passo indietro: il diritto di sciopero non si tocca, i diritti non si tagliano, e il Paese non può essere governato contro i suoi cittadini.
Lo dichiara la deputata del PD Rachele Scarpa.
“La tregua in Libano, per quanto fragile, rappresenta un primo spiraglio. Ma l’incendio in Medio Oriente sta tuttora divampando. Gaza è un inferno dove ci sono solo macerie, fame e morte. E anche in Cisgiordania il disegno è un’annessione di fatto. Sono stati commessi crimini di guerra e contro l’umanità, in questi mesi. E ci sono dei responsabili: Hamas per il 7 ottobre, Netanyahu per quello che è avvenuto dopo. È quanto ha stabilito anche la Corte penale internazionale, coi suoi mandati di arresto. Ma vedo nelle parole del ministro Tajani una sottile delegittimazione. E da ministro di un Paese come l’Italia non può permetterselo. La Corte si occupa di responsabilità penali, non dà, né può farlo, giudizi politici su uno Stato e un’organizzazione terroristica. Lei contesta una presunta equivalenza nel giudizio. Ma l’unica equivalenza di cui si deve occupare la Corte è quella tra le vittime innocenti, quelle israeliane del 7 ottobre, e le decine migliaia di civili palestinesi di questi mesi”. Così il deputato dem Peppe Provenzano in replica al ministro Tajani durante il question time.
“Poi c’è la politica, certo”, continua il Responsabile Esteri del Pd. “La politica su Gaza è mancata, se quei crimini sono stati commessi è anche per l’impotenza della comunità internazionale nel fermare il massacro. Oggi deve provare a fare tutto quello che è possibile fare per far cessare il fuoco, liberare gli ostaggi, salvare le vite, riaffermare la legalità internazionale. Una sola cosa non può fare, negare la giustizia. Perché questa sarebbe la più grave delle complicità”, conclude Provenzano.
La maggioranza è in frantumi. Ormai ogni giorno si fanno sempre più incolmabili le distanze tra Forza Italia e la Lega nel Parlamento italiano così come in quello europeo, come testimoniano gli scivoloni di oggi della maggioranza in Senato e la spaccatura sul voto della nuova Commissione Von der Layen. Altre che schermaglie, come si affretta a derubricarle la premier. Meloni farebbe bene a trarne le dovute conseguenze, così non si governa un Paese.
Così il capogruppo in commissione Giustizia alla Camera, Federico Gianassi.
“Il carcere ormai è una vera e propria emergenza nazionale. Riteniamo che ci siano delle persone che non devono neanche entrarci: sono quei detenuti che hanno un disagio psichiatrico, hanno una dipendenza o addirittura una doppia diagnosi sia psichiatrica che di dipendenza. In carcere non solo non possono essere curati, ma non riescono neppure a migliorare quelle che sono le loro condizioni. A queste persone dobbiamo fare una proposta alternativa”. Così la deputata dem Debora Serracchiani, responsabile nazionale Giustizia del Partito Democratico, a margine della conferenza stampa a Montecitorio organizzata dal Coordinamento nazionale comunità accoglienti.
“Le proposte alternative ci sono – ha aggiunto Serracchiani - dall'affidamento in prova, all'ingresso nelle comunità terapeutiche. Quest’ultime oggi ci dicono che hanno posti a disposizione. Tuttavia, manca la volontà politica di far sì che queste persone invece di stare in carcere possano andare in quelle comunità. Questo è un problema di sicurezza anche per noi che siamo fuori. Prima o poi quei detenuti escono, se escono peggio di come sono entrati è un problema di sicurezza anche per noi”.
Con la norma che prevede il nuovo limite alle intercettazioni dopo 45 giorni il governo impedisce ai magistrati di portare avanti le indagini anche per reati gravissimi. Come hanno evidenziato nelle loro audizioni in commissione Giustizia la settimana scorsa e oggi autorevoli esponenti dell’accademia e della magistratura italiana, questa limitazione ridurrà pesantemente la capacità di indagine e costituisce di fatto un divieto ad indagare. Il governo non si muova accecato dal furore ideologico contro la magistratura, si fermi e torni sui suoi passi perché il rischio di rendere inefficace uno strumento prezioso nel contrasto alla criminalità è altissimo.
