“Oggi assistiamo ad un cambio di paradigma. Per cui, sarà violenza sessuale non soltanto quell'atto compiuto, che viene fatto compiere o che si induce a compiere, con minaccia, violenza, costrizione, approfittando dell'inferiorità fisica o psichica e abusando del proprio potere, sarà violenza sessuale quella violenza che avviene senza un consenso libero e attuale. "Libero" e "attuale" sono due termini davvero molto importanti, che contengono in sé anche il filone giurisprudenziale, che negli anni si è formato, della Corte di cassazione, che ha voluto appunto precisare che cosa significa libertà, nell'espressione del proprio consenso, e attualità del consenso, che deve esserci durante tutto l'atto sessuale. E lavoreremo quotidianamente perché si faccia un passo in più, che non è stato possibile avere con questo provvedimento, ma che sarà - ne sono certa e lo spero - lavoro, anche questo, comune. Manca tutta la parte relativa alla prevenzione; manca un investimento serio sull'educazione sessuale e affettiva nelle scuole, un aiuto alle famiglie; manca la prevenzione, perché, quando ci occupiamo del neo-reato di femminicidio o di questa riforma della violenza sessuale, non possiamo dimenticare che interveniamo comunque, sempre, nella fase cosiddetta patologica, cioè quando il fatto è già avvenuto. Noi dobbiamo prevenirlo, investendo sulla cultura e sull'educazione. Per questo auspichiamo che oggi si faccia questo intervento di natura penalistica, ma che domani si sia pronti davvero ad intervenire tutti insieme sulla prevenzione, sull'educazione e sulla formazione.
Credo davvero che si sia scritta una bella pagina. Credo che davvero si sia data una risposta preziosa e credo anche che il nostro lavoro, che è stato un lavoro quotidiano e fatto tutti insieme, abbia dato un segnale positivo ai nostri cittadini e alle nostre cittadine, abbia dato anche un segnale positivo alla nostra possibilità di fare ancora di più e meglio". Lo ha detto Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd, a proposito della pdl di modifica del 609 bis del codice penale in materia di violenza sessuale.
“È inutile che la Presidente del Consiglio denunci pubblicamente che il meccanismo dei Flussi non funziona e crea illegalità se poi non fa niente per cambiarlo. Questa era l'occasione buona per iniziare a superare la Bossi-Fini, di cui i Flussi sono la logica conseguenza. E invece ancora una volta alle parole non sono seguiti i fatti”. Lo ha detto in Aula alla Camera, il deputato Matteo Mauri, responsabile nazionale Sicurezza del Partito Democratico, annunciando il voto contrario de Gruppo dem al decreto Flussi.
"Sono sempre più frequenti – ha proseguito l’esponente Pd - tra l'altro, i casi di persone arrivate in Italia legalmente per lavoro e finite senza contratto a causa di truffe o tempi amministrativi troppo lunghi. A chi è stato ingannato o si trova senza più il datore di lavoro, il governo non offre alcuna via d’uscita: li spinge direttamente nell’irregolarità. È un'assurdità che abbiamo provato a risolvere ma dall'altra parte non abbiamo trovato nessuna disponibilità al dialogo. E’ chiaro a tutti che la Lega continua ad usare il tema migratorio solo per costruire consenso sulla pelle delle persone, sostenendo una visione che riduce i lavoratori stranieri a una manodopera senza diritti. Non è politica migratoria: è la logica del nemico alle porte”.
Mauri ha inoltre stigmatizzato alcuni ordini del giorno approvati dalla maggioranza che hanno l'obiettivo di rendere più difficili i ricongiungimenti familiari: “Una decisione assurda e demagogica, perché i ricongiungimenti hanno una funzione sociale stabilizzante, favoriscono la coesione, riducono i conflitti e risponde anche ai problemi demografici del Paese. Come Italia abbiamo la necessità – ha concluso - di una politica migratoria rigorosa ma umana, che favorisca integrazione e legalità, ma il governo di fare esattamente l’opposto".
“L’aggressione di ieri al Macrolotto non è un episodio isolato, ma l’ennesimo sintomo di un sistema che vive di sfruttamento, paura e violenza.” Lo dichiara Marco Furfaro, capogruppo Pd in Commissione Affari Sociali, intervenendo in Aula proprio per chiedere un'informativa urgente al Governo sulla situazione di Prato. “Sono arrivato pochi minuti dopo: lavoratori feriti, agenti della Digos contusi, un clima che non dovrebbe esistere in un Paese civile. A Prato lo sfruttamento è diventato un modello di business”.
