“Con questo decreto-legge si dà corso operativo alla decisione di ridurre il carico fiscale sul lavoro ad intero vantaggio dei lavoratori. Si introducono, infatti, misure volte a diminuire la tassazione sul lavoro. Con questo primo provvedimento, che precede una riforma più organica del fisco che rimane necessaria, si traccia la direzione di marcia più equa e più giusta. In totale per la riduzione del cuneo fiscale sugli stipendi dei lavoratori dipendenti, il Parlamento ha stanziato 3 miliardi nel 2020 e 5 miliardi dal 2021. Non bastano? Serve di più? Se è questo l’orientamento, non sarà certo il Partito Democratico a non essere disponibile, anzi già dalla prossima legge di bilancio ci dichiariamo d'accordo ad aumentare le risorse per ridurre il costo del lavoro per imprese e lavoratori”.
Lo dichiara intervenendo in Aula per la dichiarazione di voto del Partito democratico, Claudio Mancini, componente delle commissioni Finanze e Bilancio della Camera.
“Ci troviamo a votare questo provvedimento nel pieno di un'emergenza sanitaria senza precedenti nell'epoca repubblicana. Il nostro primo pensiero va alle vittime e alle loro famiglie. In queste settimane si è spesso richiamato il lavoro delle tante lavoratrici e dei tanti lavoratori che mandano avanti il Paese in questa difficile emergenza, parte di quell'ampio popolo del lavoro italiano al quale il provvedimento in esame restituisce una quota del potere di acquisto perduto negli anni delle crisi bancarie e finanziarie”.
“Per i lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8.174 euro e 28.000 euro il bonus sarà riconosciuto direttamente in busta paga per un importo pari a 100 euro, mentre per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 40.000 sarà invece riconosciuta una nuova detrazione fiscale. La platea dei beneficiari tra lavoratori dipendenti privati e pubblici aumenta così di 4,3 milioni di persone, passando dagli attuali 11,7 milioni di percettori del bonus di 80 euro introdotto nella scorsa legislatura a 16 milioni di lavoratrici e lavoratori del settore pubblico e privato”.
“Dobbiamo liberarci della contrapposizione tra lavoro dipendente e lavoro autonomo che tanto ha pesato in questi anni. Ci dobbiamo liberare della subalternità al racconto della inevitabile divisione del mondo del lavoro, delle divisioni tra le generazioni, della divisione tra vecchi e nuovi lavori; al racconto che il prezzo da pagare alla nostra competitività come Paese fosse di rassegnarsi all'impoverimento del ceto medio e allo scivolamento verso la povertà di ampie fasce di lavoratori. Non è così. Mentre stanziamo risorse ingenti, 25 miliardi già autorizzati dal Parlamento ed altrettanti e forse più a breve autorizzati per fronteggiare l'emergenza, non dobbiamo perdere di vista l'orizzonte a medio termine del sostegno alla futura ripresa economica. In Italia - conclude Mancini - bisogna far crescere il potere di acquisto e la propensione alla spesa di ampie fasce di popolazione per sostenere i consumi interni da troppo tempo fermi”.