“Gli allarmi che abbiamo lanciato come Commissione Antimafia in questi mesi di pandemia sulle aggressioni mafiose si sono dimostrati concreti e non lo dico con orgoglio, perché ci abbiamo azzeccato, ma come pungolo e strumento per il Parlamento, perché siamo tutti chiamati a passare dall’allarme alle azioni. Credo che sia importante tornare a politicizzare gli interventi dell'antimafia perché siamo in una fase di stanca che ci deve costringere a non limitarci ad azioni di facciata ma entrare nel merito e dire soprattutto come vogliamo combattere le mafie. Riguardo il Pnrr, com’è successo negli ultimi anni con la sensibilità ambientale, deve essere una chiave di lettura con cui leggere i progetti, Senza parlarne quotidianamente difficilmente riusciremo a cogliere i gap all’interno del quale le consorterie mafiose si infilano.
C’è il rischio di una infezione mafiosa generale. Come ho detto già altre volte la lotta alle mafie in questa fase deve essere unita ai diritti sociali, al contrasto alla povertà educativa, al lavoro “buono”, all’istruzione e alla cultura. Da pugliese ho difficoltà a concepire una lotta alle mafie avendo ancora gli schiavi e le schiave nei campi del foggiano. Come ha detto il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, “il più grande pericolo è che le mafie possano in questo periodo collocare le loro liquidità nell'economia sana, quindi impossessarsi dal di dentro delle attività economiche senza modificare all'esterno la titolarità, ossia mantengono la gestione ma apparentemente l'attività economica prosegue attraverso il titolare o l'amministratore che da sempre ha condotto quell'attività. Questo è il rischio più elevato''. Per questo voglio sottolineare in particolare un impegno che abbiamo dato al Governo ossia introdurre la necessità per le imprese che partecipano a bandi di dichiare il titolare effettivo. Nessuno vuole altra burocrazia nè appesantire il Pnrr ma questo provvedimento che è fondamentale. Rilevare le infiltrazioni mafiose nelle aziende laddove resta il titolare apparente è la parte più difficile e gli unici che sono in grado di rilevare questo cambiamento con immediatezza sono i sindacati. Sottolineo quindi che uno dei primi dati per riscontrare infiltrazioni mafiose nelle aziende è il calo degli iscritti al sindacato. Questo dimostra come le mafie escludano qualsiasi possibilità di difendere i diritti. In una fase come questa è dunque indispensabile recepire questo concetto: è impossibile coniugare lotta alle mafie senza una battaglia quotidiana sui diritti sociali”.
Così il deputato del Pd Paolo Lattanzio, membro della Commissione Antimafia.