Furfaro richiama “il lavoro fondamentale di associazioni, fondazioni e realtà come la campagna Abiti puliti, che da anni denunciano questo sistema criminale” e condanna “la vergognosa narrazione del ‘conflitto etnico’ usata da qualcuno per distogliere lo sguardo dal vero nodo: lo scontro è tra padroni e chi è sfruttato”.
“Ed è ancora più grave – aggiunge – che mentre i lavoratori vengono picchiati se scioperano, il governo Meloni porti avanti un ddl che introduce lo scudo penale per chi sta in cima alla filiera dello sfruttamento, le grandi aziende del Made in Italy che con questa norma potranno subappaltare ad aziende criminali senza correre il minimo rischio. Va stralciata subito. Tutto il resto è propaganda.”
PRATO, 17 novembre 2025 - "I fatti avvenuti al Macrolotto 1, dove durante un presidio del Sudd Cobas alcuni manifestanti e agenti in borghese sono stati aggrediti, sono inaccettabili. Esprimo solidarietà ai lavoratori colpiti e alle forze dell’ordine ferite mentre cercavano di evitare il peggio. La città non può dividersi: serve un fronte comune contro sfruttamento, illegalità e violenza. Regole rispettate e lavoro dignitoso devono valere per tutti. Alla politica chiedo meno autoreferenzialità e più capacità di affrontare il nodo vero: condizioni che alimentano tensioni e rendono fragili la convivenza e la legalità. Prato ha bisogno di un’alleanza ampia — istituzioni, sindacati, imprese e cittadini — per ripristinare fiducia e sicurezza. Sono pronto a fare la mia parte”.
Lo dichiara Marco Furfaro, deputato e membro della segreteria nazionale PD.
“La Presidente Meloni ascolti le parole di Mario Nava, direttore della direzione generale Lavoro e politiche sociali della Commissione europea. La direttiva sul salario minimo ha aiutato a contrastare la disoccupazione e a ridurre il gender gap. Sono dati reali, non fantasie. Continuare, anche dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea, a ignorare che c’è la necessità di una norma che aiuti i salari poveri a crescere e rimettere in moto la domanda interna è davvero incredibile. Riapriamo tutti insieme la discussione su una legge sul salario minimo: siamo pronti a confrontarci con il governo in ogni momento per introdurre una misura giusta e utile”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“I dati diffusi da Milena Gabanelli sul Corriere della Sera delineano una realtà allarmante: aumento dei furti (+3 %), delle violenze sessuali (+7,5 %) e delle rapine (+1,8 %) nel 2024 rispetto all’anno precedente.
Allo stesso tempo, emerge che le forze dell’ordine risultano cronicamente sottodimensionate: la Polizia di Stato ha un’organico mancante di oltre 11.000 unità e analoghe lacune riguardano anche i Carabinieri e la Guardia di Finanza.
Non è più accettabile che le nuove fattispecie di reato vengano contrabbandate per misure di sicurezza effettiva, quando poi mancano le risorse operative e gli strumenti applicativi.
Il Governo dovrebbe presentare un Piano Nazionale serio e strutturale di rafforzamento della sicurezza urbana: più forze dell'ordine, vigili, più tecnologia, più investimenti di riqualificazione urbana nelle aree a rischio, più reti sociali, culturali e di formazione per un lavoro serio di prevenzione che manca completamente.
Il governo metta da parte la propaganda securitaria che si rivela vuota ed inefficace, e inizi ad occuparsi davvero di come rendere più sicure le condizioni di vita dei cittadini nei nostri quartieri ”. Lo dichiara Piero De Luca della presidenza del gruppo Pd alla Camera.
