“Perché il viceministro Bignami anziché blaterare su tutto non impara a leggere l’italiano e lo va a spiegare alle imprese agricole che hanno fatto presente la situazione di abbandono nella quale vivono? Perché invece di scaricare la responsabilità sulla regione che per fortuna insieme ai sindaci e ai comuni è intervenuta con proprie somme, non si prende le sue di responsabilità come governo che dopo le passerelle dei primi giorni e le sue telefonate ai sindaci amici di partito si è perso nella foschia estiva? Perché non spiega perché non vogliono riallocare le risorse non spese finora sugli ammortizzatori sociali stanziati oltre i fabbisogni reali? Come gli abbiamo spiegato in Parlamento durante l’approvazione del decreto alluvione scrivere che metti dei soldi se non costruisci la modalità più efficace per erogarli non significa distribuirli subito. E siccome lui e la maggioranza non hanno voluto ascoltare nessuna delle nostre proposte frutto delle esperienze già fatte in casi di emergenza come questo il risultato è l’annuncite sui soldi e la nullità sulle erogazioni. Quanto alle competenze non accettiamo certo lezioni da chi durante il sisma 2012 nel modenese faceva passerella tra le tendopoli e i Centri operativi comunali con i camerati di partito senza muovere un dito”.
Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura alla Camera, Stefano Vaccari.
"Oggi abbiamo effettuato un sopralluogo al Cas di via Mattei a Bologna nel nostro ruolo istituzionale di deputati. È stata l'occasione anche per ringraziare gli operatori delle cooperative ed il personale della Prefettura per il loro impegno. I temi più rilevanti che abbiamo verificato e che intendiamo segnalare al governo sono diversi. La necessità di prevedere nei bandi risorse più adeguate per garantire il giusto numero di operatori e la messa in atto di maggiori servizi di integrazione. In particolare corsi di lingua italiana e servizi di integrazione sociale. La necessità di garantire l'assegnazione definitiva della gestione a fronte di una assegnazione provvisoria in atto. La necessità di chiarire se e come si pensa di collocare altrove i migranti in eccesso, in accordo con gli Enti Locali. La necessità di rendere più veloci le procedure di richiesta di asilo, che oggi portano a presenze nei Cas anche di 6/7 anni, con un tempo medio di 4, in una condizione di incertezza e di mancanza di prospettive certe di integrazione. In un quadro generale di una politica migratoria del governo che, fra propaganda e approssimazione, sta aggravando i problemi, sia rispetto alle modalità di accoglienza dei migranti sia sul piano della coesione sociale, ci paiono questi i temi più rilevanti che abbiamo riscontrato al Cas di Bologna. Proprio perché la nostra comunità bolognese è come sempre pronta a fare la sua parte merita risposte chiare e tempestive da parte del governo. Continueremo una iniziativa di monitoraggio della situazione in essere".
Così Andrea De Maria e Virginio Merola, deputati del Pd.
Utile per rivitalizzare borghi che si stanno spopolando
“Oggi, durante l’esame della Delega al governo per la riforma fiscale, sono intervenuto in Aula per chiedere al governo di ripensare il parere contrario all’Odg che ho presentato assieme ai colleghi Di Sanzo, Ricciardi e Carè per rendere più funzionale la legge che prevede un regime fiscale speciale volto a favorire il trasferimento di pensionati residenti all'estero in alcuni comuni del Mezzogiorno con determinate caratteristiche demografiche per favorire gli investimenti, i consumi ed il radicamento in loco. Ho chiesto al governo di ripensare il suo parere sul mio odg visto che era mirato semplicemente a rafforzare una misura già esistente dal 2018 volta a rivitalizzare le zone colpite da spopolamento soprattutto del Sud Italia, rivolgendomi anche ai colleghi provenienti da queste zone, attraverso l’applicazione di un regime fiscale attrattivo soprattutto per i pensionati che scelgono di trasferirsi in queste zone portando il proprio reddito che entrerebbe, così, nel circuito economico locale. Quindi, ho ricordato al governo, con un parere negativo su quanto richiesto si certifica il fatto che l’Italia oltre a non essere attrattivo per i giovani non lo è neanche per gli anziani e quindi è inutile scomodare la Venere di Botticelli o le Winx per promuovere l’Italia nel mondo ma basterebbe semplicemente citare Enzo Iannacci: Vengo anch’io, no tu no. Di fronte e a queste evidenti contraddizioni del governo, che a parole promuove il turismo delle radici ma poi, nei fatti, chiude le porte a chi vuole tornare, noi del Pd continueremo a lavorare per riformare il nostro Paese nella direzione di uno sviluppo sostenibile che includa anche la grande Comunità italiana nel mondo”.
