“Mai più estorsioni a danno delle lavoratrici e dei lavoratori. Abbiamo finalmente l’occasione di dotarci di uno strumento per contrastare la pratica diffusa tra i datori di lavoro di corrispondere ai lavoratori una retribuzione inferiore a quanto previsto dalla busta paga”.
- così Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati del Partito Democratico e prima firmataria della proposta di legge approvata dalla Camera, con solo 5 voti contrari, sulla modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori - .
“È di ieri la notizia dell’arresto del candidato del Movimento 5 Stelle in Sicilia – sottolinea la deputata Dem - per estorsione perpetrata ai danni dei dipendenti costretti, dietro la minaccia del licenziamento, ad accettare un salario inferiore a quello risultante nelle buste paga formulate regolarmente. E non si può dimenticare la storia di Paola Clemente, bracciante morta di fatica, che fra i vari abusi aveva subito anche quello di avere una busta paga regolare sulla carta a cui corrispondeva, però, una retribuzione molto minore. Solo due esempi di quello che è un fenomeno ancora troppo diffuso nel mondo del lavoro dipendente, molto di più di quello che emerge, perché l’emersione è legata alla denuncia dei singoli, che superano la paura della perdita del lavoro, e alle indagini della magistratura”.
“La legge, che prevede l'obbligo per i datori di pagare lo stipendio ai lavoratori tramite strumenti tracciabili, impedirà ogni futuro abuso perché lo preverrà. E potremo farlo aiutati dalla tecnologia che tiene insieme modernità e diritti grazie a trasparenza e a controlli incrociati. Il provvedimento – spiega - elenca tre metodi: bonifico bancario, pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale, assegno, e dice che la firma sulla busta paga non corrisponde a prova a discarico. Impedire i ricatti alle persone nel mondo del lavoro vuol dire anche favorire e sostenere le imprese sane, danneggiate da una concorrenza sleale di chi guadagna sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici”.
“Oggi abbiamo compiuto un primo passo per evitare abusi sulle persone più fragili, molte delle quali sono donne, e per arrestare una prassi vergognosa che rappresenta un grave danno per i lavoratori che, in posizione di debolezza e subalternità, vengono non solo depauperati, ma sono lesi nella loro dignità e nel diritto a una giusta retribuzione, in violazione della Carta Costituzionale. Altri passi avanti per i diritti della lavoratrici e dei lavoratori erano già stati fatti con la legge contro le dimissioni in bianco, con la legge contro il caporalato, con la scelta del jobs act e di tutti i provvedimenti che favoriscono il rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Ora – conclude Di Salvo - dobbiamo continuare in questa direzione con determinazione contro la precarietà e le sue nuove frontiere”