“Abbiamo votato l'istituzione della Commissione d'inchiesta parlamentare sul fenomeno mafioso come gesto di responsabilità nei confronti di chi lotta quotidianamente contro un fenomeno la cui portata non è solo legata all'impatto criminale e penale ma anche ai risvolti politici e sociali, verso gli operatori della giustizia e delle forze dell'ordine, e verso quei cittadini che prestano il loro lavoro, la loro competenza e la loro generosità nel diffondere la cultura e la pratica dei valori dell'antimafia e che costituiscono un presidio indispensabile per il rafforzamento della cultura democratica nel nostro Paese”.
- lo dichiara Gennaro Migliore, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Affari Costituzionali -
“La commissione da sola non basta. Abbiamo bisogno di testimoni e i tanti giornalisti minacciati sono testimoni indispensabili, come Federica Angeli il cui lavoro di inchiesta è stato fondamentale per inquadrare il contesto mafioso nel litorale di Ostia, o Roberto Saviano, verso cui il ministro Salvini, nel minacciare di togliere la scorta, ha compiuto un gesto inqualificabile e di parte politica. Per affrontare la mafia – sottolinea il deputato Dem - si può stare da una sola parte: quella di chi racconta, denuncia, testimonia e si batte per la lotta alla mafia”.
“La Commissione antimafia in questi anni ha dato impulso a interventi attesi per troppo tempo, come quelli a protezione dei testimoni di giustizia, o dei giornalisti minacciati. Il lavoro svolto nella precedente legislatura – spiega - ha scandagliando l'intreccio tra i fenomeni mafiosi corruttivi e di mala politica. Abbiamo iniziato con un braccialetto bianco che chiedeva la riforma del 416-ter sul voto di scambio politico-mafioso e abbiamo continuato applicando una legge di contrasto al caporalato, che ci auguriamo non venga cambiata da questo governo, abbiamo introdotto nuove tipologie di reati contro l'ambiente e contro il depistaggio, reintrodotto il falso in bilancio e l'autoriciclaggio, che sono due reati spia tipici della connivenza tra corruzione e mafia e, infine, abbiamo istituito l'Autorità nazionale anticorruzione e il nuovo codice antimafia”.
“La politica deve guardare fino in fondo la realtà. E non si può, magari per consenso come nel caso del Partito del ministro dell’Interno, affidarsi a rapporti con condannati o con persone che affidano a condannati la gestione della campagna elettorale. Non c'è nessuna distrazione di massa che tenga, nessun apparentamento con fenomeni complessi, ma imparagonabili, come quello della gestione dei flussi migratori. La mafia – conclude Migliore - va sconfitta, unitariamente. Va sconfitta con lo strumento della verità”