“Assumere il prima possibile tutti i precari, circa 400 donne e uomini, altamente specializzati, in possesso dei requisiti previsti dalla Legge Madia. Ho presentato su questo un’interrogazione alla ministra dell'Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa”.
Così Rosa Maria Di Giorgi, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera.
“Mentre si dichiara che la ricerca scientifica è essenziale per lo sviluppo del Paese – prosegue l'esponente dem - mentre ci si scandalizza per la fuga di cervelli all'estero, mentre si destinano fondi ingenti del PNRR alla ricerca scientifica e si mettono in campo progetti per lo sviluppo del digitale, per l'innovazione, per l'ambiente, per la sostenibilità, per la ricerca in medicina, anche contro il Covid, mentre il Premio Nobel Parisi ci dice che lo sviluppo della ricerca è la soluzione unica per avere fiducia nel futuro, vediamo ancora alcune centinaia di giovani ricercatori del maggior ente di ricerca italiano, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, che manifestano in Piazzale Aldo Moro per il loro posto di lavoro. Sono circa 400 con contratti precari. Un impegno economico già in essere. Bisogna cogliere subito questa opportunità. Gli Istituti del CNR hanno bisogno delle professionalità e delle competenze uniche che i ricercatori precari hanno acquisito per affrontare la sfida del PNRR. Interi filoni di ricerca chiuderebbero senza il loro apporto. Sono dati incontrovertibili. Ricercatori che lavorano nei migliori progetti, di cui l'Italia si onora nel mondo, in tutti gli ambiti disciplinari dell'Ente”.
“Da anni noi parlamentari del Pd seguiamo il destino di questi giovani, alcuni non lo sono perfino più, li sosteniamo nelle leggi di Bilancio, facciamo destinare fondi per la loro assunzione, proprio perché crediamo che un numero adeguato di ricercatori di ruolo nel nostro sistema scientifico pubblico sia la chiave di volta per lo sviluppo del nostro paese. Il governo – conclude Di Giorgi - ha dato prova di essere su questa lunghezza d'onda. Ci attendiamo che gli Enti della ricerca pubblica, e in questo caso il CNR, si muovano in coerenza con le indicazioni del governo. Non c'è più tempo. Ci sono le risorse. Adesso abbiamo bisogno di vedere i fatti”.