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Tutelare tutti quei bambini e ragazzi che arrivano in Italia senza un adulto di riferimento
I migranti minorenni e l’intera comunità
Favorire gli affidi privilegiando quelli in famiglia o presso la nuova figura del tutore volontario
Sono troppi i minori stranieri che giungono nel nostro Paese senza un adulto che se ne prenda cura. Ogni giorno, in Italia, 28 di loro spariscono nel nulla. Migliaia di ragazzi e ragazze, bambini e bambine che fuggono da guerre, fame e orrori e che una volta giunti qui, soli, rischiano di essere arruolati dalla criminalità organizzata, di finire vittime di abusi e di sfruttamento del lavoro minorile, di rimanere intrappolati nel racket della prostituzione o dello spaccio. Secondo l’Unicef circa la metà dei profughi e dei migranti sono bambini: addirittura 50 milioni nel 2015. Da soli, farebbero una delle nazioni più popolate d’Europa.
Quei volti indifesi ma coraggiosi vanno difesi ad ogni costo. Abbiamo voluto una legge per tutelarli, la prima del genere in Europa, sperando che possa diventare un modello per altri Paesi. È una legge organica che, partendo dal rispetto della Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia, rafforza gli strumenti di tutela e ne assicura l’omogeneità di applicazione sul territorio. Una legge, frutto di un lungo e costante confronto con i sindaci e con le associazioni attive nel settore, che ha introdotto un concetto fondamentale: i minori non accompagnati, prima di essere rifugiati, migranti, cittadini di altri Stati, sono bambine e bambini che vanno tutelati.
Il cuore del provvedimento è l’indicazione dell’affidamento familiare come preferibile all’affidamento in comunità. Non è una modifica di poco conto. Per un ragazzo cambia tutto, perché ha bisogno di avere qualcuno dalla sua parte che lo segua nella crescita e che lo guardi negli occhi. Le famiglie disponibili possono rivolgersi al proprio Comune che, come prevede la legge, favorirà questa soluzione.
È prevista anche un’altra tipologia di affidamento, quella ad un tutore volontario. Si tratta di una figura del tutto nuova, sia in Italia che in Europa: un privato cittadino che, adeguatamente selezionato e formato, sceglie di vivere una forma di genitorialità sociale e di cittadinanza attiva. A due mesi dall’approvazione della legge sono state già redatte le Linee Guida per le candidature e la formazione dei volontari, istituiti i relativi albi e pubblicati in tutti i tribunali per minorenni.
La legge introduce anche altre novità nelle varie fasi che si succedono tra l’arrivo in Italia e l’affidamento definitivo del minore non accompagnato. Riduce i tempi di attesa per l’identificazione e l’eventuale accertamento di età, prevede la separazione dei minori dagli adulti nei centri di accoglienza per evitare promiscuità e possibilità di “reclutamento”, individua due sole tipologie di permesso di soggiorno (per minore età, nel caso di straniero non accompagnato, o per motivi famigliari, valido fino alla maggiore età) e specifica le modalità per l’inserimento a scuola.
Infine, i minori stranieri non accompagnati saranno gestiti dallo SPRAR, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che fornisce ai Comuni un maggiore sostegno finanziario per realizzare i progetti di accoglienza evitando il rimpallo tra Stato, Comuni e comunità.