“Il nostro lavoro di sintesi fatto in commissione Agricoltura alla Camera è stato serio e ragionato. Che non ci fosse bisogno della Proposta di legge Bruzzone è chiaro e condiviso da tutti noi, e gli emendamenti abrogativi lo dimostrano. Nel nostro confronto abbiamo infatti sempre sostenuto la bontà della Legge 157 e, con questo provvedimento in discussione, abbiamo colto l’occasione per mettere a terra le modifiche che intendono riportare l’Ispra al centro dei processi decisionali. Tutto questo perché siamo favorevoli solo ed esclusivamente alla caccia regolamentata in maniera seria. Spiace che le associazioni diano una lettura tanto lontana dalle oggettive finalità dei nostri emendamenti”.
Lo dichiarano i deputati democratici della commissione Agricoltura della Camera: Stefano Vaccari (capogruppo), Andrea Rossi (segretario), Antonella Forattini e Maria Marino.
"Oggi, dopo le richieste del Partito Democratico, dei sindacati e di altre forze d'opposizione, il Ministero del Lavoro ha convocato un primo tavolo per prorogare gli ammortizzatori sociali nei confronti dei 155 lavoratori dell'ipercoop di Afragola. Un piccolo ma importante passo, perchè si garantisca la continuità della cassa integrazione nei confronti di donne e uomini che da oltre 70 giorni manifestano con grande dignità per il loro diritto al lavoro. Al tempo stesso, anche per evitare anche inutili confusioni, occorre che il Ministero delle imprese, così come sta operando la Regione Campania, faccia la sua parte, formalizzando un ulteriore tavolo affinchè vi possano essere delle manifestazioni d'interesse di un nuovo acquirente per rilevare il sito produttivo e assicurare l'assunzione di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori. Non c'è più tempo". Lo dichiarano in una nota i parlamentari del PD Marco Sarracino, Piero De Luca e Arturo Scotto
“Le regole di ingaggio del Gran Giurì sono chiare ed erano state evidenziate nella prima seduta dal presidente Mulè, sulla base della prassi consolidata che non ha mai previsto relazioni di minoranza e tantomeno votazioni che non ho mai richiamato. Evito, per rispetto delle istituzioni e di Mulè stesso, di entrare nel merito dei giudizi di dettaglio che conosciamo bene entrambi. Non c’è da aggiungere altro. Oggi agli atti della Camera rimarrà come un precedente importante lo scioglimento del Gran Giurì da parte del presidente Fontana. E’ altrettanto evidente che, al netto del rispetto per il lavoro svolto dal Giurì da parte di tutti i suoi componenti, a cominciare dal collega e vicepresidente Mulè, la presidenza della Camera ha preferito annullare la partita, poiché c’era chi dopo lo svolgimento regolare del primo tempo avrebbe voluto vincere a tavolino il secondo. A quel punto, non potendo contare su un Var imparziale, abbiamo deciso di farli giocare da soli per salvaguardare l’istituto del Giurì”.
Così Stefano Vaccari, deputato democratico e segretario di Presidenza della Camera.
“Lo scioglimento del Gran Giurì da parte del presidente della Camera Fontana è la conclusione più logica ed equilibrata.
Sono stato costretto, con dispiacere, a rimettere il mandato a salvaguardia della terzietà del Gran Giurì per non consentire che venissero sviliti i compiti e la missione attraverso conclusioni parziali che rischiavano di mettere in discussione il potere di indirizzo del Parlamento rispetto all’Esecutivo, così come avevo segnalato nella mia lettera di dimissioni.
Per questo ringrazio il presidente Fontana che ha voluto così tutelare l’autonomia e le prerogative costituzionali della Camera sciogliendo la Commissione ed evitando decisioni prese a maggioranza che, come ho scritto nella lettera di dimissioni, non sarebbero state coerenti con la ricostruzione fattuale convenuta da tutti i commissari. Ringrazio altresì il vicepresidente Mulè per l’impegno e il lavoro svolto nel presiedere il Gran Giurì. Ora, per non ripetere più tali situazioni, nelle more della discussione sulle modifiche al regolamento della Camera sarebbe opportuno ragionare di una riforma anche dell’istituto del Gran Giurì rendendolo neutrale rispetto alle dinamiche politiche e di parte, a garanzia futura dell’etica del confronto parlamentare”. Così il deputato democratico, Stefano Vaccari.
