“La proposta del presidente La Russa sulla mini naja potrebbe avere degli aspetti positivi ma ha numerosi inconvenienti che rischiano di renderla costosissima, inutile e addirittura di rappresentare un aggravio di lavoro per le forze armate. Il servizio di leva obbligatorio non è mai stato abolito, ma solo sospeso e sono trascorsi 18 anni da quel giorno. Le strutture e quella complessa organizzazione che servivano a far funzionare la leva obbligatoria non ci sono più e in alcuni casi destinate ad altri scopi. Una mini naja avrebbe dei costi mostruosi, che non so se il nostro paese in questo momento è in grado di affrontare per creare alloggi, dare ospitalità con vitto e alloggio, fornire i mezzi tecnologici per poter formare e addestrare questi giovani in soli 40 giorni. E quest’enorme mole di lavoro da chi sarebbe fatto? Sempre dagli stessi militari che attualmente sono preparati e selezionati su base professionale e che già hanno numerosi compiti come: sicurezza del territorio, anti terrorismo, strade sicure, e addirittura aiutare nei casi estremi la protezione civile. Depositerò una proposta di legge che va incontro a questo spirito che mi pare condiviso da più parti: di aiutare i giovani nella formazione sia tecnologica sia nella conoscenza delle istituzioni, che vede magari un ampliamento delle offerte che attualmente vengono fatte ai giovani che aderiscono al servizio civile. Aumentare le specialità, aggiungere le ore di formazione, in modo che possa essere non solo un aiuto per chi li ospita, ma un vero corso di formazione che avvicini i giovani alle istituzioni e che possa essere anche di aiuto al famoso problema formativo che tanto penalizza i nostri giovani”. Lo scrive Nicola Carè, deputato del Pd in Commissione Difesa.
“Misura per sostenere famiglie e regolarizzare lavoro badanti”
“Un aumento dell’indennità di accompagnamento è la risposta più efficace per sostenere le famiglie che incontrano sempre maggiori difficoltà ad affrontare i costi della non autosufficienza. Per questo abbiamo presentato un emendamento alla legge di bilancio che affronta questo grave problema e che ha l’obiettivo di aumentare l’assegno e regolarizzare il lavoro di badante, oggi ci sono oltre un milione di occupati nel nostro Paese, di cui il 60 per cento non assunto in regola. Con l’approvazione dell’emendamento, gli utenti (al momento l’11,2 per cento degli ultrasessantacinquenni) che scelgono di utilizzare le risorse per impiegare badanti assunti regolarmente riceverebbero 800 euro mensili, mentre per chi vorrà riceverlo senza vincoli d’uso resterebbe l’attuale cifra di 529 euro. Questo un fondamentale passo in avanti, fra l’altro previsto in tutte le ipotesi di riforma presentate, in attesa dell’approvazione della riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti prevista dal Pnrr”. Lo dichiarano la capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani, i capigruppo nelle commissioni Bilancio e Affari sociali, Ubaldo Pagano e Marco Furfaro.
Il deputato dei Democratici: “Quando era all’opposizione Meloni si era detta contraria alla delocalizzazioni, ora la sua maggioranza stoppa una misura che va in quel senso. Sono sovranisti a corrente alternata”
“Eccoli, i sovranisti a corrente alternata. Come Pd avevamo proposto un emendamento per frenare le delocalizzazioni industriali vietando lo spostamento dei macchinari, dei materiali e delle produzioni. Un atto a tutela del lavoro e dei lavoratori. Ebbene l’emendamento è stato ritenuto non ammissibile per estraneità di materia. Sono sbalordito perché la leader di Fdi Giorgia Meloni, anche nel luglio scorso, si era detta contraria alle delocalizzazioni...”.
A dirlo è il deputato Pd Emiliano Fossi a proposito dell'emendamento presentato alla manovra economica insieme ai colleghi Mauro Laus (Pd), Marco Sarracino (Pd) e Arturo Scotto (Articolo 1). L'obiettivo dell'emendamento era la modifica dell'articolo 37 del Decreto Legge numero 144 del 2022 relativo a “norme in materia di delocalizzazione o cessione di attività di imprese non vertenti in situazione di crisi”.
“Alle imprese che cessano definitivamente l’attività produttiva o una parte significativa della stessa, anche per effetto di delocalizzazioni, con contestuale riduzione di personale superiore al 40% di quello impiegato mediamente nell’ultimo anno – era spiegato nell’emendamento – venga preclusa la possibilità di procedere alla rimozione dei macchinari, dei materiali e delle produzioni fino a che non hanno completamente restituito gli incentivi pubblici ricevuti”.
