“Cinquemila imprese, un milione e duecentomila addetti e un fatturato a due cifre sul PIL. Un settore strategico per l'economia nazionale a maggior ragione nel contesto della transizione ecologica. Possiamo guardare con fiducia alla capacità del comparto di affrontare le sfide della trasformazione ma il compito del decisore politico è di accompagnarla con strumenti adeguati, una visione chiara e scelte concrete di politica industriale”. E’ quanto scrive Vinicio Peluffo, deputato, e capogruppo del Pd in Commissione Attività produttive della Camera, in un articolo sul blog del sito della Fondazione Demo, la fondazione culturale del Pd. “Il parco dei veicoli circolanti nel nostro Paese è fra i più vecchi ed inquinanti d’Europa ed è urgente aumentare l’infrastruttura per la mobilità sostenibile – sottolinea Peluffo – Il governo Meloni ha ereditato dal precedente governo risorse significative: ci sono quelle del PNRR (800 milioni di euro per finanziare due linee di contratti di sviluppo e la dotazione del Fondo che finanzia progetti di batterie e progetti di sviluppo della filiera dell'idrogeno) e quelle stanziate col Fondo Automotive, originariamente quantificate in 8,7 miliardi”. La domanda è come il Governo Meloni intenda usare tali risorse: l’azione di Governo è apparsa, sin qui, confusa, contraddittoria e inefficace, oscillando tra una politica di incentivi piegata alle esigenze di Stellantis da un lato e la ‘minaccia’ di orientare gli stessi incentivi in favore di un secondo produttore dall’altro”.
“Nel 2023 sono state prodotte in Italia appena 450.000 autovetture a fronte di 1.580.000 immatricolazioni, le linee dello stabilimento di Mirafiori sono ferme, 2.260 dipendenti andranno in cassa integrazione”, scrive ancora Peluffo. “Se l’andamento riscontrato nel 1° trimestre 2024 verrà confermato nei prossimi mesi la produzione complessiva, con i veicoli commerciali, si attesterà poco sopra le 630 mila unità al di sotto delle 751 mila del 2023 (…). Gli impegni dell’a.d. Carlos Tavares nell’ultimo incontro con i sindacati non hanno sciolto i dubbi e resta la necessità di un accordo complessivo sullo sviluppo del settore auto in sede istituzionale”. Conclude Peluffo: “E’ necessario sviluppare strumenti di sostegno finalizzati a favorire l’acquisto di vetture a basse emissioni dal lato della domanda e a sviluppare la filiera dell’elettrico dal lato dell’offerta, così come l'attrazione di investimenti stranieri e la realizzazione di un ecosistema della filiera per favorire l'Italia come sede di attività di lavorazione di semiconduttori e di produzione di batterie e del loro riuso e riciclo. In questo quadro diventa un obiettivo anche lo stabilimento sul territorio nazionale di un secondo produttore”.
“Il Governo finora si è attardato in una polemica continua con le decisioni europee, puntando a deroghe e dilazioni ma questa non è una politica industriale, non è neppure una strategia degna di un Paese manifatturiero ed avanzato come il nostro. Serve, al contrario, una politica industriale degna di questo nome per accompagnare i lavoratori, sostenendo la formazione e la riqualificazione professionale degli addetti nel settore dell’automotive per garantirne la continuità occupazionale ed evitare quanto più possibile il ricorso agli ammortizzatori sociali. Fare gli interessi nazionali significa portare a casa risultati per tutelare la capacità competitiva del sistema-paese, non proroghe ma strumenti economici, finanziari e regolatori”.