“Negli ultimi giorni si è tornato a parlare di querele temerarie e del rischio che in questa fase post pandemica corre il giornalismo italiano, sempre più precarizzato. E’ un tema che fin dall’inizio ho sollevato in Commissione: i giornalisti e le giornaliste, soprattutto i freelance e quelli che scrivono per testate locali, non sono garantiti né in termini di diritti minimi dei lavoratori e delle lavoratrici né legalmente nel caso di querele. Inoltre prendono compensi assolutamente insufficienti a garantire la doverosa autonomia. Questo significa renderli deboli, ricattabili, in definitiva minare la capacità di esporre i fatti in maniera libera tipica delle democrazie. Oggi la questione è ancora più urgente: dobbiamo garantire la possibilità di lavorare ai cronisti e alle croniste che racconteranno e analizzeranno le mire delle mafie sui fondi del Pnrr.
Tendiamo a immaginare che la criminalità possa rivalersi sui giornalisti e sulle giornaliste manomettendo le loro auto o mandando loro buste con proiettili. Ma lo strumento più efficace per zittire un cronista è oggi la querela, con la quale la mafia non si sporca le mani e si affida ai tribunali, costringendo i precari e le precarie della stampa a fermarsi in attesa di sentenza. Ricordiamo che ad oggi la maggior parte dei cronisti nel nostro paese è strutturalmente precaria, non solo, quindi, non hanno le coperture della testata per le spese giudiziarie ma rimangono da soli e scoperti di fronte a quelle che possiamo senza dubbio identificare come “minacce mafiose”. Come sottolinea il cronista del Corriere della Sera, Cesare Giuzzi “la soluzione non è giudiziaria ma politica, eppure non è mai stata trovata. Forse anche perché una querela temeraria su due arriva proprio da politici”.
Per questo lancio un appello pubblico al sottosegretario all’editoria Giuseppe Moles, perché riferisca con urgenza sulla questione e sulla volontà del governo di affrontarla. Lo aspettiamo in Commissione per le linee guida ma, dal momento che ha più volte garantito che il tema delle querele temerarie sarebbe stata una delle sue preoccupazioni principali, sono certo che vorrà rispondere prontamente all’appello”.
Così in una nota il deputato del Partito Democratico Paolo Lattanzio, membro della Commissione Antimafia.