“La Fimer di Terranuova Braccioli, nel Valdarno aretino, il 3 maggio rischia il fallimento, gli stipendi dei lavoratori sono bloccati. Cosa sta facendo il governo per salvaguardare la continuità occupazionale e produttiva dell’azienda?”. Lo chiede, con un’interrogazione al ministro del Lavoro, al ministro delle Imprese e del Made in Italy, il deputato dem Emiliano Fossi, componente della commissione Lavoro.
“Appare incomprensibile come il governo - aggiunge l’esponente Pd - che da sempre sottolinea la necessità di una produzione nazionale di impianti legati alla green economy, troppo spesso importati dai Paesi del sud-est asiatico, non si stia occupando attivamente della vertenza dell’azienda di Terranuova che coinvolge numerose professionalità ed imprese del settore: 320 lavoratori diretti e altri 250 impiegati nelle piccole e medie realtà imprenditoriali dell’indotto.Fimer è un’azienda attiva in 27 Paesi, sia in Italia che all’estero, nel campo dell’energia solare e della mobilità elettrica.L’azienda, che produce inverter per impianti fotovoltaici e colonnine elettriche e che ha il suo quartiere generale nella sede di Vimercate-Usmate, aveva acquisito un’altra azienda a Terranuova Bracciolini, nell’Aretino, arrivando a circa mille lavoratori. A causa degli effetti della pandemia, l’azienda si è trovata in una grave crisi finanziaria con debiti per 300 milioni di euro e dal 2021 è stata aperta una vertenza che oggi coinvolge, per quanto riguarda il polo produttivo di Terranuova, 320 lavoratori diretti e altri 250 dell’indotto. Nel 2022 Fimer è stata ammessa dal tribunale di Arezzo alla procedura di concordato in continuità diretta. Da tempo sono emerse indiscrezioni relative all’interessamento di fondi di investimento per garantire la continuità produttiva ed occupazionale di Fimer (in particolare il fondo Clementy e quello Greybull legato alla McLaren Applied Technologies). Il giudice fallimentare ha anticipato al 3 maggio l’udienza per la revoca del concordato preventivo, per motivo della decisione: la nomina di un nuovo Consiglio di amministrazione, la liquidità dell’azienda, sufficiente soltanto a coprire due settimane, il rischio che anche il fondo Clementy non concretizzi l’offerta. Il 28 aprile le associazioni sindacali hanno annunciato che lo stipendio di aprile per i lavoratori è bloccato”.
“A questo punto - conclude Fossi - il rischio è che il tribunale decreti il fallimento dell’azienda. Sindacati e lavoratori hanno perciò proclamato presidi e scioperi ricordando come la vertenza vada avanti da troppo tempo ed operi in un comparto di grande crescita ed interesse dal punto di vista del mercato. La Regione è in prima fila accanto ai lavoratori, adesso tocca anche al Governo fare la propria parte”.