Mentre c’è chi si trastulla ancora con l’illusione dell’isola felice, lisciando il pelo alle categorie più colpite alla spasmodica ricerca di un quarto d’ora di notorietà e di un facile consenso, la realtà si sta imponendo con una rapidità e una pericolosità che solo gli stolti non possono cogliere.
Per dirla col compagno Lenin, i fatti hanno la testa dura. E sono fatti di cifre che devono assolutamente essere prese in considerazione. Come dimostra un’analisi fatta dal collega Federico Fornaro, in Piemonte i ricoveri Covid sono passati in un mese da 216 a 4.367. e il trend di crescita del contagio continuerà senza interruzioni della curva, domenica prossima il numero dei ricoveri Covid nella nostra Regione avrà superato i 6.000, e cioè “bucherà” ampiamente (di circa 400 posti) i limiti massimi di ricezione del sistema ospedaliero piemontese. Questo sta avvenendo mentre è in atto -silenziosamente, perché gli operatori pensano a lavorare e non a urlare- un fenomeno nuovo rispetto alla prima ondata, ovvero un maggiore contagio degli operatori sanitari, che determina serie problematiche di personale disponibile e forte pressione sul personale sanitario in servizio.
Il Piemonte dispone complessivamente di 11.000 posti letto, all’interno dei quali vi sono naturalmente tutte le patologie. Il lavoro di Fornaro ci dimostra che stiamo andando “out” su tutti i parametri: da noi i ricoveri sono cresciuti del 40,5% rispetto al 33% della media nazionale, l’occupazione delle terapie intensive è salita del 55% contro il 36% della media nazionale, e gli isolamenti fiduciari sono al 51% contro il 41,3% italiana.
Insomma, la casa brucia! Ed è da irresponsabili guardare altrove, concentrarsi sulle questioni di dettaglio o comportarsi come se ciò non fosse.
In Piemonte abbiamo ancora una settimana per evitare scene che dobbiamo assolutamente impedire, ovvero i malati rimandati indietro dagli ospedali per impossibilità di ricevere e curare, e quindi il collasso del sistema.
Ieri, per il semplice fatto di aver supportato la richiesta del Sindaco di Verbania di coinvolgimento della medicina militare, mi sono visto attaccato e dileggiato da un negazionismo da tastiera che è ancora più grave se alimentato da chi -nel presente e nel passato-ha avuto ed ha responsabilità di natura pubblica.
Ma in realtà, dobbiamo finirla di perdere il nostro tempo in queste facezie. Questa è la settimana in cui si consuma la sabbia nella nostra clessidra. Non si abbia timore nel chiedere misure straordinarie, nell’attivare la Protezione Civile, nell’impiegare l’Esercito. Ogni ora spesa in chiacchiere, è un’ora persa. Se serve portare un secchio d’acqua per spegnere l’incendio, noi ci siamo. Ma chi ha le maggiori responsabilità sul campo, a Torino, suoni la tromba e guidi il percorso. Il tempo è poco, e passa in fretta. Così in post Fb il deputato democratico Enrico Borghi.