Così in una nota la responsabile nazionale Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, e il capogruppo in commissione alla Camera, Federico Gianassi.
“Le opposizioni unite hanno deciso di non partecipare al voto in Commissione sull’ultimo emendamento presentato dalla relatrice al dl flussi. Si è trattato dell’ennesima forzatura su un decreto nato male, dove è stato inserito come innesto il provvedimento ‘paesi sicuri’ già in discussione al Senato. Le norme intervengono in modo disordinato sull’organizzazione della giustizia, sottraendo alle sezioni speciali immigrazione dei tribunali competenze rilevanti per attribuirle alle Corti d’Appello, già sovraccariche. Questo comporterà un ulteriore aggravio organizzativo, con ricadute pesanti sui tempi e sulla gestione di molti processi che non viene risolta da questo nuovo emendamento che dà solo più tempo per organizzarsi. Denunciamo la gestione caotica e le continue forzature che non hanno consentito un esame approfondito in Commissione e, con il ricorso all’ennesima fiducia, impediscono un dibattito serio anche in Aula,” così Simona Bonafè, capogruppo Pd nella Commissione Affari Costituzionali della Camera è intervenuta in aula dopo che il ministro per i rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, ha posto la fiducia sul decreto flussi.
“Il rinvio in commissione del decreto flussi conferma che avevamo ragione: il governo, con queste norme, sta mettendo in difficoltà la giustizia italiana. Trasferire competenze così delicate alle Corti d’Appello, già sovraccariche, è una scelta priva di senso. Concedere 30 giorni per adeguarsi non solo è insufficiente, ma del tutto inutile, considerando l’impatto organizzativo richiesto. Chiediamo che il governo torni indietro su questa norma, che non fa altro che il caos nel sistema giudiziario italiano” così la responsabile giustizia del Pd, la deputata democratica, Debora Serracchiani che sottolinea infine “siamo davanti a norme prive di senso che creano, come già fatto con la riforma della prescrizione, solo più lavoro e ingolfamento della giustizia”.
Per colpire magistratura governo mette a rischio anche Pnrr
“L'emendamento approvato ieri sera in Commissione, che trasferisce alle Corti d'Appello la competenza sulla convalida dei trattenimenti dei migranti, rappresenta una decisione irragionevole e potenzialmente punitiva nei confronti della magistratura. Come rilevato dal presidente della Corte d'Appello di Milano, Giuseppe Ondei, questa scelta rischia di paralizzare centinaia di cause civili all'anno, aggravando ulteriormente i tempi di decisione senza alcun rafforzamento di risorse o organici. Attribuire ulteriori carichi di lavoro a corti già in sofferenza strutturale mina gli obiettivi di efficienza del sistema giustizia previsti dal PNRR e rischia di compromettere l'intero piano di riforma. Se l’obiettivo fosse quello di migliorare il funzionamento della giustizia, il risultato appare ben lontano. Al contrario, questa decisione sembra dettata da una volontà di rivalsa verso i giudici che hanno preso decisioni non gradite al governo. Chiediamo al Ministro della Giustizia di fornire immediatamente una relazione tecnica per spiegare la ratio di questo intervento e fugare il ragionevole dubbio che sia ispirato da un intento punitivo piuttosto che da una logica di efficienza e giustizia”. Così in una nota la responsabile giustizia del Pd, la deputata democratica, Debora Serracchiani.
"La Corte penale internazionale ha emesso il mandato d'arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Un provvedimento atteso da mesi e che il procuratore Karim Khan aveva chiesto anche per i capi di Hamas tra cui Sinwar, Haniyeh. Ma i leader di Hamas sono stati uccisi quindi non avremo giustizia per i crimini da loro commessi. Il mandato di cattura vale anche per l'attuale capo militare di Hamas, Deif, di cui però non si sa se sia morto oppure no.
