Economia
NESSUNA SOLUZIONE PER I CREDITI INCAGLIATI
CI SIAMO BATTUTI PER CAMBIARLO, GOVERNO SORDO A OGNI PROPOSTA
Il decreto-legge n. 11 del 16 febbraio 2023, il cosiddetto decreto Superbonus, il quale contiene misure urgenti in materia di cessione dei crediti, è stato l’ennesimo provvedimento improvvisato e dannoso del governo.
Come per tutte le misure di questo tipo, anche per il “Superbonus” del 110 per cento poteva essere naturale pensare ad un rientro graduale alla normalità. Invece, in modo del tutto repentino e senza alcuna concertazione con le parti, si è scelto di cancellare immediatamente lo sconto in fattura e la cedibilità dei crediti d’imposta legati proprio al “Superbonus” e ai bonus edilizi.
Stabilendo anche il divieto per le pubbliche amministrazioni di acquistare i crediti d’imposta incagliati derivanti dai bonus.
Si tratta di un insieme di misure le cui conseguenze negative a livello produttivo e sociale sono apparse immediatamente chiare, con il rischio concreto di condannare alla chiusura decine di migliaia di imprese, di fermare almeno 100 mila cantieri, di gettare sul lastrico migliaia di famiglie che contavano sull’utilizzo di questo strumento e di far perdere il lavoro a centinaia di migliaia di persone occupate nel settore edile e in tanti altri comparti.
Insomma, un altro provvedimento pronto a generare disoccupazione, ad aggravare la crisi sociale e a colpire il Prodotto interno lordo del Paese.
Ci siamo dichiarati subito contrari e ci siamo battuti perché fosse modificato in modo radicale.
La maggioranza, rendendosi almeno in parte conto del disastro compiuto, si è convinta ad apportare alcune modifiche in sede referente per provare a rimediare, ma come ha sottolineato nella sua dichiarazione di voto finale la Presidente del Gruppo Pd-Idp Chiara Braga, “al di là di qualche ‘pannicello caldo’ che non cambia il senso di questo decreto e che lascia intatto il nodo dei 19 miliardi di euro di credito incagliati, non si è visto nulla”.
Resta, così, un lungo elenco di sordità, mancanze e ricette sbagliate.
Le nostre proposte di utilizzo degli F24 non sono state accolte e la soluzione trovata dal governo rispetto al fatto che banche, intermediari finanziari e assicurazioni che hanno esaurito la propria capienza fiscale potranno utilizzare i crediti per sottoscrivere emissioni di Btp poliennali è del tutto inadeguata. Tanto che la Ragioneria Generale ha sottolineato che i crediti fiscali convertiti si trasformeranno in minore capacità di spesa per il bilancio dello Stato. Per non parlare del fatto che si vuole addirittura ipotecare le scelte di politica economica della prossima legislatura, visto che la misura vale per gli interventi effettuati fino al 2022, ma il primo utilizzo potrà essere effettuato solo dal 1° gennaio 2028.