Istituzioni

Riordino ministeri: una scelta ideologica e controproducente

06/12/2022

Le complicazioni burocratiche rischiano di generare carenze e ritardi

 

Il decreto-legge approvato alla Camera è riconducibile alla finalità principale di procedere ad un “complessivo riordino delle funzioni e delle competenze attribuite ai Ministeri”, in coincidenza con l’avvio dell'attività del nuovo governo di destra.

Le mutate denominazioni dei Ministeri sono frutto di scelte identitarie e ideologiche non condivise dal Partito democratico - Italia democratica e progressista (PD-IDP), come evidenziato da subito nel corso dell’esame parlamentare, già in commissione.

Manca una chiara ripartizione di competenze tra i ministeri medesimi, in ciò generando un’ulteriore confusione nella suddivisione dei compiti affidati alle diverse amministrazioni centrali dello Stato, considerato che dall’attuazione del decreto-legge, come presentato alla Camera, si dovrebbe provvedere con le risorse umane, strumentali e finanziarie già previste a legislazione vigente, “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

Legittimo appare pertanto il dubbio che governo e maggioranza non saranno in grado di garantire quella “neutralità finanziaria” promessa nel provvedimento con riguardo alle nuove strutture ministeriali da esso istituite. A questo proposito, tra l’altro, il PD-IDP ha chiesto, decorsi tre mesi dall’approvazione della legge di conversione del decreto, una relazione al Parlamento sullo stato di attuazione delle procedure di riorganizzazione di tutti i ministeri e sul loro impatto nell’attuazione del PNRR. Pertanto, alla luce di queste considerazioni, risulta ancora più grave la decisione presa dal governo e dalla sua maggioranza, con alcuni emendamenti al provvedimento, di aumentare il personale degli staff di diretta collaborazione dei ministri dell’Ambiente e dell’Istruzione.

Una misura contestata dal PD-IDP perché si tratta di personale che svolge un’attività di supporto agli organi politici, con oneri non indifferenti, che non ha attinenza alla realizzazione dei progetti del PNRR.

Più in generale le inevitabili complicazioni burocratiche rischiano di determinare gravi carenze nell’azione del governo.