Dichiarazione di Sara Ferrari, presidente gruppo Pd in Commissione Femminicidio
"Condivido lo spirito unitario e costruttivo che deve guidare il lavoro su un tema di così stringente attualità e priorità. Siamo certi che sarà possibile lavorare trasversalmente e con grande senso di responsabilità per debellare questa ignobile piaga sociale, come abbiamo dichiarato più volte, offrendo come Pd la massima disponibilità a un utile confronto“. Così Sara Ferrari, presidente del Gruppo Pd in Commissione Femminicidio, risponde "all’appello che la Ministra Roccella ha rivolto ieri alle forze politiche, per approvare senza scontri le proposte del governo in materia di contrasto alla violenza sulle donne e al femminicidio, che andranno in discussione alla Camera dei Deputati.“
"Due anni fa eravamo davanti alla Tv a seguire le vicende dell'Afghanistan e la scellerata presa del potere da parte dei talebani. C'era chi affermava che questi nuovi 'studenti coranici' erano diversi, più aperti e contemporanei, non come quelli del 1996. Che sicuramente non avrebbero sfidato il mondo con disposizioni drastiche nei confronti di donne, persone Lgbtqia+ e minoranze. Questo estremismo, dicevano, era legato al passato e ora si apriva una nuova fase. Un ragionamento ingenuo e superficiale che venne subito smentito dalla formazione di un governo composto da personaggi compromessi, alcuni vicini alle varie espressioni del terrorismo locale. E dalla messa in atto di misure sempre più restrittive contro le donne: vietato per loro farsi vedere in faccia, vietato studiare, vietato lavorare, vietato fare sport, vietato esistere. In quei giorni di metà agosto 2021, colpiti dalle immagini di chi tentava disperatamente di aggrapparsi agli aerei che portavano a casa militari e operatori umanitari stranieri, i Paesi della Nato fecero molte promesse: 'Porteremo via tutti coloro che sono in pericolo e che hanno collaborato con noi, nessuno escluso'. Ma ancora una volta non andò così. E, dopo i primi voli, in troppi vennero lasciati indietro e dimenticati, fra cui donne che erano riuscite ad avere un ruolo nella società: avvocate, giudici, poliziotte, attiviste, giornaliste, operatrici di Ong esposte alla feroce repressione talebana". Così su Twitter/X Laura BOLDRINI, deputata del Partito Democratico.
"Dopo il grande tradimento messo in atto dall'allora presidente Usa Donald Trump con gli accordi di Doha del febbraio 2020, l'Afghanistan è un paese sprofondato nel Medioevo, nella violenza e nella miseria. E questo oggi pare non interessare più a nessuno: il mondo guarda altrove e per l'Afghanistan non sembra esserci speranza. Invece non si deve cedere alla rassegnazione: non si può abbandonare la popolazione ridotta allo stremo. E per questo è indispensabile che i governi, incluso quello italiano, aumentino gli aiuti umanitari da far gestire direttamente alle organizzazioni internazionali e alle Ong senza passare per i talebani. L'Afghanistan non può essere considerato un paese condannato alla barbarie: anche lì debbono finalmente vincere la libertà, la democrazia e i diritti di tutte e tutti", conclude BOLDRINI.
“Oggi si è insediata finalmente la commissione d’inchiesta sul femminicidio. Con Cecilia D’Elia (eletta vicepresidente della commissione) e con gli altri colleghi avremo tanto da lavorare. La violenza sulle donne e le tante vittime di femminicidio ci dicono che questi non sono fenomeni emergenziali, ma fenomeni strutturali radicati nella nostra società che trovano le proprie radici innanzitutto in una cultura che va profondamente cambiata. Chiederemo ad esempio di porre l’attenzione sulle motivazioni di alcune sentenze che lasciano senza parole. Sono la dimostrazione che tanto lavoro c’è da fare anche nella formazione di chi è chiamato a conoscere e indagare i fenomeni di violenza di genere”. Lo dichiara la deputata del Pd componente della commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio Antonella Forattini, a margine della seduta di insediamento, oggi, della commissione.
