Diritti

Decreto Cutro: risposta disumana a questione epocale

04/05/2023

IL GOVERNO APPROVA UN DECRETO CHE RAPPRESENTA SOLO L'ENNESIMA BANDIERINA

MA NON AFFRONTA IL TEMA COMPLESSO DELL'IMMIGRAZIONE 

 

Il 26 febbraio del 2023 un'imbarcazione partita dalla Turchia, con a bordo 200 persone, si è spezzata in due, a pochi metri dalla riva del litorale di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. In quel terribile naufragio morirono quasi cento persone (94 le vittime accertate), un terzo delle quali erano bambini. Una tragedia che ha colpito e commosso l’Italia.

Il governo Meloni, a distanza di mesi, non ha ancora chiarito perché si mosse la Guardia di Finanza e non la Guardia Costiera, più preparata ad affrontare il mare agitato. I ministri Piantedosi e Salvini non hanno cancellato i dubbi riguardo al fatto che quelle persone potevano essere salvate. Il ministro Piantedosi ha usato parole vergognose, a poche ora della tragedia, scaricando la colpa di quelle morti su chi aveva deciso di partire per fuggire da guerre e miseria. La Presidente Meloni per giorni ha evitato di scendere a Cutro per incontrare i sopravvissuti e i parenti delle vittime. Né il governo ha sentito la necessità di rendere omaggio alle salme, come invece ha fatto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 

Cutro è stata dunque il teatro di una enorme tragedia umana e di un completo disastro politico del centrodestra

Il 9 marzo la Presidente Meloni, forse nel tentativo di rimediare, ha convocato un Consiglio dei ministri proprio a Cutro, durante il quale è stato approvato il decreto che il Parlamento ha discusso e votato in questi giorni. 

In questo provvedimento, però, non ci sono norme per migliorare e potenziare i salvataggi in mare, non interviene per creare nuovi canali legali, regolari flussi (la programmazione triennale, spacciata per novità, c’era anche prima), non ci sono norme che incidono sul contesto che ha portato al naufragio. Niente di tutto ciò. 

Questo decreto contiene, invece, l’ennesimo approccio emergenziale ad un problema che non è emergenziale ma strutturale; dispone l'abrogazione di molte norme relative ai permessi di soggiorno per protezione speciale, che spingerà nella irregolarità persone che si stanno integrando nel nostro Paese, col rischio di cadere preda del caporalato e della criminalità; stabilisce l’impossibilità per i richiedenti asilo di essere inseriti nei circuiti della Rete SAI (il sistema di accoglienza e integrazione costituito da piccoli centri che favoriscono l'integrazione); prevede per i richiedenti asilo la possibilità di essere trattenuti negli hotspot e addirittura nei CPR, che sono luoghi di reclusione; stabilisce un aumento di pena per gli scafisti (segnaliamo che dal 2013 sono stati incardinati in Italia oltre 2.500 procedimenti penali nei confronti di persone accusate di aver condotto imbarcazioni con a bordo migranti; parliamo quindi di un reato già previsto); assegna, in via preferenziale, quote riservate ai lavoratori di Stati che promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi dei traffici migratori irregolari (con l’effetto surreale di immaginare gli appelli di Afghanistan, Siria e degli altri Paesi in guerra che sollecitano i propri cittadini non partire perché è pericoloso).

Questo testo – che ha il chiaro disegno di indicare nel migrante l’ennesimo capro espiatorio, che serve a sventolare l’ennesima bandierina, una prova di forza contro i più fragili, che genererà solo più insicurezza, aumentando il numero di irregolari e clandestini – il governo e la maggioranza hanno avuto il cinismo e la sfacciataggine di ribattezzarlo decreto Cutro

Era difficile immaginare, da quel drammatico 26 febbraio 2023, un percorso più sbagliato di quello messo in atto da questa destra.

Il tratto che accomuna questo provvedimento ad altri già approvati dal governo, come quello contro le Ong o quello contro i rave, è la volontà di affrontare la complessità delle nostre realtà sociali con strumenti falsamente securitari. 

Anche in questo caso appare evidente l’insensatezza di tentare di affrontare il fenomeno immigrazione unicamente con norme repressive, in una logica punitiva nei confronti dei migranti. Un impianto poco lungimirante e niente affatto risolutivo dei problemi legati al fenomeno delle migrazioni. Basti guardare, ad esempio, agli emendamenti della maggioranza approvati al Senato che hanno eliminato dai centri di prima accoglienza  l’assistenza psicologica, i corsi di lingua italiana e i servizi di orientamento legale e al territorio per i migranti, servizi utili per la loro futura integrazione.

In Aula abbiamo sottolineato le nostre priorità per affrontare il fenomeno dell’immigrazione: rinforzare l'unitarietà del sistema di accoglienza italiano valorizzando l'esperienza virtuosa dei SAI; supportare attivamente la rete dei comuni in prima linea per garantire percorsi di effettiva inclusione e tutela compatibili con le nostre comunità territoriali; far tornare i CAS a quello per cui erano stati pensati, ossia dei Centri Straordinari di Accoglienza, da attivare solo in caso di bisogno e non la modalità più diffusa; ripristinare i decreti di riparto che il piano nazionale di accoglienza aveva indicato; adottare una strategia per i minori non accompagnati. Serve un piano strutturato per attivare dei veri corridoi umanitari. Serve garantire i diritti e combattere l'illegalità con la legalità. Questo governo e questo decreto, invece, creano, solo più irregolarità.

 

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