“Ancora nessuna certezza sulla riassegnazione delle risorse sottratte ai comuni dal Governo Meloni con la rimodulazione del Pnrr oltre due anni fa. Il Ministero dell’Interno continua ad essere vago mentre moltissimi enti locali in tutta Italia hanno enormi difficoltà per far quadrare i bilanci e iniziare o completare le opere previste”: è quanto dichiara la vicepresidente dei deputati Pd Simona Bonafè sulla discussione della interrogazione sul Piano nazionale di Ripresa e resilienza svolta a Montecitorio.
“Quello che sappiamo ad oggi è che circa 1900 opere pubbliche, già finanziate dal PNRR, hanno subito per decreto nel maggio del 2023 una decurtazione delle risorse; si tratta peraltro di interventi che riguardano settori chiave quali la messa in sicurezza dei territori colpiti dal rischio idrogeologico, la manutenzione e la riqualificazione di infrastrutture viarie e l'idoneità degli edifici pubblici e delle scuole. Il governo ha ribadito in più occasioni che tali somme verranno restituite ma i comuni interessati non hanno avuto alcuna informazione e soprattutto non vi è ancora nessuna certezza sulla tempistica. L’interrogazione che ho presentato aveva proprio l’obiettivo di definire modalità chiare ma ancora volta questa destra ‘manda la palla in tribuna’ senza dare nel merito ai comuni alcuna informazione utile”: conclude.
“La legge di delegazione europea è un appuntamento fondamentale eppure, anche in questa occasione, siamo di fronte al voto su un provvedimento che, per modalità e contenuti, riflette una gestione distratta delle responsabilità da parte del governo Meloni. Una legge che arriva in Aula con oltre 7 mesi di ritardo a confermare come il governo comprima il ruolo del Parlamento depotenziando gli strumenti di democrazia. Un provvedimento eterogeneo dove l'esecutivo sceglie di procedere in modo esclusivo e unilaterale bocciando sistematicamente ogni proposta migliorativa e tutti gli emendamenti. Questa maggioranza dimostra quanto poco è disposta ad accogliere le istanze di responsabilità e buon senso”. Lo dichiara la deputata Patrizia Prestipino, annunciando l'astensione del Pd sulla legge di delegazione europea in Aula di Montecitorio.
Per l'esponente dem “dalle querele temerarie al diritto all'informazione corretta e trasparente, dalle direttive sul lavoro tramite piattaforme digitali alla salvaguardia della privacy, dalla maggiore attenzione per le PMI alle politiche ambientali per l'efficienza energetica e la promozione delle energie rinnovabili, il governo si è mostrato sordo e inadeguato. Il ministro Foti aveva annunciato di essere aperto alle proposte del Pd ma poi ha proseguito sempre nella stessa battaglia ideologica che non porterà a nulla di buono per i cittadini. Oltre alle promesse, si è dimenticato che l'adempimento della normativa europea non è un esercizio burocratico senza visione sul futuro”, conclude Prestipino.
“Quello della moda e del tessile è un comparto strategico del made in italy e l’ossatura dell’export italiano. Noi del Partito Democratico abbiamo messo in campo una serie di proposte perché il governo è assente su più punti importanti. innanzitutto, per quel che riguarda i costi dell’energia. Le piccole e micro imprese, e non soltanto nel settore moda e tessile, sono quelle che non hanno avuto strumenti di sostegno rispetto all’aumento del costo dell’energia.
Non ci sono stati da parte del Governo interventi strutturali sul meccanismo di formazione del prezzo dell’energia elettrica. E questo ha danneggiato molto tutte quelle Pmi soprattutto artigiane.
I dazi creano molta instabilità e il governo non è attrezzato ad affrontarli.
C’è poi tutto il tema dí accompagnamento di questo setttore nella transizione ecologica e digitale. Il programma del Governo “transizione 5.0” non sta funzionando e non ha funzionato finora. Anche i dati sulla produzione industriale di oggi che riguardano il settore moda dimostrano che la produzione è in calo e il settore in profonda crisi. Occorre intervenire con proposte strutturali e chiediamo da parte del Governo più attenzione”.
Lo ha detto Vinicio Peluffo, capogruppo PD in commissione attività produttive di Montecitorio, in conferenza stampa di presentazione delle proposte del Partito Democratico per il settore moda, tessile, abbigliamento.
“I dati della produzione industriale di oggi dimostrano come il settore della moda insieme a quello dell’automotive siano ancora oggi in profonda crisi.