“Ministro Salvini, nell'ultima legge di Bilancio, ha tagliato al Sud 3 miliardi e mezzo dal Fondo perequativo infrastrutturale. La domanda è semplice: con quale coraggio e perché ha privato i cittadini meridionali di fondi decisivi per scuole, ospedali, strade? La risposta non arriverà, perché la vostra è una strategia precisa. State bloccando, da un anno e mezzo, 25 miliardi del Fondo Sviluppo e Coesione al Sud. Avete cancellato le Zes, strumento decisivo per investimenti e lavoro. Avete tagliato le risorse in sanità, colpendo soprattutto il Mezzogiorno, il cui sistema è al collasso. Come se non bastasse, state portando avanti un'autonomia differenziata secessionista, che spaccherà l'Italia e farà aumentare per legge le distanze nei servizi essenziali tra Nord e Sud”. Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche Ue, illustrando in Aula il question time al ministro Salvini.
“Prima del vostro arrivo, avevamo fondo perequativo infrastrutturale con una dotazione di oltre quattro miliardi – ha dichiarato nella replica il deputato e responsabile Sud della segreteria del Pd Marco Sarracino - che serviva proprio a ridurre divari e disuguaglianze. Da questo fondo avete tagliato oltre tre miliardi e mezzo. Lei ministro si occupa sempre di tutto, di trattori, di agricoltura, di festival, di giustizia, ma mai che prenda in considerazione l’idea di occuparsi delle priorità del suo ministero. Perché le do una notizia, le risorse di quel fondo servivano soprattutto per le nostre strade, per le nostre ferrovie, per le nostre infrastrutture, oltre che per i nostri ospedali e per le nostre scuole. Smettetela, lei e il ministro Fitto, di commissariare il Mezzogiorno, di sottrarne risorse, di far passare i nostri diritti come gentili concessioni, ma soprattutto smettetela di tradire i sogni e le ambizioni di un Sud a cui state negando il futuro. Ricordate che la nostra Repubblica è una e indivisibile, il Partito Democratico e gli italiani vi impediranno di spaccarla a metà".
“Caro Foti, mi vuoi portare in tribunale? Volentieri. Così mi consenti di dimostrare che campi di politica (niente di male, ovviamente) e non del lavoro dei campi. L'ho letto dal TUO sito che fai politica da 43 anni (eletto nel 1980 come consigliere comunale a Piacenza). E che - sempre dal TUO sito - sei stato consigliere provinciale, vicesindaco, nonché sei volte (sei) in Parlamento. È cosa pubblica che tu sia indagato, ma essendo garantista ritengo che riuscirai a dimostrare la tua innocenza dalla fangosa vicenda di corruzione che ti vede coinvolto. Querelami pure, sarà un piacere uscire dalla propaganda e tornare alla realtà!” Così il deputato democratico, Marco Furfaro, replica al capogruppo di Fdi, Tommaso Foti.
“L’agricoltura italiana o sarebbe meglio dire le agricolture italiane, avrebbero bisogno di politiche serie e concrete e non del bombardamento di demagogia e propaganda elettorale, in cui sta eccellendo la maggioranza di governo e non solo.
I nemici dei nostri agricoltori non sono l’Europa o la transizione ecologica, ma il sottocosto, le speculazioni in filiere troppo lunghe, lo sfruttamento del lavoro che altera la competitività tra le imprese.
Noi abbiamo ripresentato in questa legislatura una proposta di legge per il sostegno e la valorizzazione dell’agricoltura contadina, a mia prima firma.