Dichiarazione on. Bakkali Ouidad, deputata Pd
Mentre eravamo in piazza al fianco delle donne che chiedono giustizia e condannano le assurde sentenze di questi giorni che colpevolizzano le donne, come nel caso di Carol Maltesi o derubricano a questione di tempo e di secondi le molestie subite da una studentessa, il servizio pubblico offre il peggior contributo possibile e alimenta quella cultura patriarcale e misogino dove le radici di tutto questo affondano.
Oltre a questo non mancano nemmeno razzismo, stereotipi e bodyshaming.
La Rai dovrebbe contribuire a migliorare la cultura del nostro Paese, promuovere il rispetto delle persone, della convivenza civile del pluralismo sociale e culturale tenendo conto dell’articolazione complessa delle nostre comunità in termini di genere, generazioni, culture plurali, diversità religiosa e contrastare ogni tipo di violenza.
In pochi minuti invece si è concentrato il peggio in termini di toni, linguaggio e volgarità.
In vigilanza Rai chiederemo chiarimenti e depositeremo un’interrogazione.
Non è il tempo a decidere una violenza. Flashmob contro la sentenza che assolve un uomo che ha “toccato” una giovane studentessa solo qualche secondo. La molestia non è goliardia ma sempre un abuso. Con Intergruppo Donne e Differenza Donna per una legge più severa.
Lo ha scritto su Twitter Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati, dopo aver partecipato alla mobilitazione contro sentenze sessiste.
"Non esiste la differenza tra oggettività e soggettività in un palpeggiamento su una donna. È violenza e come tale va punita. Per questo ho partecipato questa mattina ad un flashmob, promosso dalle avvocate di 'Differenza Donna' e dall'intergruppo parlamentare 'per le donne, diritti e pari opportunità', davanti a Montecitorio per esprimere solidarietà alla ragazza che ha subito il sopruso e manifestare il mio dissenso insieme a Laura Boldrini, presidente dell'intergruppo, a Chiara Braga presidente del Gruppo Pd e ad altri parlamentari. Arretrare, anche dal punto di vista giuridico, significa dare spazio alle violenze che le donne tutti i giorni subiscono". Lo dichiara il deputato dem Stefano Vaccari in merito all'assoluzione del bidello accusato di aver palpeggiato una studentessa minorenne.
Nei giorni scorsi il Tribunale di Roma ha assolto «perché il fatto non costituisce reato» un bidello dell’Istituto Cine Tv Roberto Rossellini che ha messo le mani addosso a una studentessa allora minorenne, la quale ha descritto così l’agghiacciante episodio: «Mi ha preso alle spalle senza dire nulla, poi mi ha infilato le mani nei pantaloni e sotto gli slip, mi ha palpeggiato il sedere e mi ha tirato su tanto da farmi male alle parti intime». Ma il bidello si è giustificato dicendo che si trattava di uno scherzo, e i giudici gli hanno dato ragione anche perché, a loro avviso, quella palpata è durata «solo fra i 5 e i 10 secondi»: troppo poco secondo loro per essere considerata un reato.
Una risoluzione oltraggiosa, che sminuisce la portata degli atti violenti contro le donne e rischia di normalizzare la violazione del corpo femminile riducendola ad atto scherzoso anziché trattarla per quello che è in realtà: molestia sessuale.
È per dire no a tutto questo che l’Intergruppo della Camera per le Donne, i Diritti e le Pari Opportunità coordinato da Laura Boldrini, insieme all’Associazione Differenza Donna, terranno un flash mob davanti a Montecitorio il prossimo lunedì 17 luglio alle ore 12:30. Per esprimere vicinanza e solidarietà alla studentessa, per gridare forte e chiaro che palpeggiare è molestare; che la molestia non è mai goliardia; che 10 secondi di palpeggiamento sono un abuso sessuale; che bisogna approvare subito la legge contro le molestie. No alla normalizzazione della violenza maschile sulle donne. La stampa è invitata a partecipare.
