“Il Pd vota a favore del decreto Carige per due ragioni fondamentali: la prima riguarda le lavoratrici e i lavoratori della banca, i correntisti, le imprese che hanno crediti, e la certezza dell’impatto drammatico che avrebbe il suo fallimento. La seconda è la preoccupazione per la stabilità finanziaria dell’Italia, la tutela del risparmio delle famiglie, la consapevolezza che l’insolvenza di una importante banca danneggerebbe l’economia nazionale, già alle prese con il rallentamento dell’economia mondiale, proprio mentre il calo della produzione industriale ci porta dentro una vera e propria recessione. Certo per noi è più facile votare a favore, perché le coordinate di questo decreto sono quelle dell’azione dei governi Renzi e Gentiloni sulle banche che noi rivendichiamo integralmente e di cui questo provvedimento è in totale continuità. Altri, come M5s e Lega, hanno invece più difficoltà a motivare il proprio voto favorevole senza smentire quanto detto in passato”.
Così Claudio Mancini, segretario Dem della commissione Bilancio della Camera, nel motivare intervenendo in Aula il voto favorevole del Pd al decreto Carige.
“L’impressione - aggiunge il deputato Dem - è che in queste ore, con gli attacchi forsennati alle autorità di vigilanza, si stia alzando una cortina fumogena per non far comprendere all’opinione pubblica che con questo decreto la maggioranza Lega-M5s approva un provvedimento sulle banche in piena sintonia con l’intervento della Bce e con le azioni di Banca d’Italia illustrate nelle audizioni in commissione Finanze. Questo decreto non è soltanto il così detto copia e incolla con il decreto per la ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei paschi di Siena, ma corrisponde alla filosofia di fondo delle scelte fatte dal Pd negli anni passati. Quando - conclude Claudio Mancini - abbiamo difeso la peculiarità del sistema bancario italiano nel panorama europeo, che andava rinnovato senza snaturarne la forza legata al radicamento territoriale, e abbiamo difeso la stabilità finanziaria come condizione necessaria della capacità produttiva delle imprese”.