Lavoro
LA MAGGIORANZA BOCCIA LA PROPOSTA PD SUL SALARIO MINIMO
RIDARE DIGNITA' AL LAVORO
Il no alla nostra mozione per l’introduzione del salario minimo dimostra la distanza della maggioranza di governo a una questione cruciale per la nostra società. Dicono infatti no a una scelta in grado di restituire dignità al lavoro, di combattere inaccettabili disuguaglianze e che darebbe vita a una competitività capace di dare impulso a uno sviluppo reale e non basato sulla contrazione del costo del lavoro.
La nostra battaglia per un tema fondamentale per il futuro del nostro Paese non si ferma certo qui.
Noi crediamo che sia un provvedimento centrale per ridare dignità al lavoro e promuovere la giustizia sociale. Perché le disuguaglianze non sono solo inaccettabili ma rappresentano anche un freno ad ogni prospettiva di crescita e sviluppo.
Continueremo a lavorare per introdurre il salario minimo anche in Italia. Siamo uno dei 5 Paesi europei che non lo hanno. Provando a creare convergenze con tutte quelle forze parlamentari pronte a battersi per ottenerlo.
Dopo una crescita ininterrotta fra il 1995 e il 2010, l’ultimo decennio ha visto un decremento drammatico del potere d’acquisto dei salari che oggi si traduce nella presenza di circa un milione e mezzo di lavoratori poveri.
Parliamo di donne e uomini che guadagnano fra 550 e 820 euro al mese.
L’11,8% dei lavoratori.
Se consideriamo soltanto i lavoratori più giovani, la quota sale al 15,6%.
Gli ultimi governi, quindi anche quelli con il PD in maggioranza, sono già intervenuti per ridurre il peso del fisco sulla busta paga. La riforma dell’Irpef del governo Draghi ha inglobato e allargato questo sgravio. Ma dal lato della contrattazione e imprese, invece, non sono stati fatti passi avanti. Dopo una fatica incomprensibile, grazie anche al ministro Orlando, si era arrivati a un accordo coi sindacati.
Ma la caduta del governo Draghi ha fermato tutto.