Lo ha dichiarato Fabio Porta, deputato Pd eletto in Sud America.
“In vista dell’annunciata riforma dei porti del ministro Salvini il Partito Democratico ha depositato in commissione Trasporti alla Camera una dettagliata risoluzione, che con 22 punti offre un preciso indirizzo di marcia per un intervento che rilanci il nostro sistema portuale. Le direttrici che riteniamo prioritarie sono: il mantenimento delle autorità di sistema portuali come soggetti pubblici, dicendo No a qualsiasi privatizzazione o depotenziamento della ruolo pubblico nella governance; l’attenzione particolare al lavoro per tutelarne prerogative e sicurezza, promuovendo e sostenendo processi di upgrade formativo e di miglioramento della qualità del lavoro marittimo e portuale; il rafforzamento della governance a livello centrale a garanzia della valorizzazione del ruolo strategico nazionale, evitando l’introduzione di forme di federalismo differenziato che accentuerebbero differenziazioni e precarietà; la promozione dell’intermodalità e di incentivi all’utilizzo del movimento ferroviario; l’importanza di accompagnare il sistema portuale verso la transizione ecologica, anche attraverso modifiche normative per favorire cold ironing e le comunità energetiche e attuando la norma di legge sull'autoproduzione in modo da evitare concorrenza sleale a danno delle imprese portuali”.
Lo dichiarano le deputate e i deputati Pd della commissione Trasporti: Ghio, Barbagallo, Bakkali, Casu e Morassut. La risoluzione è stata sottoscritta anche da Braga, De Micheli, Orlando, Serracchiani, Simiani, Forattini, Pagano.
“Il governo - aggiungono - si mostra ancora una volta diviso, con Salvini e Rixi e la Lega che a parole scongiurano la privatizzazione e Musumeci e FdI che, con il piano presentato in un blitz d’agosto, avanzano invece con atti concreti verso l’esatto contrario, sconfinando nelle prerogative del Mit, che però presente al Comitato interministeriale per le politiche del mare ha approvato il piano. Il Partito Democratico con questa risoluzione accende i riflettori per la piena realizzazione di un sistema portuale pubblico, aperto, competitivo e regolato, come asset strategico per l’economia italiana, mettendo al centro la tutela del lavoro. Parliamo di un anello importante della filiera logistica moderna: con oltre 200 miliardi di euro derivanti dall’import e dall’export che passano attraverso i porti italiani e che rappresentano il 25% del valore del trasporto marittimo mondiale, in un Mediterraneo tornato strategico”.
“I tagli al Pnrr, perché di tagli si tratta, sono doppiamente drammatici: non solo impediscono la realizzazione di progetti già cantierabili dei comuni su temi prioritari come la lotta al dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza del territorio o il potenziamento della sanità. Annunciati con questa modalità ambigua, senza quindi definire cosa e quando verrà annullato, stanno anche gettando chiaramente nel panico migliaia di enti territoriali, che ogni giorno lavorano per concretizzate gli interventi e non avranno per settimane o forse mesi informazioni fondamentali per definire l’iter di tutti gli appalti previsti. L’appello degli amministratori locali a fare chiarezza, e in particolare di Anci Toscana, è quindi perfettamente condivisibile, come sono altrettanto giustificati gli allarmi lanciati dai sindaci anche di destra. A fronte di questo caos non so se sia più imbarazzante il governo o i parlamentari di maggioranza che cercano di falsificare la realtà, con scuse puerili ed accuse farneticanti”
“Dalla ministra Calderone abbiamo sentito solo un panegirico di parole, ma nessuna risposta alle nostre domande sul perché il governo cancellando l’Rdc abbia gettato centinaia di migliaia di persone nella disperazione, senza riflettere prima sulle modalità della gestione di questa emergenza. Abbiamo chiesto al governo di intervenire subito con un decreto, per dare a regioni e comuni il modo di organizzarsi e ridurre l'impatto di questa scelta. La risposta è sempre la solita: l'indifferenza, oramai è un governo guidato dall'algoritmo dell'indifferenza. La cosa più grave è che i nuovi aiuti, anche per coloro che forse ci rientreranno, scatteranno solo da settembre. Questo significa che ad agosto, mentre il governo, Giorgia Meloni e compagnia cantante, saranno al Twiga a spalmarsi creme solari su lettini da centinaia di euro al giorno da una ministra che non paga i dipendenti, i poveri schiumeranno al chiodo, senza un euro da spendere nemmeno per mettere un piatto a tavola. La responsabilità di chi governa un Paese all’altezza delle parole ‘patria’ o ‘nazione’ sarebbe invece quella di non lasciare dietro nessuno”.