“Dalla ex Gkn a tante altre imprese, ho visto più volte cosa accade quando si decide di delocalizzare – ha spiegato Fossi -. E' grave che il centrodestra abbia deciso di non ritenere ammissibile questo emendamento che tutela i lavoratori. Da FdI sul lavoro vedo tante parole ma pochi fatti. E una mancanza di coerenza, aspetto su cui aveva da sempre garantito la stessa Meloni. Se a luglio si dice che si è contro le delocalizzazioni non si può poi stoppare atti del genere”.
“Le nostre proposte per correggere e migliorare una legge di bilancio che giudichiamo iniqua e inadeguata alle esigenze del Paese sono state segnalate ed ora a disposizione di governo e maggioranza se vorranno seriamente aprire un reale confronto in Parlamento. Fra le nostre priorità c’è di certo la questione Opzione Donna: ci batteremo a difesa dei nostri emendamenti perché sia garantita la possibilità di andare in pensione a 58 anni per le donne, allargando quindi la potenziale platea rispetto alle assurde discriminanti introdotte dal governo. In particolare, chiediamo, inoltre, che le risorse messe a disposizione del Parlamento non siano polverizzate e indirizzate a una serie di micro-interventi, ma centrate su questioni fondamentali: riduzione delle tasse sul lavoro, salario minimo, incremento dei fondi per la sanità pubblica, lotta al dissesto idrogeologico, sostegno agli enti locali. Su questi ed altri temi ci sono proposte puntuali e dettagliate del Partito democratico per contrastare disuguaglianze, sostenere lavoratori e pensionati, garantire diritti.”. Lo dichiarano la capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani e il capogruppo in commissione Bilancio Ubaldo Pagano.
“Se il presidente Mollicone non vuole abolire 18 APP è una buona notizia. Se vuole capire come migliorarla noi siamo disponibili. Ma allora si cancelli l’abrogazione dal maxi emendamento e si sostituisca con un tavolo di lavoro per capire come sviluppare la nuova carta cultura”. Lo scrive su Twitter Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione cultura alla Camera.
Emendamento per abolire norma su ‘responsabilità solidale’
“Ho presentato un emendamento per sopprimere la norma della Legge di bilancio che introduce una nuova sanzione di 3mila euro a carico dei professionisti: confido che sia votato anche dalla maggioranza. Il governo, nel disciplinare l’iter dell’attribuzione del numero di partita Iva, intende introdurre la responsabilità solidale dei professionisti intermediari nei casi in cui, all’esito dei controlli dell’Agenzia delle Entrate, venga successivamente emanato un provvedimento di cessazione. Si tratta di una sanzione assolutamente arbitraria poiché il professionista non può disporre degli strumenti dell’Agenzia delle Entrate per verificare l’affidabilità di chi richiede l’attribuzione della partita Iva. E, in ogni caso, va fermata la deriva di attribuire ai professionisti responsabilità, peraltro non retribuite, che dovrebbero essere proprie della pubblica amministrazione. Il governo Meloni contraddice nei fatti quel che annuncia a parole: ai professionisti si promettono tutele e si affibbiano sanzioni. Nella Legge di bilancio come in quella sull’equo compenso, che guarda caso porta proprio il nome della presidente del Consiglio”.
Così la deputata del Pd, Chiara Gribaudo, vicepresidente della commissione Lavoro.
“Lo scaricabarile del governo sulla misura parlamentare che cancella 18APP è imbarazzante. A questo punto, dopo le parole di Sangiuliano, siamo certi che il governo non darà parere favorevole alla cancellazione di una misura importante che ha funzionato, stimolando i consumi culturali. Suggerirei di approfondire dopo la legge di bilancio per verificare eventualmente come migliorarla attraverso una commissione di lavoro - condivisa con le commissioni parlamentari competenti - con un mandato di tre mesi.
Ma non si rinuncia a uno strumento così importante di incentivo dei consumi culturali. Non si tolgano risorse e opportunità di crescita ai ragazzi. Spiace constatare, anche in questo caso, l’improvvisazione permanente che affligge questa maggioranza. Per questo, ci auguriamo che Sangiuliano accolga la nostra proposta”. Lo dice Irene Manzi, capogruppo dem in commissione Cultura.
