“Mi auguro che la Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori possa prendere a operare presto. Il presupposto essenziale per garantire un lavoro serio è tenerla al riparo da diatribe politiche e partitiche, tanto più dalla sovrapposizione tra patiti e posizioni o giudizi preconfezionati. Qui non si tratta di fare politica, ma di raccogliere documenti, testimonianze e costruire una base documentale seria e approfondita che possa essere utile al lavoro delle magistrature. Quindi auspico che ogni partito si tenga al riparo da questo rischio. E dal rischio di offrire alibi a chi a questo organismo non ha mai credito o l’ha ostacolato proprio con l’argomento che altro non sarebbe stato che una ribalta per qualcuno. Auspico dunque riservatezza, sobrietà e silenzio da parte di tutti fino a quando l’esame dei documenti non consentirà di diradare le nebbie di oltre quarant’anni di false verità, depistaggi e sciacallaggi di ogni sorta”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico e promotore della Commissione di Inchiesta, Roberto Morassut.
E’ un colpo di mano. Si trasforma una legge delle opposizioni in una delega al Governo. Dove di salario minimo non c’è traccia e si apre pericolosamente al principio delle gabbie salariali. La nostra opposizione sarà durissima. Ancora una volta il Parlamento verrà mortificato e ridotto a un soprammobile.
Così Arturo Scotto, capogruppo del Pd in commissione Lavoro della Camera.
“Quanto accaduto con la legge di delegazione europea è la cartina di tornasole dell'atteggiamento del tutto inconcludente del governo sui vari temi europei di attualità, dal Pnrr, al Mes, al Patto di Stabilità. Dopo mesi di discussione alla Camera sono spariti magicamente, infatti, i pareri - e quindi la posizione - del governo sugli emendamenti alla legge di delegazione europea. Per questo è stata rinviata sine die la sua approvazione. Ed è gravissimo perché in questo specifico testo sono contenute norme di recepimento di atti europei di primaria importanza per il riconoscimento di diritti fondamentali per i lavoratori, le famiglie, le imprese. Per tutti i cittadini italiani. Non sono una imposizione dell’Europa ‘cattiva’, come questo governo vuol fare credere. Parliamo del recepimento di norme sul salario minimo, sulla parità di retribuzione tra uomo e donna, sulla sicurezza ambientale nei posti di lavoro. Norme per garantire la rappresentanza di genere nelle società quotate. Per non parlare di quelle che prevedono il rafforzamento della cyber sicurezza negli enti locali. Eppure abbiamo visto quanto sia facile bucare anche la rete telefonica perfino della Presidenza del Consiglio dei ministri. Insomma, il clamoroso e colpevole ritardo rischia di produrre danni gravi in Italia. Per questo, chiediamo che si recuperi quanto prima il tempo che la destra sta facendo perdere al Paese”. Così il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue, intervenendo in aula alla Camera sul rinvio della legge di delegazione europea.
Dichiarazione di Marco Furfaro, deputato Pd
"Ci sono 630mila famiglie italiane che rischiano di finire per strada. E rischiano di finirci non per colpa loro ma per morosità incolpevole e per un governo che non ferma il suo accanimento sui più poveri. I morosi incolpevoli sono infatti famiglie che non riescono più a pagare l'affitto perché perdono il lavoro, perché - a causa del caro energia, dell'inflazione - la loro pensione, il loro stipendio, non basta più. I comuni italiani, per aiutare le persone a non finire in strada, avevano la possibilità di attingere al fondo nazionale affitti e contro la morosità incolpevole. Quel fondo non esiste più, il governo Meloni nella scorsa finanziaria ha deciso di non rifinanziarlo. Cosa che ha prodotto il triplicarsi di sfratti e di famiglie senza casa. Per questo ho proposto oggi di ripristinarlo, data l'emergenza sociale. Ma la maggioranza ha bocciato un ordine del giorno del partito democratico, a mia prima firma, che prevedeva la reintroduzione del fondo. È vergognoso lo spettacolo a cui dobbiamo assistere. Un governo che non riesce minimamente a rendersi conto della sofferenza che sta generando accanendosi sui più fragili e sulle famiglie in difficoltà". Così in una nota Marco Furfaro, deputato e componente della segreteria nazionale del Partito Democratico.
