“GKN multinazionale della componentistica auto, acquisita da un fondo finanziario, licenzia circa quattrocentocinquanta dipendenti dello stabilimento di Campo Bisenzio con una e-mail. L'azienda dice che è il mercato, i sindacati rispondono che vogliono andare dove la manodopera costa meno, per la storia della Toscana un precedente che brucia. Il tavolo al Mise non ha per il momento prodotto risultati, la proprietà dell'azienda conferma la chiusura. L'altro giorno ero a Santa Croce a Firenze per una manifestazione di lavoratori, una manifestazione dura. Chiediamo al governo come intenda concretamente attivarsi per assicurare la continuità produttiva dello stabilimento di Campi e salvaguardarne l’occupazione”. Così Filippo Sensi, deputato del Partito democratico, intervenendo in Aula per il Question time.
Nella replica Susanna Cenni, deputata toscana e membro della segreteria nazionale del Pd, dopo aver sottolineato l'importanza della manifestazione di piazza, ha ribadito che “dai lavoratori sono arrivati messaggi chiari: molta rabbia, tantissima dignità e moltissima determinazione. Ma anche fiducia nelle istituzioni democratiche presenti. Non la possiamo tradire quella fiducia, governo e Parlamento devono fare la loro parte. Stiamo assistendo ad un processo di finanziarizzazione dell’economia reale assolutamente distruttivo, che non produce niente, né posti di lavoro, né futuro. Un Paese come il nostro – ha proseguito l'esponente dem - che sta scommettendo sulla ripartenza con risorse poderose non può accettare tutto questo. Pretendiamo che al tavolo col governo i vertici dell'azienda si presentino e dialoghino con le istituzioni e le rappresentanze. E però – ha concluso Cenni - come Partito democratico chiediamo al governo di intervenire sulle norme in essere per le multinazionali, perché quei 75 giorni per poter chiudere sono troppi pochi, e al presidente Draghi di aprire una discussione in Europa sul tema delocalizzazione. Lo dobbiamo ai tanti lavoratori vittime di questa stagione di cannibalismo finanziario e lo dobbiamo alla next generation del nostro Paese”.