Ricordiamo che il settore della moda e di tutta la filiera del tessile riguarda 80 mila realtà, piccole e micro imprese con 600 mila lavoratori.
Servono misure urgenti, non c’è piu tempo di aspettare perché rischiamo di perdere una grandissima eccellenza. Per questo abbiamo deciso come Partito democratico di mettere in campo le nostre proposte per le imprese, per salvare il settore del Made in Italy importantissimo anche per l’export. In questi mesi il Partito Democratico ha già fatto un lungo lavoro per cercare di salvare il comparto industriale tessile e ci saremmo aspettati una maggiore attenzione da parte del Governo.
Oggi noi chiediamo innanzitutto che il governo metta in moto una vera e propria politica industriale per questo settore, seria, rivolta al futuro e che affronti le transizioni ecologica e digitale in maniera adeguata.
Servono politiche per creare le condizioni della crescita anche delle piccole realtà industriali e artigianali. Occorre rivedere anche gli strumenti di incentivazione all’innovazione, una
revisione degli strumenti a sostegno del Made in italy, politiche di contrasto a concorrenza sleale e illegalità e la tracciabilità di questa filiera.
Chiediamo che venga salvaguardata la continuità lavorativa, con la cassa integrazione in deroga per tutto il 2025, riformando lo stesso strumento in modo che possa andare incontro anche alle realtà lavorative più piccole.
Noi non molliamo perché questo settore merita una grande attenzione che il Governo non dà. E con il colpo dei dazi questo settore rischia di chiudere i battenti per sempre”. Lo ha detto Simona Bonafè, vicepresidente vicaria del gruppo pd alla camera, in conferenza stampa di presentazione delle proposte del Partito Democratico per il settore moda, tessile, abbigliamento.
Oggi, mercoledì 11 giugno, alle ore 11 il Pd presenta alla stampa le proposte per la filiera della moda, del tessile e degli accessori. Interverranno in conferenza stampa, presso la Sala Berlinguer del gruppo del Partito democratico, la Vicecapogruppo alla Camera del Pd, Simona Bonafe', il capogruppo in commissione attività produttive, Vinicio Peluffo e l'ex ministro del Lavoro e responsabile Politiche industriali Pd, Andrea Orlando.
“Quella che il Pd sta utilizzando è un antico strumento della democrazia parlamentare che si chiama 'filibustering', una tattica di ostruzionismo al fine di impedire o ritardare l'approvazione di una legge. Questo segnale forte significa che si è oltrepassato un confine invalicabile e che non resta altro alle opposizioni di usare il proprio corpo e la propria voce per lanciare dei messaggi d'allarme per il mantenimento della democrazia e continuare a rappresentare gli elettori. Il governo ha scelto la forzatura totale e si è barricata dietro un silenzio assordante, umiliante per il Parlamento. Non c'è stata data, e non ci sarà neanche al Senato, la possibilità di discussione e attività emendativa su più di metà degli articoli che compongono il provvedimento. Questa è dittatura della maggioranza, non democrazia parlamentare”. Lo dice il deputato Federico Fornaro, Segretario d'Aula Pd, intervenendo nella dichiarazione di voto sul Dl Sicurezza.
“Il dissenso in uno stato democratico – sottolinea Fornaro - è un diritto fondamentale nel rispetto delle leggi, reprimerlo come fa il governo Meloni, è fuori dalla cornice di una democrazia liberale”. “Il governo introduce reati penali in un decreto, è una oggettiva forzatura. Quattordici nuove fattispecie penali introdotte e nove aggravanti rappresentano un complesso di norme pericolose per la nostra democrazia e per le modalità con cui si è scelto di approvarle”, conclude Fornaro.
“Volano gli stracci al Collegio Romano. Dopo l’intervista a Libero in cui la sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha duramente criticato l’operato del ministro Giuli sulle politiche cinematografiche, attribuendogli i ritardi nei finanziamenti, è arrivata una nota dell’ufficio stampa del Ministero che, escludendola dal prossimo incontro sulle materie cinematografiche, sancisce di fatto la sua sfiducia politica.” Lo dichiara il democratico Matteo Orfini, componente della Commissione Cultura della Camera, che aggiunge: “Nel merito dell’intervista, le dichiarazioni della Borgonzoni sono lunari. Parla come una passante, quando invece è sottosegretaria con delega al cinema da anni. In tutto questo tempo ha operato in stretta connessione con la Direzione Generale Cinema del MIC, intervenendo spesso anche in maniera eccessiva sulle decisioni organizzative. Ora tenta di sottrarsi alle sue responsabilità, ma se fosse vero quanto dice, la prima che dovrebbe fare un passo indietro è lei.”