Attendiamo il governo e la maggioranza al più presto a un confronto parlamentare per dare una risposta all’agricoltura contadina, tipica delle aree marginali, montane e collinari e tradizionalmente più povere anche per le ridotte dimensioni medie delle proprietà agricole”. Lo ha detto in Aula Federico Fornaro, della presidenza del gruppo Pd alla Camera.
“Il testo presentato al Senato partiva dal lavoro fatto dai governi precedenti con un impianto complessivo che, salvo alcuni punti su cui il Partito Democratico ha presentato proposte migliorative, era nell'insieme condivisibile. Se il provvedimento poteva costituire un'occasione per dare al mercato la fiducia necessaria per investire nelle medie imprese, l'esame ha messo in evidenza contrasti e confusione all'interno della maggioranza che hanno finito per determinare l'inserimento di una delega in bianco per la riforma del testo unico della finanza e l'introduzione di meccanismi farraginosi e discutibili su temi estremamente delicati. Su questi punti abbiamo cercato di proporre emendamenti all’articolo 12, per la confusione e per il rischio di incertezze e poca trasparenza che trasmette agli investitori e la soppressione sulla delega all'articolo 19 perché si tratta di una delega in bianco che autorizza a rivedere il testo unico delle intermediazioni finanziarie, le norme del codice civile sulle società quotate, il testo unico bancario e il codice assicurazioni”. Lo ha detto nell'Aula della Camera, il deputato dem Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze, dichiarando il voto di astensione del Gruppo Pd al ddl capitali.
“C'è il serio rischio – ha concluso Merola - già avvenuto in Senato e oggi confermato alla Camera, che specifici gruppi di interesse influiscano sui contenuti dei decreti delegati con soluzioni non coerenti. Per questo continuiamo a chiedere una consultazione pubblica sulle bozze di decreto legislativo. Esprimiamo la nostra profonda delusione per il metodo ancor prima che per il merito, con cui governo e maggioranza parlamentare hanno condotto l'iter di questo disegno di legge e della delega collegata, che operano su materie di estrema delicatezza, per la credibilità e l'affidabilità del Paese nel consesso economico e finanziario internazionale. Avremmo potuto giungere a una convergenza di valutazioni più ampia sul testo che è stata negata da questa maggioranza che con imperizia e in modo estemporaneo ha emendato il testo nei suoi aspetti più delicati. Ancora più grave è il sospetto che questo modo di agire sia mosso non dalla volontà di agire per l'interesse generale, ma per ingerire su casi particolari”.
Merola: numeri lotta evasione vengono da lontano, frutto del rafforzamento dei controlli digitali
“Sono ridicole le dichiarazioni di autorevoli esponenti della maggioranza che vorrebbero associare all’azione del governo i numeri del successo della lotta all’evasione forniti dall’Agenzia delle entrate. Quei 31 miliardi di euro sono frutto di un lavoro che viene da lontano e che è stato ottenuto grazie a numerosi interventi e provvedimenti che hanno potenziato l’uso di strumenti digitali di controllo. Interventi – ricordiamo - fortemente avversati dalla maggioranza e, in particolar, dall’attuale presidente Meloni”. Così il capogruppo democratico nella commissione Finanze della Camera, Virginio Merola, che ricorda che: “solo lo scorso maggio Meloni, da Catania, equiparava “la lotta all’evasione a un pizzo di Stato”; quest’estate, Salvini diceva che con questo Governo “c’è finalmente la pace fiscale” e che “milioni di italiani non saranno più ostaggio dell’agenzia dell’entrate”; e che lo scorso dicembre, Fdi equiparava l’Agenzia dell’entrate all’inquisizione medievale”.
