“A differenza di tredici partiti di centro-destra europei aderenti al Ppe guidati dai Primi Ministri conservatori di Grecia e Norvegia, che hanno capito la vera natura del regime di Orban chiedendone l’espulsione dal loro partito, in Italia, almeno per ora, sembra purtroppo assente qualsiasi voce rappresentativa di destra liberale che vada oltre alcune difese improbabili del Governo ungherese. Il quale, per suo conto, risponde oggi facendo finta di niente. Come chiarito nella puntuale interrogazione presentata nei giorni scorsi con vari deputati Pd, in Ungheria con la legislazione di emergenza non è stata varata una generica legislazione contraria alle fake news, ma sono state introdotte fattispecie larghissime (‘falsa rappresentazione di un fatto connesso ad una minaccia pubblica’, ‘falsa rappresentazione di un fatto’ o dichiarazione di ‘falso al pubblico in modo da ostacolare o intralciare l'efficacia delle misure adottate’), mirate a sopprimere qualsiasi ruolo dei media indipendenti. Come peraltro risulta in queste ore da varie testimonianze pervenute ai media delle democrazie consolidate a cominciare dal Guardian. Fattispecie in cui in Italia rientrerebbero quasi tutti i pezzi pubblicati sulle testate di opposizione al Governo”.
Così Stefano Ceccanti, capogruppo dem della commissione Affari costituzionali alla Camera.
“Limitazioni - aggiunge il deputato del Pd - che si vengono a sommare al carattere indeterminato nel tempo delle misure e alla decennale legislazione illiberale, da vari aspetti della nuova Costituzione, alla manomissione della legge elettorale e della normativa di contorno, al controllo assunto sulla Corte costituzionale cambiandone composizione e Presidenza.
Sulla natura del regime di Orban e sulle necessarie conseguenze da trarne in sede europea non ci possono essere giustificazionismi o mezze misure”.