E‘ vero che le pensioni erogate per gli italiani all’estero comportano allo Stato un’uscita di circa un miliardo di euro. Ma non è che siano regalìe o assistenzialismo. È ciò che lo Stato DEVE sborsare agli aventi diritto, alla luce dei contributi versati. Sono normalissime pensioni maturate in pro-rata, grazie al versamento di contributi in Italia. Si smetta, quindi, di urlare all’untore. Diamo i numeri, ma diamoli giusti“.
Lo dice Laura Garavini, dell’Ufficio di Presidenza del PD alla Camera, in merito alle dichiarazioni del Presidente dell’Inps, Boeri, sulle pensioni degli italiani nel mondo.
In effetti i dati forniti dal Presidente dell’Inps Boeri, attestano esattamente questo: il 70% delle pensioni erogate (248.532 pensioni, su 355.835) prevedono un periodo contributivo effettivo realizzato in Italia inferiore ai 6 anni. Solo 9.648 delle pensioni erogate all’estero, vale a dire un irrisorio 2,7% hanno un periodo contributivo maggiore ai 30 anni (potenziali pensionati del cosiddetto turismo fiscale) . Per lo più si tratta di italiani emigrati per andare a lavorare all’estero. Dunque il grosso della loro storia contributiva è maturata fuori dall’Italia. E di conseguenza l’importo medio delle pensioni è molto basso. Basti pensare che mediamente, sulla base dei dati forniti dall’Inps, vengono erogati 2.800 euro annui a pensione: una miseria. E‘ poi vero che il percepimento di una pensione italiana, nel caso in cui l’importo sia molto basso, dà diritto all’ottenimento di integrazioni al minimo e/o a maggiorazioni sociali e ad una quattordicesima. L’importo che lo Stato eroga complessivamente per questo tipo di prestazione - questa sì, eventualmente, di tipo assistenziale - ammonta complessivamente a 116.675.929 euro annui. Cifra ben lontana dal miliardo complessivo, erogato per le pensioni. Semmai, se proprio si volesse polemizzare, sarebbe questa la cifra oggetto del contendere“.