“Sul condono proposto dalla destra in manovra vorrei essere molto chiaro e netto: ci troviamo davanti a un’operazione vergognosa di una maggioranza che, in assenza totale di risultati e di proposte per il futuro del Paese, continua a lanciare solo armi di distrazione di massa. Dopo sceneggiate e polemiche quotidiane, ora arriva l’ennesima trovata: un condono che ha tutte le caratteristiche di un baratto politico-elettorale, ma che è solo una grande presa in giro ai nostri cittadini". Lo ha detto Piero De Luca, deputato e segretario regionale Pd Campania, a 4 di Sera su Rete 4
"È una misura che non vedrà ma la luce per almeno tre ragioni. Primo. La Presidente del Consiglio aveva pubblicamente dichiarato che non avrebbe mai più promosso condoni. Aveva promesso quindici miliardi per un vero piano casa scomparso.
Secondo. Sono la destra è divisa perfino al suo interno: lo stesso Tajani ha contestato apertamente la misura.
Terzo. La destra ha governato per anni, dal 2010 al 2015 in Campania, e in altre fasi anche a livello nazionale, senza mai proporre nulla di simile. Solo oggi, tirano fuori un condono. Mi pare chiara la volontà di prendersi gioco dei cittadini. Smettiamola. È ora di governare seriamente, non di prendere in giro gli italiani. Il Paese ha bisogno di investimenti, di politiche per la casa vere, di sviluppo e lavoro. Non di propaganda e, soprattutto, non di condoni elettorali.” Così ha concluso De Luca
“Emendamento sul condono edilizio è un trucco della destra per raccattare qualche voto in extremis. Sparirà dopo elezioni 23-24 novembre. Anche perché la manovra non sarà discussa prima di dicembre. A urne chiuse. Persino l’ex Sindaco di Napoli, Achille Lauro, prenderebbe le distanze da questa schifezza”. Lo scrive il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.
“Mentre Giorgia Meloni dava l’ennesima prova di equilibrio istituzionale chiudendo il suo comizio a Napoli urlando ‘chi non salta comunista è’, il suo candidato alla presidenza della Regione Campania, Edmondo Cirielli, prometteva un contributo di ben cento euro in più al mese per le pensioni minime. Peccato che nella legge di bilancio del governo di cui è parte, l’aumento delle pensioni minime sia di appena tre euro al mese. Delle due l’una: o non ne è al corrente oppure siamo di fronte a persone che non provano alcuna vergogna di ingannare gli elettori”. Così il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.
"Siamo al fianco dei sindacati e dei lavoratori della Vantive-Gambro Dasco a Medolla, in provincia di Modena, che hanno proclamato lo stato di agitazione per chiedere chiarezza alla proprietà sulle prospettive di sviluppo e rilancio di un azienda considerata, ancora oggi, nonostante la crisi e le incertezze, simbolo del sistema biomedicale modenese per la specifica specializzazione in soluzioni per la terapia renale e degli altri organi vitali".
Lo dichiarano i deputati emiliani del PD, Stefano Vaccari, Maria Cecilia Guerra e Andrea De Maria, che hanno depositato ieri una interrogazione ai ministri delle Imprese e del Made in Italy e del lavoro e delle Politiche sociali.
"Da mesi, nonostante le sollecitazioni - proseguono i parlamentari Dem - l'Azienda non dà risposte sul futuro e sulla direzione che intende intraprendere e al contempo si registra un preoccupante calo delle vendite dei macchinari prodotti. Per di più i livelli occupazionali sono stati garantiti utilizzando i contratti di solidarietà per 13 mesi su 17. È impossibile continuare a procedere al buio senza quelle certezze che possono essere date solo con un adeguato piano industriale, al momento inesistente. Lo attendono in primis i 500 lavoratori di Medolla ai quali occorre garantire stabilità occupazionale", che ieri hanno avuto la solidarietà dei sindaci e dei segretari regionale e provinciale del Pd, Tosiani e Menozzi.
"Il distretto biomedicale di Mirandola non può permettersi la crisi di un altra Azienda cosi importante. Per questo con l'interrogazione abbiamo chiesto ai Ministri Adolfo Urso ed Elvira Calderone di intraprendere urgenti iniziative a difesa dei posti di lavoro e a sostegno del distretto biomedicale. Sarebbe necessario che i ministri - concludono Vaccari, Guerra e De Maria - aprano un tavolo di crisi con la partecipazione dei rappresentanti aziendali, sindacali e istituzionali con l'obiettivo di indicare soluzioni condivise per evitare chiusure, anche parziali dell'Azienda e per definirne il pieno rilancio economico e produttivo, come già accaduto per altre imprese in crisi".
