La ‘spar condicio’ del Governo Meloni piega le regole dell’informazione per permettere al Governo più a destra della storia della Repubblica di avere più spazi televisivi per poter nascondere senza contraddittorio con l’opposizione le mille giravolte che sta portando avanti sulla pelle degli italiani: dai tagli alla sanità alla crisi nei trasporti, dalla svendita di Poste al caro carburante. Daremo battaglia strada per strada contro questo scempio democratico: i cinegiornali 2.0 di ‘Tele Meloni’ non basteranno a tappare gli occhi degli italiani sul fallimento delle destre”. Così il deputato democratico, componente dell’Ufficio di Presidenza del gruppo parlamentare del Pd, Andrea Casu.
Salvini accolga l'appello delle associazioni vittime della strada, il testo va riscritto
“Serve una battaglia culturale sulla sicurezza stradale per educare preventivamente le persone fin dall’infanzia e fermare questa scia di sangue insopportabile. Ma non solo, occorre una formazione continua lungo tutta la vita perché le norme cambiano e la patente è come un porto d'armi e solo rispettando le regole di guida si può evitare di causare scontri e uccidere altre persone. Se in Italia ci sono 9 morti e oltre 600 feriti ogni giorno, questo non è collegato solo all'uso di stupefacenti o all’abuso di alcool ma può riguardare anche ognuno di noi per una distrazione e l'eccesso di velocità. Tutti possiamo e dobbiamo fare di più”. Lo ha detto il deputato dem Andrea Casu, membro della Commissione Trasporti alla Camera, intervenendo ai microfoni di Radio1.
“Se le nuove tecnologie ci possono aiutare a salvare vite umane, è fondamentale che queste vengano sempre utilizzate come nel caso dei dispositivi necessari a segnalare la presenza di persone che possono essere uccise perché non viste negli angoli ciechi dei mezzi pesanti. E soprattutto, alla vigilia del G7 dei trasporti, il Governo Meloni e il ministro Salvini devono accogliere l'appello delle Associazioni delle vittime della strada per modificare il testo del nuovo codice approvato alla Camera e riscriverlo al Senato per evitare che sia ricordato come il codice della strage”, ha concluso Casu.
“Questa mattina al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori portuali che a Genova hanno manifestato per chiedere il rinnovo del contratto di lavoro, salari più dignitosi e più sicurezza. Come Partito Democratico continueremo a batterci in Parlamento affinché il governo accolga le istanze dei lavoratori e dei sindacati. Da mesi abbiamo presentato una proposta di legge che chiede di riconoscere il lavoro portuale operativo come usurante, ma dal Governo non è stato fatto ancora nessun passo avanti. Chiediamo che la proposta venga approvata al più presto e che contemporaneamente si provveda a sbloccare il fondo per il prepensionamento e siano garantite misure di maggiore sicurezza sul lavoro. In un momento di grande incertezza economica, sociale e per il quadro geopolitico, serve dal governo maggiore attenzione e più garanzie che rispondano alle richieste dei lavoratori”. Cosi la vicecapogruppo e componente della Commissione trasporti alla Camera Valentina Ghio presente alla manifestazione nazionale dei portuali che si è svolta a Genova.
Il Gruppo del Partito Democratico ha votato contro la privatizzazione di Poste Italiane S.p.a. e ha presentato un parere alternativo firmato da Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti e sottoscritto da tutti i componenti dem della IX commissione di Montecitorio, Ouidad Bakkali, Andrea Casu, Valentina Ghio e Roberto Morassut.
Nel parere si esplicita, in particolare, che allo stato attuale, non sono stati forniti dal governo elementi sugli effetti di riduzione del debito che potrebbero essere conseguiti dalla dismissione di quote azionarie. Un'operazione di oltre 4 miliardi non può essere portata avanti senza una relazione tecnica, assente sia alla Camera che al Senato. La dismissione di quote azionarie in Poste italiane da parte del Mef, non risulta collegata al piano industriale dell’azienda. Se la vendita delle quote avvenisse per intero, esiste il rischio di invertite gli attuali rapporti di forza all’interno dell’azionariato di Poste italiane: il mercato e i fondi di investimenti arriverebbero a pesare il doppio di Cdp. Il provvedimento non contiene misure a tutela del risparmio postale. Il 60 per cento delle risorse di Cdp (oltre 240 mln di euro) proviene dalla raccolta postale ed è utilizzata per finanziare infrastrutture, grandi opere e piccola imprenditoria. Dai contenuti del provvedimento non si comprendono quali siano le linee di indirizzo, le tempistiche, le modalità di esecuzione e gli stati di avanzamento del programma di dismissioni delle quote del Mef e appare del tutto inaccettabile il coinvolgimento forzato dei dipendenti di Poste italiane nell’acquisizione di azioni di Poste Italiane S.p.a. senza alcuna garanzia dei futuri livelli occupazionali Infine, la dismissione da parte del Mef delle quote azionarie, a cui si aggiunge l’operazione di acquisizione da parte di Poste italiane del 49 per cento della quota capitale di PagoPa, evidenzia l’utilizzo della più importante azienda italiana di servizi come fonte di finanziamento delle politiche del governo.