“L’ortofrutta è un asset strategico per il comparto agroalimentare italiano. In tale settore il costo della manodopera è la principale voce del conto economico delle singole colture. Differenze retributive della manodopera si riverberano negativamente nella competitività di alcune aree a discapito di altre aree del paese e soprattutto estere”.
Così i deputati del Pd, Stefano Vaccari e Andrea Rossi, rispettivamente capogruppo e segretario della commissione Agricoltura.
“Perdere un ettaro di una produzione frutticola - sottolineano Vaccari e Rossi - significa anche la perdita di circa 500 ore anno di lavoro sia esso dipendente o a tempo determinato. Inoltre, trattandosi di produzioni a ciclo ultradecennale e che hanno un tempo di allevamento prima di entrare in produzione, difficilmente una volta che sono state espiantate torneranno sugli stessi terreni dove sarà più facile fare colture tutte meccanizzabili e a basso impego di manodopera. In anni recenti, poi, la frutticoltura è stata funestata da gelate e fitopatie che ne hanno ridotto la produzione e spinto ulteriormente gli agricoltori ad allontanarsi da queste produzioni. Per queste ragioni abbiamo presentato un emendamento alla Legge di Bilancio chiedendo di estendere le agevolazioni contributive delle aree svantaggiate a queste colture, per consentire di ridurre lo svantaggio competitivo del settore e favorire anche la stabilizzazione del lavoro agricolo e soprattutto i livelli occupazionali di manodopera nella produzione primaria. Riconoscere specifici finanziamenti per le imprese del settore - concludono i deputati Pd - consentirebbe di dare un segnale di sostegno ai produttori di ortofrutta del nostro Paese, perché riacquistino fiducia e non dismettano una produzione che caratterizza l’agricoltura italiana e che rappresenta un alimento fondamentale di una dieta alimentare equilibrata e salutare”.
“Il PD ha un enorme bisogno di una sua identità forte e chiara. Per questo ritengo essenziale partire dal manifesto dei valori, poiché quello attuale è datato 2008. Nel frattempo il Paese è cambiato ed anche il mondo. Un nuovo PD, nel senso che la sua identità e il suo programma si fondino sulla risposta alle grandi sfide del nostro tempo: la dignità del lavoro, la lotta alle disuguaglianze, la transizione ecologica, la sfida digitale, la pace, i diritti di tutte e tutti. Nel manifesto del nuovo PD deve esserci scritto a chiare lettere che è un partito femminista, perché la sinistra o è femminista o non è. E poi nuovo per il suo modo di fare politica e di organizzarsi. Oggi il PD, così come altri partiti, è troppo chiuso su se stesso, troppo autoreferenziale e troppo dominato dalla logica delle correnti. Per recuperare credibilità ha bisogno di un nuovo gruppo dirigente, di aprirsi all’esterno, alle tante persone e ai tanti movimenti che si sono allontanati negli ultimi anni e ai giovani che sul cambiamento climatico, così come sui diritti, sono tornati a scendere in piazza. Stiamo lanciando un appello a chi ha voglia di partecipare direttamente, da protagonista, alla costituzione di un progetto politico progressista. E di farlo insieme a noi. Adesso è il momento. Non si può sempre rimanere alla finestra, distanti. Bisogna fare la propria parte per creare un’alternativa alla destra più destra di sempre. Insomma, il congresso costituente del PD deve attivare una mobilitazione, suscitare interesse e curiosità specialmente tra i giovani”.
Ad affermarlo la deputata PD Laura Boldrini in un’intervista al quotidiano il Riformista.
Il deputato dei Democratici ha presentato due emendamenti in Commissione Lavoro: “La contraffazione sottrae 17 miliardi di euro all’anno all’economia reale”“Servono risorse a sostegno di imprese e comuni per contrastare il fenomeno della contraffazione che, stando a dati recenti, sottrae ben 17 miliardi di euro ogni anno all’economia reale causando una perdita di 4,8 miliardi per le casse statali”.
A dirlo è il deputato del Pd Emiliano Fossi che, in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, ha presentato due emendamenti alla manovra economica, che verrà discussa a Montecitorio a partire dalla prossima settimana.