“I 31 miliardi recuperati dall’Agenzia dell’entrate nel 2023 - prosegue Merola - sono frutto di una azione prolungata di potenziamento e soprattutto digitalizzazione delle misure di contrasto all’evasione fiscale. Tra queste: l’unione delle banche dati digitali, definito dalla Meloni il “grande fratello digitale”, l’obbligo di fatturazione elettronica che ha dimezzato l’evasione Iva e che veniva definito dalla Meloni “una follia; o l’obbligo di trasmissione dei corrispettivi telematici a fine giornata che ha ridotto fortemente il fenomeno del cosiddetto “preconto” e che è stato anche questo fortemente osteggiato dall’attuale maggioranza. Fdi al governo è in confusione e cerca di nascondere il proprio passato”.
“Finalmente oggi la comunità italo-albanese può festeggiare la firma definitiva della convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale che oltre a regolare le pensioni consentono il riconoscimento dell’indennità di disoccupazione, della maternità e della malattia di lavoratrici e lavoratori che fin ad oggi non si vedevano riconosciuti questi fondamentali diritti. Per oltre dieci anni questa comunità si è battuta dialogando con le istituzioni e grazie al lavoro del Governo Draghi, ed in particolare del Ministro Orlando e del Sen. Nanniccini, si è riuscito a costruire un accordo che garantisce il giusto riconoscimento del diritto alle prestazioni previdenziali e le adeguate coperture finanziarie” ha dichiarato l’On. Gribaudo.
“Oramai un’anno fa avevo presentato un’interrogazione al Ministero del Lavoro per chiedere che venisse posta celermente la firma conclusiva dell’accordo che mancava. Voglio ringraziare le associazioni italiano-albanesi che in questo anno non hanno mai smesso di incalzare il governo e che hanno giocato un ruolo determinante nella firma definitiva dell’accordo di oggi” - ha proseguito la deputata DEM - Questa è la dimostrazione che quando la buona politica ascolta le esigenze reali che le vengono presentate, si riescono a raggiungere accordi internazionali che accrescono i diritti delle persone, non li calpestano.”
“Chiediamo alla ministra Calderone di garantire in tempi stretti il pagamento delle somme dovute alle associazioni iscritte al Registro unico nazionale del Terzo settore (Runts), che usufruiscono di agevolazioni fiscali fra cui il 5 per mille. Il mancato pagamento delle risorse spettanti mette infatti in difficoltà 16.000 enti che non potranno svolgere l’attività di beneficenza già programmata e incontreranno difficoltà nella futura rendicontazione.” È la richiesta dell’interrogazione presentata dai deputati del Pd Gian Antonio Girelli e Stefano Graziano al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali.
“Secondo le indicazioni fornite dal ministero, le cooperative sociali e le imprese sociali incluse nell'elenco permanente del Registro dovevano essere considerate accreditate al beneficio del 5 per mille anche per l'anno 2022 ‘senza necessità di alcun ulteriore adempimento’. Tuttavia nel gennaio 2024 il dicastero del Lavoro pubblica un avviso in cui segnala che oltre 16.000 enti su 40.000 beneficiari del 5 per mille, risultano non aver inserito le proprie coordinate bancarie all’interno del Runts impedendo così all’Amministrazione di provvedere al pagamento. Da informazione rilasciate dal Registro unico risulta, invece, che non sia possibile accreditare le somme spettanti alle 16.000 imprese sociali che nel frattempo hanno inserito le coordinate bancarie nel Runts, perché non ci sarebbero per ora fondi disponibili e l’accreditamento slitterà quindi di molti mesi. Chiediamo alla ministra di intervenire con urgenza per assicurare alle associazioni le risorse necessarie per continuare a svolgere un lavoro di straordinario valore sociale, anche in considerazione del fatto che il ritardo nella comunicazione dell’Iban non può essere ascritto a loro negligenza ed è comunque stato superato”.
"L'audizione del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è un momento importante per fare luce sulle condizioni delle carceri italiane: viviamo una situazione allarmante, dall'inizio dell'anno si è verificato un suicidio quasi ogni due giorni e i dati sul sovraffollamento sono in drammatico aumento. Il lavoro del Partito Democratico domani consentirà di ascoltare Giuseppe Russo, alla guida del Dap, per entrare nel merito di una situazione che ormai è di piena emergenza. Non c'è più tempo da perdere, servono risorse per l'assistenza medica e psichiatrica ai detenuti e interventi per assicurare adeguate condizioni di detenzione".
