“La grande attenzione che Meloni e Lollobrigida avevano palesato sul comparto agricolo si è sciolta come neve al sole e nulla è rimasto degli impegni propagandisticamente presi. Una manovra di bilancio che, in agricoltura, non si pone il problema del sostegno ai giovani per favorire il ricambio generazionale, che non affronta il tema dei danni indiretti sulla peste suina e sulle altre emergenze, che non pone il problema della siccità e della carenza di acqua dal punto di vista strutturale, che toglie i soldi agricoli alla Zes unica del Mezzogiorno è una manovra farlocca, che non serve al Paese e tantomeno agli imprenditori agricoli”.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Finite le mance del decreto Agricoltura - aggiunge - pure necessarie per affrontare nel breve periodo le emergenze, il settore agricolo rischia il collasso e certamente non assolverà al primario compito di traguardare il Paese nel corso della transizione ecologica. Siamo preoccupati per questo e avendo il fondato timore che l’agricoltura sia uscita dalle attenzioni del governo, dopo aver ascoltato le organizzazioni delle imprese agricole, presenteremo un pacchetto di emendamenti mirati a dare le risposte che il governo non ha voluto inserire in manovra. Lo dimostra peraltro l’assurdo divieto di coltivazione e commercializzazione della canapa industriale che è stata gestita in termini ideologici e non economici. Quei trentamila addetti del settore, sono giovani che trasformano la canapa in prodotti di eccellenza. Il governo - conclude - li tratta come se fossero spacciatori”.
Il disinvestimento su un settore cruciale per la crescita del Paese come quello della giustizia, oltre che per la difesa dei diritti dei cittadini, e sul suo funzionamento essenziale anche per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, è purtroppo evidente a tutti ed è stato ribadito anche nelle audizioni svolte alla Camera. Questi ulteriori tagli sul comparto giustizia e in particolare sul sistema dell’esecuzione della pena ci preoccupano molto considerato che siamo in presenza di una gravissima crisi del sistema penitenziario e che il sovraffollamento, la mancanza di servizi essenziali, la carenza di personale, l’insufficienza e l’inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria rischiano di porre in discussione i diritti fondamentali della persona e di compromettere la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione indica come coessenziale all'esecuzione delle pene.
Così Federico Gianassi, capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera.
Sciopero e referendum sono rivolte previste da Costituzione
“Il capogruppo di Fratelli d’Italia dice che le parole del segretario della Cgil, Maurizio Landini, sulla manovra di bilancio prefigurerebbero gli estremi di un reato. Perché avrebbe usato la parola rivolta sociale. Forse Foti dimentica che in Italia esiste ancora la libertà di parola e anche quella di sciopero per i sindacati dei lavoratori. Oltre che di promuovere dei referendum per abrogare leggi sbagliate. Che è una forma legale di rivolta alle leggi sbagliate del governo. Lo dice la Costituzione, non il sindacato. La destra smetta di minacciare chi non è d’accordo con le scelte di politica economica del governo. Vogliono per caso limitare il diritto di sciopero? Vogliono mettere a tacere il sindacato? Sarebbe un fatto gravissimo”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Abbiamo espresso in commissione un parere fortemente negativo su questa legge di Bilancio 2025. E’ una manovra che per la contrattazione collettiva nazionale del pubblico impiego, stanzia risorse insufficienti: solo 1.755 milioni di euro per il 2025, 3.550 milioni di euro per il 2026 e 5.550 milioni di euro annui a decorrere dal 2027, che corrispondono ad incrementi retributivi rispettivamente dell’1,8 per cento, del 3,6 per cento e del 5,4 per cento a regime, rendendo il recupero dall’inflazione dal 2022 al 2024 impossibile. Si reintroduce il blocco del turn over per gli enti con più di 20 dipendenti, che si trasformerà in un pesante indebolimento delle pubbliche amministrazioni, con il rischio della riduzione dei servizi per cittadini e imprese a vantaggio del settore privato. Gravissima poi l’assenza di un qualsiasi segnale in materia di sicurezza sul lavoro, nonostante il ripetersi di episodi gravissimi, di quelle che possiamo chiamare vere proprie stragi sul lavoro”. Così il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro.
“A questo – ha proseguito l’esponente Pd - si aggiunge il processo di precarizzazione che sta portando avanti il governo, sia con il decreto Primo maggio (liberalizzazione dei contratti e termine, estensione dei voucher) che con il Collegato lavoro (contratti di somministrazione senza più limiti numerici, contratti stagionali estesi ad altri fattispecie e settori, “incentivazione fiscale” per i contratti misti), che porta inevitabilmente a una riduzione dei diritti dei lavoratori e dei loro redditi da lavoro annui, visto anche l’ostinata contrarietà della destra al salario minimo”.