“La verità – prosegue Orfini – è che questo Governo vuole scientemente affossare l’industria cinematografica italiana, considerata politicamente scomoda. Una visione miope e ideologica che sta già producendo effetti drammatici sulla pelle di migliaia di lavoratori: maestranze, artisti, tecnici e imprese dell’indotto. Un intero comparto è fermo da mesi, paralizzato dalle scelte sbagliate del Governo Meloni, e rischia di scivolare in una crisi irreversibile.”
“Per questo – conclude Orfini – abbiamo depositato una proposta di legge sia alla Camera che al Senato, promossa dalla segretaria Elly Schlein, per aggiornare la legge Franceschini e affrontare finalmente nel merito le questioni organizzative e strategiche del settore. Istituire una agenzia per il cinema e l'audiovisivo dotata di autonomia, professionalità e competenza è la via maestra per liberare il settore da questa cappa di dilettantismo e aggressività che lo sta soffocando. Chiediamo una rapida calendarizzazione.”
“Le risorse messe in campo a sostegno del settore moda dalla Regione Toscana rappresentano una boccata d’ossigeno per migliaia di imprese, soprattutto Pmi, che da anni stanno affrontando una crisi gravissima. Si tratta di finanziamenti ingenti che potranno sostenere l’intera filiera incentivando l’efficienza dei processi produttivi, la crescita dimensionale, l’innovazione, la transizione ecologica e digitale”: è quanto dichiara la vicepresidente dei deputati Pd Simona Bonafè sugli oltre 100 milioni di euro stanziati dalla Giunta Giani per rilanciare un comparto fondamentale del Made in Italy che in Toscana coinvolge 16.700 imprese e 105mila addetti.
“Adesso ci aspettiamo che vengano concretizzate le misure che il Ministro Urso ha annunciato da mesi. Dei 250 milioni promessi l’unico bando attivato ad oggi per le aziende è soltanto quello di 15 milioni per la transizione ecologica mentre degli altri incentivi si sono perse le tracce. Anche il disegno di legge sulle Pmi, che nelle intenzioni il Mimit avrebbe dovuto stanziare 100 milioni di euro per i contratti di sviluppo nel il settore della moda, non è stato ancora trasmesso al Parlamento”: conclude Simona Bonafè.
“Le dichiarazioni e le decisioni del Presidente Trump, che ha annunciato l’introduzione di un dazio del 50% su tutti i prodotti dell’Unione Europea a partire dal primo giugno, rappresentano un’aggressione diretta all’economia europea e, in particolare, al nostro sistema produttivo. Il Governo Meloni non può restare in silenzio, né continuare a genuflettersi di fronte a un Presidente che dimostra, ancora una volta, un atteggiamento ostile e arrogante e sempre incline a diffondere storielle complottiste sulla natura dell’UE”.
Così Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio della Camera.
“È in gioco l’export italiano, la tenuta delle nostre imprese manifatturiere, il lavoro di centinaia di migliaia di cittadini. Serve una reazione immediata e ferma: l’Italia non può accettare dazi punitivi, né permettere che le relazioni transatlantiche vengano ridotte a un gioco di ricatti. Il Governo Meloni la smetta di nascondere la testa sotto la sabbia e dimostri finalmente di saper fare gli interessi dell’Italia e dell'Unione Europea, tutelando il nostro agroalimentare, la nostra meccanica, il nostro sistema moda. La Presidente del Consiglio ha ora un’occasione concreta per dimostrare da che parte stare: sarà davvero in grado di difendere l’Italia, oppure continuerà a baciare la pantofola di chi considera il nostro Paese e l’Europa soltanto un nemico da colpire?”
“La mafia percorre nuove strade per allargare i suoi tentacoli sull’agroalimentare, con un volume d’affari che oggi raggiunge i 25,2 miliardi di euro, come documentato nell’8° Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia presentato recentemente da Eurispes, Coldiretti e Fondazione Osservatorio Agromafie”. Così in una nota a prima firma della deputata Antonella Forattini, capogruppo Pd in commissione agricoltura e gli altri componenti dem Stefania Marino, Nadia Romeo, Andrea Rossi e Stefano Vaccari.
