"Questa è una manovra senza visione, inadeguata ad affrontare questo momento difficile e, soprattutto, iniqua. E' gravissimo che il governo abbia tolto fondi alla sanità già provata dall'emergenza Covid e dal costo esorbitante dell'energia. La verità è che questo esecutivo vuole dare il colpo di grazia alla sanità pubblica, introducendo a livello nazionale il fallimentare sistema sanitario lombardo in cui vi è un forte sbilanciamento a favore del privato. Tra caro energia, super inflazione e spese Covid si è aperto un buco di 3,4 miliardi di euro che impedirà di assicurare a tutti i cittadini le migliori cure, ridurre le liste d'attesa sempre più lunghe e assumere i sanitari necessari al fabbisogno nazionale, ma anche quelli per far partire le Case e gli Ospedali di comunità previsti dal Pnrr per potenziare l'offerta dell'assistenza territoriale".
Così la deputata reggiana del Pd e componente della commissione Affari Sociali, Ilenia Malavasi.
"ll governo - prosegue la deputata dem - ha scaricato sulle amministrazioni locali gli oneri maggiori, mettendo a rischio i loro bilanci. Noi chiediamo all'esecutivo di fare marcia indietro e di intervenire subito per assicurare al sistema sanitario le risorse indispensabili per garantire l'universalità di accesso alle prestazioni. Ancora una volta, sarebbero i più fragili a pagare. Il Pd si batterà con tutte le sue forze per fare in modo che in sede di esame della Legge di bilancio siano incrementati i fondi per la sanità pubblica. La salute - conclude - è un diritto che deve essere garantito a tutti e che non deve generare nuove, drammatiche disuguaglianze".
“Sul tema della modifica del reato d’abuso d’ufficio e dell'attuale regime di responsabilità penale per i sindaci, la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, metta a frutto il lavoro e le riflessioni già svolte in Parlamento. Anche in questa legislatura, abbiamo presentato una proposta di riforma complessiva. Si parta da qui. Se così sarà, troverà il Partito Democratico disponibile a rendere più ragionevole e preciso il quadro normativo esistente che grava sui sindaci nel nostro Paese. A fronte del loro ruolo difficile e complesso, i primi cittadini sono oggi soggetti a un regime di responsabilità penale troppo ampio e dalle sfumature indefinite, che molto spesso si estendono molto oltre le loro prerogative dirette. Questa situazione ha creato ormai da anni un vero e proprio terrore della firma e un clima di burocrazia difensiva che paralizza in tanti settori lo sviluppo delle comunità. Si tratta di criticità condivise pressoché da tutte le forze politiche. E’ necessario porvi rimedio proprio in questa fase molto delicata per l’Italia, in cui ci troviamo alle prese con la piena attuazione del Pnrr. I sindaci e più in generale tutti gli amministratori locali dovranno infatti dare il loro massimo contributo per attuare e realizzare migliaia di progetti decisivi per il futuro dei territori”.
Così Piero De Luca, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera.
“Mentre celebriamo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il nostro pensiero va alle donne iraniane che con coraggio stanno rischiando la vita e ci ricordano che la lotta per i diritti delle donne corrisponde alla lotta per la libertà di tutti gli esseri umani.
Nonostante i molti sforzi messi in atto, non possiamo però ancora oggi apprezzare una riduzione dei casi di violenza sulle donne. Alla base di questi, come ci dimostra la cronaca quotidiana, c’è il permanere di un fondamento culturale che vede l’uomo in posizione dominante.
Guardando al passato, dobbiamo ricordare, per esempio, i casi di ragazze come Simonetta Cesaroni, Emanuela Orlandi, Mirella Gregori. Casi su cui abbiamo chiesto una commissione di inchiesta perché legate a risvolti profondi e oscuri nella storia della nostra Repubblica.
