“L’obbiettivo di portare la sanità a domicilio è sacrosanto, ma non può tradursi nell’ ‘offerta’ e accesso di pacchetti da parte dei soggetti privati. In regione Lombardia le televisite per follow-up o pazienti eleggibili o per monitoraggio sono già riconosciute dal SSR. In un momento di grave carenza di presa in carico o di servizi, come le Usca, e di di ritardi nel potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata, che può includere sia visite mediche di controllo o analisi cliniche compreso i prelievi o la misurazione della saturazione di ossigeno acarico del servizio sanitario, assistere alla promozione di ‘pacchetti’ a 450 euro che, oltre alle attività sopra descritte include anche una RX torace, ha il sapore della beffa”.
Così Elena Carnevali, capogruppo dem in commissione Affari sociali alla Camera.
“In Lombardia - aggiunge - molti pazienti attendono di essere presi in carico dai servizi regionali e territoriali, quelli che possono permettermelo invece attingono al loro portafoglio o alle loro assicurazioni se hanno la ‘fortuna’ di averle. Il ministero della Salute intervenga al più presto per regolamentare le tariffe a carico del SSN delle prestazioni domiciliari incluse nella ‘Telemedicina’.
Oltre ad essere necessario per regolamentare il ‘mercato’ sono una grande opportunità per i pazienti già sperimentata nel primo lockdown per garantire la continuità assistenziale.
E’ il sistema Lombardo ad essere messo in discussione - conclude - perché appare sempre più chiaro che se hai ‘denari’ puoi avere un vaccino come una cura ‘personalizzata’ a domicilio. Pagando a suon di euro”.