"Il Rapporto Draghi traccia un quadro per rilanciare un'Europa unita e più forte sia sul piano economico e commerciale che sul piano della difesa. La dimensione nazionale dei singoli Stati non basta più, non è sufficiente per contrastare i dazi di Trump né la sovra capacità produttiva cinese. L'ordine mondiale ha subito repentini cambiamenti e noi dobbiamo trovare una strategia europea comune. Dobbiamo far crescere le nostre aziende facendo crescere contemporaneamente il digitale. Se vogliamo produrre energia, rendendoci indipendenti da Stati terzi, dobbiamo potenziare le fonti rinnovabili e disaccoppiare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Abbiamo bisogno di nuovi strumenti per accompagnare gli obiettivi industriali e di decarbonizzazione. Questo Governo non sta facendo abbastanza e in Europa tentenna". Lo ha detto Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in commissione Attività produttive di Montecitorio, a margine dell'intervento di Mario Draghi in Senato.
Pienamente condivisibile l'allarme lanciato nuovamente dal Presidente Draghi sull'urgenza di agire in un'ottica di maggiore integrazione ed unità perché è in gioco il presente e il futuro dell'Europa. Siamo di fronte a sfide e minacce globali, sempre più pericolose, che assumono un carattere esistenziale. Di fronte al nuovo atteggiamento del Presidente Trump, di fronte al rischio di irrilevanza, è urgente e necessario rafforzare l'Europa. E' del tutto evidente che se non saremo capaci di mettere davvero in comune tutti gli sforzi, agendo come se fossimo uno Stato unico, saremo sopraffatti e rischiamo un'implosione politica". Lo scrive in una nota Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione politiche Ue alla Camera.
"Dobbiamo rafforzare gli investimenti nei settori strategici decisivi dall'energia al digitale, dalla difesa comune all'industria, dalla ricerca alla cybersicurezza fino alla finanza, mettendo in campo un grado di coordinamento inedito, come fatto durante la pandemia. Contro le spinte a dividerci, la nostra risposta deve essere ferma e soprattutto celere: governi, parlamenti nazionali, istituzioni europee devono agire con un nuovo spirito "pionieristico" per usare un'espressione cara a David Sassoli. La Premier Meloni con il Governo e la maggioranza non hanno neppure presentato una propria mozione in aula durante la discussione del rapporto Draghi la scorsa settimana. Cosa pensano del futuro dell'integrazione europea? Meloni non può più glissare o pattinare. Guai a pensare di assecondare le sirene trumpiane che mirano a indebolirci e disgregarci". Così conclude il dem.
Siamo in una fase storica decisiva per il futuro dell’Europa. L’Ue nasce in risposta all’orrore della seconda guerra mondiale e ci ha garantito 70 anni di pace ininterrotta nel nostro continente. Oggi la sua mission è a rischio. Siamo ad un bivio. O decidiamo di seguire la scia delle decisioni assunte durante le ultime crisi o rischiamo un’irrilevanza strutturale, se non una vera e propria implosione nei prossimi anni. In questo contesto, il Piano elaborato da Mario Draghi, da leggere insieme a quello di Enrico Letta, traccia un indirizzo a nostro avviso condivisibile per rilanciare l’Europa. Ci dispiace che la maggioranza abbia fatto una scelta gravissima non depositando nessuna mozione al riguardo. Com’è possibile che governo e maggioranza che non abbiano una posizione su un documento così importante per il futuro dell’Europa?
L’idea di fondo del Piano Draghi è di rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa, aumentare la competitività con una nuova strategia industriale, rafforzare la sicurezza e la difesa comune, ridurre le dipendenze: sono obiettivi decisivi per colmare il divario nei confronti di Stati Uniti e Cina, ma anche per difendere il nostro modello sociale di welfare, ed assumono il carattere di “una sfida esistenziale per l’Unione”. La domanda che vi rivolgiamo da tempo è semplice: in quale parte della storia ha deciso di collocarsi il governo Meloni? Non è più tollerabile l’ambiguità. La premier ha deciso di seguire le azioni politiche di Trump che mirano ad indebolire e disgregare l’Europa o le indicazioni del rapporto Draghi che propongono di rafforzarla e rilanciarla? Questo è il punto centrale. Non ci sono vie di mezzo. Noi non abbiamo dubbi su quale sia la parte giusta della storia. E vi ribadiamo che se avete deciso di stare con gli sfascisti europei, con i sovranisti di Vox e Le Pen, con i nazionalisti austriaci o l’ultradestra neonazista di AFD, ci troverete contro a fare le barricate politiche perché non vi consentiremo di distruggere l’Europa.
Così il capogruppo Pd in commissione Affari Europei della Camera, Piero De Luca, intervenendo in Aula.
"Una legge di bilancio davvero deludente per il capitolo sanità tanto che i medici -a cui esprimiamo la nostra vicinanza- hanno proclamato lo sciopero nazionale per il 20 novembre. Il nostro è un giudizio senza appello: appena 1 mld stanziato per il prossimo anno, completamente insufficiente per affrontare la crisi drammatica in cui versa il sistema sanitario nazionale. Ma le bugie vengono a galla e il governo dovrà spiegare la riduzione del finanziamento promesso e sbandierato nelle scorse settimane. Peraltro, è lo stesso ministro Schillaci a dichiarare la sua grande preoccupazione.