Il tema di questa Giornata ci chiama alla compattezza. Per questo abbiamo lavorato per giungere all’approvazione di una mozione unitaria e siamo dispiaciuti per il fatto che, nonostante i nostri sforzi, non è stato possibile giungere ad approvare un testo di tutta la Camera per la irremovibile distinzione di un Gruppo. La lotta contro la violenza sulle donne non deve conoscere divisione.
Nell’ultimo decennio abbiamo compiuto un ampio sforzo per togliere il brodo di cultura della violenza che prospera anche grazie al gender gap: un passo avanti si può ottenere grazie alla parità salariale e anche il Pnrr è una grande occasione per intervenire sulle diseguaglianze che colpiscono le donne.
Come Pd siamo stati protagonisti delle battaglie contro la violenza sulle donne e intendiamo rafforzare il nostro impegno richiamando le parole di una grande personaggio come Ghandi che diceva: ‘Se la non violenza è il futuro della nostra esistenza e la via della salvezza dell’umanità, allora il nostro futuro è con la donna”.
Lo ha detto, fra le altre cose, nella sua dichiarazione di voto in Aula alla Camera il deputato democratico Roberto Morassut.
“Impotenti, stordite, interdette. È così che certamente si sono sentite e continuano a sentirsi moltissime donne. Ad alcune, va anche peggio. Tra loro, una parte è sopravvissuta, un’altra non è più con noi. Tra le vittime ci sono donne, cisgender, transessuali, lesbiche, eterosessuali, nere, bianche, asiatiche, ispaniche. Alcune di loro, come Saman Abbas, sono state uccise a causa dell’estremismo religioso. Altre, come Vanessa Scialfa, per l’ossessione del partner. Altre ancora perché si concedevano, o perché non lo facevano. Era stato detto loro che non potevano ribellarsi, che erano la parte debole che erano ininfluenti. Purtroppo avevano ragione. Erano così perché non gli era consentito di essere altro”. Lo ha detto in Aula alla Camera, la deputata dem Stefania Marino, intervenendo durante la discussione generale sulle mozioni per l’eliminazione della violenza contro le donne.
“Durante l’anno corrente – ha concluso Marino - in Italia, sono state 95 le donne vittime di omicidio volontario. Se vogliamo migliorare i nostri piani di intervento dobbiamo ascoltare le vittime lì fuori. Il Pnrr rappresenta una grande occasione per intervenire sulle disuguaglianze e sul gender gap. Per la legislatura in corso proponiamo l’istituzione di una Commissione di inchiesta sul femminicidio, stavolta bicamerale, proprio per evidenziare l’importanza e la trasversalità dell’azione che ha svolto, e che ancora deve svolgere, il Parlamento. Rivolgo un particolare invito a tutti gli uomini, a non dimenticare da dove proveniamo. A non dimenticare le nostre madri, le nostre sorelle, le nostre figlie. Voltarsi dall’altra parte, ci farebbe diventare complici”.
Dichiarazione di Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura
"Il nostro è un Paese caratterizzato da enormi diseguaglianze e con divari territoriali profondi, che tendono a crescere. Questo fenomeno riguarda, in larga parte, i minori con un trend negativo che attraversa le diverse dimensioni della povertà educativa. L'emergenza è forte ed è stata acuita dalla crisi pandemica che ha ulteriormente allargato il solco. Un solco prodotto, negli anni, da scarsi investimenti in istruzione e servizi territoriali che hanno prodotto un gap demografico e una crisi educativa". Lo ha detto, a margine della Presentazione dell'Atlante dell'Infanzia di Save the Children, la capogruppo in commissione Cultura e responsabile scuola del Pd, Irene Manzi
"L’Italia, si dice spesso, "non è un paese per bambini” - ha aggiunto Manzi- secondo la quale " senza un'inversione di rotta, l'Italia rischia di diventare un paese senza bambini. È necessario -prosegue la deputata del Pd- investire in servizi, a partire dagli asili nido, dai presidi medici, aumentando il numero dei pediatri, dalle opportunità di gioco, di relazione, di pratica sportiva, dal sostegno alimentare e da aiuti concreti alle famiglie, a partire dall'incremento delle risorse per l'assegno unico. È del tutto evidente, infatti, che la povertà ha molte dimensioni e richiede interventi ad ampio raggio. Tra l'altro, il Covid ha lasciato una pesante eredità sul benessere psichico dei minori". Per Manzi, "la pandemia ha mostrato come una diminuzione delle attenzioni collettive ai bisogni neuropsichici e socio-relazionali di bambini e adolescenti possa avere conseguenze drammatiche sulla loro salute mentale e sul loro sviluppo complessivo: abbiamo leggi avanzate ma scarsi servizi territoriali per assistere i più piccoli e gli adolescenti con problemi di salute mentale".