“Il primo emendamento intende istituire un fondo, di 30 milioni di euro all’anno, a favore delle imprese che vogliono dotarsi di sistemi tracciabili con codici multidimensionali e non replicabili per prodotti industriali e agroalimentari - spiega Fossi -. L’altro vuole destinare risorse specifiche agli enti locali che hanno stipulato accordi territoriali anticontraffazione. Sarebbe a dir poco singolare che il nuovo Governo, dopo aver cambiato nome al Ministero dello Sviluppo economico aggiungendo la denominazione Ministero del Made in Italy, non sostenga poi queste proposte concrete a sostegno del nostro tessuto economico-produttivo”.
"La procedura di licenziamento collettivo aperta dalla proprietà del gruppo Sherwin Williams di Pianoro mette a rischio tanti posti di lavoro. Un fatto grave, a maggior ragione in un momento di crisi economica e sociale come quello che stiamo vivendo. La mia solidarietà ai lavoratori ed il pieno sostegno alle istituzioni per le iniziative che intenderanno mettere in campo. Mi riservo di assumere, in coordinamento con le organizzazioni sindacali e le istituzioni interessate, iniziative parlamentari in merito".
Così il deputato dem Andrea De Maria.
“Si registra purtroppo, come in occasione di ogni festività, un incremento esorbitante dei costi dei biglietti aerei che determina un aggravio per i siciliani che vivono fuori per lavoro e studio. Rientrare in Sicilia da Milano o da Roma sta raggiungendo cifre abnormi anche di 600 euro. Cittadini, Associazioni dei consumatori, sindacati, hanno denunciato questa escalation dei prezzi con il formarsi di fatto di un ‘cartello’ da parte delle compagnie, che mantiene i prezzi dei biglietti per i vettori sulle rotte da e per Sicilia su cifre davvero insostenibili. In questa maniera si lede il principio della accessibilità alla mobilità penalizzando ancora una volta la Sicilia. A questa dinamica non fa eccezione neppure Ita la compagnia di fatto finanziata con risorse pubbliche. Lo stesso principio di continuità territoriale risulta compromesso a discapito dei viaggiatori. A tal proposito, si chiede di conoscere quali iniziative intenda assumere il governo, con la massima urgenza, per promuovere un incontro con le compagnie aeree al fine di riportare i costi dei biglietti a livelli di congruità e di accessibilità per tutti garantendo il diritto alla ‘raggiungibilità’ della Sicilia”. Lo dichiarano le deputate e i deputati del Pd siciliani Maria Stefania Marino, Giovanna Iacono, Giuseppe Provenzano e Anthony Barbagallo firmatari dell'interrogazione a risposta depositata in commissione al ministro degli Affari Europei, il Sud e Pnrr Raffaele Fitto e al ministro delle infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini.
Dichiarazione di Marco Furfaro, deputato Pd
“Cinque proposte per aiutare Prato e la provincia, dal diritto alla casa per tutti allo sviluppo economico passando per la transizione ecologica e la promozione dello sport, affinché la politica sia davvero vicina ai bisogni della sua comunità”. Marco Furfaro, parlamentare del Partito Democratico eletto nel collegio di Prato, annuncia alcune proposte emendative alla legge di bilancio.
“La priorità in un territorio fortemente colpito dalla crisi economica e pandemica come quello pratese, è finanziare un piano per garantire diritto alla casa e rilanciare l'economia locale. Solo dal 2019 al 2020 la domanda di alloggi di edilizia pubblica popolare è salita del 585%. Per questo - spiega il deputato – abbiamo previsto 2 milioni di euro per finanziare alloggi abitativi pubblici e social housing, nonché per aiutare gli affittuari in difficoltà economica. Abbiamo proposto poi di istituire, nel distretto industriale, un Polo - assegnando al Comune di Prato un finanziamento straordinario di 2 milioni di euro per l’anno 2023 e di 1 milioni di euro a decorrere dal 2024 - per favorire una sinergia tra i servizi di inclusione sociale e lavorativa degli enti locali, che si occupi di rilanciare le imprese e il tessuto produttivo”. Si aggiunge a queste un po' di ossigeno per le società sportive pratesi. “Con Mauro Berruto, per garantire la sostenibilità della riforma del lavoro sportivo, abbiamo chiesto di aumentare gli aiuti alle società - spiega il deputato - portando il fondo a 80 milioni di euro”. Un’ulteriore proposta mira a salvare l’attività del CPIA pratese, Centro provinciale di istruzione per gli adulti, assegnando in via straordinaria 1 milione di euro a decorrere dal 2023 per una sede idonea e relativo personale, dopo anni di ricerca. Il deputato, da capogruppo in commissione Affari sociali, ha proposto anche emendamenti in accordo con il territorio per aumentare i fondi in sanità e per il personale sanitario. Infine, una proposta sulle ciclabili, un fondo da 100 milioni a disposizione dei comuni. “Ora tocca alla destra e ai parlamentari pratesi di maggioranza non girarsi dall'altra parte”, ha concluso.
