Il candidato alla Camera del Partito Democratico, Stefano Lepri, risponde al documento del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali e del Forum del Terzo Settore rilanciando l’impegno suo e del Partito Democratico per le riforme in Parlamento.
“Cura e inclusione, questi sono i principi guida con cui voglio rispondere ai bellissimi documenti indirizzati dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali e dal Forum del Terzo Settore a tutti i partiti politici in vista delle elezioni del 25 settembre”, dichiara l’onorevole Stefano Lepri, ricandidato in Parlamento nel collegio nord ovest di Torino. “Due parole - aggiunge - che sintetizzano il mio percorso politico, iniziato nel 1997 come assessore alle politiche sociali del Comune di Torino, proseguito in Consiglio regionale, al Senato e infine alla Camera. La cura degli anziani e delle persone con disabilità, a cui, da assessore, ho rivolto innovative progettualità a domicilio e, da consigliere regionale e da parlamentare, ho orientato una Proposta di legge che riconosce il diritto a una quota sanitaria anche per l’assistenza domiciliare e non soltanto per quella residenziale. L’inclusione dei poveri, degli stranieri, dei Rom, delle persone con disabilità, dei giovani, delle donne nel mercato del lavoro e nella vita sociale. A queste fasce di popolazione ho rivolto i miei sforzi nel 2017, seguendo in particolare la legge sul Reddito di Inclusione e da membro della commissione lavoro della Camera. Il mio impegno a favore degli enti di Terzo settore, che mi ha visto relatore della legge. In questi ultimi anni ho posto particolare attenzione ai percorsi di co-progettazione e co-programmazione, in una logica di amministrazione condivisa e in spirito di sussidiarietà. La cura delle storie di genitorialità, l’investimento sulla natalità, sul contrasto alla povertà minorile e sull’occupazione femminile tramite l’epocale riforma dell’Assegno unico per i figli, di cui sono stato sin dal 2014 l’ideatore ed estensore in Parlamento. Infine sanità territoriale e politiche per la casa, di cui mi sono occupato assiduamente soprattutto negli anni del Consiglio Regionale. Cura ed inclusione tuttavia non sono possibili se passa la flat tax voluta dalla destra. La tassa piatta rappresenterebbe infatti, con il suo costo di 80 miliardi annui, la fine del Welfare State e dei servizi pubblici alla persona che da cinquant’anni caratterizzano il modello italiano. Con la flat tax dovremmo dire addio alle politiche sanitarie, sociali e abitative così come le conosciamo, perché la riduzione delle tasse non implicherebbe un aumento sufficiente dei redditi tale da consentire ai cittadini di auto finanziarsi i servizi e di non far crescere il debito pubblico. Con la flat tax aumenterebbero le disuguaglianze e la povertà. Flat tax - conclude Stefano Lepri - uguale taglio alla spesa sociale”.