“Una grave contraddizione”, così il deputato democratico Roberto Morassut intervistato sui canali social dei deputati dem definisce la manovra del governo Meloni, che da un lato discute la legge costituzionale su Roma Capitale e dall’altro taglia le risorse destinate ai trasporti. “È un paradosso – spiega – perché stiamo parlando di una riforma che dovrebbe attribuire nuove competenze alla Capitale, ma senza garantire le risorse necessarie per esercitarle”.
L’esponente Pd ricorda che il Partito Democratico ha chiesto “una legge ordinaria da approvare contestualmente, che destini fondi adeguati alle nuove funzioni della Capitale. Tuttavia, il governo, mentre in teoria si impegna, in pratica già toglie risorse fondamentali, a partire dal trasporto pubblico locale e dai finanziamenti alla metropolitana. È un esecutivo che opera in un clima di confusione. I conti non tornano, non sanno dove reperire le risorse e stanno facendo una legge di bilancio puramente ragionieristica, priva di visione e di prospettiva. Ma quando si galleggia, alla fine si rischia di affondare”.
“Il trasporto pubblico locale – conclude Morassut - coinvolge circa 100 mila lavoratori che attendono il rinnovo del contratto. Se continuano i tagli, il rischio è un peggioramento delle condizioni di lavoro e dell’efficienza del servizio. Serve, invece, un piano di investimenti vero, soprattutto a Roma, dove il sistema dei trasporti sconta anni di difficoltà aggravate dal caro energia e dal post-Covid. Il costo dell’energia resta un nodo irrisolto: Meloni aveva promesso interventi rapidi, ma nulla è accaduto. Anzi, i costi in alcuni casi sono aumentati. Questo perché manca una strategia sull’ampliamento delle fonti rinnovabili: il governo resta ancorato alle energie fossili. Una linea miope che espone il Paese a problemi ancora più gravi”.
È un atto di civiltà giuridica, ma anche un grande passo avanti per la difesa delle donne: introdurre nel nostro codice penale il principio del consenso libero e attuale rafforza la protezione e l’autodeterminazione delle vittime e aiuta il giudice a chiarire i confini tra comportamento consensuale e aggressione, allineandosi ai pronunciamenti chiari della Cassazione.
Il partito democratico ha fortemente voluto questo provvedimento che è stato accolto da tutte le forze politiche in un confronto fattuale e fruttuoso che ci auguriamo possa proseguire su altri temi che coinvolgono i diritti delle donne. È un passo che può produrre un cambiamento con una valenza giuridica fondamentale ma che ha anche un grande valore culturale.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
"Sembrava un'impresa impossibile, invece il primo, fondamentale, passo è stato fatto: il sesso senza consenso è stupro.
Il testo approvato ieri sera all'unanimità in Commissione Giustizia della Camera nasce dalla mia proposta di legge e introduce il principio fondamentale del consenso. Una svolta culturale decisiva che tutela le vittime di stupro, tutte quelle donne che durante una violenza, paralizzate dalla paura, non riescono a ribellarsi e che, per questo, nei tribunali vengono considerate consenzienti.
E' stato un bel lavoro di squadra tra donne di opposizione e di maggioranza, a partire da Elly Schlein che ringrazio per l'interlocuzione con Giorgia Meloni, che si sono unite per fare, insieme, questo passo avanti.
Ora la legge è pronta per l'aula di Montecitorio dove la discuteremo prestissimo. La strada è quella giusta: restiamo unite, portiamo a casa questo enorme risultato!". Lo scrive sui suoi canali social Laura Boldrini deputata PD e prima firmataria della proposta di legge.
"Il sesso senza consenso è stupro: finalmente a dirlo è un testo approvato dalla Commissione giustizia della Camera che lo ha appena votato.
Sono felice che, sulla base della proposta di legge che ho presentato, si sia trovato un accordo tra opposizioni e maggioranza per introdurre nel nostro codice penale questo principio di civiltà che ha il solo obiettivo di proteggere le vittime di stupro.
Ora il testo è pronto per l’aula.
Ringrazio la relatrice di opposizione, Michela Di Biase, per il lavoro di mediazione fatto con la relatrice di maggioranza, il gruppo del PD in commissione e tutti gli altri gruppi che hanno sostenuto l'introduzione del principio del consenso nel nostro ordinamento". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e prima firmataria della proposta di legge.