"Oggi - ha concluso la parlamentare Dem- per affrontare la crisi educativa è prioritario investire sui servizi alla prima infanzia, le mense e il tempo pieno, il personale -a partire dalle educatrici e dagli educatori- i servizi psico-pedagogici in grado di supportare la loro crescita. Nel nostro programma elettorale avevamo individuato alcune soluzioni e vorremmo confrontarci con il governo su questi temi decisivi per il futuro del Paese. Le famiglie oggi sono in grande difficoltà: la spesa alimentare e quella per l’abitazione, le bollette, l'inflazione, impediscono alle famiglie di avere risorse per spese importanti come la salute, la cultura, lo sport. Aiutiamole: il PNRR ci ha dato la possibilità di farlo, ma serve lavorare in sinergia, con grande senso di responsabilità e spirito di servizio per realizzare una comunità educante che si prenda cura dei minori in ogni dimensione della loro vita, a partire dalla salute".
Dichiarazione on. Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente
“Per mettere in sicurezza il territorio della Maremma e contrastare con efficacia il dissesto idrogeologico molto è stato fatto, anche grazie ai progetti ed alle risorse della Regione Toscana, ma molto resta da fare”: è quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio Marco Simiani, dopo aver incontrato l’associazione Vita di Albinia in occasione del decennale dell’alluvione che ha sconvolto nel mese di novembre del 2012 anche la provincia di Grosseto, causando 6 vittime e numerosi danni, centinaia di sfollati ed ingenti danni alle infrastrutture ed al patrimonio pubblico e privato.
“E’ ora importante integrare gli stanziamenti della Regione con le risorse stanziate con il Pnrr. Il rischio idraulico e di dissesto sono per l’Italia una priorità assoluta e le risorse del Piano nazionale aiuteranno sicuramente ad avere maggiori disponibilità finanziarie per affrontarle”: conclude Marco Simiani.
“La Diga di Genova rappresenta un’opera fondamentale per la Liguria e per tutto il Paese, la sua realizzazione ha una forte valenza europea e, insieme con il Terzo Valico dei Giovi, rafforzerà il sistema portuale non solo di Genova ma di tutto il Nord Italia. La Diga è l’opera pubblica principale del Pnrr che, con un investimento di 1,3 miliardi di euro, trasformerà Genova in uno degli hub commerciali maggiormente strategici in Europa. Questo percorso ad ostacoli chela realizzazione del progetto sta subendo – il bando andato deserto; la necessità di rifare le procedure di assegnazione, per incompatibilità nella commissione aggiudicatrice e per finire il ricorso del Consorzio Eteria accolto dal Tar della Liguria - desta non pochi timori: a rischio sono i fondi del Pnrr e lo stop dell’opera. Uno stop che, non solo comprometterebbe la realizzazione di un progetto fondamentale per la Liguria e per tutto il Paese, ma che porterebbe alla perdita di mille posti di lavoro l’anno, 5mila in totale per i 5 anni di realizzazione”, così la deputata del Partito Democratico Valentina Ghio sottolineando l'importanza dell'opera.
