L’Italia è il primo produttore farmaceutico dell’UE, mentre diminuiscono le sperimentazioni cliniche (-15% nel 2017), ma nonostante ciò la percentuale di quelle condotte nel nostro Paese rispetto al resto dell’Europa continua ad attestarsi al 18%. La verità è che non stato centrato l’obiettivo per rendere realmente effettiva la legge delega, approvata nella scorsa legislatura, sulla sperimentazione clinica di medicinali ad uso umano. Un settore cruciale ed essenziale per l’avanzamento delle conoscenze nell’ambito medico. Snellire le procedure, sostenere la ricerca clinica indipendente degli enti no-profit, razionalizzare i comitati etici, definire i compiti del centro di coordinamento dei comitati etici territoriali per le sperimentazioni cliniche di medicinali e dispositivi e stabilire i criteri che dovranno possedere i centri per effettuare le sperimentazioni: tutte azioni necessarie per sostenere la ricerca ma assenti in questo decreto. Non solo: si omette di fissare criteri più precisi per definire il rimborso dei costi del SSN, come per esempio il calcolo dei costi di personale, i costi generali dei servizi e la remunerazione della ricerca qualora le aziende producano utili. Nulla sulla stabilizzazione del personale precario dedicato ai trial clinici. Purtroppo nel parere reso diventano semplici osservazioni, quindi senza impegni cogenti al governo, la necessità di ridefinire l’approccio metodologico di medicina di genere (vedi OMS), piuttosto che la stratificazione pediatrica o i rilievi importanti dell’Istituto superiore di sanità. Era importate fare in modo che l’obbligo di rimborsare le spese dirette ed indirette degli enti no profit, connesse alla sperimentazione da parte del “promotore”, spettasse al soggetto che beneficia dei risultati forniti dello studio. Insomma si va avanti per piccolissimi passi sperando di non far perdere altre occasioni al sistema della ricerca.
Lo afferma Elena Carnevali, della Presidenza del Gruppo Pd della Camera.