«Il Pnrr è certamente un’opportunità di crescita per le comunità locali e di attuazione delle riforme ferme da molti decenni, ma se le regole stabilite non cambieranno temo allargherà ulteriormente il fossato tra le aree metropolitane e le zone demograficamente più deboli».
Così il deputato dem, Roger De Menech, intervenendo in commissione Federalismo fiscale nel corso dell’audizione di rappresentanti dell’Anci sullo stato di attuazione e sulle prospettive del federalismo fiscale, anche con riferimento ai relativi contenuti del piano nazionale di ripresa e resilienza.
«La capacità di gestione degli investimenti per i comuni è fondamentale - ha spiegato - perché dopo la realizzazione delle opere ci sono le spese correnti collegate alla gestione dei servizi che quelle opere consentono di erogare. Forse, allora, dobbiamo metterci in una logica di gestione integrata dei servizi, soprattutto per quei territori delle aree interne dove stanno i comuni più piccoli. Il che significa pensare a un ambito ottimale in cui le opere pubbliche vanno realizzate, magari utilizzando i contenitori già esistenti. In primis le province, ma mi vengono in mente anche le unioni dei comuni e le unioni montane, perché è chiara l’impossibilità di pianificare l’intero ciclo della rete scolastica o quello della sanità sul singolo comune da mille, tremila o cinquemila abitanti. Attraverso il Pnrr possiamo ripensare l’articolazione dei servizi in queste zone e deve essere un processo che riguarda non solo lo stato centrale ma anche le regioni. Sarebbe troppo pericoloso - ha concluso - se il Pnrr prevedesse la realizzazione di opere e la fornitura di servizi solo nei comuni più grossi. Il rischio è di allargare il divario tra centro e periferia, tra ‘inclusi’ ed ‘esclusi’ rispetto alla modernità e credo abbiamo imparato tutti che non ce lo possiamo permettere. Le soluzioni si concretizzano se si vogliono trovare».