“La maggioranza annuncia che domani presenterà un emendamento al disegno di legge delle opposizioni sul salario minimo. Dopo undici mesi di rinvii imbarazzanti finalmente si saranno fatti un’idea di cosa proporre. Attendiamo ovviamente i contenuti per esprimere un giudizio di merito, ma non accetteremo mai uno stravolgimento della nostra proposta. Noi chiediamo un salario minimo per legge con una soglia precisa a 9 euro lordi l’ora e su quello la destra deve pronunciarsi”.
Lo dichiara il capogruppo democratico in commissione Lavoro Arturo Scotto a proposito della dichiarazione del presidente della commissione Lavoro Rizzetto sulla presentazione di un emendamento della maggioranza alla proposta di legge.
“Le votazioni in commissione Trasporti delle risoluzioni sui porti rendono con netta evidenza la mancata chiarezza da parte di governo e maggioranza su alcuni aspetti cruciali per il futuro del settore”. Lo dichiara la vice presidente del Gruppo Pd alla Camera Valentina Ghio, spiegando la posizione assunta oggi in commissione Trasporti insieme ai componenti del Gruppo Pd Barbagallo, Bakkali, Casu e Morassut.
"Con il no a diverse importanti nostre richieste - aggiunge Ghio - non si sciolgono i dubbi sulle modifiche della natura giuridica delle Autorità di sistema portuale: la formulazione vaga della maggioranza, forse per coprire divisioni al loro interno, lascia aperte diverse incognite sul controllo pubblico nella riforma che riteniamo in questo modo non venga garantito a sufficienza, aprendo spiragli a processi di trasformazione delle ADSP in società per azioni come ha detto intervenendo oggi un rappresentante della maggioranza, o di maggiore privatizzazione
Così come giudichiamo insufficiente la riformulazione delle misure di sostegno al lavoro portuale previste dal decreto 34 del 2020, espressamente richiesto dalle imprese portuali: dal 1 gennaio 2024 le imprese portuali senza quel sostegno rischiano crisi occupazionali importanti e hanno bisogno di risposte certe non di una incerta valutazione subordinata alle priorità del bilancio. Il timore è che accada come al recente emendamento presentato sul tema e ritirato al Senato.
Infine è arrivato anche un ‘no’ alla richiesta di inserire il lavoro dei portuali nella categoria degli usuranti, come sarebbe giusto fare, oltre il mancato accoglimento dell'adozione del decreto sulla regolamentazione dell'autoproduzione per tutelare imprese e lavoratori da fenomeni di concentrazione e concorrenza sleale.
Stupisce inoltre che non abbiano accettato richieste come la semplificazione della normativa per attuare le comunità energetiche portuali o percorsi per la tutela e l'incremento del lavoro femminile nei porti. Un passo indietro rispetto a transizione energetica e parità di genere.
Mancano punti fondamentali di chiarezza sulla natura giuridica pubblica e su tutela del lavoro: da qui si deve ripartire per un processo condiviso di riforma”.