Possiamo sperare, però, di avere giustizia per i crimini palesemente commessi da Netanyahu e Gallant che per 13 mesi hanno bombardato indiscriminatamente Gaza uccidendo circa 44mila persone, la gran parte donne e bambini, 330 operatrici e operatori umanitari nella stragrande maggioranza dipendenti dell'Onu, 188 giornalisti, distruggendo ospedali, scuole e case, affamando e lasciando senza acqua, medicine e corrente elettrica milioni di persone.
Ora il ministro Tajani ci dica cosa intende fare per adempiere all'obbligo che ha l'Italia di attuare le sentenze della Corte penale internazionale. Perché non è una scelta: è un dovere". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“È semplicemente inaccettabile che nel 2024 si verifichino episodi di discriminazione contro le donne lavoratrici. Leggiamo infatti di alcune ASL del Lazio, tra cui ASL Roma 2 e Rieti, insieme a ospedali come il San Giovanni di Roma e gli IFO, starebbero posticipando l'assunzione di infermiere vincitrici di concorso pubblico al termine del periodo di maternità obbligatoria. Si tratta di una violazione grave dei diritti delle donne e del principio di parità sul lavoro. Le segnalazioni ricevute dai sindacati e le PEC inviate dalle ASL alle lavoratrici sono infatti uno schiaffo a chi, dopo anni di studio e sacrifici, si vede negato l'accesso al proprio posto di lavoro per il solo fatto di essere in gravidanza. Questo comportamento non è solo vergognoso, ma profondamente contrario ai principi della nostra Costituzione e delle normative sul lavoro. Come Partito Democratico, non resteremo in silenzio. È necessario che il Ministro Schillaci intervenga con urgenza per tutelare queste lavoratrici e ristabilire un principio di equità e giustizia. Non accetteremo che il governo, che si riempie la bocca con la parola natalità, permetta alle donne simili discriminazioni sul lavoro”.
Lo dichiara Marco Furfaro, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Affari Sociali della Camera e membro della segreteria.
“Si tratta di un provvedimento che contiene soltanto qualche rivisitazione di norma penale. Nasceva con l'ambizione non solo di armonizzarsi con la Costituzione, ma anche di relazionarsi con le norme comunitarie che considerano gli animali come ‘esseri senzienti’. Purtroppo invece ci troviamo con un testo non adeguato ai tempi, alle richieste e alla necessità di intervenire per la tutela degli animali affrontando anche gli aspetti di natura culturale. Ed è per questo che siamo stati fortemente contrari alla cancellazione della formazione scolastica ed educativa e siamo dispiaciuti dalla sua evoluzione tutta negativa durante i lavori in commissione. Viene approvato un provvedimento, che contiene il limite del vincolo dell’invarianza finanziaria, che sembra più una bandiera per chi l'ha presentato che un provvedimento utile fino in fondo per la tutela degli animali”.
Così la deputata democratica e responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, intervenendo in Aula per annunciare il voto di astensione del Gruppo Pd alla legge sulla sui reati contro gli animali.
Chiediamo una informativa urgente del ministro Nordio sui gravissimi fatti avvenuti nel carcere di Trapani con accuse molto gravi di tortura e sistemi di detenzione che superano la legalità. Questi episodi sporcano il lavoro durissimo che correttamente svolgono quotidianamente le donne e gli uomini della polizia penitenziaria con senso del dovere e svolgendo mansioni che spesso neppure gli competono. Noi chiediamo che venga fatta chiarezza in primo luogo in Aula dal ministro Nordio oppure dal sottosegretario Delmastro che ha la delega al dipartimento penitenziario, magari evitando che lo facesse con intima gioia.
Così Debora Serracchiani, deputata dem e responsabile nazionale Giustizia del Partito democratico, intervenendo in Aula.