“Un pasticcio, 9 famiglie su 10 perdono altri benefici”
“Siamo di fronte all’ennesima situazione paradossale prodotta da questo governo. L’assegno unico, che è uno strumento essenziale per migliaia di famiglie, finisce nel calcolo dell'ISEE e quindi fa si che le famiglie perdano benefici su altre prestazioni sociali. Un pasticcio preoccupante perché incide sulla vita delle persone in particolar modo sulle famiglie più fragili e su quelle numerose che faticano così ad accedere a moltissime prestazioni. Parliamo di prestazioni essenziali: il premio alla nascita, l'assegno di natalità, bonus nido, rette degli asili e delle mense, bonus trasporti e accesso a prestazioni sociali agevolate. È il paradosso di un governo che con una mano dà e con l'altra prende. Un cortocircuito che si è creato inserendo per intero assegno unico universale nella componente reddituale dell'ISEE. Così 9 famiglie su 10 hanno visto crescere il valore dell'ISEE 2024. Bisogna intervenire al più presto. Ci sono famiglie che addirittura hanno difficoltà ad accedere agli aiuti del Banco Alimentare perché hanno superato la soglia richiesta. C’è l’urgenza di rivedere complessivamente l’indicatore ISEE e farlo con serietà perché è una situazione delicata che va trattata con il massimo dell’attenzione e della competenza. Ci sono migliaia di famiglie in attesa di risposte e per questo utilizzeremo tutti gli strumenti parlamentari più efficaci a smuovere in tempi rapidissimi il governo su questa materia” così il capogruppo dem nella commissione affari sociali della camera e responsabile welfare del Pd, Marco Furfaro.
“Trenitalia in Toscana non sta rispettando da mesi i parametri di qualità dei servizi: le criticità sono evidenti in termini di ritardi, treni soppressi e affidabilità generale del trasporto. Si tratta di problemi generalizzati che riguardano numerose tratte della nostra regione e penalizzano soprattutto i pendolari; il contratto di servizio signato nel 2019 era innovativo e guardava al futuro ma ad oggi è praticamente inattuato”: è quanto chiede il deputato Pd e segretario Dem della Toscana Emiliano Fossi depositando una interrogazione al governo. L’atto è stato sottoscritto anche dai colleghi del Partito Democratico Marco Simiani, Marco Sarracino, Simona Bonafè, Laura Boldrini, Arturo Scotto, Federico Gianassi, Marco Furfaro, Christian Di Sanzo.
“Nei mesi scorsi Trenitalia è stata già costretta a pagare penali ma i disservizi sono continuati; è evidente che le multe non sono un deterrente efficace per garantire trasporti adeguati. Nella nostra regione per assicurare il diritto alla mobilità, in una ottica di sostenibilità ambientale e di logistica, il trasporto su rotaia efficiente è irrinunciabile, sia nei grandi centri che nelle zone marginali. Il governo, quale azionista di maggioranza di Fs, non può continuare ad ignorare i continui e gravi problemi presenti ma mettere i gestori nelle condizioni di rispettare gli impegni presi con la Regione Toscana”: conclude Emiliano Fossi.
Le audizioni di questi giorni confermano tutte le nostre preoccupazioni. Il disegno di Autonomia differenziata targato Lega-Meloni è profondamente divisivo e rappresenta una forte minaccia per la coesione nazionale. È un progetto secessionista che aumenta il divario tra Nord e Sud e mina i servizi pubblici essenziali come scuola, sanità, assistenza e trasporti. L’opposto di quello che serve al Paese e di quanto avevamo pensato e programmato con il Pnrr. Di fatto è una riforma che non solo non contrasta le diseguaglianze, ma le cristallizza per legge. E produce anche un caos ordinamentale perché crea, come ha sintetizzato bene Svimez nella sua audizione di oggi, “una Babele di Regioni sovrane, all'interno di uno Stato Arlecchino” che indebolisce l’intero sistema Paese non sostenendo gli investimenti e il rilancio economico. È una riforma assolutamente antistorica perché, in un momento in cui non è sufficiente nemmeno più la dimensione nazionale, spezzetta in 20 differenti ordinamenti materie strategiche come le politiche industriali ed energetiche, come ha lamentato anche Confindustria. Per far sventolare alla Lega una bandierina ideologica, il governo Meloni indebolisce il Paese e ammazza il Sud.