“Per questo, insieme a Debora Serracchiani capogruppo PD alla Camera e ai componenti PD della Commissione Trasporti alla Camera Andrea Casu, Roberto Morassut, Ouidad Bakkali, Anthony Barbagallo e Luca Pastorino del Gruppo Misto, ho presentato un’interrogazione parlamentare, per chiedere al Ministro delle infrastrutture quali iniziative intenda assumere per garantirne la costruzione e se eventuali ritardi nella realizzazione rischiano di compromettere l’utilizzo dei fondi del Pnrr”.
Lo dichiara la deputata democratica Valentina Ghio, della presidenza del Gruppo.
Dichiarazione di Andrea Gnassi, deputato Pd
E’ davvero incomprensibile come le misure proposte dagli enti locali e dai comuni di ogni territorio italiano e di ogni parte politica siano state tutte respinte. Ci sono 30 miliardi a disposizione grazie alla virtuosità del governo precedente. Penalizzare e non sostenere i comuni arreca un danno al Paese.” Così il deputato del Partito democratico Andrea Gnassi nel suo intervento in Aula sul decreto aiuti-ter. “Stiamo parlando – ha proseguito Gnassi- della bocciatura delle proposte che consentono ai comuni l'adozione di misure urgenti di solidarietà alimentare. Si tratta della colletta alimentare, ovvero la spesa che si porta nelle famiglie per coloro i quali non arrivano a fine settimana. E poi ancora –ha proseguito Gnassi- è stata bocciata la proposta che dava agli enti locali la possibilità di coprire le maggiori spese derivanti dall'aumento dei prezzi dei materiali di costruzione, anche utilizzando le economie virtuose delle gare che i comuni mettono in campo. E ancora: sono state bocciate proposte che volevano accelerare il rilascio di autorizzazioni, pareri e nulla osta previsti dalla legislazione vigente, da parte di tutte le autorità pubbliche, rispetto a progetti già finanziati del PNRR. Tutte proposte di merito. Quel merito tanto evocato come principio del nuovo Governo .” “Di merito, ha sottolineato il parlamentare del Pd, perché studiate per far risparmiare al Paese, allo Stato e ai comuni e per spendere meglio le risorse pubbliche.” Gnassi si è detto poi “fortemente preoccupato per le sorti del Pnrr: “vogliamo parole chiare e rassicuranti dal governo che non toglierà risorse. Sentiamo dire cose che ci allarmano: che è fuori tempo, che così non va. Basta indugi: ci sono progetti concreti e approvati, progetti che sono stati definiti prima in via preliminare, poi in via definitiva e infine in via esecutiva. Sono progetti che riguardano la scuola, la formazione, i bisogni, le fragilità, che riguardano la possibilità per le imprese di rigenerarsi da un punto di vista del sostentamento energetico. Capisco – ha concluso Gnassi- che governare è diverso dal fare propaganda. Il governo ha deciso di esasperare ideologicamente temi identitari per coprire la debolezza delle proposte presentate. Noi saremo responsabili e voteremo nel merito, dando una mano forte nell'interesse del Paese, ma non diremo una parola di meno di merito, quando vedremo ciò che evidentemente non va bene per il Paese”.
“Il mondo dello sport è un generatore di benessere, di senso civico, di qualità della vita e anche di economia. Lo sport e la cultura del movimento hanno un impatto sull'economia. E’ stato identificato in 24,5 miliardi di euro, equivalente all'1,37% del Pil il contributo allo sport del Paese nell'anno 2019, ovvero l'ultimo anno di un mondo che per lo sport non esiste più. Queste premesse sono necessarie per esprimere con chiarezza la preoccupazione mia e quella del Partito Democratico per l’insufficiente intervento di sostegno al mondo dello sport contenuto nel decreto Aiuti Ter. La somma di 50 milioni prevista nell'articolo 7 quale contributo a fondo perduto per associazioni, società sportive dilettantistiche, federazioni, enti di promozione sportiva e gestori di impianti sportivi e natatori è drammaticamente insufficiente. Un altro brutto segnale, dopo il Pnrr, che poteva essere un'occasione imperdibile per il rilancio del mondo dello sport e chi invece ha destinato soltanto 700 milioni, oltre 300 milioni per l'impiantistica scolastica. Lo 0,45% del totale, una cifra non congruente, a fronte di quell'1,37% di impatto sul Pil. Bastava una calcolatrice e si sarebbe capito facilmente che sarebbe stato giusto destinare allo sport almeno il triplo di quello che è stato deciso. Il Partito Democratico lo chiedeva allora e lo continua a chiedere oggi. Ristori, Pnrr, decreti di aiuti, compreso quello che siamo chiamati a votare oggi, non sono sufficienti per aiutare un comparto in enorme difficoltà. Lo dico con amarezza e senza ambiguità”.
