“Nell’accorpare il settore turistico e quello agricolo, il governo ha fatto un doppio, incredibile errore, che finirà per penalizzarli entrambi”. Lo ha dichiarato Susanna Cenni, vice-presidente della Commissione Agricoltura della Camera, nel corso della discussioni in Aula sul dl per il riordino dei ministeri.
“Si tratta di due settori – ha spiegato - con differenti attori, differenti imprese, differenti canali di finanziamento, differenti strumenti di programmazione, di pianificazione, di governo. E differenti Dg di riferimento a Bruxelles. E’ un errore gigantesco. Noi abbiamo chiaro che l’offerta agroalimentare contribuisce alla crescita del turismo di qualità, che accresce la spesa turistica. Ma non tutto si esaurisce in questo perimetro. Il fattore fondamentale del tema agricolo è la centralità. Quella centralità che il precedente governo ha garantito all’agricoltura attraverso gli alleggerimenti fiscali o una grande vetrina sui temi del cibo come l’Expo. Centralità significa essere consapevoli che nella multifunzionalità e nell’integrazione risiedono grandi possibilità per le imprese agricole. Queste possibilità vanno tuttavia favorite, sostenute, programmate e non stravolte, banalizzate. L’agricoltura ha una sua forza grande nell’enogastronomia, ma allora, perché non portare al Mipaaf anche il commercio e la ristorazione? Perché non la filiera, la trasformazione artigianale? Perché non l’ambiente, se pensiamo al tema delle risorse idriche, dei pesticidi, del consumo di suolo, o della salute. La vera operazione sarebbe stata un’altra: il rafforzamento di quella centralità e integrazione con altre dimensioni, a partire dalla filiera, il ministero dell’agroalimentare. Lo si può fare attivando le funzioni di un tavolo riconosciuto dal Governo”.
“E invece il ministro Centonaio ha confessato pubblicamente che desidera fare altro, ovvero ‘una grande operazione di marketing sul Made Italy’. Questa operazione rischia di tradursi in un’immensa banalizzazione del cibo, in una mera rappresentazione folkloristica delle così dette tipicità. Tutto questo non servirà proprio a niente”, ha concluso.