“Questa – ha concluso Scotto – è una manovra dall’approccio ragionieristico che mira a rispettare i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, ma è priva di organicità dal punto di vista strutturale e di strategie anticicliche ed espansive che servirebbero a rilanciare la nostra economia e di cui avrebbero bisogno i principali settori della vita del Paese”.
“Le audizioni di questi giorni hanno fatto chiarezza sulla manovra smontando i numeri della propaganda del governo e confermando quanto il Pd denuncia fin dall’inizio. È un colpo letale agli enti locali con un taglio di quasi 8 miliardi nei prossimi cinque anni. Il governo Meloni colpisce i servizi pubblici essenziali già messi a dura prova dalle scelte approvate negli ultimi mesi che hanno penalizzato Comuni, Province e Regioni e che adesso rischiano addirittura di mettere in discussione molti investimenti previsti dal Pnrr. Le amministrazioni locali, con questi definanziamenti, saranno costrette a tagliare ancora la manutenzione degli immobili pubblici, gli interventi per contrastare il dissesto idrogeologico, i servizi alla collettività, i sussidi alle famiglie, la scuola, i trasporti e, soprattutto, i servizi socio-assistenziali e la sanità. La manovra ‘senza nuove tasse’ della Premier Meloni avrà un costo altissimo per i cittadini”.
Così la vicepresidente dei deputati Pd Simona Bonafè.
“Tutte le audizioni confermano che siamo davanti ad una manovra povera e sbagliata. I 3,5 mld stanziati per il fondo trasporti non copriranno le spese e non cambieranno la rotta all'involuzione della rete dei trasporti italiani. Non c'è alcuna pianificazione degli investimenti e lo stesso fondo è sganciato da una pianificazione nazionale secondo il metodo del Pnrr e con le politiche di coesione”. Lo dice il capogruppo dem Anthony Barbagallo riguardo alla legge di bilancio oggi al voto in Commissione Trasporti a Montecitorio.
“La chiamano spending review - continua il deputato - ma sono solo tagli indiscriminati alle infrastrutture pubbliche e al diritto alla mobilità. Vengono definanziati, per un totale di 3,7 mld, i comparti della portualità, mobilità sostenibile, ciclabilità e trasporto su ferro delle merci”. “Hanno inoltre azzerato del tutto la sfida della transizione ecologica e digitale. Una manovra disastro che non riduce il gap infrastrutturale tra le varie aree del Paese e continua a discriminare il Sud; per non parlare dei temi della sicurezza dei trasporti e della continuità territoriale completamente dimenticati dal governo”, conclude Barbagallo
“Questo governo ha scelto, fin dal primo atto, di mostrarsi debole con i gruppi d’interesse che lo sostengono e forte con i più deboli e gli ultimi e questa legge di Bilancio per il 2025 ne è la conferma. In commissione, il Partito Democratico ha espresso parere contrario al provvedimento per le evidenti incongruenze e appesantimento delle politiche fiscali, che invece di semplificare rende più complicata la presentazione delle dichiarazioni dei redditi. Con l’entrata a regime del sistema a tre aliquote Irpef, il governo conferma la correzione dello scorso anno ma non risolve il problema dell’eccessiva tassazione sul reddito da lavoro dipendente, mentre elargisce condoni e sanatorie a determinate categorie sociali. A sorreggere la riforma Irpef saranno i lavoratori dipendenti con redditi sopra i 75 mila euro, mentre i lavoratori autonomi in regime di Flat Tax anche con redditi superiori a 75 mila euro, continueranno a pagare il 15 per cento senza alcuna progressività e senza alcun contributo alla fiscalità locale in quanto esentati dalle addizionali. Secondo i dati dell’Osservatorio Itinerari previdenziali sulle entrate fiscali il 45,16 per cento degli italiani non ha redditi o non li dichiara. Chi sostiene i costi della sanità e del welfare è la solita minoranza di contribuenti da lavoro dipendente, che paga per l’intera collettività”. Così il deputato dem Virginio Merola, capogruppo Pd in commissione Finanze.
“Sul piano del reperimento delle risorse – ha aggiunto l’esponente Pd - il governo ha avuto una mano più leggera a favore delle banche e la tanto sbandierata ‘tassa sugli extraprofitti’ per istituti di credito e assicurazioni è divenuta solo una mera anticipazione di imposte, che saranno recuperate nella prossima legislatura. Viene prevista una modifica peggiorativa della Web Tax, applicabile a piccole realtà colpendo un sistema di imprese vitale per il futuro del Paese e un taglio drastico alle agevolazioni ordinarie per le ristrutturazioni e l’efficienza energetica delle abitazioni che penalizzerà tantissime piccole imprese del settore dell’edilizia e spingerà nuovamente verso il nero e il sommerso”.
