“Per la prima volta il governo Salvini-Di Maio è stato costretto a pronunciare la parola Mose. Ma senza rispondere nel merito ai quesiti posti dall’interpellanza da me presentata”. Lo dichiara Nicola Pellicani, deputato del Partito democratico.
“Le mie – continua - sono le domande che si pongono da mesi i cittadini e in particolare i veneziani: i cantieri sono bloccati da un anno, quando ripartiranno? Quando finiranno i lavori del Mose?
Altro che cambiamento: siamo di fronte al governo dei rinvii. Le opere già realizzate si stanno deteriorando per assenza di manutenzione. Sono esposte a corrosione e incrostazioni. Nonostante questo il governo non ha saputo dire quando riprenderanno i lavori. Devono leggere le carte, informarsi. Il Consorzio è però commissariato dal Ministero e dall'Anac già da quattro anni. Oggi, dopo la mia interpellanza, il governo ha però finalmente reso noto l'esito dell'indagine condotta dalla task force nata per dirimere il nodo dei finanziamenti. Dalla relazione emerge anche un utilizzo improprio delle risorse che ha indotto Ministero delle Infrastrutture a rivolgersi alla Corte dei Conti e all'Anac. Il Consorzio Venezia Nuova avrebbe impropriamente utilizzato risorse destinate all'avanzamento dei lavori per coprire debiti pregressi. Bisogna fare piena luce su questo punto che va ricondotto al contenzioso tra Consorzio e imprese, in particolare con i principali soci del Consorzio stesso, vale a dire Mantovani, Condotte e Grandi Lavori Fincosit. Il governo ha confermato che l'avanzamento dei lavori è al 93% e le risorse per concludere l'opera sono state già tutte interamente finanziate, circa 5,5 miliardi. Nella relazione illustrata dal sottosegretario Michele Dell'Orco, l’esecutivo conferma l'intenzione di concludere i lavori, senza però indicare quando riprenderanno a lavorare i cantieri e quando sarà conclusa l'opera”.
“Insomma, il governo del cambiamento, come in tante altre questioni, prende tempo senza dare alcuna certezza su come intende procedere. Ma se le cose continueranno di questo passo c'è il rischio concreto che il cantiere non si chiuda mai e il Mose resti la più grande incompiuta d'Europa”, conclude.