“L’approvazione alla Camera della Legge sul biologico e il suo iter di conversione al Senato sono l’occasione per uscire da alcuni luoghi comuni che caratterizzano la discussione sul comparto: non si tratta più di un settore di nicchia, ma è ormai la scelta di imprese che rappresentano una quota rilevante di Made in Italy”. Lo ha dichiarato Maria Chiara Gadda, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura alla Camera e promotrice della legge sul biologico, nel corso del convegno “Biologico, una scelta di campo”, presso la Sala del Refettorio della Camera, a cui hanno presenziato il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, il sottosegretario Manzato e il presidente della Commissione Agricoltura, Filippo Gallinella.
“Il metodo ed il comparto biologico – spiega Gadda – sono entrati nella fase di maturità. La crescita dei dati relativi al settore sono, in termini di consumo, di export e di incremento di Sau, incontrovertibili. Esiste già una precisa regolamentazione a livello comunitario sulle produzioni biologiche, mentre l’obiettivo della legge italiana, invece, è quello di inserire questo settore produttivo in un piano strategico, dotare il sistema di strumenti che garantiscano risorse per la ricerca, promuovano aggregazioni di prodotto e di produttori, saldino in modo virtuoso il rapporto tra territorio e produzioni biologiche affinché questo comparto diventi volano di sviluppo. Non c’è dunque nessuna volontà di contrapporre agricoltura convenzionale e biologica, ma di affrontare insieme la sfida della sostenibilità delle produzioni. Lo dico senza alcuna vena polemica, per certi aspetti le reazioni sollevate all’indomani dell’approvazione della legge fanno uso di una retorica ormai ampiamente utilizzata: quella che sostiene che i politici non sanno quello che fanno e votano. La presenza così numerosa e di alto livello di imprese e di rappresentanti del mondo accademico a questo convegno, indica che il biologico è un tema serio di confronto costruttivo tra tecnica, politica e mondo imprenditoriale dove ciascuno deve dare il proprio contributo senza confusione ruoli. È necessario uscire dai luoghi comuni, con la certezza che il comparto biologico in questa fase storica, maggiormente che in passato, qualifica il Made in Italy ed è occasione di rilancio sostenibile delle nostre comunità”.
“Non vorrei che il non detto di questa polemica, sia la volontà di mantenere in un angolo un settore che cresce e chiede di poter correre. D’altra parte io penso sia anche sbagliata la guerra di religione che contrappone metodo biologico e il cosiddetto convenzionale. La sfida comune è la riduzione della chimica nel suolo attraverso la ricerca e l’innovazione. Allo stesso tempo è necessario rispondere alle esigenze dei cittadini, che con le loro scelte premiano le imprese in grado di offrire prodotti sani e di qualità, e che fanno della sostenibilità ambientale e sociale una leva di vantaggio competitivo”, conclude la deputata Dem.