Sviluppo

ddl Spazio: l'insipienza del governo mette a rischio la sicurezza nazionale

11/03/2025

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Il disegno di legge contenente disposizioni in materia di economia dello Spazio ha ottenuto il via libera della Camera con 133 voti a favore, 89 voti contrari e 2 astenuti.

Il Partito democratico ha votato contro.

Il provvedimento definisce un quadro normativo nazionale sulle azioni e i soggetti che operano nella complessa dimensione delle attività spaziali, sulle connessioni satellitari.

La materia è diventata particolarmente delicata perché è cambiato, e sta cambiando profondamente, il contesto a livello globale.

Da un lato, le autorità governative operano, sempre più di frequente, attraverso forme di collaborazione con attori privati; dall'altro, i privati investono con l'obiettivo finale di condurre attività spaziali, indipendentemente dai governi.

Il Pd ha condiviso l’urgenza e la necessità di colmare il vuoto normativo nazionale in materia di attività spaziali, anche tenendo conto che, su scala europea, sono state già varate 11 legislazioni nazionali in materia. Così come condivide l’obiettivo di promuovere la crescita dell'industria spaziale italiana e l'innovazione tecnologica, oltre che di rafforzare la cooperazione internazionale.

Del resto il comparto spaziale nazionale non nasce certo con questa legge, ma è composto da un ecosistema di oltre 200 imprese, nella stragrande parte di piccole e medie dimensioni, dieci distretti tecnologici, un cluster tecnologico nazionale. Nel 2020 l'industria spaziale italiana ha generato entrate di circa 2 miliardi di euro, impiegando oltre 7.000 lavoratori nei principali poli industriali e, per quanto riguarda i brevetti, l'Italia è stata tra i primi dieci Paesi al mondo nel periodo 2016-2020.

La scelta del governo e della maggioranza di rimanere sordi alle proposte emendative del Pd, e delle altre opposizioni, su alcuni nodi cruciali, rischiano però di trasformare il testo in un pericolo per la sicurezza e la sovranità nazionale.

Il Pd aveva chiesto, tra le altre cose, un maggiore coinvolgimento dell'Istituto nazionale di astrofisica; di impedire che fosse incoraggiato l'ottenimento di certificazioni per le attività spaziali in altri Stati, a danno della space economy italiana; di istituire una commissione di esperti per rispondere alla inevitabile complessità tecnica che la materia impone; di prevedere il coinvolgimento delle Regioni nel contesto normativo; di assicurare il coinvolgimento dell'ENAC, in coordinamento con l'Aeronautica militare, nella definizione della disciplina autorizzatoria.

È soprattutto sugli articoli 23 e 25 del disegno di legge che si è consumata una rottura profonda.

Il Pd ha chiesto di rafforzare l'economia dello spazio italiana in una cornice europea, specificando all'articolo 23 che il Fondo nazionale, qui istituito, avrebbe dovuto considerare in termini prioritari le imprese nazionali ed europee.

Ha poi chiesto che nel testo fosse specificato in maniera inequivocabile che la capacità di connessione satellitare, al fine di garantire la sicurezza nazionale, debba prevedere per prima cosa il coinvolgimento di soggetti nazionali ed europei, e solo in caso di comprovata impossibilità, soggetti appartenenti alla NATO.

E infine, il Pd ha chiesto che venisse inserito il principio che i soggetti coinvolti debbano essere soggetti istituzionali.

Il rifiuto della maggioranza di accogliere questi principi che avevano a cuore lo sviluppo industriale e la sicurezza nazionale ha segnato il momento di maggiore contrapposizione politica. Gli avvenimenti di queste settimane hanno reso evidente a tutti la delicatezza del tema dei satelliti, la loro importanza strategica nel veicolare informazioni e dati sensibili. Non è pensabile di rischiare di compromettere la sovranità e la sicurezza nazionale lasciando che un singolo privato, multimiliardario, si trovi nelle condizioni di poter ricattare il nostro Paese.

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