Così la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia.
Serracchiani e Gianassi, passare dalle parole ai fatti e abbandonare approccio securitario
“La tragedia dei suicidi in carcere e l’emergenza umanitaria che si vive in molti istituti penitenziari devono essere al centro dei lavori parlamentari” così la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani, e il capogruppo in commissione alla Camera, Federico Gianassi che hanno ottenuto, per domani alle ore 15, l’audizione di Giovanni Russo, Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sulle tematiche relative alla situazione delle carceri con particolare riferimento alla gestione della salute mentale e al fenomeno dei suicidi.
“Un’audizione molto importante - sottolineano i deputati - perché si possa finalmente passare dalle parole ai fatti e discutere sulle reali condizioni di vita e di lavoro nelle carceri, abbandonando l’approccio securitario e sanzionatorio del governo che è inutile e dannoso”.
Ghio, immobilismo Governo è causa del blocco
“Siamo preoccupati dallo stallo in cui versano le trattative per il rinnovo del contratto dei lavoratori portuali. I lavoratori hanno diritto ad avere quelle garanzie e quel sostegno che chiedono da tempo, diventato ancora piu' necessario oggi, alla luce della complicata situazione di crisi che sta interessando il Mar Rosso. Una crisi che arriva dopo una serie di fibrillazioni geopolitiche ed economiche che hanno interessato gli ultimi anni e che hanno comportato piu' di uno scossone per il lavoro portuale.
Chiediamo al Governo di supportare la trattativa per il rinnovo del contratto favorendo l’ascolto delle richieste dei lavoratori e dando loro una risposta alle rivendicazioni di adeguamento dei salari, di attuazione del fondo per l'anticipo pensionistico e in termini di sicurezza, visto l’aumento del numero di incidenti sul lavoro.
Chiediamo anche di calendarizzare la proposta di legge che ho presentato alla Camera per avviare l’iter del riconoscimento del lavoro portuale operativo come lavoro usurante e dare in tempi brevi le risposte che i lavoratori portuali aspettano da tempo.
Solo così il Governo potrà aiutare le parti sociali a rinnovare il contratto collettivo, i lavoratori a vedere soddisfatte le loro richieste di maggiore equità e le aziende a guadagnare efficienza. Altrimenti, persistendo nell’immobilismo il Governo sta diventando una delle cause del non rinnovo”. Così in una nota, Valentina Ghio, vicecapogruppo d Pd alla Camera e componente della Commissioni trasporti.
“Il bonus mamme annunciato con toni trionfalistici dal Governo Meloni è una misura di sostegno esigua e ingiusta, perché premia solo le donne con contratto a tempo indeterminato e taglia fuori milioni di lavoratrici”. Lo afferma in una nota la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase, capogruppo in commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza.
“L’annuncio lo ricordiamo tutti, 250 euro al mese di sgravi contributivi per ogni madre lavoratrice – spiega Di Biase -. La realtà l’abbiamo conosciuta con l’arrivo della circolare Inps. Il bonus mamme riguarderà infatti solo le mamme di almeno due figli con contratto di lavoro a tempo indeterminato, con un meccanismo paradossale che avvantaggerà i redditi più alti a scapito di quelli più bassi”.
“La vera iniquità sta nel fatto che si tratta di una misura che taglia fuori proprio le donne in condizioni di maggiore fragilità, precarie e quindi maggiormente a rischio durante la maternità. Infatti – sottolinea la deputata Pd - non riceveranno il bonus le madri di un solo figlio, anche se con disabilità, e le lavoratrici domestiche, le pensionate, le lavoratrici a tempo determinato, le libere professioniste, le disoccupate e le collaboratrici occasionali. Altro che bonus mamme – conclude Michela Di Biase - questa misura somiglia solo ad un altro slogan senza contenuto, come ormai ci ha abituate il Governo Meloni”.