"L’attacco al diritto allo sciopero rientra in una strategia più ampia della destra che ha costruito il proprio modello competitivo con la svalutazione del costo del lavoro e la compressione dei diritti dei lavoratori. Per questo, dopo l’ennesimo attacco alle lavoratrici e ai lavoratori italiani, abbiamo chiesto l’audizione urgente in commissione lavoro della presidente della commissione di garanzia degli scioperi. Ma lo sconcerto cresce se si apprende che uno sciopero per dirsi “generale”, secondo la commissione, deve riguardare tutte le categorie. Una interpretazione bizzarra e un precedente pericoloso, perché secondo questo principio, rischiamo di affermare che nella nostra storia non vi sia mai stato uno sciopero generale. Per questo la nostra preoccupazione aumenta, specie se viene messo in discussione un principio costituzionalmente garantito, e per questo confermiamo di voler chiedere urgentemente in audizione anche i sindacati, perché per noi la possibilità di scioperare è un diritto che va tutelato". Così il deputato e membro della segreteria nazionale Pd Marco Sarracino
“Siamo insoddisfatti e allarmati dalla relazione del Garante che non ha risposto stamattina a nessuna delle domande dell’opposizione. In particolare a una: quando uno sciopero si può definire effettivamente generale? In Italia non c’è mai stato uno sciopero che investisse, come nell’odierna interpretazione della Commissione di garanzia, tutte le categorie del lavoro pubblico e privato contemporaneamente. Ad esempio, il lavoro domestico. Eppure nella storia del nostro Paese abbiamo avuto tanti scioperi considerati generali e non multi settoriali come è stato sostenuto oggi dalla Garante Bellocchi. Aver definito lo sciopero del 17 novembre come multisettoriale è legata al fatto che ha vincoli di durata più stringente. Una scelta che rischia di creare un precedente gravissimo. Ci troviamo dunque davanti a una decisione che temiamo sia squisitamente politica. Chiediamo che le audizioni nelle commissioni Lavoro e Trasporti continuino con i sindacati Cgil e Uil che hanno subito dal ministro Salvini la precettazione”.
Lo dichiarano Cecilia Guerra , responsabile Lavoro del Pd, e
Arturo Scotto, capogruppo in commissione Lavoro alla Camera del Pd.
“Esprimo profondo cordoglio per la morte della lavoratrice di appena 26 anni a Pieve di Soligo (Treviso), l’ennesima di una strage quotidiana. Il Veneto purtroppo si conferma una delle regioni maglia nera per decessi sul posto di lavoro, fenomeno che in Italia ha una dimensione drammatica. È necessario e urgente investire sulla sicurezza, in particolare su prevenzione e formazione, sbloccando le assunzioni del personale addetto ai controlli: questo è l’unico modo per prevenire tragedie devastanti come questa. Alla famiglia le mie più sentite condoglianze”. Lo dichiara in una nota il deputato dem Alessandro Zan.
“E’ un fatto significativo che le commissioni Lavoro e Trasporti abbiano accolto la richiesta avanzata dal Pd di audire il garante a proposito dello sciopero indetto da Cgil e Uil. Riteniamo giusto che il Parlamento sia pienamente informato sulle ragioni del provvedimento adottato dalla Commissione di garanzia dopo l’uso politico che il ministro Salvini ha fatto in questi giorni del diritto costituzionale allo sciopero”.
Lo dichiara il capogruppo democratico in commissione Lavoro Arturo Scotto.
“Presentata interrogazione a ministra Calderone”
La Cassa forense, nell’attesa dell’approvazione della riforma del proprio regolamento, ha chiesto al Mef la proroga di una misura che si è dimostrata importantissima in particolare per i giovani avvocati, e cioè l'esonero dal versamento del contributo integrativo minimo per gli anni dal 2018 al 2023. La Cassa Forense ha condiviso, con un’apposita deliberazione, l’opportunità di prolungare la sospensione temporanea dell’esonero. In modo incomprensibile, il Mef ha respinto la delibera. Chiediamo pertanto alla ministra Calderone quali siano le ragioni del mancato riscontro alla richiesta di riesame della deliberazione, nonché i tempi della riforma del regolamento unico della previdenza della Cassa Forense, senza la cui approvazione entro il 31/12 della riforma, i giovani avvocati pagheranno di più.
Così Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd, che ha presentato un’interrogazione alla ministra del Lavoro.