“Contraffazione dei prodotti – continuano gli esponenti dem - caporalato, frodi alimentari e sul packaging, credito illegale, acquisto di aziende in difficoltà, riciclo denaro, controllo dei mercati e intercettazione dei fondi pubblici sono le modalità sempre più utilizzate dalle agromafie per trarre profitto illegale dal grande business del Made in Italy. Le ricadute riguardano la sicurezza alimentare e la qualità dei prodotti, l’alterazione delle dinamiche di mercato e la compromissione dell’identità stessa delle produzione d’eccellenza italiane”. “È necessario tenere alta la guardia, affinare e potenziare i controlli, rafforzare la collaborazione tra istituzioni e organizzazioni di settore”, concludono i deputati Pd.
“Con il decreto Sicurezza destra e governo portano un violento attacco alle libertà individuali e collettive. Una vera e propria repressione del dissenso per creare sudditi invece che cittadini. D'altronde le stesse modalità di discussione parlamentare del provvedimento, con la chiusura frettolosa e con metodi autoritari avvenuta oggi in commissione, attestano visioni liberticide per cercare di reprimere e criminalizzare in spregio allo spirito della nostra Costituzione. Il decreto consente l’applicazione arbitraria e non oggettiva della norma perché la linea securitaria si consolida con definizioni vaghe e imprecise. Svolta illiberale e criminogena che esaspera la già critica situazione nelle carceri e nei contesti caratterizzati da una forte marginalità sociale. Nessun investimento per la sicurezza urbana, per la prevenzione dell’illegalità e del disagio sociale. Ancora una volta ad essere colpiti sono le categorie più fragili. Annientata tra l'altro la filiera della canapa dove è stato posto un divieto che non ha ragione di essere sul piano scientifico e della Sicurezza. Tutto questo si traduce in nessun miglioramento per i cittadini. In uno Stato di diritto il dissenso in assenza di violenza merita di essere accolto e ascoltato: con il Dl Sicurezza invece si interviene esclusivamente per censurarlo e criminalizzarlo. Il Governo sta cercando di governare con la paura. Una torsione autoritaria inaccettabile“.
Così Stefano Vaccari, capogruppo Pd in Commissione parlamentare d’inchiesta sugli Ecoreati e segretario di Presidenza della Camera.
“Non finiremo mai di stupirci delle elucubrazioni mentali del parlamentare europeo, Roberto Vannacci. Il suo mondo al contrario è pieno di approssimazioni e fesserie che con costanza, questo va riconosciuto, sforna giorno dopo giorno. Oggi ci informa che serve tolleranza zero verso i criminali e lo dice con quell’enfasi di chi ha trovato la ricetta giusta per dare sicurezza ai cittadini a cui nessuno aveva mai pensato. Quello che non dice Vannacci, però, che polemizza con il sindaco di Modena, reo di aver messo in risalto la necessità di affrontare il tema delle diseguaglianze sociali quale premessa per prevenire e contrastare il dilagare della violenza e dell’illegalità, è non fornirci indicazioni su come affermare diritti ed opportunità per tutti i cittadini che la sua destra nega in ogni momento. Dal lavoro alla sanità, dall’ambiente all’informazione, e ovviamente anche al rafforzamento degli organici e dei mezzi sui territori magari elevando in classe A la Questura di Modena. Il primato della destra di Vannacci sono invece i grandi interessi e agitare il fez e il manganello è una modalità ricorrente, per dare una parvenza di attenzione verso la sicurezza dei cittadini. Se poi una parte significativa di popolo è confinata nell’angolo della povertà e delle discriminazioni, quale conseguenze delle scelte scellerate della destra, poco interessa naturalmente al generale Vannacci e al suo partito di cui è Vicesegretario”.
Così il deputato democratico e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Mario Paciolla non si è suicidato. Mario Paciolla è stato ucciso. Questa è la verità che emerge ancora una volta con forza dall’inchiesta di Fanpage, presentata ieri a Napoli. Una verità scomoda, dolorosa, ma che non può più essere ignorata. Mario Paciolla non era solo un giovane napoletano: era un costruttore di pace, un ragazzo che dedicava la sua vita alla giustizia e ai diritti umani. Ed è stato ucciso.