Lo ha dichiarato nel suo intervento in discussione generale sul decreto Aiuti ter, il deputato dem Mauro Berruto, della commissione Cultura e responsabile Sport del Partito Democratico.
“Il Partito Democratico – ha aggiunto Berruto – ha presentato un emendamento per aumentare la cifra destinata articolo 7, che non è stato recepito, ne prendiamo atto, ricordando ancora una volta lo stato agonizzante in cui versano le società di gestione degli impianti sportivi e le società di gestione degli impianti natatori. Oltre a sostegno più robusto, occorre pensare ad un impegno strutturale che passa attraverso la proposta di linee guida nazionali per supportare e riscrivere, viste le incredibilmente diverse condizioni di mercato, i rapporti concessivi relativi ai contratti esistenti di gestione degli impianti comunali. Lo chiedono i gestori, lo chiedono le amministrazioni comunali, lo chiedono gli utenti di quegli impianti”.
“Il decreto legislativo 36 del 2021, pubblicato mercoledì 2 novembre sulla Gazzetta Ufficiale – ha concluso Berruto - ha finalmente normato il lavoro sportivo superando una serie infinita e storica di incredibili ingiustizie e disparità di status, di genere, di diritti, di tutele di centinaia di migliaia di lavoratori sportivi. Tira, tuttavia, una brutta aria da parte di alcuni centri di interesse, che vogliono per usare una metafora sportiva, calciare la palla in tribuna, chiedendo al governo di rimandare l’entrata in vigore di questa legge, prevista per il 1° gennaio 2023, paventando un’insostenibilità dei costi del lavoro da parte delle associazioni che è smentita dai fatti! Chiedo di riconoscere identità e dignità a tutti coloro che, ogni giorno, mettono lo sport al centro della propria vita o del proprio lavoro generando valore per il Paese: perché se uno sportivo su mille diventerà campione olimpico, la nostra società ha un enorme bisogno di quello che lo sport può insegnare ai novecentonovantanove che campioni non diventeranno mai. Chiedo allora al governo e al ministro Abodi, di tenere in vita questo motore virtuoso del Paese e di riconoscere allo sport il valore di bene essenziale per il Paese”.
Dichiarazione di Toni Ricciardi, deputato Pd
"La Francia farà sbarcare a Tolone i migranti a bordo della Ocean Viking e denuncia la violazione da parte dell'Italia del diritto internazionale e del mare, sospendendo la partecipazione al meccanismo di solidarietà dell'Ue. Questo è il capolavoro politico di Meloni e Piantedosi, con il concorso di Salvini: far saltare la fiducia della UE nel nostro Paese e dimostrare che non siamo credibili. Con quale faccia potremmo andare in Europa a discutere di riforma del patto di stabilità, di sicurezza energetica, di revisione del PNRR?
L’esecutivo Meloni governi: la campagna elettorale è finita. Altro che difesa degli interessi nazionali, con Meloni siamo più deboli e isolati in Europa. Un inizio disastroso, oltre ogni più pessimistica previsione. I veri anti-italiani sono al governo". Lo dichiara Toni Ricciardi, deputato del Pd e storico delle migrazioni.
