Post su Fb di Barbara Pollastrini, deputata Pd
Eppure un filo c’è tra l’arroganza di chiudere con una mail la Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, lasciando a casa senza preavviso i lavoratori, e il tentativo di svuotare o affossare la legge Zan. Il legame è un attacco ai diritti.
In Brianza, a poche ore dallo sblocco e senza richiesta di cassa integrazione, una multinazionale schiaccia un tasto e avvia il licenziamento collettivo di 152 lavoratori. Al Senato la destra tenta di mettere su un binario morto la legge che ha la colpa di prevenire e punire forme di istigazione all’odio e alla violenza per motivi di sesso, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. Allora dove sta l’intreccio? Che sia un operaio o una giovane trans a essere colpita è la persona e la sua dignità, quella di lavorare, di avere una retribuzione o quella di essere rispettata per come ci si sente e talvolta le due cose insieme.
È faticoso spiegarsi con chi, come il leader di Italia Viva, ha portato a casa le unioni civili ma ha voluto colpire l’articolo 18 e offendere un sindacato come se nella nostra modernità non contasse il linguaggio simbolico e delle tutele per unire i bisogni e i sentimenti. Valeva allora e vale anche in Arabia. E oggi vuole insegnare al Pd e al suo segretario, Enrico Letta, cosa sia il riformismo e dove stia l’intelligenza politica. Se il suo gruppo avesse voluto davvero migliorare la legge, ogni legge è migliorabile, avrebbe agito di fioretto. Invece ha scelto volutamente l’accetta: però l’applauso non è partito dai ragazzi in piazza ma dagli esponenti della destra reduce dall’abbraccio con Orbán e soci.
La verità è che i diritti si tengono l’un l’altro e se li togli all’ultimo della fila poi li toglierai al penultimo e ad altre ed altri ancora. Se siamo al mondo è perché ci crediamo. Ingenua? Ingenui? Semplicemente esigenti.