“Quanto durano 10 secondi? I numerosi video e meme che sono stati riversati sui social da moltissimi giovani per censurare la sentenza dei giudici che hanno assolto il bidello molestatore perché il palpeggiamento della studentessa diciassettenne è durato ‘solo’ 10 secondi, dimostrano la forza culturale che si può generare dalle sentenze. Alle giovani generazioni che stanno dimostrando preziosa e incoraggiante sensibilità sulle molestie, la politica deve dare risposte all’altezza e noi ribadiamo ancora una volta che per far uscire l’Italia dal suo Medioevo culturale, serve formazione sulle pari opportunità per tutti gli operatori, anche per quelli della giustizia, come emerso dal lavoro della commissione contro il Femminicidio. Perché questo Paese ha ancora enormi difficoltà a riconoscere le violenze sessuali e la necessità del consenso e preferisce banalizzare e vittimizzare chi denuncia”.
Lo dichiarano le deputate dem Sara Ferrari , Antonella Forattini, Valentina Ghio, della commissione bicamerale di inchiesta contro il Femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere.
“Meloni tace. Roccella liquida tutto come le reazioni di un padre. Non posso credere che due donne, una Presidente del Consiglio e l’altra Ministra alle Pari opportunità, non sentano il dovere di dire che una donna che denuncia violenza non può essere vittima una seconda volta”.
Lo ha scritto su Twitter Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei deputati.
“Basta. Il Presidente del Senato mina la credibilità delle donne che denunciano violenza e la Ministra delle Pari Opportunità lo giustifica. Roccella dovrebbe difendere tutte le famiglie di questo Paese, non solo quelle dei colleghi di partito”. Lo scrive su twitter il deputato del Pd, Alessandro Zan.
“Signor ministro, sono in imbarazzo per Lei, perché spiegare il turpiloquio fallocrate di Vittorio Sgarbi non deve essere facile. Non la invidio, ma chiedo: Sgarbi fa l’attore o il suo sottosegretario? Soprattutto, ci dica: che deve fare di peggio perché lo sollevi dall’incarico?” Così il deputato dem Mauro Berruto, nel corso del Question time, illustrando l’interrogazione del PD al ministro della Cultura sulla volgarità andata in scena al Maxxi la sera del 21 giugno,
Nella replica la capogruppo del Pd in commissione Cultura, Irene Manzi, rivolgendosi al ministro Sangiuliano si è detta “insoddisfatta della sua risposta. Con le sue parole ferme di condanna, lei ha marcato la fine di ogni rapporto di fiducia con il sottosegretario Vittorio Sgarbi e anche con il direttore del Museo Alessandro Giuli, e a questo punto dovrebbero seguire fatti e comportamenti conseguenti. Le faccio questa domanda: un sottosegretario alla Cultura può parlare in quel modo senza che accada nulla? Può farlo senza che qualcuno gli ricordi che rappresenta le Istituzioni di un Paese dove il tema della violenza, degli stereotipi e dei pregiudizi di genere è problema nazionale, talmente forte da rendere complessa ogni azione per scardinarlo? Sgarbi ha pronunciato quelle parole in un museo progettato da una donna, Zaha Hadid, creando uno iato insostenibile tra la banalizzazione delle donne e un luogo iconico frutto del genio femminile. Un direttore del Museo – presente su quel palco- può continuare a svolgere il suo incarico dopo un simile fatto? Valgono a poco le pubbliche scuse postume, se non ad alimentare una sensazione di ipocrisia e finto biasimo buoni a tacitare l’opinione pubblica.
Vorremmo sapere cosa ne pensa la Presidente Meloni, se ritiene che Sgarbi possa continuare a rappresentare le istituzioni, nonostante quello che ha messo in scena nei giorni scorsi, offendendo le donne sul palco di una delle più importanti istituzioni italiane. Se così non fosse, da domani, il sottosegretario Sgarbi non dovrebbe ricoprire più il suo incarico. L’educazione verso i più giovani parte innanzitutto dall’esempio e le istituzioni sono le portatrici di un messaggio in cui riconoscersi. Che modello può rappresentare Vittorio Sgarbi?
