Ambiente

Il ponte che non c'è: sperpero di denaro per un progetto irrealizzabile

18/05/2023

IL PONTE CHE NON C’È: SPERPERO DI DENARO PER UN PROGETTO IRREALIZZABILE

 

Questo decreto non serve a ridurre il gap infrastrutturale del Mezzogiorno, non serve a migliorare la mobilità degli italiani, non serve a ridurre l’inquinamento, né a velocizzare il trasporto merci. Nulla di tutto ciò. Non serve nemmeno a realizzare, secondo le promesse della destra, un collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia.

Questo provvedimento, così fortemente voluto dalla destra e dal ministro dei Trasporti Salvini e contro il quale ci siamo battuti in Parlamento, serve soltanto a riportare in vita la Società Ponte sullo Stretto e a resuscitare un progetto del 2011 già bocciato dieci anni fa dal governo Monti.

Un progetto di ponte a un'unica campata che aveva sollevato allora, e continua a farlo oggi, enormi dubbi di fattibilità tecnica e di impatto ambientale.

Durante le audizioni nelle Commissioni Ambiente e Lavori pubblici, numerosissime sono state le contrarietà evidenziate.

Ulteriori dubbi, questa volta di tipo economico, sono stati espressi dal servizio Bilancio della Camera, poiché il costo complessivo dell'opera comprenderà non solo l'aggiornamento dei prezzi dei contratti annullati, ma il meccanismo prefigurato dalla norma ha l’effetto di includere nel costo dell’opera nuove voci di spesa precedentemente non considerate.

I dubbi sulla correttezza del procedimento derivano anche dal fatto che i contratti e gli accordi quadro possono essere modificati senza una nuova procedura d'appalto solo purché l'eventuale aumento di prezzo non ecceda il 50% del valore del contratto iniziale (art. 106 del codice dei contratti pubblici). Circostanza che, appunto, non è per niente sicura.

Il decreto, dunque, non fa altro che rimettere in moto un processo di valutazioni e preventivi, senza indire una nuova gara, ma basandosi su quella vinta nel 2005 dalla Società Ponte sullo Stretto del consorzio Eurolink (oggi Webuild).

La stima dei costi era stata allora di 3,9 miliardi, divenuti 8,5 miliardi nel 2012, quando il governo Monti decise di chiudere la società e bocciare il progetto. Secondo le stime dei tecnici del ministero dell’Economia, inserite nell’ultimo Def, si calcola che oggi il progetto verrebbe a costare intorno ai 13,5 miliardi di euro, a cui andrebbe però aggiunto circa un miliardo per le opere compensative a terra, per un totale di quasi 15 miliardi di euro.

Ma delle risorse necessarie al momento non c’è un euro. È lo stesso governo a mettere nero su bianco, nel Def, che non esistono coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente. Ovviamente, soprattutto durante le campagne elettorali in Calabria e Sicilia, il governo ha promesso che in futuro le risorse verranno trovate. Dove, come e quando, però, non è dato sapersi. Addirittura il ministro Salvini è arrivato a dire che nel 2024 verrà posta la prima pietra e che il ponte sarà transitabile nel 2032. Certo, è lo stesso Salvini che nel 2016 diceva in diretta a La7 che “il Ponte non sta in piedi, e che sarebbe meglio destinare quei soldi a rifare le scuole”. Un curioso caso di conversione lungo la via dello Stretto.

Del tutto assente, inoltre, il protagonismo territoriale.

Per coinvolgere i territori abbiamo presentato due emendamenti:

  • uno prevedeva un dibattito pubblico sull'opera, anche al fine di valutare quante più possibili soluzioni progettuali;
  • e un secondo che prevedeva la partecipazione a titolo gratuito dei sindaci di Villa San Giovanni e di Messina, i due comuni maggiormente coinvolti dall'eventuale realizzazione dell'opera, nel CdA della società che realizzava l'infrastruttura.

Ma la maggioranza di destra li ha bocciati entrambi.

La capogruppo Chiara Braga ha così sintetizzato: “un decreto sbagliato e dannoso, fatto di forzature e sprechi. Un progetto vecchio e irrealizzabile. Una inutile stelletta sulla felpa di Salvini che non risolve nessuno dei problemi di collegamento e sviluppo della Sicilia e dell'Italia".

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