Così Piero De Luca, capogruppo PD nella Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il Pd accoglie l'appello delle associazioni delle vittime della strada
“Abbassare la velocità per salvare le vite umane. Accogliamo l'appello delle associazioni delle vittime della strada e dei ciclisti che chiedono al governo di fermarsi. Il nuovo codice della strada è sbagliato”. Così Andrea Casu, deputato Pd e membro della Commissione Trasporti, a 24 ore dall'approvazione del testo normativo alla Camera.
“Non ci arrendiamo, ora la nostra battaglia continua in Senato” ha concluso Casu.
Non affronta il tema della strada come bene pubblico da difendere e da tutelare e soprattutto da gestire.
“Il nuovo codice della strada, che ha appena avuto il via libera dalla Camera, di nuovo ha ben poco. E' un testo ancorato alle logiche del secolo scorso. Il provvedimento non accoglie le sfide del tempo in cui viviamo, non soltanto per quanto riguarda la mobilità sostenibile, ma anche rispetto all'innovazione tecnologica e la semplificazione amministrativa. E’ un provvedimento che viola persino le competenze dei comuni in ordine alla regolamentazione del traffico, in capo tradizionalmente ai sindaci. Ma è soprattutto il tema della mancanza di sicurezza a destare più preoccupazione. Questo è il testo delle automobili e delle grandi case di produzione. Non parla e non affronta il tema della strada come bene pubblico da difendere e da tutelare e soprattutto da gestire. Il Partito Democratico avverserà questo provvedimento sia nelle sedi istituzionali che fuori”. Così il deputato dem Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti.
"Invece di occuparsi di scuola, trasporti e sanità, con liste d'attesa sempre più lunghe, il Governo accelera su premierato, autonomia e giustizia: le tre bandierine della campagna elettorale della maggioranza. Le riforme non c'entrano nulla: è solo uno scambio politico sulla pelle degli italiani". Lo ha detto Andrea Casu, della presidenza del gruppo Pd alla Camera, ai microfoni di Rai Parlamento.
Ci preoccupa molto lo slittamento della decisione della commissione UE sull’operazione Ita-Lufthansa, prevista in un primo momento per i primi giorni di giugno. E, come già detto in una interrogazione, non riusciamo a scorgere i vantaggi a favore dei consumatori, connessi a questo progetto di fusione e poca chiarezza c’è anche sul destino dei lavoratori di Ita”. Lo dichiara il capogruppo PD in commissione Trasporti alla Camera, Anthony Barbagallo, commentando le dichiarazioni de presidente di Ita Airways, Antonino Turicchi.
“E ci lascia altrettanto perplessi che Ita Airways – prosegue Barbagallo – non abbia previsto un piano B, cosi come dichiarato da Turicchi, puntando tutto sul piano A, ovvero alla fusione con Lufthansa. Il tutto, mentre le tariffe anche in questo periodo pasquale sono alle stelle, nel fragoroso silenzio del governo Meloni”.
“Tralasciando la coerenza della presidente del Consiglio Meloni, di cui Giorgetti è ministro, che fino a ieri metteva manifesti con la sua faccia che dicevano ‘No alla privatizzazione di Poste italiane’, le parole del ministro, che ha confermato la privatizzazione di Poste italiane, ci rendono ancora più preoccupati per il destino di un servizio essenziale. Non c'è stata chiarezza sulla percentuale che sarà detenuta dal pubblico in prospettiva e ancora meno sulle coperture. Soprattutto nessuna risposta convincente sull'impatto di questa operazione rispetto al valore di servizio universale e pubblico che il servizio postale rappresenta, con i suoi 120mila dipendenti e 13mila uffici postali. Un grande presidio sociale e di comunità soprattutto per i piccoli comuni e le aree interne che non può e non deve essere indebolito per un’operazione che ha unico obiettivo: fare cassa, senza garanzie sul mantenimento delle funzioni sociali e comunitarie”.
Così la vicecapogruppo Pd alla Camera, Valentina Ghio, insieme ai deputati dem della commissione Trasporti, Ouidad Bakkali, Anthony Barbagallo, Andrea Casu e Roberto Morassut, dopo che il ministro Giorgetti in audizione alla Camera ha confermato la privatizzazione di Poste Italiane come percorso per incassare parte di quei 20 miliardi da dismissioni di asset pubblici previsti nei documenti finanziari dalla Nadef in poi.
