“Oggi è uno degli anniversari più cupi nella storia del nostro Paese perché il 19 luglio non solo è stato barbaramente trucidato Paolo Borsellino, ma con lui è morta una parte importante di quella antimafia che aveva cominciato da un decennio a combattere le cosche siciliane e gli apparati dello stato conniventi. E una data difficile da trattare anche per chi, come me, si occupa di antimafia ogni giorno. Ho cominciato nel 2001, quando fu ucciso dalla mafia barese un giovanissimo innocente, Michele Fazio, con il Terzo Settore e con la società civile e continuo oggi in Parlamento, attraverso l’attività in Commissione Antimafia, cercando di evitare la retorica delle facili celebrazioni e di contribuire a costruire un’antimafia sociale e partecipata. Oltre a ricordare doverosamente i grandi nomi della lotta alle mafie nel nostro Paese, Giovanni Falcone, Peppino Impastato, Giancarlo Siani, oltre Borsellino, è nostro compito celebrare anche i piccoli eroi quotidiani: magistrati, forze dell’ordine, cittadini e cittadine. Affinché si possa costruire un’antimafia non polverosa ma che guardi al futuro, diffusa e capillare.
Per questo ho deciso di visitare proprio in questa giornata l’istituto penale minorile Nisida di Napoli. Sono infatti convinto che le istituzioni debbano stare proprio dove ci sono i ragazzi che hanno sbagliato. Perché lo Stato lì deve investire se vuole davvero combattere la criminalità organizzata: dalla prevenzione, dall’istruzione e dai giovani. Scuola, cultura e welfare sono assolutamente centrali nella lotta alle mafie e da lì dobbiamo partire per una nuova stagione di antagonismo che coinvolga i giovani per rappresentare l’entusiasmo della lotta quotidiana per il bene comune, i diritti e la giustizia sociale”.
Così il deputato del Pd, Paolo Lattanzio, della Commissione Antimafia e presidente del Comitato parlamentare per le infiltrazioni mafiose in epoca Covid.