Così Marco Furfaro, della direzione Pd e capogruppo dem in commissione Affari sociali, replicando alla ministra del Lavoro, Marina Calderone, nel corso del Question time alla Camera. Nell’illustrazione la deputata Maria Guerra, responsabile Lavoro del Pd, aveva denunciato ritardi e impreparazione del governo e chiesto l’approvazione di un decreto ad hoc.
“La Camera dei Deputati da molti anni esternalizza alcuni servizi accessori di carattere non amministrativo e di varia natura. Attività che vedono impiegate centinaia di lavoratori. Abbiamo votato contro l’odg che prevede l'eventuale costituzione di una società in house, al fine di migliorare l'efficienza della gestione dei servizi stessi perché non garantisce l’innalzamento delle garanzie retributive dei dipendenti addetti. La società in house infatti, a differenza di quanto è previsto negli attuali contratti (clausola sociale), non garantisce la riassunzione
Abbiamo votato contro perché non è chiara la sostenibilità finanziaria, l'efficienza, l'economicità e l'efficacia di questa nuovo contenitore oltre al fatto che nessuno ha dimostrato il fallimento del mercato. Riteniamo anche noi auspicabile affrontare con maggiore attenzione le ricadute che tali appalti hanno avuto negli anni, rivalutare i termini e le modalità, prevedere tutele aggiuntive, rafforzare tutela dignità lavoratori
Non aspettare i tempi della costituzione della società in house ma reimpostare da subito le nuove gare in scadenza prevedendo nuove opportunità individuando soluzioni per un aumento delle ore di lavoro e del conseguente aumento salariale. L’approfondimento che è stato previsto nell’odg sia quindi orientato a valutare quello che si potrà fare subito”.
Lo dichiara Stefano Vaccari, deputato Pd e Segretario di Presidenza della Camera
“È nella logica del rinvio che il ministro Piantedosi assume la necessità di elevazione in una fascia più alta della Questura di Modena con conseguente adeguamento della fascia organica. Non ci basta avere ragione, come lo stesso ministro ha riconosciuto, perché rinviare alla fine del 2024 una decisione che andrebbe presa subito significa non avere contezza delle urgenze che sono evidenti nel territorio comunale. Peraltro il ministro Piantedosi è costretto ad assumere un mezzo impegno perché sospinto dalle forti pressioni territoriali insieme alla federazione del Pd di Modena che ho più volte rappresentato anche nelle Aule del Parlamento e che di contro la destra locale non ha ritenuto mai di sollevare”.
Così il deputato dem, Stefano Vaccari, capogruppo in commissione Agricoltura.
“Anche sulla gestione dei minori stranieri non accompagnati - aggiunge - si propongono modalità di accoglienza sperimentali che l’amministrazione di Modena ha già fatto in solitaria in questi anni, con risultati importanti. Serve di contro stabilità, ma si sa Piantedosi fa parte di una compagine di governo capace solo di annunci e di bandierine propagandistiche. Gli interessi generali delle comunità arrivano dopo. Si liberi il ministro Piantedosi di questi vincoli ideologici - conclude - e guardi al nostro Paese con gli occhi di un ministro dell’Interno che risponde all’intero Paese e non agli interessi di parte e degli amici di cordata”.
“In questi giorni 169mila famiglie hanno ricevuto un sms con l'indicazione che da agosto non riceveranno più il reddito di cittadinanza. A parte l’insensibilità nel comunicare via sms la fine dell'aiuto a chi è in grave difficoltà e l'irresponsabilta’ di fomentare fratture sociali pericolose, ma sconcertante è l'invito a rivolgersi ai servizi sociali dei Comuni, senza aver concordato con i sindaci questa modalità e soprattutto dato loro gli strumenti per affrontarla. Quindi, dopo aver tagliato il fondo affitti che consentiva ai Comuni di sostenere le spese abitative dei cittadini in difficoltà, dopo aver unilateralmente definanziato i progetti Pnrr dei Comuni per lotta al dissesto e rigenerazione urbana, il governo scarica il malcontento della cancellazione del reddito sulle spalle dei Comuni. Un atteggiamento irresponsabile, senza solidarietà istituzionale e sociale, che evidenzia un'idea di società dove chi è in difficoltà viene abbandonato al proprio destino con un sms, passando la palla ai sindaci senza nemmeno avvisarli”.