“Nell’attuale esecutivo siedono componenti di quel governo Berlusconi, che si è reso protagonista del taglio di 8 miliardi di risorse all'istruzione e di 133mila cattedre. Proprio per questo vigileremo e saremo molto attenti e propositivi, perché questo non accada. Il Pnrr ci ha confermato, ancora una volta, l'importanza e la necessità di investimenti qualificati e ingenti nel settore dell'istruzione, soprattutto stabili e assicurati nella prospettiva. Tassi d’uscita dal sistema di istruzione, livelli di dispersione scolastica e povertà educativa ed economica nel nostro Paese ci impongono un impegno e una riflessione seria e devono essere i temi centrali nell'agenda politica di questo Governo. Il ministro Valditara recentemente ha parlato di una scuola dove si devono affermare i concetti di patria e di autorevolezza. Noi pensiamo che si debba prima ancora impegnarsi per una scuola attenta verso tutta la comunità scolastica, capace di valorizzare i docenti e, per questo, riteniamo che sia ormai improrogabile il rinnovo del contratto di lavoro con risorse significative ulteriori, aggiuntive e adeguate, perché pensiamo e crediamo in una scuola che dia opportunità agli studenti. Opportunità che si legano allo sviluppo e potenziamento del sistema 0/6, per la piena gratuità dei trasporti, per gli interventi di edilizia scolastica, per le mense e per il tempo pieno. Solo se la scuola diventa realmente inclusiva, capace di affrontare il nodo delle diseguaglianze e dei divari territoriali, potendo garantire a tutti non solo uguali condizioni di partenza, ma interventi costanti durante tutto il percorso scolastico, sarà in grado di attuare la sua missione e la sua funzione di servizio pubblico. Solo in questo modo la scuola si fa strumento per l'emancipazione e la crescita del singolo e per lo sviluppo della società. Una scuola nazionale e non regionalizzata, attenzione. Nella nostra risoluzione, presentata ieri in Aula, avevamo fatto una proposta al governo e posto un impegno ben preciso, quello di reinvestire le risorse liberate dalla riduzione della spesa in istruzione conseguente al calo demografico, proprio in questo settore, nel settore della scuola, a beneficio dei giovani e delle future generazioni”.
Lo ha dichiarato nel suo intervento in discussione generale, la capogruppo dem in VII Commissione e responsabile Scuola del Pd, Irene Manzi.
Ci preoccupano molto le misure presentate dal governo nella Nadef perché sono inadeguate e parziali rispetto alle emergenze e ai problemi strutturali del nostro Paese. Innanzitutto, l'esecutivo non indica nessuna misura specifica rispetto al caro energia a sostegno dei soggetti più colpiti dall’attuale andamento dei prezzi, limitandosi a rinviare ad un prossimo provvedimento la valutazione di nuovi interventi per imprese e famiglie. Solo la proposta di una flat tax che, per come configurata, rischia solo di aumentare l'evasione. Manca poi totalmente un'idea di Paese per il futuro. Per quanto riguarda il lavoro, la Nota del governo evidenzia che la perdita di slancio dell’economia nel 2023 potrebbe portare a un’inversione di tendenza nel mercato del lavoro senza, però, indicare nemmeno una misura concreta a favore dell'occupazione e dei salari. Sul fronte della spesa pubblica, ci preoccupa fortemente il dato della spesa sanitaria che diminuirà in rapporto al PIL negli anni 2023 (6,6%) e 2024 (6,2%), nonostante il nostro sistema sanitario sia ancora duramente impegnato nella lotta al Covid. Per di più non sono previsti interventi in materia di scuola, pensioni e incentivi per gli investimenti privati. Sul PNRR, il governo, pur non citando il tema nella Nadef, ha in più occasioni manifestato l'intenzione di richiedere all’Europa un adeguamento del Piano, rischiando in questo modo di compromettere il raggiungimento degli obiettivi e delle scadenze previste e il versamento delle rate che spettano al nostro Paese.
Lo afferma Piero De Luca, vicecapogruppo del Pd alla Camera.