Abbiamo chiesto più volte al Governo di fare di più, di alzare il livello di attenzione su una vicenda che deve finalmente diventare una questione nazionale. Non possiamo accettare che il caso Paciolla finisca nel dimenticatoio o resti avvolto nell’ombra. Vogliamo verità e giustizia per Mario e per la sua famiglia, che da troppo tempo vive nel dolore e nell’incertezza. Come Partito Democratico siamo pronti a fare la nostra parte, anche organizzando una missione in Colombia, per andare fino in fondo e far emergere tutta la verità sull’uccisione di un ragazzo che ha scelto di dedicare la sua vita alla costruzione della pace. Lo dobbiamo a Mario, alla sua famiglia e a tutti coloro che credono nella giustizia” così le deputate e i deputati democratici Marco Sarracino, Peppe Provenzano, Laura Boldrini, Fabio Porta, Enzo Amendola, Lia Quartapelle.
“La decisione del TAR del Lazio di annullare il decreto ministeriale sulle aree idonee per le energie rinnovabili cancella tutto il lavoro fatto dalle Regioni fino ad oggi e crea di fatto un imbarazzante e pericoloso vuoto normativo che non deve sfociare in un ulteriore centralismo autoritario”. Così in una nota congiunta Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio, Leonardo Marras, assessore alle Attività produttive della Regione Toscana e Francesco Limatola, presidente della Provincia di Grosseto.
“Proprio ieri la Regione Emilia-Romagna aveva infatti legiferato una propria legge in merito e la Toscana aveva in previsione la prossima settimana i passaggi nelle Commissioni consiliari prima di andare in Consiglio regionale: in sostanza viene vanificato un lavoro di concertazione andato avanti per mesi con la Giunta e il Consiglio regionale toscano, sui territori. Il governo ha due mesi di tempo per rivedere le proprie scelte e definire meglio la cornice entro la quale i privati possano legittimamente operare e le istituzioni locali salvaguardare il paesaggio e le proprie specificità ed eccellenze paesaggistiche”.
“Il rischio che vediamo in questa fase è quello di un accentramento statale che vincoli e limiti la potestà decisionale regionale e renda omogenee situazioni molto differenti nel panorama nazionale: ogni regione ha infatti contesti istituzionali, paesaggistici, culturali e produttivi molto differenti che dovrebbero essere tenuti presenti e valorizzati, assicurando il coinvolgimento di chi, poi, sul campo, si trova a gestire le dinamiche della transizione ecologica ed energetica, cioè i comuni, le province e le città metropolitane. Occorre quindi ripartire dalla concertazione tra i livelli di governo dal confronto diretto con le comunità territoriali, unica modalità per scongiurare possibili speculazioni in tutto il territorio italiano. Lo sviluppo delle rinnovabili è necessario per l’economia di famiglie ed imprese e deve essere compatibile e sostenibile con la tutela del paesaggio, del territorio e delle produzioni rurali”.
"Diga si ricomincia tutto d'accapo: presenteremo una interrogazione sulle gravi dichiarazioni del vice Ministro Rixi, sui cassoni della Diga che, già collocati con grande ritardo, con tutti i problemi strutturali che hanno portato con loro, vanno rimossi perché realizzati con materiali inadeguati. Ma Rixi ha contezza di quello che dice? Un'affermazione che rivela la drammatica approsimazione con cui è stata seguita la realizzazione dell"opera. Dopo queste affermazioni Rixi chiarisca costi ed efficacia dell'operazione. Per questo abbiamo presentato un'interrogazione in cui chiediamo, innazitutto, se la sua affermazione corrisponde al vero e se così fosse che venga chiarita la modalità di un'eventuale sostituzione, i suoi costi e i ritardi che comporterebbe. Dopo i problemi degli extracosti, prima negati e poi ammessi, che hanno costretto Bucci ad andare con il cappello in mano dal governo per ottenere altri fondi, dopo i problemi giudiziari e i tempi dilatati per l'esecuzione dell'opera, assistiamo all'ultima boutade su un progetto che così sta assumendo i contorni di una farsa. Stiamo parlando dell'opera più importante tra quelle finanziate dal Pnrr, che rappresenta un progetto fondamentale per lo sviluppo del porto e per l'economia genovese e ligure. Ma questa destra prende tutto con leggerezza e continua a non rispondere, infatti anche alla nostra richiesta di un incontro con il commissario Bucci e l'Autorità portuale, in cui chiedevamo chiarezza su tempi e costi, la Regione ha risposto con un no. Diciamo basta a questo pressapochismo e chiediamo subito risposte.
Valentina Ghio vicepresidente Gruppo PD alla Camera e componente Commissione trasporti e Alberto Pandolfo deputato e componente Commissione Attività produttive Camera.