Così la vicepresidente dei deputati democratici, Valentina Ghio.
Con una battaglia unitaria delle opposizioni, abbiamo cercato di bloccare il tentativo di governo e maggioranza di introdurre con un emendamento al decreto Pa all’esame della Camera una sciagurata riorganizzazione del ministero della Cultura. Un intervento introdotto con una modalità del tutto impropria che produrrà soltanto una moltiplicazione delle poltrone con l’obiettivo di mettere sotto il controllo politico anche l’attività amministrativa del Ministero. La maggioranza, con la consueta arroganza e incapacità di confronto, non ha dato alcuna risposta alle nostre puntuali osservazioni andate avanti fino a notte inoltrata ed è stata costretta a rinviare a oggi i lavori delle commissioni Affari costituzionali e Lavoro sul decreto. Un atteggiamento che porterà ad arrecare un serio danno all’attività del Ministero e all’indipendenza di chi lavora per la Cultura nel nostro Paese.
Così in una nota i capigruppo delle commissioni Affari costituzionali e Lavoro di Pd – M5S – Avs – Azione – IV.
"Siamo di fronte ad una ministra del Turismo, che dovrebbe promuovere le nostre aziende nel mondo, che scopriamo dall'inchiesta di Report aver mentito spudoratamente e su più punti in Senato. Siamo di fronte ad una ministra che da sempre critica i percettori di reddito di cittadinanza chiamandoli 'fannulloni' ma allo stesso tempo ha scarsissimo rispetto dei propri lavoratori dipendenti. Bilanci in rosso, lavoratori mandati a casa senza liquidazione, ditte strozzate per mancato saldo delle forniture. A questo punto la domanda è una sola: la maggioranza ancora vuole tenere una persona che ha dimostrato una così scarsa etica imprenditoriale ed istituzionale a capo del Ministero del Turismo? E' una questione di rispetto delle istituzioni, di opportunità politica, e non certo di giustizialismo. Per questo chiediamo che la ministra faccia un passo indietro, per tutelare il prestigio e la dignità dell'istituzione che presiede, poiché al momento non sembra sia in grado di fornire risposte chiare ed inequivocabili sull'accuse di illecito mosse proprio dai dipendenti delle sue aziende. Non riteniamo che una persona così possa e debba ricoprire il ruolo di ministra della Repubblica". Lo ha detto intervenendo in Aula la deputata del Pd, Chiara Gribaudo, che ha illustrato l'interpellanza urgente del Pd al Governo sul caso sollevato dalla trasmissione televisiva Report che vede coinvolta la ministra del Turismo Daniela Santanchè.
"La vicenda che riguarda la ministra Santanchè è molto grave e imbarazzante per tutte le istituzioni democratiche - ha replicato al Governo il deputato del Pd Emiliano Fossi -. Il Governo continua a non rispondere con la precisa volontà di cambiare le modalità di stare all'interno delle stesse istituzioni. Non si presenta in Aula la ministra Santanchè, non si presenta la presidente del Consiglio, che interviene dall'estero. Qui abbiamo due questioni: non solo la responsabilità soggettiva ed oggettiva dell'imprenditrice Daniela Santanchè, nonché attuale Ministra del Turismo, ma vi è anche e soprattutto una questione di dignità: la ministra ha mentito al Paese e alle Camere nell'esercizio delle sue funzioni, mentre riferiva in Parlamento. E di fronte a questo un ministro con una dignità personale, politica ed istituzionale avrebbe immediatamente presentato le sue dimissioni, anche per tutelare la dignità del proprio Governo".