“Questa – ha concluso Merola - è una manovra di puro galleggiamento, senza visione e di brevissimo respiro, incapace di dare vere risposte alle persone e alle famiglie, inadeguata ad affrontare le grandi questioni del Paese, a rilanciare la crescita e a ridurre le disuguaglianze sociali. E’ una manovra lontana da ciò che sarebbe stato necessario per il bene del Paese e degli italiani”.
L’audizione degli amministratori delegati di Trenitalia e Italo in commissione Trasporti nella giornata dello sciopero proclamato dopo l'accoltellamento di un capotreno a Genova, ha ulteriormente evidenziato l'assenza di risposte concrete del ministro Salvini ai problemi ormai cronici nel trasporto ferroviario. Da parte del Mit continuano a mancare indicazioni chiare sulla programmazione degli interventi migliorativi per la tutela della sicurezza dei lavoratori del sistema ferroviario, oltre che una pianificazione seria per affrontare i ritardi di percorrenza che soprattutto su alcune tratte molto frequentate, sono ormai una costante. Invece che fare propaganda politica sulle aggressioni al personale, dal ministro Salvini ci saremmo aspettati risorse adeguate in manovra di bilancio, pianificazione e controllo, per dare risposte a lavoratori, viaggiatori e pendolari, tutto quello che fino ad oggi è mancato e manca.
Così Valentina Ghio, vicepresidente Gruppo PD alla Camera e componente della commissione Trasporti.
“A partire dal Covid il Sud Italia ha registrato tassi di crescita sensibilmente superiori al resto d’Italia. Un risultato che è frutto di una serie di importanti politiche pubbliche per favorire occupazione e investimenti, tra cui, su tutte, ‘decontribuzione Sud’ e il credito di imposta per i beni strumentali. Oggi il problema non è tanto che queste misure non ci sono più, ma soprattutto che non sono state affatto sostituite da interventi di analoga rilevanza. A fronte di 12,4 miliardi di risparmi nel prossimo triennio soltanto per la cessazione di ‘decontribuzione Sud’, il Governo ne rimette soltanto 6,9 a disposizione delle politiche per il Mezzogiorno. Uno scandalo vero, certificato anche dall’audizione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio. L’ennesimo freno messo da Meloni, Fitto e la destra di Governo per arginare quella parte di Paese che più di altre ha trainato l’economia nazionale negli ultimi quattro anni”.
Così Ubaldo Pagano, Capogruppo PD in Commissione Bilancio alla Camera.
“Brunetta conferma che i fondi per la sanità sono insufficienti anche in ragione dell'invecchiamento della popolazione e che una rimodulazione della manovra in parlamento per sostenere la sanità può essere considerata. Ancora una sconfessione della linea Meloni” così Maria Cecilia Guerra, responsabile economica e deputata del partito democratico commenta quanto dichiarato dal Presidente del CNEL, Renato Brunetta, nel corso delle audizioni sulla Manovra alla Camera. “Queste audizioni si stanno rivelando un vero e proprio fact checking della propaganda del governo, punto su punto gli auditi stanno smentendo il racconto edulcorato che abbiamo avuto sinora da parte del governo sui contenuti della manovra”.
Merola: destra mette in discussione crescita economica
“In commissione finanze la maggioranza e il governo hanno respinto un emendamento a firma Pd contro l’estensione della web tax alle piccole e medie imprese. In assenza di uno straccio di politica industriale la destra procede con misure contrarie alla crescita economica e alle imprese” così il capogruppo democratico in commissione finanze della Camera, Virginio Merola.
"Questa mattina abbiamo audito in commissione Bilancio il presidente dell'Inps. Fra le varie cose che ha detto ha sottolineato che i giovani sotto i 35 anni in Italia sono quelli che hanno le retribuzioni più basse. Noi abbiamo un mercato del lavoro malato, perché il segmento che dovrebbe essere più richiesto quello dei giovani che è anche più preparato tecnologicamente viene bastonato dal nostro mercato del lavoro. Il problema più serio che abbiamo in Italia è quello dei bassi salari. Aumenta l'occupazione ma solamente perché si spinge su un'occupazione mal pagata. Questo vuol dire che molte imprese rinunciano ad investire su innovazione tecnologica che permette di aumentare la produttività del lavoro e puntano invece sullo sfruttamento del lavoratore. Lo vediamo drammaticamente in tutte le filiere. Questo ha a che fare moltissimo con la questione delle pensioni. Noi sappiamo che nel nostro sistema i contributi prelevati oggi sui giovani sono quelli che oggi finanziano il diritto acquisito dagli anziani che sono in pensione. Quindi se si restringe la base perché i giovani lavorano in nero o perché hanno pochi salari e quindi versano pochi contributi, in futuro potremmo avere un problema di sostenibilità delle pensioni, di cui poi dovranno usufruire questi stessi giovani che nel frattempo saranno arrivati ad una età pensionabile.