Oggi contiamo la vittima di femminicidio n. 55 dei primi sei mesi del 2023. Una giovane di soli 17 anni, uccisa a coltellate da un coetaneo e poi abbandonata dentro un sacco in un carrello della spesa, accanto ai cassonetti dell’immondizia. Come uno scarto, un rifiuto.
Davanti a questa immane tragedia, non si può che ribadire quanto ci sgoliamo da sempre a ripetere: si possono fare le migliori leggi del mondo, si possono inasprire le misure penali, ma ciò non basta e non basterà mai.
Quello che ancora manca è un serio e capillare lavoro culturale, a partire dalla scuola, dove andrebbe introdotta una nuova disciplina di studi: l’educazione sentimentale. Senza che questo percorso venga ostacolato dalla destra, la quale continua ad appellarsi a una fantomatica e non meglio identificata «teoria gender» – che nessuno, nemmeno a destra, ha ben capito cosa sia – rendendo quindi difficile anche a chi insegna affrontare un tema a cui non possiamo più sfuggire.
Nelle scuole va insegnato il rispetto verso le donne, la condivisione degli oneri tra uomo e donna. E soprattutto va insegnato cos’è l’amore, che non è mai sopraffazione né violenza. Se non agiremo sulla causa di questi incessanti femminicidi, continueremo a rimanere alla finestra in attesa di veder passare e contare l’ennesima vittima.
Un conteggio che vorremmo non dover tenere mai più.
Lo scrive in un post la deputata democratica Laura Boldrini.
Dichiarazione di Michela Di Biase, deputata Pd
“Il sesso senza consenso è sempre stupro. La decisione contenuta nella direttiva contro la violenza sulle donne votata oggi dalle commissioni Libertà civili e Diritti delle donne del Parlamento Ue rappresenta un grande passo in avanti perché chiede a tutti gli stati nazionali di prevedere una legge che elimini ogni eccezione. Gli eurodeputati hanno chiesto di aggiungere la paura e l'intimidazione all'elenco dei fattori che precludono il libero processo decisionale. Una direttiva che inserisce anche nuove aggravanti al reato di stupro come gli atti particolarmente inumani, degradanti o umilianti, reati che comportano la morte o il suicidio di persone a carico, e l'intenzione di punire le vittime per il loro orientamento sessuale o altri attributi della loro identità. Ancora, tra le aggravanti anche la presenza di bambini al momento dello stupro, l’essere rifugiati o in stato di gravidanza. Adesso bisogna raccogliere le indicazioni del Parlamento Europeo e accelerare per approvare una legge che consenta, anche in Italia, di rafforzare i diritti delle donne e trasformare il terreno culturale che è alla base delle violenze di genere”. Così in una nota la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase.
“La maggioranza alla Camera ha bocciato un ordine del giorno che chiedeva formazione per tutti gli operatori pubblici che hanno a che fare con la violenza sulle donne. Prendiamo atto dell’ipocrisia di questa maggioranza che prima applaude le vittime da femminicidio da inizio anno e poi respinge la richiesta di fare formazione e informazione ai dipendenti pubblici per essere sentinelle attive rispetto alla prevenzione del rischio su questo tragico fenomeno di mattanza delle donne”. Lo dichiara la deputata dem Sara Ferrari, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera.
"La crudeltà che alcuni uomini manifestano nei confronti delle donne che dicono di amare non ha limiti. Questa loro violenza travestita da amore si chiama in realtà #misoginia, ed è un’enorme piaga sociale che si estirpa con buone leggi ma non solo. Bisogna cambiare la mentalità delle persone: le donne non sono proprietà di fidanzati, mariti, compagni. Un concetto che è fondamentale trasmettere a bambini e bambine, per farli crescere con la convinzione che la #violenza non è mai amore". così su Twitter la deputata democratica Laura Boldrini.