"Soldi insufficienti, procedure lente e macchinose, visione centralistica. Per la ricostruzione della Romagna dopo l’alluvione serve ben altro che promesse non mantenute. Per questo continuiamo a chiede coerenza al governo affinché abbandoni la giacchetta della propaganda e metta la tuta da lavoro per restituire certezze a chi, famiglie ed imprese, non le ha più. La risposta all’interrogazione presentata a mia prima firma e dal gruppo Pd al question time in commissione Agricoltura alla Camera è risultata insoddisfacente rispetto alle necessità che ormai, da giorni, segnalano sindaci, organizzazioni di imprese sindacali e agricole e associazioni del terzo settore. Le risorse servono ora, perché ora e non domani, occorre riattivare le attività agricole e riorganizzare il territorio di modo che torni ad essere produttivo e consenta di offrire quelle eccellenze che sono il vanto del Made in Italy nel mondo. Per questo incalzeremo governo e maggioranza affinché, nell’esame del Decreto Alluvione e dell’aggiunto Ricostruzione, attualmente all’esame della Camera, si cambi rotta e il governo esca dalla modalità squisitamente politica. Al popolo e alle imprese agricole romagnole interessano poco le questioni burocratiche sulle risorse da assegnare alla macchina commissariale, che con scelte diverse potevano essere risparmiate. A loro interessa sapere quando saranno erogate le risorse restituendo la totalità del danno subito e non solo percentuali come in una situazione ordinaria". Lo dichiara il deputato dem Stefano Vaccari, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura.
Dichiarazione di Virginio Merola, deputato Pd
Oggi alla Camera la maggioranza di destra ha stravolto la proposta di legge delPd per il voto ai fuori sede. La maggioranza ha avocato al governo il tema, votando una legge delega che affida al governo la attuazione della legge in un tempo di 18 mesi,che esclude le elezioni politiche nazionali. Una delega ampia e vaga perché non specifica quale modalità di voto si vuole attuare. E in un tempo così lungo che esclude le prossime elezioni europee. In realtà non hanno avuto il coraggio di votare contro un tema sentito da circa 5 milioni di cittadini che studiano e lavorano lontano dal loro comune di residenza. Hanno dato a più riprese la colpa alle difficoltà burocratiche: ma se la politica non da’ indirizzi precisi , la burocrazia è una scusa.
Anche oggi non c’erano. Per la seconda volta in pochi giorni, in Commissione Affari Esteri nessuno – dico nessuno – dei deputati e delle deputate della maggioranza si è presentato per il dibattito sul MES. Continuano a scappare dalle loro responsabilità. Meloni ieri, nella sua replica gridata alla Camera, ha detto che si tratta di una «questione di metodo». No, ci sono due cose che si nascondono dietro questa fuga. Una è prendere tempo per usare la ratifica del MES a mo’ di ricatto, come «merce di scambio» per ottenere altro a Bruxelles. Una modalità deleteria, che normalmente in UE non solo non funziona, ma addirittura irrita. E poi c’è la famosa frase pronunciata con teatralità dalla presidente Meloni durante un’intervista: «L’Italia non accede al MES, lo posso firmare col sangue». L’eventualità di smentire sé stessa per l’ennesima volta è un amaro calice che Giorgia Meloni cerca di allontanare. E così in commissione non si presenta nessuno.
Così Laura Boldrini, deputata del Pd, sui social.
La risposta fornita dal ministero delle Imprese sugli obiettivi di rilancio dell’Ilva di Taranto a una mia interrogazione ha senz’altro offerto elementi interessanti ma lascia un quadro di preoccupante incertezza.
Il ministero annuncia infatti un nuovo Accordo di programma con l’obiettivo di rendere l’Ilva di Taranto la più grande acciaieria verde d’Europa, con investimenti per il processo di decarbonizzazione, per la tutela della salute e dell’ambiente, prevedendo anche l’attivazione di un forno elettrico capace di produrre fino a 2,5 milioni di tonnellate l’anno’. Non chiarisce però se questo nuovo piano sia previsto come integrazione del precedente o lo sostituisca integralmente.
Il Ministero sottolinea inoltre che lo Stato ‘ha riacquistato la libertà che non aveva e può anticipare la salita in maggioranza rispetto alla prevista data del maggio 2024, oltre al fatto che può intervenire un altro partener industriale, cosa prima non possibile’, senza però dare alcuna indicazione sulle modalità di questa possibile accelerazione.
Insomma, per affrontare una questione complessa come quella dell’Ilva di Taranto servirebbe maggiore chiarezza sui progetti e sui tempi per concretizzarli.
Lo dichiara il deputato democratico Andrea Orlando