“La manovra del governo della destra è contro il Sud. Nella Legge di bilancio c’è una totale assenza di misure e politiche per il Mezzogiorno”. Così il Gruppo Pd che ha depositato alla Camera una mozione che invece mette al centro lo sviluppo e il rilancio del Sud.
L’iniziativa parlamentare impegna in particolare il governo: a sostenere il negoziato in sede Ue per la fiscalità di vantaggio sul lavoro e a rilanciare le misure di politica industriale regionale, a partire dalla decontribuzione per gli investimenti e dagli incentivi fiscali delle aree Zes; a incrementare le risorse contro il dissesto idrogeologico e per la transizione ecologica; a sbloccare l’erogazione dei 22 miliardi del Fondo sviluppo e coesione; a garantire il rispetto della quota Sud del 40% del Pnrr, sostenendo gli enti territoriali con le competenze necessarie; a determinare i livelli essenziali delle prestazioni, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, come previsto dalla Costituzione, a prescindere dalla realizzazione dell'autonomia differenziata, assicurando il pieno coinvolgimento del Parlamento e la previsione delle risorse necessarie a colmare i divari di cittadinanza che dividono il Paese.
“Il governo si fermi e cambi rotta - aggiunge il vice segretario del Partito Democratico, Peppe Provenzano, e primo firmatario della mozione - Di tutte le misure necessarie per contenere l’impatto della crisi nel Mezzogiorno e promuovere la ripartenza dell’area nella manovra non c’è traccia. E lo smantellamento del ministero per il Sud è la conferma di questa assoluta mancata di attenzione della destra”. Il vicepresidente dei deputati dem, Piero De Luca, annunciando anche un apposito pacchetto di emendamenti sul Mezzogiorno alla Legge di Bilancio, per accompagnare l’iniziativa del Gruppo, ha rimarcato la forte preoccupazione per l'azione del Governo considerato che “al vuoto drammatico di proposte per il Sud nella manovra, si affianca la proposta incostituzionale di autonomia differenziata avanzata nei giorni scorsi dal ministro Calderoli, che aumenterebbe i divari e le diseguaglianze territoriali ai danni del Meridione”.
"La relazione del ministro della Salute, Orazio Schillaci, questa mattina in commissione Affari sociali della Camera, fa emergere con chiarezza che non esiste, come sbandierato, in materia di più fondi per la Sanità, alcuna inversione di tendenza. Non ci sono risorse per far fronte alle esigenze del servizio sanitario nazionale, alle difficoltà delle Regioni, alle aspettative dei professionisti e al diritto alla salute dei cittadini. Dal 2020 al 2022, le risorse destinate alla sanità sono state sempre sopra il 7% del Pil, mentre il governo Meloni ridurrà la spesa fino al 6,1% del Pil nel 2025, un valore inferiore anche rispetto al periodo pre-pandemia (6,4% nel 2019, rispetto a una media Ue del 7,9%). Ad esempio, l'investimento previsto in legge di bilancio è totalmente insufficiente a fronteggiare la carenza di medici e infermieri. A fine novembre abbiamo raggiunto il numero di accessi massimo nei pronto soccorso per il 2022: i numeri di dicembre, quindi, costituiranno un surplus che andrà a gravare su una mole di lavoro ospedaliera già pesantissima. Con questa manovra, la destra sta semplicemente gettando benzina sul fuoco su un settore i cui problemi erano già stati aggravati dalla pandemia. Inoltre, abbiamo chiesto al ministro se intende sostenere i nostri emendamenti che proveranno ad aumentare i fondi, dimezzare le liste di attesa, assumere nuovi medici e pediatri (la cui carenza è determinata tra l'altro non solo dal numero in organico, ma anche dal dumping salariale creato dall'estensione della flat tax e quindi dalle scelte di questa legge di bilancio). Abbiamo chiesto al ministro di dare seguito ai buoni propositi enunciati, dando battaglia contro il governo di cui fa parte affinché la sanità pubblica sia finanziata e non svilita".
Lo dichiarano i deputati dem Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione Affari sociale a Montecitorio e Gianni Girelli della commissione Affari sociali della Camera, a margine dell'audizione in commissione del ministro Schillaci.