Su questione balneari profonda anomalia che il ministro del Turismo sia gestore del più importante lido italiano
"Condivido la preoccupazione di trovare il punto di equilibrio delle licenze nuove che vengono aperte; tuttavia è giunto il momento anche di fare un po' di programmazione: quadro delle licenze e delle macchine che ci sono, coloro che vanno in pensione, che fittano la licenza una volta in pensione e chi ancora è in servizio. E' giunto il momento che le amministrazioni territoriali, il governo e le cooperative dei taxi ed ncc si siedano intorno ad un tavolo e facciano una programmazione da qui ai prossimi dieci anni. Quante licenze servono? Come le andiamo a spalmare sugli anni? Però occorre anche fare un pò di chiarezza, cosa che non sembra faccia il ministro Salvini: se tu obblighi gli Ncc ogni corsa a dover rientrare in sede diventa molto complesso per loro. Il ministro dei Trasporti Salvini fa confusione fra chi ha le licenze che sono molto pochi e chi non le ha, oppure dobbiamo pensare che Salvini non abbia mai preso un Ncc in vita sua. In questo Paese siamo avviluppati su discussioni surreali". Lo ha detto Toni Ricciardi, vicepresidente del gruppo PD alla Camera dei Deputati, ospite di ReStart su Rai 3.
Sulla questione dei balneari Ricciardi ha detto: "Il Governo Draghi aveva avviato la mappatura della questione, ma ora il governo è in alto mare. Ci sono famiglie che hanno investito in imprese balneari e vanno tutelate. Dall'altro lato c'è un patrimonio a cui si fa fatica a metter mano, perché se vediamo chi è il gestore di uno dei lidi più importanti d'Italia, ossia il ministro del Turismo, ma chi e cosa deve disciplinare? Pippo, Pluto e Paperino! E' chiaro che c'è una enorme anomalia. Per i balneari vale lo stesso discorso del catasto: se un Paese non riesce a mappare a conoscere la proprietà fino all'ultimo centimetro che possiede è un problema".
Per la sicurezza stradale le poche cose buone, sono frutto dell’approvazione di nostri emendamenti
“Oggi abbiamo votato convintamente contro il codice della strada del Ministro Salvini: una norma che guarda al passato e non al futuro della mobilità, che non raccoglie l’appello dei familiari delle vittime sulla strada a mettere la sicurezza al primo posto, che non affronta i temi della velocità, della disattenzione e del rispetto delle regole. Una norma che non si avvale delle nuove tecnologie e che porta avanti una assurda “crociata” contro i poteri dei Sindaci, la ciclabilità e la mobilità sostenibile”. Così il deputato Andrea Casu, membro Pd in commissione Trasporti, commentando il voto in Aula del nuovo codice della strada.
“Le poche cose buone, sono frutto dell’approvazione di nostri emendamenti come per la sospensione breve immediata della patente per chi guida usando lo smartphone o l’apertura al ricorso ai simulatori di guida o alle notifiche digitali immediate delle multe. La battaglia non finisce qui, ora il Pd continuerà a battersi in Senato per fermare quello che movimenti e associazioni, scendendo in piazza in tutta Italia, stanno chiamando il Codice della strage” ha concluso Casu.
Intervento deludente: non interviene sulla velocità che è prima causa di morte
"Il 'nuovo' codice della strada o più semplicemente codice della strage è un intervento spot, lacunoso e contraddittorio. Una riforma che non coglie le sfide del tempo in cui viviamo, che è ancorata al secolo scorso perché non tiene conto dell'innovazione tecnologica e dell'intelligenza artificiale per migliorare la sicurezza di automobilisti e pedoni. Tutti i 250 emendamenti presentati dal Pd sono stati bocciati e il ministro Salvini non si è mai degnato di presentarsi in Aula per confrontarsi con il Parlamento". Così il deputato dem Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti nel suo intervento alla Camera con cui ha motivato il voto contrario del gruppo democratico.
"Un codice che non tiene conto della velocità e della distrazione che sono la prima causa di incidenti anche mortali, che si accanisce contro i giovani e le famiglie monoreddito, che non dice nulla a proposito degli ultraottentenni, che depotenzia le autonomie locali, che non finanzia il trasporto pubblico e si accanisce contro la mobilità sostenibile. Un testo deludente che mette al centro la vettura e le sue esigenze e non si preoccupa della sicurezza delle persone" ha concluso Barbagallo.