“Il sistema attuale delle Zes sta producendo risultati estremamente positivi per il Mezzogiorno e quindi per il Paese intero. A parlare sono i numeri di un nuovo studio di The European House Ambrosetti che dimostrano come solo in Campania - per fare un esempio- il sistema delle Zes abbia consentito di attivare 23 miliardi di valore aggiunto, favorendo la creazione di 8 000 posti di lavoro e l'attivazione di circa 2 miliardi di investimenti. A fronte di questi dati, il Governo insiste in modo incomprensibile nel voler accentrare la gestione a Chigi e nel cancellare l'incentivo fiscale più importante quale il dimezzamento dell'Ires. La domanda semplice allora è perché Fitto vuole smantellare un modello che funziona bene e percorrere una strada che rischia di bloccare anziché sostenere gli investimenti e lo sviluppo nei prossimi anni. Non ci è stata fornita purtroppo nessuna risposta, solo fumo e titoli ad effetto privi di sostanza. Questo accanimento del Governo - che nel frattempo spinge per un’Autonomia differenziata “spacca Italia”- nei confronti del Sud è davvero intollerabile”.
Così Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Politiche Ue della Camera.
“Ho incontrato a Perth Enzo Sirna, Presidente dell’Italo-Australian Welfare & Cultural Centre Inc. Abbiamo discusso dell’interrogazione presentata insieme ai colleghi deputati del Pd alla Camera, io, Ricciardi, Porta e Di Sanzo per chiedere se il #Governo non ritenga urgente e opportuno rivedere tale modulazione secondo una sequenza 50 %,30 %, 20 %, permettendo così agli enti gestori di avviare il primo semestre di insegnamento rimuovendo le forti criticità dell'attuale disposizione. Esprimiamo la nostra forte preoccupazione non solo per il ritardo nella comunicazione dei tagli (a metà anno scolastico già in corso), ma soprattutto per la continua mancanza di riconoscimento della realtà Australiana in cui operiamo e l’incertezza che queste situazioni creano per il futuro del nostro impegno in questo settore. I tagli comunicati dal MAECI hanno creato grossi problemi per gli Enti Gestori/Promotori che devono onorare gli accordi contrattuali già stabiliti con le scuole nell’ ambito del sistema scolastico australiano (che varia per ogni Stato e Territorio). Per gli enti gestori la stabilità e la garanzia finanziaria è essenziale per la continuità degli impegni presi per l’anno scolastico. Noi siamo dalla parte degli enti gestori/promotori perché deve essere tutelato l’enorme lavoro che fanno per la comunità degli italiani all’estero.La modalità progettuale della circolare 4 si sta rivelando assolutamente incompatibile con il garantire la continuità delle attività. Gli enti subiranno, inoltre, per l’anno 2023/2024 un taglio del 18% sui loro contributi. E’ inaccettabile. Quale sarà, dunque, il futuro della promozione della lingua e della cultura italiana all’estero in questo contesto di estrema difficoltà in cui gli enti si ritrovano a operare? Se questo governo non tutela gli enti, vuol dire che non ama i suoi cittadini.”Cosi’ Nicola Carè deputato del Pd eletto all’estero.
Con una lettera inviata al presidente Walter Rizzetto, i componenti della commissione Lavoro della Camera del Partito democratico hanno chiesto l’immediata convocazione del Presidente della commissione di garanzia.
Questo il testo della lettera: Gentile Presidente, alla luce dei recenti pronunciamenti in materia di legittimo esercizio del diritto di sciopero e ai fini di una più completa e circostanziata valutazione parlamentare al riguardo, il Gruppo del Partito Democratico chiede l'immediata convocazione del Presidente della Commissione di garanzia di cui alla legge 12 giugno 1990, n. 146. Certi della sua attivazione,
Arturo Scotto, Chiara Gribaudo, Emiliano Fossi, Mauro Laus, Marco Sarracino
“Chiediamo ad horas un’audizione in commissione Lavoro della commissione di Garanzia sugli scioperi. Vogliamo capire quali siano stati i criteri per cui si è proceduto alla precettazione a differenza di altri scioperi indetti dai sindacati autonomi. Salvini è un ignorante che non sa che i lavoratori ci rimettono di tasca propria quando si astengono dal lavoro. A differenza di chi da uno scranno ministeriale può sparare qualsiasi fesseria senza pagare pegno. Non ci fidiamo di chi usa il proprio potere per condizionare organismi che dovrebbero essere terzi. Vogliamo capire come è andata davvero. E vogliamo capirlo in Parlamento”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.