“È inaccettabile che l’Italia subisca in silenzio un’aggressione commerciale senza precedenti come quella annunciata dagli Stati Uniti, che con dazi fino al 107% minaccia di mettere in ginocchio una delle eccellenze più riconosciute del nostro Made in Italy: la pasta, simbolo della nostra cultura agroalimentare, costruita con fatica da migliaia di imprese e lavoratori che oggi rischiano di essere spazzati via nel totale immobilismo del governo Meloni, troppo impegnata a compiacere Trump invece di difendere gli interessi strategici del nostro Paese”. Lo scrive in una nota Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione politiche Ue alla Camera e neo segretario regionale del Pd Campania
“Siamo di fronte all’ennesimo atto di forza di un’amministrazione americana che ha preso di mira l’Italia approfittando della debolezza politica di un governo che non ha alzato la voce, non ha mosso un dito a Bruxelles e ha lasciato sole le aziende italiane. Se questa decisione entrerà in vigore, da gennaio le nostre imprese non potranno più esportare pasta negli Stati Uniti a condizioni sostenibili, verranno espulse da un mercato strategico da 670 milioni di euro l’anno. Davanti a questo scenario drammatico serviva un governo capace di battersi con serietà e credibilità in ogni sede istituzionale, invece ci ritroviamo con un esecutivo Il cui unico pensiero è non intaccare il rapporto con un’amministrazione che ci sta taglieggiando. Non possiamo accettare, rincara il dem, che il destino di un’intera filiera venga deciso fuori dai nostri confini mentre Roma tace e Washington detta le condizioni. Serve una reazione immediata, forte, un piano straordinario di difesa del Made in Italy, un’azione coordinata con l’Unione Europea e misure concrete di supporto per le aziende coinvolte, altrimenti sarà chiaro a tutti che il governo Meloni è solo spettatore inerte di una guerra commerciale che sta distruggendo il nostro sistema produttivo. Il tempo è finito, ora scelga da che parte stare: con l’Italia che lavora o con chi la vuole mettere in svendita”.