In rapporto al Pil, tra il 2010 e il 2022 il Fondo sanitario nazionale ha oscillato tra un minimo del 6,31% (2022 - governo Draghi) e un massimo del 7,18% (2020 - governo Conte 2). Nel biennio 2025-2026 si scenderà al 6,05%. Il punto più basso mai toccato negli ultimi 15 anni. Questa è la drammatica realtà per 4 milioni di italiani che non riescono più a curarsi. È una manovra senza prospettiva. Nel 2024 aumenta in modo preoccupante la spesa farmaceutica, di oltre il 15%, che significa 3,5 miliardi. Solo la spesa per comprare i medicinali eroderà parte del fondo. Per il piano assunzioni, annunciato in pompa magna dal ministro Orazio Schillaci, che avrebbe dovuto in un triennio portare nel sistema sanitario 30 mila professionisti, non ci sono quindi risorse. Tutto il resto è la fuffa di questo governo di imbonitori. È ormai chiaro a tutti che a Meloni e company della salute dei cittadini e della tutela del personale sanitario interessa meno di zero. Ci batteremo in Parlamento per difendere il diritto alla salute".
Lo scrive Ilenia Malavasi, deputata del Pd in commissione Affari sociali.
“Questa commissione dovrà prendere delle decisioni esistenziali per il futuro dell’Unione Europea, come recentemente sottolineato da Mario Draghi nel suo rapporto. L'esordio non è certamente promettente: si tratta di nomine molto schiacciate sul Partito Popolare Europeo, di orientamento conservatore, senza il giusto livello di ambizione e innovazione, con un grande accentramento di potere nelle mani della Presidente. Al commissario Fitto, a cui vanno gli auguri di un buon lavoro, facciamo la richiesta di usare il suo ruolo per favorire una maggior integrazione dell’Ue, invece di esserne freno, come troppe volte il suo partito, i Conservatori e riformisti, hanno fatto in questi anni. Valuteremo se saprà mettere davanti agli interessi di parte gli interessi del nostro Paese e di tutta l’Unione, che coincidono con un rafforzamento e un approfondimento dell’integrazione dell'Unione europea”. Lo afferma la deputata dem Lia Quartapelle, vicepresidente della commissione Esteri.
"Senza cambiamenti radicali il progetto europeo rischia di spegnersi e di non riuscire più a garantire valori e diritti fondamentali che ne sono il fondamento. Mario Draghi traccia la strada per impedire il collasso della UE che deve essere capace di guardare un orizzonte più lontano. Non è possibile recuperare competitività senza un massiccio piano di investimenti, almeno 800 miliardi l'anno, che consentano all'Europa di non restare indietro rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. In questo quadro appare urgente anche eliminare il potere di veto che impedisce di prendere decisioni rapide ed efficaci contro un processo decisionale lento e disaggregato. Il rapporto Draghi segna uno spartiacque decisivo per il futuro della Ue: una maggiore integrazione con scelte più coraggiose". Lo scrive in una nota Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione politiche europee.
"L'epoca dominata dai sovranismi e nazionalismi -aggiunge il dem- rischia di lasciare ogni Paese solo di fronte alle sfide enormi del futuro: dobbiamo investire sulla sostenibilità, sulla decarbonizzazione e la competitività; creare nuovi fondi comuni per farlo, anche nella sicurezza e difesa; investire nelle nuove tecnologie dove siamo indietro. Il tutto prestando attenzione a non abbandonare il nostro modello sociale, promuovendo coesione e inclusione nelle nostre comunità. Non si tratta semplicemente di scelte politiche ma di sfide strategiche dalle quali dipende il rilancio e la sopravvivenza stessa del progetto europeo. Gli Stati membri devono cominciare ad agire come una comunità altrimenti nei prossimi anni non saremo in grado di promuovere pace, equità, prosperità e sviluppo. Come al solito, Draghi offre una visione strategica di grande ambizione, in grado di cambiare prospettiva e ridare all'Europa un ruolo centrale da un punto di vista economico, sociale e geopolitico".
“Quando l'Europa è coraggiosa, riesce a mettere in campo risposte innovative e straordinarie, necessarie per affrontare le sfide complesse del nostro temp. Pienamente condivisibile il messaggio che @vonderleyen ha lanciato oggi, invitando a non interrompere nei prossimi anni il percorso delle riforme avviato a Bruxelles per rafforzare sempre più la nostra Unione. Solo con maggiore integrazione potremo difendere al meglio gli interessi dei nostri Stati, delle nostre famiglie, dei nostri lavoratori, delle nostre imprese e delle nostre comunità. In questa prospettiva, è estremamente positiva la decisione di affidare a Mario Draghi il compito di preparare un rapporto sul futuro della competitività europea. È un motivo di orgoglio per tutti noi e uno stimolo a continuare il cammino intrapreso in questi ultimi anni per un’Europa sempre più solidale, forte e dinamica”. Lo dichiara il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue.
“È positivo che Giorgia Meloni abbia richiamato i poteri e le risorse per Roma Capitale tra le priorità della nuova stagione politica. Un’efficace riforma dell’ordinamento della Capitale comporta il riconoscimento di poteri legislativi e quindi una riforma costituzionale, in quanto tale è quindi un tema che spetta al Parlamento. L’intesa ampia tra tutte le forze raggiunta in Commissione Affari Costituzionali e ormai prossima all’approvazione della Camera poco prima della caduta del Governo Draghi deve essere il punto di ripartenza. Per questo ho già ripresentato una proposta parlamentare. Si tratta di un tema che comporta la convergenza più ampia possibile delle forze politiche e delle istituzioni a partire dal Campidoglio e spero dunque che l’annuncio della Presidente del Consiglio non preluda ad una iniziativa ‘di parte’. Sarà invece apprezzabile la collaborazione del Governo ad un lavoro incentrato sul ruolo del Parlamento in stretto rapporto con il Campidoglio”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.