Ora ci viene proposto a più riprese da illustri esponenti della maggioranza che questo problema si risolve con le pensioni integrative ma è una follia pensare che un giovane con un salario bassissimo e spese altissime possa anche versare dei soldi in un altro fondo integrativo. La previdenza pubblica sarebbe più che sufficiente se le carriere fossero stabili e se i giovani avessero salari adeguati. Noi del Pd abbiamo proposto il salario minimo, 9 euro l'ora per il minimo tabellare, perché riteniamo che sotto i 9 euro non è lavoro, ma sfruttamento. Ma purtroppo continuiamo da parte del Governo a trovare un muro su questa proposta. Quindi si continua a portare avanti l'idea che si lavora senza essere pagati. E questo ha degli effetti macroeconomici devastanti perché le persone con poco salario non consumano e se non consumano l'economia non gira e non sostengono con la loro domanda la produzione del nostro paese. Ce lo stanno dicendo anche gli auditi delle imprese più piccole del commercio che lavorano nel nostro paese". Lo ha detto Cecilia Guerra, deputata PD della commissione Bilancio di Montecitorio e responsabile nazionale Lavoro della segreteria del Pd, intervistata alla Camera a margine delle audizioni in commissione Bilancio.
È un provvedimento senza futuro e che fa crescere le diseguaglianze del passato. In Commissione si sta consumando una vera e propria operazione verità.
Anche oggi continua la coda di critiche alla manovra. Insufficiente, inadeguata, ostile, limitata, iniqua e altri aggettivi usati dalle rappresentanze audite e che fotografano la legge di bilancio.
Preoccupano i tagli a sanità e scuola, l’assenza di risorse per l’industria e il lavoro, l’aumento risibile delle pensioni, la mano che dà qualcosa alle famiglie ma poi taglia servizi e fa crescere le spese. Soprattutto quelle per la salute, se come certifica Istat la spesa sanitaria direttamente a carico delle famiglie supera i 40 miliardi, pari a +1,7% in più rispetto al 2022.
Altro che aumento degli investimenti che neanche la calcolatrice della Meloni riesce a conteggiare.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati
Con l’art.120 si coprono le spese dei cantieri avviati nel 2024 solo dal 2027, scaricati sulle Regioni costi e responsabilità
“I cantieri del programma “Verso un ospedale sicuro e sostenibile” avviati nel 2024, i cui finanziamenti sono stati spostati dal PNRR/PNC alle risorse nazionali dell’art.20 della legge 67/88, non sono coperti dall’attuale legge di bilancio per il biennio 2025/26. Ne consegue che i pagamenti dovranno essere affrontati dalle Regioni con risorse proprie: questo è quello che emerge dopo l’audizione dei rappresentanti delle Regioni in commissione bilancio sulla manovra di bilancio 2025.” Così il deputato dem della commissione Bilancio Silvio Lai.
“Il Governo aveva spostato i progetti di ospedale sicuro dal PNRR anche per il forte ritardo accumulato con il processo di revisione della governance con il Decreto Legge 19/2024 ma ora scarica sulle Regioni la copertura delle spese del 2025 e del 2026, senza che il limitato aumento previsto del Fondo Sanitario Nazionale possa minimamente coprire.
“Sono cantieri per 1 miliardo e 266 milioni che prevedono un pagamento delle opere in un arco di 5 anni dal 2024 al 2029 mentre il Governo ha un finanziamento in 10 anni di 126 milioni all’anno dal 2027 al 2036. Chi pagherà dunque questo ulteriore conto?” conclude il deputato dem.
“Adesso arriva la conferma ufficiale. E non dalla calcolatrice di Giorgia Meloni, ma da quella dell'Istat. Nel 2023, gli investimenti pubblici per la sanità sono stati ridotti di centinaia e centinaia di milioni di euro. Sapete, invece, cos'è aumentato sotto il suo Governo? La spesa sanitaria direttamente a carico delle famiglie, cresciuta dell'1,7%.
Ecco, mentre buttano un miliardo di euro per un centro vuoto in Albania e altri 13 miliardi di euro per un Ponte che non verrà mai realizzato, costruiscono un sistema sanitario a misura di pochi. A misura di portafogli. La Presidente del Consiglio ha mentito, ancora una volta. E la cosa ancor più grave è che lo ha fatto sulla salute e sulla pelle delle persone. Che indecenza”.
Così in una nota il responsabile nazionale welfare del Pd, il deputato democratico, Marco Furfaro.