“La Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2022 presentata dal governo è carente, presenta molte lacune, e non risponde alle aspettative concrete del Paese. Per queste ragioni abbiamo presentato una risoluzione che impegna il governo a destinare a lavoratori, imprese e famiglie maggiori risorse. Riteniamo fondamentale che l’esecutivo si impegni nella riduzione strutturale del cuneo fiscale, nel rafforzamento dell’assegno unico, nell’introduzione del salario minimo, nel proseguimento dell’azione di contrasto dell’evasione, nella salvaguardia della progressività e dell’equità orizzontale e verticale del nostro sistema fiscale. In materia di pensioni, riteniamo necessario introdurre, per le nuove generazioni, una pensione di garanzia, e consentire l’accesso alla pensione a condizioni più favorevoli a chi ha svolto lavori gravosi o usuranti o lavori di cura in ambito familiare, rendendo strutturali Ape sociale (da estendere agli autonomi) e Opzione donna. Il governo deve inoltre sostenere le imprese nella transizione ecologica, un tema invece uscito dai radar della maggioranza, dando piena e rapida attuazione al Pnrr e garantendo la realizzazione delle opere messe a bando, anche prevedendo lo stanziamento di ulteriori risorse a copertura dei rincari dei prezzi dei materiali”.
Così il deputato dem, Ubaldo Pagano, primo firmatario della risoluzione presentata dal Pd alla Camera.
“Bene il richiamo del presidente di Confindustria Bonomi alla necessità di un piano economico decennale per il Sud fatto di risorse per ricerca, innovazione, impresa, scuola e università. Per mettere a terra il Pnrr, il governo istituisca una cabina di regia sul modello Cassa per Mezzogiorno che, ricordo, fu in grado di colmare le distanze nel Paese, e soprattutto, ridurre le differenze tra aree interne e spazio urbano che, in quegli anni, cresceva in modo significativo. E’ del tutto evidente, tuttavia, che questo modello di governance, e quanto auspicato dal Presidente Bonomi, siano in completa antitesi con il progetto di autonomia differenziata che ha in mente il ministro Calderoli. Un progetto che aumenterebbe le disuguaglianze invece di ridurle, accrescendo enormemente i divari territoriali. I diritti di perequazione e solidarietà previsti dalla legge 42 del 2009 sono già ignorati, se andasse in porto il progetto del governo, sarebbero cancellati; verrebbe messa una pietra tombale sul futuro del Mezzogiorno. Mi auguro che in Parlamento si faccia una battaglia seria per salvaguardare l'interesse nazionale e il Sud e che l'opposizione, a partire dal Pd, trovi una compattezza nuova per tutelare i diritti dei cittadini e delle imprese del Meridione. L’Italia potrò tornare a crescere, solo se crescerà il Sud. Il presidente Bonomi lo ha capito, il governo no”.
Lo dichiara il deputato irpino del Pd, eletto all’estero, Toni Ricciardi.
“Meloni va a Bruxelles come leader del governo italiano, cioè di un Paese che ha sempre mantenuto una linea europeista e da fondatore dell’Europa, oppure come leader del Partito dei conservatori, che urlava dai palchi come quello di Vox che in Ue era ‘finita la pacchia’? Mi auguro che ci vada con lo spirito di voler rassicurare le cancellerie europee. Poi si tratterà di capire che cosa sarà in grado di portare a casa. Anche perché si trova una strada già aperta da Mario Draghi, che nell’ultimo consiglio europeo ha trovato l’accordo con gli altri Paesi dell’Unione, Germania compresa, per un tetto dinamico al prezzo del gas e sul disaccoppiamento tra il prezzo dell’energia elettrica prodotta dalle rinnovabili e quella prodotta da gas. Sono questi i due grandi temi sui quali capiremo cosa andrà a dire Meloni alle istituzioni europee. Se invece va a chiedere la rivisitazione del Pnrr, non potremmo certo aspettarci molto”.
Così la vice capogruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè, intervistata da Radio Immagina.